324 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIBNZESOCIALI Il Conigliani, con copia di dati e di cifre, dimostra il parallelismo nel male tra bilanci comunali e bilancio dello Stata, che insieme hanno superata di molto la potenzialità economica della nazione ; che schiacciano tutto: proprietari e proletari. La condizione dei lavoratori andò gran<lemente pt:ggiorando da alcuni anni in quà, non solo per la gravezza delle imposte, ma pel modo come fu impiegato il prodotto delle medesime; poichè ci fu notevole contrazione delle spese per lavori pubblici dal 1889 in poi. D'onde la grave e crescente disoccupazione. La disonestà, pari soltanto ali' impreveggenza, delle classi dirigenti rese addirittura intollerabile la condizione delle classi lavoratrici. « Nei Comuni si « può, scrive il Conigliani, sotto l'egida delle leggi, « col beneplacito dell' autorità tutoria, dare ascolto « alle clientele locali, alle coalizionidi vergognosiin- « teressiaggravando la mano sui piu deboli contri- « buenti ». (p. 7). « Le classi dirigenti mancarono « di capacita e d' iniziativa, e perciò o entrando « nella vita politica 11011 seppero temperare l'egoi- « stica manifestazione dei loro interessi privati con « una larga e savia visione degli interessi collet- « tivi della nazione, oppure delegarono il potere « ad altre clas~i che l'esercitarono se'nza coscienza, « senza freni, talvolta senza onesta». (p. 72). li nostro autore dove magistralmente descrive le relazioni tra la politica e la finanza, che hanno generato la presente situazione, è nella conclusione, nell'esaminare il significato politico della riforma tributaria. Di questa importante conclusione mi pare assai utile riprodurre un lungo ma importantissimo brano. · « Ed ora - a mò di conclusione finale - ci permetta il lettore di rispondere in anticipo ad una obiezione che forse, ove ci abbia seguiti fin qui, gli sarà sorta nella mente per riguardo allo spirito e alla sostanza delle nostre proposte. « Avete convenuto, egli penserà, che il peso attuale della tassazione italiana è ,rossimo ormai anche sulle classi proprietarie al limite estremo della capacità contributiva: ed ecco che, per sollevare le classi povere dal peso del dazio interno e di ~!tre imposte locali, voi aggravate ancora le classi ricche, sia con un sistema più rigido di imposte reali, sia colla progressività de!rimposta sulle successioni, sia collo sviluppo obbligatorio della tassazione personale sul reddito nei centri urbani maggiori. Siete dur.que in fallo di contraddizione: e per di più, se oggi le classi diseredate piangono mentre le classi proprietarie non ridono, dopo tali riforme il pianto delle classi proprietarie sarà cagione di estremo lutto per le classi diseredate. " « Ma fatto sta che il dolore - se non giunga a tale da destare una cieca mania di ribellione devastatrice - è e sarà sempre il migliore maestro della vita: e, a giudicare dalla triste condizione della vita politica odierna in Italia - mentre per le classipiù povere va diventando già insufficientesfogo alle loro sofferenze quel suicidiopolitico ed economicoche è l' emitrazione nelle barbareforme d'oggidì - la classe invece che nell'ambiente economico attuale dovrebbe tener le redini della cosa pubblica, la classe proprietaria, sembra non abbia ancora sofferto abbastanza per avere acquistato la chiara coscienza dei suoi doveri e dei suoi veri interessi politici. Essa ha lasciato il potere ad altra classe che compiuta la rivoluzione politica, ha sfruttato parassitariamente il nuovo organismo economico della nazione: si è illusa innanzi all'apparente soddisfazione accordata ai suoi egoismi più gretti e malsani, ed ha. permesso che si spezzasse il vin.colo di solidarietà che doveva congiungere, pel vantaggio della prosperità nazionale, tutte le classi produttive, quelle che hanno la terra e il capitale e quelle che li fecondano col lavoro. Ed oggi quella classe che non è ancora, ma deve pel bene d'Italia diventare la classe dirigente - . mentre merita l'espiazione dei proprii errori sotto la naturale forma di un carico opprimente di tassazione - ha diritto soltanto che questa sia tale da farla migliore pel futuro, e tale che, liquidando l'eredità del passato, le apra la via ad un saggio compimento dei suoi doveri. » « Ora la riforma tributaria - se deve salvare dalla d,sperazione le classi diseredate, e se per la classe _proprietaria dev'essere espiaz:one, che, senza portarle lo sfacelo, la conduca alla rigenerazione - non può non essere per quelle classi un sollievo, per questa un nuovo dolore. Alla vita economica italiana - se riescirebbe certo funesta una riforma come quella che sognano gli utopisti, pretendendo dall'ofgi al domani l'abolizione di ogni imposta indiretta e 1 unicità dell'imposta personale e progressiva - sarebbepure funesto, e letaleforse, il por ritardo nell'adoperaremeglio la sferza del tributosulle spalle di quella classe,che ammaestramentiedesperienzenonmeno dolorosi non hanno fatto ancora rinsavire. Fra la rovina politica che attende certo quella classe, se viene a mancare nelle masse diseredate la sublime virtù di rimaner contente det cibo quotidiano di promessenon soddisfatte - e la rovina economica che vogliono portarle quei medici sociali spacciatori di ricette sempliciste a base di utopia - fra l'una e l'altra rovina, quella classe si trova innanzi a un'unica via di salvezza: quella di adattarsi ancora ad un grado ulteriore di pena che certo con uno sforzo supremo porrà sopportare : e cosi, da un lato dare una buona volta il cor.Jortodell'esempioalle masseda cui pretende tanta rassegnazione,e dall'altro agli impazienti ricordare, applicandolo a sè stessa, il classico dettato: medio tutimmus ibis. ,, « Ma occorre convincersi anche che, appunto per essere espiazione che rigeneri e non flagello che avvilisca, la riforma tributaria deve esser così fatta, da costituire, un primo passo sulla via di quell'evoluzione che nei sisttmi tributarii porta con sè l'evoluzione dell'ambiente economico e degli organismi politici. » « Poichè ambedue quegli istituti tributari personali e pro~ressivi - l'imposta progressiva sul reddito e sullernccessio11i, - non solo faranno meglio conseguire i fini della giustizia distributiva, ma sopratutto varranno ad educare le masse alla « selj taxation », afar sentirepiù sensibilmente le couseguenzefi11a11ziarideella loro attività od inazione politica, a renderle conscie della loro responsabilità nella direzione della cosa pubblica, talchè esse saranno eccitate a un intervento più vivo, a un controllo più efficace sulle pubbliche aziende » « E qui sta appunto la virtù educativa di queste riforme tributarie in riguardo alle classi economicamente più forti: Finchè esse vedranno coterle le Jpese pubbliche con tributi assegnati e dis!1·ib11isteinza alcun riguardo alle utilitd arrecate a questo o a quel cittadino, esse saranno spinte a sfruttare l'azione degli enti collettivi ai fini loro e~oistici e ad allontanare quelli da una giusta considerazione della utilità nazionale: finchè la maggior parte del costo delle pubbliche aziende sarà sopportato da classi che hanno nessuna o almeno la minore influeaza politica, le classi dirigenti non si faranno riguardo alcuno di spingere all'eccesso le spese pubbliche e di portare nella vita politica il malefico influsso delle ambizioni individuali e delle lotte economiche. Si faccia invece, che ad ogni dose commensurabile di utilità individuale ricavata dallt: funzioni degli enti politki, corrisponda una tassa, un contributo o un'imposta speciale. e che il rimanente costo di quelle funzioni cada sulle classi che hanno oggi insieme alla maggiore potenzialità economica la maggiore influenza e potestà politica - e si vedrà tosto sorgere nelle classi abbienti la coscienza chiara e netta degli interessi collettivi, e con quella il sentimento della responsabilità politica: esse, fatte esperte del danno diretto ed
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