Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 23 - 15 giugno 1898

r RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCI.ENZESOCIALI 345 regime, non democratico, ma appena appena liberale. Eppure il caso si è dato ; e non più tardi del giorno r 2 corr., abbiamo letto in un articolo dd Saraceno, questi periodi, che fanno a pugni colla confessione che vi premette di sinceroliberale: " Nulla può vietare che ci siano socialisti, repubblicani, anarchici ; ma nulla anche può consentire che in Italia la gente si raccolga sotto altra bandiera di quella italiana. Così non credo che si possono tenere pubbliche adunanze e congressi per la organizzazione di un partito che s'intitola repubblicano, finchè le istituzioni sono monarchiche. L'organizzazione non è propaganda ideale, ma la J,reparazionenecessariaalle vie di fatto; il che è chiaramenteprevisto dalla legge ,,. Non diremo che qui ci sia una denunzia brutta delle associazioni r<::pubblicanee socialiste - ora come ora sarebbe superfluo perchè tutte furono scio1te - è indubitabile, però, è!Jevi viene espresso e sostenuto un principio che in qualunque paese libero non verrebbe caldeggiato nemmeno dai conservatori. Molte considerazioni suggeriscono le affermazioni del Don Chisciotte; ma non possiamo nemmeno commentarle, perchè non abbiamo alcul1avoglia di procurarci la visita sgrad,ta del Fisco. Constatiamo soltanto, che sotto la cosidetta monarchia popolare - la cui origine vantasi plebiscitaria - la libert::1. di associarsi e di riunirsi verrà accordata solamente a coloro che preventivamente si affermeranno ... monarchici. Ma una libertà tanto stitica l'avrebbero accordata anche gli austriaci, il papa ed i borboni ! Che cosa insegna la storia e la scienza politica i11fatto di diritto di associazione e di riunione lo vedremo altravolta se verranno innanzi al Parlamento gli annunziati progetti restrittivi. Ora vogliamo esaminare le affermazioni at:dacemente reazionarie del Don Chisciotte, dal punto di vista dei fatti, e dal punto di vista strettame!1te giuridico. Non e e dubbio: la ventata reazionaria che ha soffiato da un punto all'altro della penisola per abbattervi le associazioni di ogni genere, e farne intaccare il diritto su cui si fondano, ha il suo punto di partenza negli ultimi tumulti. Questi hanno serYito di pretesto per infierire contro le associazioni e contro tutte le pubbliche libertà. Perchè il pretesto assumesse parvenze decenti sarebbè stato necessario, assolutamente indispensabile, che fosse stato dimostrata un qu:ilsiasi nesso, un legame anche non stretto, tra le a5socinioni e i tumulti. Ebbene: ci sono le confessioni del Corriere della Sera, di tutti i giornali conservatori d'Italia che escludono in modo incontestabile tale ipotesi. Le confessioni de! 'Don Cbisciot:e in tale senso sono le piu esplicite : non ammettono dubbi e contestazioni. Innanzi ai tribunali militari oramai si sono svolti parecchie decine di processi. È venuto fuori un solo elemento di prova - un elemento minimo, diremo anche microscopico - per fare sospettare che nei tumulti abbiano avuto parte le associazioni odiate ? Nessuno! Vi sono vaste regioni nelle quali le associazioni repubblicane e socialiste erano numerose e bene organizzate - le March~, l'Umbria, le Romagne, l'Emilia. Ebbene : queste sono le regioni per lo appunto rimaste immuni dai tumulti - almeno nell'ultimo periodo e nella forma che fece smarrire la ragione all'on. Di Rudini. È evidente, a<lunque, che gli ultimi avvenimenti non sono stati che un ignominioso pretesto rer colpire associazioni, che, entro l'orbita della legge, svolgevano la loro azione che era infesta a gruppi, ad aggregati • indegni di essere considerati come partiti politici - che dovevano difendere loschi e inconfessabili interessi. Che si sia trattato di un semplice pretesto aspet-. tato, de,iderato, forse provocato, - come afferma la pubblicazione di un esule in Ginevra; come lo farebbe sospettare l'antica e sempre rispettabile massima: is fecit cui prodest - si desume chiaramente dalla furia cieca colla quale si procedette, e si procede, nello scioglimento di sodalizi non re• pubblicani, non socialisti, non anarchici Non erano forse sotto la bandiera d' Italia le centinaia di associazioni di mutuo soccorso, le cooperative di lavoro e di consumo, che miravano, sempre entro l'orbita della legge, a migliorare le condizioni dei soci, a lenire le sofferenze, ad attenuare la miseria dei lavoratori? Oh! perchè mai si sciolse la Socittà operaia universale di Sampierdarena, costituita sindal 1851; rispettata dai governi più reazionari del Regno , d' Italia; soccorritrice nel momento dello scioglimento di 70 ammalati, di 33 vecchi inabili al lavoro, di 2 5 fra vedove ed orfani; aliena dalla po• litica; madre delle due più prospere cooperative di consumo e di produzione meccanica, che ebbero il plauso e l'ammirazione del ministro Luzzatti ? Perchè mai si sciolsero le cooperative di consumo e la lega dei ferrovieri, non ree di altro delitto se non quello di avere migliorato la condizione economica dei soci e di avere richiamato all'osserv~nza della legge i banchieri, che hanno io mano le ferrovie dello Staro? Non la ragion politica, adunque; non la minaccia del sovvertimento delle istituzioni ha potuto, e potra m,1i giu~tificare, questa guerra spietata, e feroce, contro società ncn politiche, e che non avevano che fini strettamente legali ed esclusivamente economie,. E se ne vuole una prova lampante, più luminosa della luce del sole ? La somministrano gli alti funzionari dello Stato:' la somministrano le itpposizioni fatte dai Generali Commissari a Prefetti'· di sciogliere associazioni che questi ultimi ritenevano legali ed innocue. Chi conosce i nostri Prefetti comprende l'odiosissima enormità, che si annida in tutto ciò. Sono chiari e noti i moventi di questa insana, furibonda persecuzione contro le associazioni di ogni genere; ma non li enumereremo perchè contro di noi - e non contro i veri deliquenti ! - s'invocherebbero i rigori dell'art. 247 del Codice penale che si occupa dell'eccitamento all'odio di classe. * • Sul terreno dei fatti non si può rinvenire alcuna ragione per inveire contro le associazioni repubblicane e soci;iliste. Il Don Chisciotte, che in questo quarto d'ora tiene bordone ai reazionari più

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