Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 22 - 30 maggio 1898

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 3!9 ma egli ha taciuto sull'altra, cui mi riferivo. Le prime datano dal 1878 e dal 1879; l'ultima è del 1894 mentre Crispi era Presidente del Consiglio. La distanza non è poca e, trattandosi di un uomo politico contemporaneo, a me pareva che il pensiero del Lombroso sul medesimo dovesse cercarsi nel libro suo più recente. Ora in quel!' Antisemitismo e le scienzemoderne edito dal Roux di Torino, nel 1894, il mio contradittore per l'appunto affermava che cc la Sicilia è il paese che mostra la « massima tenden;,a (!) al progresso di tutte le altre e, parti d'Italia ». La cosa, pur troppo, non è vera; ma egli il motivo del giudizio sbagliato in parte lo trovava in due altri fatti, anch'essi insussistenti : nella ra• pidità colla quale le idee nuove, quali il socialismo e l'antropologiacriminale, vi prendono radice (p. 5). Ed aggiungeva <;he la Sicilia - e tutto questo bene di Dio era opera del sangue semita che scorre nelle vene degli italiani ! -- era terra oltremodo feconda di uomini superiori, dei quali ne enumerava parecchi veramente tali sotto tutti gli aspetti; e tra gli altri FrancescoCrispi, messo accanto a tanti galantuomini della più bell'acqua: ad esempio, gli Amari. Che colpa ho io se il Prof. Lombroso muta facilmente di opinione? In questo caso il mutamento si era maturato in quindici anni. Certo è che in una c'era l'obbligo preciso, volendo conoscere co- . me egli la pensava su Francesco Crispi vivente ed ancora sulla scena politica, di non frugare nei libri del 1878 e 1879 - nei quali, del resto, non si leggeva chiaro - ma di attenermi all'ultima edizione del suo pensiero, ch'era chiarissimamente formulato : l'ultima edizione, si sa, eh' è riveduta e corretta ed è quella alla quale ogni scrittore desidera che ci si riferisca in ogni occasione. Il Lombroso osserva, conchiudendo, che in Italia i disonesti cadono sempre in piedi e sono più potenti di prima. Verissimo; ma questa circostanza mi fa temere, giudicando dal passato, che l'ultima edizione del suo pensie!"o. su Crispi, non rimanga definitiva. Dr. NAPOLEONE CoLAJANNI. PROTEZIONISMO EMILITARISMO La grande piaga del militarismo che paralizza tutte le vitali energie delle nazioni moderne, non è che il legittimo prodotto della lotta economica che si svolge nell'odierno periodo capitalista, lotta che si è accentuata maggiormente in questi ultimi anni in virtù di un nuovo orientamento della politica economica dei governi. A primo aspetto questo fenomeno sembrerebbe il portato dell'umana cupidigia, la conseguenza dell'orgoglio nazionale, ma quando vediamo che il militarismo dilaga anche in quei paesi privi di gloriose tradizioni militari, tosto dobbiamo ricercarne la cama in un fatto più naturale, più necessario, cioè nel presente assetto economico. I vecchi economisti, trascurando l'elemento della relatività storica, credevano che le leggi sociali da essi investigate avessero Ull carattere universale ed eterno; ma oggi le loro conclusioni s1 dileguono come per incanto dinanzi alla realtà delle cose e gli eleganti seguaci del dottrinarismo economico sono costretti ad assistere melanconicamente al naufragio di quelle teorie sosttnute con tanto sfoggio di erudizione ed eloquenza. Infatti, il protezionismo che si credeva definiti• vamente abbattuto dai colpi poderosi dei sacerdoti della libertà economica - come ben li chiamò Luigi Luzzatti - risorge ora più vigoroso e battagliero in tutti gli stati vecchi e n.iovi, perchè identici sono gl' interessi del capitale si trovi ali' inizio o al termine della sua luminosa parabola. La differenza però che esiste tra l'antico e il nuovo protezionismo è grandissima: mentre quello s' imponeva pacificamente, questo, invece, s'afferma con la forza brutale originando quel militarismo che è la causa della rovina dei popoli moderni. . Se nei paesi vecchi le tradizioni militari esercitano una notevole influenza sulla formazione di eserciti poderosi, nei nuovi, privi di glorie nazionali, il militarismo si tron solo allo .stato latente, cioè germoglia rigoglioso soltanto allorchè le occasioni si 'presentano favorevoli. Un esempio di ciò lo troviamo nell'aumento progressivo delle spese militari che assorbono buona parte dei nostri bilanci mentre presso i popoli giovani, di recente sviluppo, le spese di carattere improduttivo sono assai ristrette, non essendo . vantaggiose, almeno per ora, alla classe capitalista. Però questo è solo un bene transitorio, temporaneo che allieta le nuove società, imperocchè in esse si manifesta già quella tendenza protezionis~a unita alla formazione di potenti eserciti che è pur troppo, un fatto compiuto nelle decadenti società europee. Fino a pochi mesi fa tutti gli studiosi di questioni sociali si rallegravano che nei paesi transatlantici, in quei giganteschi centri cosmopoliti, il militarismo fosse una forza sconosciuta e si compiacevano come quei coloni partiti dalla madre patria con un grande patrimonio di idee e di istituzioni buone e c,1ttive avessero su quelle vergini terre fatto getto di queste per occuparsi esclusivamente dello sviluppo delle prime. Ma ora che il popolo più forte, più intraprendente di quegli stati ha, per la seconda volta, preso le armi per una causa morale ed economica insieme, a poco a poco si sfollano le illusioni degli osservatori ottimisti e la realtà delle cose dà il colpo decisivo a quelle teorie che fin qui indisturbate avevano dominato sovrane. Di guisa che l'odierno militarismo, sebbene incipriato di rettorica nazionale, ha basi prettamente economiche, e siccome e3s0 ha scopi affatto opposti a quelli dell'epoca eroica, si plasma secondo le sue nuove funzioni che sono negative o positive: negative allorchè ha per compito la tutela dell'attuale ordine di cose all'interno e il mantenimento del presente equilibrio commerciale al- .l'estero; positive allorchè tenta di dilagare fuori dei confini nazionali conquistando un mercato o un porto importante. Queste funzioni che si esplicano ogni giorno non possono di certo sfuggire all'osservatore obiettivo perchè esse costituiscono la preoccupazione principale dei nostri governi. I fatti che man man si svolgono dinanzi ai nostri occhi possono presentarsi sotto forme svariate ed anche con caratteri,

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