350 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI gio, aveva, con parole di non dubbio significato, stampato l'apprezzamento che la Rivista, pur non avendo letto l'articolo del Corriere, sulla fede che merita un corrispondente come il Brown, aveva riprodotto nella sua sostanza, più tardi, dopo aver constatato, per la nessuna protesta del giornale milanese, che nulla esso aveva da opporre al giudizio del corrispondente dell'Avanti. Il Brown scriveva: Vi ho accennaloalle accuse della " Perseveranza ,, al partito repubblicano: segnalo ora gli articoli del " Corriere ,, di ieri, che assumono il preciso carattere di una denuncia a carico dell' " Italia del Popolo,, e poichè ad un'accusa cosi ~ra'le nulla aveva risposto il Corriere della Sera, la Rivista si senti doppiamente tranquilla nella sua buona fede, rip"roducendola. Ora la tardiva protesta in termini accortamente ge- . nerali, se mostra che al Corriere la quistione scotta alquanto, e che una qualsiasi giustificazione della parte odiosa assunta da giornalisti contro altri giornalisti, i quali pur vivono, come quelli del Corriere della Sera,, del loro lavoro e del favore del pubblico, non è stata possibile, nemmeno dopo averci pensato su un mese, è anche indizio di un pentimento del quale ci piace tener conto. Sedati i tumulti, rientrata negli animi la tranquillità, anche i paurosi irragiontvoli, che nel primo momento possono avere applaudito alla coraggiosa cooperazione che il grande organo trasformista, con tanta Jponlaneitd aveva offerto alla rea~ione militare, anche i lettori del camaleonte di Milano, devono trovare, ora, a sangue freddo, discutibile il disinteresse di atti che potevano avere le dolorose conseguenze che ora rimangono, e però almeno ai loro occhi il Corriere ha interesse .di giustificarsi. Poichè sia quale si voglia il movente del Coniere, ormai delle oneste persone, non d'altro colpevoli che di combattere per un ideale sotto le guarentigie della legge, sono pur troppo private del mezzo. di guadagnarsi la vita lavorando, sono private della libertà, e l'espiazione di una pena forse li minaccia. Di tutto quanto è accaduto non rimane che questa mostruosità e non v'è accecamento partigiano di lettori reazionari che possa assolvere chi sopportasse serenamente il rimorso di avervi potuto, comunque, contribuire. Il pentimento del Corriere lo riteniamo, perciò sincero e noi ne prendiamo atto, arrivando fino a perdonargli il deplorevole laconismo di due aggettivi esilaranti, sostituit1vi ad una luminosa dimostrazione a discolpa, la quale - il Corriere vorrà ammetterlo - se si fosse potuta fare, sarebbe stata, nel suo interesse, un po' più opportuna. Perlaproduzione el'approvvigionamento dei cereali (Intervento dello Stato 11ellamolitura e pa11ificazio11e). Le dottrine liberiste col loro ottimismo sistematico avevano inspirato a tutti in Europa una grande sicurezza, e sulla possibilità dell'approviggionamento dei cereali in quantità sufficiente per l'alimentazione, e sul relativo buon mercato dei medesimi. Si assicurava in modo dogmatico che era finita l'era delle carestie i11 grazia del libero scambio e ddla straordinaria facilità e rapidità dei trasporti. Venne l'anno agricolo 1897-98 colla diminuizione quasi generale della produzione dei cereali, aggravata più tardi dalla dichiarazione della guerra ispano-americana che rese più difficile l'esportazione dagli Stati-Uniti; e in tutta Europa se ne sentì il contraccolpo con un rialzo sensibilissimo nel prezzo del pane. In qualche parte - in Italia, ad esempio - si arrivò alle manifestazioni convulsive della fame. Gli Stati che avevano un dazio di entrata sui cereali stranieri, troppo elevato per diminuire l' intensità della crisi troppo influente moralmente sui prezzi, furono costretti a ridurlo prima, a toglierlo interamente