Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 22 - 30 maggio 1898

322 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI nel quale si pronunziò recisamente per la religione di Stato, egli che, col pensiero aperto a tutti i progressi, doveva poi, trent'anni dopo, combatterla così formidabilmente a favore della povera Irlanda. Ritornato Roberto Peel al potere nel 1841, Gladstone fu nominato vice-presidente dell'ufficio del Commercio, ove, con grande scandalo dei conservatori ,fu uno degli apostoli più convinti ed eloquenti della libertà del commercio: basti dire che il gabinetto debuttò con un'abbassamento dei dazi sull'importazione, e, subito dopo, con una revisione generale delle tariffe. Nel 1841 Gladstone era nominato membro del Consiglio privato, e nel 1843 presidente dell'ufficio del ComJllercio, ma per una dotazione concessa al collegio cattolico di Maynooth, dotazione che egli, protestante esclusivista, non poteva approvare, si dimise nel febbraio del 1845. Fu per pochi mesi però, perche sulla fine dello stesso anno egli accettava il portafoglio delle Colonie. Come vuole la legge inglese fu costretto a ripresentarsi agli elettori, ma abbandonato dal duca di Newcastle che volle vendicarsi dell'uomo che non si era voluto mettere ai suoi ordini, Guglielmo Gladstone non riuscì eletto, e non potè quindi prender parte alle discussioni della Camera dei Comuni. Ma Gladstone si affermava lo stesso, e faceva approvare la riduzione da 8 shillingsa 1 shilling sui dritti di entrata dei cereali esteri. Lo scacco doloroso subito a Newarck veniva· però largamente compensato nelle elezioni del 1847, perchè Oxford, il collegio dell'Università, il collegio più ambito dagli uomini politici inglesi, lo mandava alla Camera dei Comuni a combattere con .Roberto Pell, a distirl0 guersi e ad imporsi nelle lotte contro il Papismo, il Sillabo, il Protezionismo e in particolare in quella per la libertà di stampa, intralciata gesuiticamente da ogni specie di tas~e, più grave di tutte quella sulla carta, tassa che malgrado l'opposizione cocciuta della Camera dei lords finiva coll'essere abolita. Quando nel 185 1 lord Derby, durante una crisi laboriosissima, gli offrì un portafoglio, Gladstone che il potere non amò mai pel potere ma per l' idee alle quali poteva servire, rifiutò, e partì per l'Italia. A quel rifiuto e a quel viaggio noi italiani dobbiamo se egli potè scrivere quelle splendide Lettere a lordAberdeensul goven10 napoletano che egli bollò come il governo negazione di Dio. Eran quei giorni in cui Carlo Poerio, una delle illustri vittime, scriveva allo zio Raffaele, Maggior generale del- !' esercito sardo : « Nè la codarda persecuzione, ne la bestiale ferocia « che anela il mio sangue, vale a scrollare le mie vec- « chie convinzioni. Io sono immutabile nella mia tem- « peranza perchè i foi-ti convincimentisono calmi e man- « sueti ; ma nella mia temperanza sfido le ire della for- « tuna e la malvagia rabbia degli uomini con costanza « invincibile. Se per poco mutassi mi" terrei per infelice, « perchè non sarei più padrone di me stesso, ma schia- « vo delle furibonde passioni dei miei nemici ». Spirito elettissimo al quale non solo ripugnava lo spettacolo della tirannide, ma soprattutto offendeva il solo sospetto di rimanervi dinanzi indifferente, Guglielmo Gladstone fece sua la nobilissima causa. Deputati arrestati, perquisizioni domiciliari arbitrarie, arresti senza mandato, detenuti insultati e percossi, cospirazioni fantasticamente architettate dalla Polizia, anni di carcere preventivo, rifiuti di ascoltare i testimoni a difesa, i ladri gli assassini mescolati coi detenuti politici, accusatori spergiuri e contradicentisi ecc. ecc. furono tutto insieme il fondo del quadro di quelle lettere che riuscirono una vera rivelazione per l'Europa, e produssero un' impressione immensa su tutti gli uomini di cuore. Se i conservatori italiani a cui pare poco il terror bianco presente rileggessuo quelle lettere, per certi confronti che saltano gli occhi di tutti, per lo meno dovrebbero vergognarsi dei loro lacrimosi omaggi che fanno, oggi, a Gladstone, al « liberale