Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 23 - 15 giugno 1898

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI ste e freni economici che oggi si vorrebbero introdurre in Italia, mentre in Inghilterra si abolirono pei danni incontestabili, che producono! I risultati di questa libertà furono tali, che anche in Italia gli uomini, che non hanno chiusa la mente alle lezioni dell'esperienza - siano liberali come (oppino, siano conservatori come Bonfadini - si ribellano all'idea di quei furiosi e criminosi reazio- , nari, che vorrebbero iwporre altri vincoli alla tanto stremata nostra libertà di ·stampa Ma per fare meglio apprezzare certe differenze, è bene ricordare che in Inghilterra, anche nel periodo peggiore della reaz:one, non si smarrì mai completamente il senso dell'uguaglianza innanzi alla legge. Perciò se si perseguitarono i Paine ecc. perchè sediziosi repubblicani, si processò del pari, nel 1789, un Reves perchè aurore di un libello propugnante l'assolutismo. In Italia invece, oggi - alla vigilia del secolo XX -- la liberd di preparare e illuminare la pubblica opinione viene concessa soltanto ai giornali che a Napoli ed a Roma, a Milano ed a Palermo consigliano il colpo di Stato più o meno larvato. Un altro ricordo istruttivo. L'Inghilterra ebbe anch'essa i suoi odiosi trasformisti e i reazionari, che dal trionfo della libertà traevano argomento a profetizzare sciagure. Un lord Thurlow od 1792, appena adottata il bill di Fox, predisse la confusione e la distruzione della legge. Un secolo di storia gloriosa lo dimostrò falso prefata; e la libertà di stampa che a sua difesa ebbe la prima mozione dal capitano Phipps ( 27 Novembre 1770) usci definitivamente trionfante dalla lotta co1l'ultimo processo vanamente intentato dall' Atlorney 1;eneral c0ntro \,Villiam Cobbett nel 183 r. Da quel giorno, dice Erskine May, la più ampia e illimitata libertà di critica e. d'invettiva è suta lasciata alla stampa odia discussione degli uomini pubblici e ddle loro misure. Vedremo come gl'Inglesi usano ed abusano di siffatta libert:l.. lnt~nto, umiliati ed addolorati, wnstatiamo che l'ìralia nostra in fatto di libertà è indietro di un secolo all'Inghilterra, Per mostrare gli arbitd e le illegalità del governo e dei magi strati riguardo alla stampa, dovrei riprodurre intero il sereno ed eloquente discorso pronunziato da Roberto l\lirabelli nella Camera dei Deputati il 30 Giugno 1897. - E quanti illustri scrittori di ogni plrte politica, da Thiers a Mancini, da Brofferio a Guizot, egli citò a sostegno della sua tesi giusta ed onesta! - E dovrei r fare tutta la 'storia dei processi intentati ali' Unita italiana, al Dovere e a cento altri giornali minori: processi tutti nei quali la legge - e la legge non è nè chiara, nè liberale - venne aperrameute violata o gesuiticamen:e contorta e interpretata. Dovrei consacrarvi un intero e ponderoso volume. Ma qui basta r:immentare la relazione De Nicolò - un monarchico convinto, ma colto ed indipendente - presentata alla Camera dei Deputati il 14 Marzo 1898, e nella quale negavasi l'autorizzazione a procedere contro di me perchè riconoscevansi illegali e capricciosi i sequestri della Rivista popolare. La stampa (oggi) non è più in balla dei magistrati italiani, che sonoquello chesono; ma è alla dipendenza dei militari_ L'Italia in fatto di libertà è discesa al livello della RussiJ. Un generale, Malacri1 a Napoli non contento di sopprimere i giornali mon:irchici, clericali - republicani non ce n'erano - trattiene alla posta i giornali delle alrri parti d Italia, che i magistrati e i birri locali no'n hanno sequestrato. Altrettanto fa a Milano il generale Bava-Beccaris, Il tribunale militare a Napoli condanna l'avvocato Menzione a due anni di reclusione per reati di opinione commessi molto tempo prima dei tumulti e sui quali era intervenuta l'amnistia - Il tribunale militare di Napoli misconosce la parola del Re! - Il tribunale militare in Milano, non potendo trovare elementi per imbastire un processo per cospirazione si apparecchia a mandare in galera Romussi e Turati, Costa, Chiesi, De Andreis e tutti gli altri pubblicisti di Milano pel reato di opinioni manifestate sei mesi, un'anno fa! Tutto questo si può spiegare coll'esistenza dellJ. mostruosità maggiore, che assorbe le minori: collo stato di assedio, che vige a Napoli ed a Milano? Niente affatto. Se non i soldati, imperano i criteri' soldateschi dappertutto. Perciò con un semplice ukase della polizia si soppresse l'Unione a Catania, il Mattino a Roma, la Giustizia a Reggio Emilia, il Gridodelpopolo a Torino ... Tutte le regioni d'Italia sono uguali dinanzi all'arbitrio sfacciato, enorme, insuperabile. Dissi che l'Italia, in fat·o di libertà era discesa a livello della Russia e confesso che ho calunniato il regime degli Czars. State a sentire. Mentre il Corrieredella Sera (N. 143) fa seguire al resoconto dei processi svoltisi innanzi ai tribunali militari que5ta nota doquenti,sima: « I resoconti del Tri- « bunale di Guerra prima d1 essere pubblicati ven- « gono riveduti da un Ispettore di P. S. il quale « naturalmente ha l'autorita di cancellare ciò che « ritiene urile non venga pubblicato ... »; mentre il Generale Malacria avverte il Corrieredi Napoli di moderare la sua opposizione al ministero - non si tratta del Re o delle istituzioni! - se non vuole essere sottoposto alla censura preventiva; mentre tutto ciò avviene in Italia nell'anno di grazia 1898, un uka'e dello 1.zar di tutte le Russie.... abolisce la censurapreventiva! Copriamoci la faccia per vergogna, e ritorniamo in Inghilterra. I politicastri e i poliziotti, che talora in Italia funzionano da giornalisti, quando vogliono giustificare tutto ciò che di bestiale si fa tra noi in opposizione stridente a ciò che si fa in Inghilterra, con un'aria di superuomini odiosamente grottesca esclamano : in Inghilterra si usa della libertà e in Italia se ne abusa. E giù una filza di sciocchezze per stabilire che le differenze nell'indole dei due paesi rendevano indispensabili le differenze nei criteri e metodi di governo (1). Ho prote5tato ripetutamente contro quèsta pretesa e bugiarda differenza, contro la distinzione comoda ed ipocrira tra l'uso e l'abuso, - e dov'è, infatti, il Salomone che può decidere quando finisce l'uno e comincia l'altro? - e rinnovo ora alta e solenne la protesta valendomi della indiscutibile autorità di un monarchico, e, meglio ancora, dei fatti, che sor.o superiori agli uomini. Pasquale Vi Ilari, ex ministro della monarchia senarore del regno e appartenente al partito conser- (r) E. Torelli Violler che, amareguiato e triste, si è dovuto ritirare dalla direzione del Corriere d;/la Sera di Milano da intelligente conservatore com'è, nella sua lettera all'on. R~ux, riprodotta dall'Avanti, dimostra di non esser d'accordo con costoro e di valutare tutta la reale importanza della libertà della stampa in Inghilterra. (N. d. R.)

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