Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 22 - 30 maggio 1898

RIVISTAPÙPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALÌ 323 pericolo, ~ece in quel momento sentire tutto il suo peso, e la sua mfluenza; e Gladstooe, ormai ottantacinquenne, doveva tornare ai suoi studi prediletti in mezzo ai quali tra.nquillam~nte, g~ardando senza rimorsi al suo passato, chmdeva gh occhi nel sonno dell'eternità. A. C. LECAUSEDELLERIVOLUZIONI (POLITICA E FINA:\IZA) Passato il primo momento della paura e dello sbigottimento, che avevano indotto molti alle confessioni sincere delle proprie e delle altrui responsabilità, gli uomini politici e i giornalisti d'Italia, in maggioranza tornano alle antiche abitudini e agli antichi criteri di lotta, che lasciano scorgere con evidenza la bassezza dei loro moventi. Negli ultimi avvenim~nti si ~omincia a non vedere più il sintomo saliente d1un profonJo malessere economico politico e morale, ma si ricerca il pretesto e l'ar~ gomento per abbattere l'attuale ministero e prenderne il posto. É uno steeplechase pel potere, che fà nausea e indurrebbe a disperare della salvezza d'Italia, se essa non dovesse venire che da questi predatori ! . I più sfacciati sono certi rettili velenosi, che furono sino all'ultima ora gli staffieri dell'on. Giolitti e di C:i.spi, sui quali appunt~ pes.ano le maggiori responsab1htà della presente s1tuaz10ne. Essi con un' impazienza mai vista, gridano e protestano come ossessi e vogliono la testa degli attuali ministri per sostituirli con quel Sonnino, che. regalò al popolo le maggiori acerbità fiscali; con quel Sonnino che cinicamente ri&utossi a dare un centesimo alla Sicilia, pel dazio di esportazione degli zolfi - che pesava soltanto su tre provincie-, e ciò anche quando Crispi e il Regio Commissario generale Mirri si erano impegnati a venire in aiuto alla miseria indescrivibile dei minatori ; con quel Sonnino, che scorticava a sangue i contribuenti italiani per consacrare un centinaio di milioni a quella impresa africana che egli stesso considerò come una follia ! Ma lasciamo che questi dissennati ambiziosi si facciano reciprocamente la guerra e continuino ad opprimere l' Italia: forse dall'eccesso del male potrà scaturire il rimedio. Volgiamo piuttos o la mente allo studio delle cause, che generarono gli ultimi tumulti, che non solo fecero perdere_ la test i al governo ma mostrarono la fragilità di tutte le istituzioni italiane. Prima di me - lo noti il regio Fisco - un ex ministro della monarchia, l'onorev?le .Maggiorino Ferraris, ha scritto : « pochi « g1orm hanno bastato per presentare ai nostri oc- <c chi increduli uno spettacolo, che ci pareva im- <c pos~ibile : lo sfacelo improvviso, in molta parte « d'Italia, dell'immenso e pesante organismo dello <e Stato moderno». (Nuova .Antologia 1° Maggio p: 346). Questi sfaceli, che presuppongono una estesa cancrena, arrivano improvvisi solamente pei ciechi· ma in questa Rivista e nella Camera furono da anni preannunziati con matematica precisione. Anche, adesso, non tutti però convengono sulla natura e ~nlle cause del m:ilc di cui soffre l'Italia e si fanno i più sciocchi o disonesti ragionamenti sulla insur. rezione di Milano. La si vuole ad ogni costo spiegare coll'azione dei sovversivi - dei repubblicani dei socialisti, degli annchici ed anche dei cleri~ cali - perchè si ripete, balordamente, che a Milano mancavano le cause economiche che agivano altrove. Nulla di pii\ falso; e a ciò bastano poche considerazioni : 1° Non è vero che in Milano la prosperità sia così grande e generale come si vuole far credere : la miseria è soltanto minore e meno estesa che altrove ; 2° A Milano, appunto per la sua minore miseria, per la fame che correva per la Penisola accorrevano a migliaia operai da ogni parte, e vi costituivano l'armata di riserva degli affamati disoccupati ; 3° Data la realtà del benessere in misura maggiore che nelle altre regioni italiane, si comprende che più intensamente e più rapidamente devono risentirsi i perturbamenti economici gravi. È risaputo che l'adattamento all'ambiente sociale è tale tra i popoli caduti nell' abiezione della povertà e dell'ignoranza, che essi divengono insensibili a qualunque male nuovo e a qual~nque pegg!oramento di quelli preesistenti, e che mvece quelli, che hanno raggiunto un discreto tenore di vita, non vogliono affatto perderlo, evogliono anzi migliorarlo di continuo; 4• Milano) infine, è la vera capitalemorale d'Italia, ed è naturale, perciò, che tutte le offese arrecate alla libertà e alla moralità, di cui è tanto ricca la storia d'Italia, dovevano crearvi un ambiente saturo di elettricità, che doveva scoppiare alla prima occasione. L'esattezza di questa genesi degli ultimi moti italiani, che serpeggiavano con insistenza paurosa da vari anni e in varie contrade è stata riconosciuta dalla stampa estera, non escluso il Times, la cui disonestà e partigianeria nel giudicare ddle cose nostre sono pure proverbiali. E il Temps di Parigi, che fu sempre così benevolo verso il ministero Di Rudinì, alla sua volta, si è meravigliato della ferocia della reprt!ssione. Ma su questo argomento dobbiamo scivolare per necessità ... La verità viene ·avvertita e descritta con maggiore efficacia dalle riviste che vivono al difuori della politica, e che hanno carattere scientifico ed obbiettivo. Tra le medesime primeggia sempre l'Economista di Firenze. Il De Viti Dt! Marro, eziandio, alla vigilia dei tumulti scriveva: « La questiocc ne finanziaria ritorna ... ~ cominciato un moto di « reazione generale contro un sistema tributario <e selvaggio. Tutti gl' interessi antagonistici delle « classi dirigenti si rimettono di accordo quando <e si tratta di scaricare sulla massa dei consumatori « una valanga di balzelli incivili e per affidare ai cc pezzenti il patriottico compito di tenere in pa- « raggio il bilancio )). ( Giornale degli Economisti. Maggio). Ben detto. Più esplicito, più ampio, veramente esauriente è stato il Conigliani - un altro scien: ziato che insegna nella Università di Modena. Egli in un grosso e interessantissimo volume ha fatto l'analisi <li quella situazione di cui il Flora ci aveva dato la sintesi (I). (1) La riforma delle leggi sui tributi locali. Modena 1898. Ua volume di p. 75 I. L. 10. La pubblicazione di quest'opera è anteriore ai tumulti.

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