RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIBNZESOCIALI 325 indirttto che su loro si riversa, quando all'eccesso o all'improduttività siano portate le spese pubbliche, sapranno guarentirsi contro l'una e l'altra di quelle perniciose mafattie della vita politica odierna. » « Non è solo dunque la pietà verso le classi diseredate, ma anche il più evidente interesse della nazione tutta - oggi tanto bisognosa di un risanamento politico, rr.orale ed economico - ciò che deve convincere le classi più forti a sottoporsi di buona voglia a quei rimedi, dolorosi per esse, ma non meno benefici che per l'infermo l'amputazione di un arto affetto di cancrena. Anzi l'efficacia di quei rimedi risiede - più assai che nella loro bontà morale, come espressione della solidarietà sociale fra le classi tutte della nazione - nella loro conformità a quelle forze obiettive, ben più potenti delle morali, che muovono secondo leggi ineluttabili l'evoluzione economica e sociale: poichè la malattia politica che in Italia deriva dall'incoscienza o dal gretto egoismo delle classi dirigenti, agisce come ostacolo fortissimo che trattiene la vita economica, privata e pubblica - e quindi anche i sistemi tributari - dall'assumere i caratteri e le forme che deriverebbero dall'azione spontanea di quelle forze e di quelle leggi. » Come avranno visto i lettori della Rivista, il linguaggio del Conigliani è quello di un vero conservatore : conservatore, però, che non ha perduto il lume dell'intelletto come quelli dell'Associazione costituzionale di Milano, e di altre parti d'Italia. Il colore politico dello scrittore dà maggiore importanza alle sue constatazioni e alle sue conclusioni. ( r) Nessuno potrà scorgere nel Conigliani un utopista, un sovvertitore! È assolutamente indispensabile insi~tere su questi rapporti tra politica e finanza, perchè I· una e l'altra sono le cause precipue, se non esclusive della presente miseria italiana. Si ricordi altresl che le cause della grande rivoluzione del 1789 in Francia fu rono finanziarie, come ha dimostrato il Gomcl. Ed ora continuino pure i conservatori e i reazionari stolti - i veri parricidi - a scherzare col fuoco ed a ritenere che sopprimendo qualunque libertà riusciranno a sopprimere qualunque protesta, che può, a data ora, trasformarsi in rivoluzione. A me piace, però, nel deplorare la loro condotta ·insana, rilev:ire una nobile eccezione. Nell'ultima riunione dell'Associazionecostituzionale di Milano nella quale si votarono proposte ultra reazionarie ci fu chi disse : · « Noi qui non facciamo che della reazione per reagire, mentre è necessario badare alla cura ... Il culto delle leggi si potrà esigere solo a condizione, che ci si preoccupi delle tristi condizioni cui il paese fu condotto. Questo è un problema grave che non soltanto non si é risolto, ma che non si é neppure studiato, lasciando cosi che le condizioni del paese avessero a peggiorare .... Adottando la sola repressione senza cercare i radicali rimedi atti a sollevare il paese, non avremo altro risultato al1' infuori di quello di rendere odiose le leggi repressive invocate, giacchè é doveroso ricordarlo: a ston1aco vuoto non si ragiona». (1) Ricordiamo con piacere che la Rivista altravolta occupandosi della imposta sulla ricd1ez.zamobile insistette sulla necessità di far sentire le conse~uenze finanziarie delle sue follie politiche alle classi dirigenti. Il Conigliani è nello stesso ordine d'idee nostre. (N. d. R.). Queste sono parole d'oro perchè vengono da un vero ed ,tutorevole conservatore. All'on. Colombo che le ha pronunziate sento il dovere di rinnovare quelle lodi, Lhe più volte ho avuto occasione di tributargli. D .r NAPOLEONE COLAI ANNI. A Genova le autorità politiche impedirono la vendita dell'ultimo numero della RivistaPopolare, che, vict!versa poi, - tanto noi siamo stati guardinghi! - ha circolato liberamente persino nei tre quarti d'Italia dove e' è lo stato d'assedio. Notiamo il fatto, ma non protestiamo per<;}ièormai l'arbitrio impera nel modo più sfacciato, arro• gante e ridicolo che si potesse mai immaginare. SCIOCCHEZZE E PROVOCAZIONI MENZOGNE E VERIT A Quando una voce solitaria si levò in Parlamento a protestare contro le feste per il cinquantesimo anniversario della proclamazione della Carta Albertina i muletti ragliarono sentendo proclamare dall'eretico oratore che allo Statuto oramai nessur.o credeva più. I nostri lettori sanno che anche l'on. Ili Rudinl, per semplice dovere di ufficio, dovette affermare che gli uomini potevano errare, ma che le istituzioni rimanevano intangibili, e incrollabile la fede nelle medesime. Dall'errore storico contenuto nella platonica risposta del Presidente_ del Consiglio ci siamo già occupati; e quali fatti seguirono, a breve distanza, alle chiacchiere ministeriali, tutti sanno; ma che la fede nelle istituzioni, poi, fosse venuta meno negli italiani ora lo riconosce lo stes~o giornale che, a Roma, si è assunto il compito difficilissimo di difendere con tutte le sue forze il presente ministero. È il Don Chisciotte (N. 135), che commentando un articolo dell'on. Panzacchi, nel quale si raccomanda - un po' tardi in verità! - di governare con sapienza, con giustizia e con forza, dichiara che tutto questo non basta - tanto più, poteva aggiungere, che questa volta il generale Bava si è trovato di fronte a degli inermi - e che c' è una propaganda urgente ed essenziale : quella di restaurare la fede nelle istituz.ioniI Aspettando che il futuro ci dica se qu.:sta restaurazione, di una fede che non c'è più, troverà apo;roli, e se questi saranno numerosi e fortunati, domandiamo intanto : ma per quale rr,otivo gli italiani hanno perduto la fede nelle istituzioni ? Non riesce a comprenderlo un altro ufficioso il quale, a questi chiari di luna, osa affermare che le istituzioni no11solo hanno dato il benessere alla popolazioni, 111,1 che preparavano il risorgimentodella nazioue.... Si potrebbero dirle più grosse! ma perdoniamogliele se non altro in grazia dell'impenitenza mostrata nell'affermare il moto di l\lilano, impulsivo, impreparatoe senza capi ; come perdoniamogli pure la imprudenza commessa stampando tante sciocchezze sotto il titolo: Repubblicafederale! Se l'uf-
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