per eccellenza », che, purtroppo, non può levarsi dal sepolcro per trattarli come si meriterebbero. Ritornato in Inghilterra, Gladstone fu avversario terribile del ministero Derby-Disdraeli, e caduto il medesimo nel dicembre 185 2, entrava come ministro delle colonie, insieme a lord Russell e lord Palmerston, nel ministero presieduto da lord Aberdeen, e faceva approvare le sue riforme finanziarie sull'income tax e sui diritti di successione. In seguito ad un'inchiesta sulla guerra di Crimea, per la quale inchiesta egli si trovava in dissenso coi suoi colleghi, si ritirava dal Gabinetto accettando però di andare a compiere una delle missioni più care a lui, cosi amante della Grtcia, quella cioè di commissario straordinario per la consegna · delle Isole Ioniche alla madre patria. Nel 1859 egli tornava al potere come Cancelliere delle Scac.chiere,nel ministero Palmerston, sanzionando solennemente e praticamente col trattato di commercio con la Francia le teorie libero scambiste per le quali aveva combattute così vivaci battaglie parlamentari. Gli elettori di Oxford, sbigottiti dei veri passi da gigante che Gladstone ogni giorno di più faceva sulla via della libertà, nelle elezioni del 1865 lo abbandonarono, ed egli dovette al collegio di South Lanchashire il suo suo ritorno alla Camera. Cancelliere delle Scacchiere, prima nel gabinetto Russell Palmerston, poi in quello che dopo la morte di Palmerston fu presieduto soltanto da Russe!, caduto quest'ultimo egli tornava all'opposizione contro il gabinetto tory Derby Disdraeli. Dinanzi al movimento irlandese che giganteggiava, Gladstone colpito dall'evidente ingiustizia che v'era nel volere il mantenimento di una aristocrazia clericale protestante in mezzo all'Irlanda cattolica, e dell'odiosità che essa ispirava succhiando le migliore rendite di quell'isola infelice, proponeva senz'altro alla Camera dei Comuni un progttto di legge per abolire la Chiesa ufficiale privilegiata in Irlanda, e la destinazione dei fondi della medesima a vantaggio del popolo. I meelings popolari si pronunziarono rntusiasti della riforma radicalissima, ma se la Camera dei Comuni il 18 luglio 1868 l'approvava dopo tre letture, la Camera dei Lords la respingeva con orrore. Il ministero tory fece appello al paese che mandò una maggioranza favorevolissima, e Gladstone, che vinto a Lancashire era riuscito vittoriosamente eletto nel borgo di Greenwich, fu chiamato a comporre il gabinetto, e il suo progetto, con qualche modificazione d'indole finanziaria, doventò legge. La consacrazione del principio che il fittaiolo irlandese aveva pur diritto alle migliorie introdotte nel fondo da lui coltivato, e l'abolizione delle compere dei gradi nell'armata furono altre vittorie di Gladstone. E altri progetti preparava, ma la sua politica estera durante la guerra franco-germanica e per la soluzione ddla questione dell'Alabama essendo stata giudicata debole, nell'elezioni del 1874 egli restava in minoranza. Ma fuori del potere Gladstone ripigliava ·nuove forze e maggiore ardore, e nei cinqtie anni che seguirono non meno alte furono le battaglie combattute in prò degli irlandesi, dei bulgari - il suo libro Gli orrori"bulgari" e la Questioned'Oriente appartiene a questo periodo - e in difesa della riforma elettorale e della teoria del non intervento all'estero. Richiamato al potere con quel programma, e caduto per la questione irlandese, di questa tenacemente fece la sua bandiera quando tornò poi al ministero nel gennaio 1882 e nel '92. Dove altri, dall'intelligenza angusta, aveva visto soltanto un problema di polizia da riso!versi, magari colla sospensione dell' Habeas Corpus per l'Irlanda, egli vide invece sempre più il problema dover risolversi colla giustizia; e malgrado gli abbandoni, per lui dolorosissimi, di Hartington e di Chamberlain, egli sostenne apertamente il programma dell'iutonomia dell'Irlanda con Parlamento proprio, e l'espro priazione dei latifondi irlandesi a beneficio dei contadini. La lotta era ormai delineata tra la Camera dei Comuni e la Camera dei lords; la ¾onarchia, che vide il

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