dopo. Ciò fecero la Francia e l'Italia. Questa abolizione del dazio di entrata sembra un trionfo del liberismo ; ma la generale difficoltà di approvvigionamento, che si è provata nell'anno agricolo 1897-98, prova in pari tempo che e' è il bisogno di produrre una sufficiente quantità di grano entro i confini di ogni nazione. Una guerra è stato dimostrato che può riuscire ad affamare un popolo. Il pericolo e più grave per l'Inghilterra, nonostante che essa si senta padrona dei mari, poichè la produziont interna del frumento vi è ridotta al minimum, e giacche l'importazione eh' era appena di r.600,000 ettolitri in principio dd secolo si è elevata al giorno d'oggi a più di 36 milioni di ettolitri di frumento e di 8 milioni di quintali di farina. Questo bisogno è tanto più impellente in quanto che dappertutto, in seguito all'elevazione del tenore di vita delle masse, il consumo dei cereali superiori è aumentato di molto. In Francia questo consumo era di 46 milioni di ettolitri nel 1891, di 120 nel 1897; l'aumento non è dunque proporzionale a quello della popolazione. Questi dati lasciano comprendere che ai governi s'impone un doppio problema: stimolare la produzione dei cereali ali' interno ; impedire che se ne elevi il prezzo in modo pericoloso. Il liberismo può riuscire a ridurre considerevolmente, e lo si è visto in Inghilterra, ove le conseguenze dannose non sono state risentite per due motivi : 1 ° perchè la crisi agraria è stata risentita dai pochi proprietari della terra e dei grandi affittaiuoli ; 2° perchè la. popolazione agricola è pochissima e la grande prevalenza della popolazione industriale consiglia il massimo buon mercato del pane. li protezionismo, invece, può fare elevare soverchian- ente il prezzo dt:i cereali. Gustavo Rouanet ha dimostrato che se la guerra fosse scoppiata nell'agosto I 892 tra la Francia e qualunque altra grande potenza navale, la prima sarebbe stata affamata in quindici giorni (La Guerre et les approvisionnemeuls. Ndla Peti/e rep11bbliq11e 1898. N.0 8048). Da queto contrasto, che dimostrerebbe insolubile il problema, sorge questa indicazione : escludere l'applicazione rigida dei due sistemi doganali antagonisti~i e adottare provvedimenti legislativi elastici, che eliminino volta a volta i pericoli del liberismo e quelli del protezionismo. È chiaro, adunque, che la quistione del dazio di entrata sul frnmento ritornerà sul tappeto dal punto di vista dell' mteresse dell'agricoltura e da quello della sicurezza dell'approvvigionamento. I socialisti iu Germania, dopo che il Kanitz presentò un progetto di monopolio i favore esclusivo dei grandi produttori di cereali, ne presentarono un altro per costituire un monopolio dello Stato in favore della collettività; in Francia gli stessi socialisti per mezzo di Jaurès, presentarono alla Camera dei deputati qualche cosa di analogo. I progetti dei socialisti, in Italia specialmente, son stati presi in seria considerazione in questi ultimi tempi; e non pochi tentativi sono stati fatti in favore della municipalizzazione della fabbricazione del pane con risultati discreti. Molti municipi, anche di quelli infeudati alla fi. sima liberista, hanno evitato tumulti organizzando la vendita delle farine, assestando così un colpo vigoroso alla speculazione. Lasciando che il tempo maturi questo problema dell'approvigionamento dei cereali considerato come un servizio pubblico - e sarebbe il più importante; - augurandoci anche che si arrivi al pa11egratuito, riproposto due anni or sono dal Barrucand in Francia e popolarizzato in Italia mercè gli sforzi dell'egregio Dott. Numa Campi in Livorno, per ora, come contributo allo studio del suddetto capitale problema, vogliamo riassumere largamente un articolo del sig. Luiz de Castro intorno alle
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