Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 22 - 30 maggio 1898

338 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI « vera giornata di Settembrt'. Sento un desiderio sfrenato del « mio suolo, un desiderio di boschi, di mare, un bisogno di mia « moglie, dei miei bimbi - tutto unito al tramonto del sole « ed a Be~thoven » - . Che più ? li signor Christoph von Tiedemann nelle sue « personali memorie del principe di 13i- "Smarck » dice: « Egli era libero completamente dallo c/Jauvi1tisme che segue il volgare amore di patria: Io, diceva con orgoglio : io sono europeo ». E può un generale essere europeo? (Die Zttlamft, Aprile '98). Sidney W/Jiteman: Bismarck, I' Inghilterra e gl' Inglesi. È un errore il credere che Bismarck nntra dei sentimenti ostili ali' Inghilterra e agli inglesi. Nelle frequenti conversazioni avute col gran cancelliere germanico non ho mai rilevato la cieca avversione ali' Inghilterra, che gli si attribuisce. Egli non fu mai un membro del partito coloniale e non nutri mai l'aspirazione fantastica che la Germania potesse rivaleggiare con la potenza coloniale dell' Inghilterra o volesse attaccarla. La sua azione verso l'Inghilterra è sempre stata ristretta allo scopo di abbassare un poco le pretensioni dell' Inghilterra tanto da non diventare offensive o dannose per i legittimi interessi della Germania. Ricordo bene l'impressione che ho riportata tutte le volte che la conversazione con l'ex gran cancelliere si è aggirata sull'Inghilterra, e benchè io fossi stato presente in parecchie occasioni nelle quali il principe apertamente e francamente esprimeva la sua opinione sull' Inghilterra - talvolta in presenza di altri, tal'altra mentre passeggiavamo soli nel bosco a Varzin - non posso ricordare una sola parola che autorizzi il sospetto di avversione o di amarezza da sua parte. Una delle espressioni favorite di Bismark a proposito degl'inglesi come nazione, è il chiamarli una accorta miscela o un incrociamento di razze tale da produrre quello che, uei cani e nei cavalli come negli uomini, produce il cosidetto puro sangue. Per un uomo ritenuto dalla pubblica opinione un nemico ad oltranza dell'Inghilterra, questa non è certo una opinione che tale lo riveli. L'attitudine di Bismarck verso !'In ghilterra non è andata mai oltre il suo desiderio di tenere lontana dalla Germania l'influenza inglese che egli considera non utile e molto meno desiderabile, anzi assolutamente perniciosa. Fuori di ciò egli è stato sempre fautore dei buoni rapporti con l'Inghilterra, anzi di rdazioni possibilmente cordiali. Nella chiarezza della sua mente egli non si dissimula che, fino a quando l'Inghilterra, si lascerà guidare da opinioni irresponsabili nella sua politica estera, sarà vano sperare che essa - come egli senza dubbio avrebbe desiderato _ si unisca lealmente alla Triplice per assicurare il mantenimento della pace in Europa. Fin dal 18 5 8, quando tutto il mondo s' inchinava innanzi alla saggezza politica dell' Inghilterra, Bismark, quasi solo, disse allora " Fino a che la riforma elettorale funzioned, fino a che l'antica saggezza ereditaria non pctrà più imporre la disciplina alle passioni di partito lasciate senza freno, è impossibile per me il riporre alcuna fiducia in un paese nel quale gli articoli dei giornali contano più dei principii; in una parola, un piese che è guidato dalle effimere opinioni del giorno. Gran Dio, se questo dovesse essere il fato che attende la monarchia prussiana I Se noi pure dovessimo avere il nostro 'R...eformbili! Se il potere dovesse esser tolto dalle sacre mani del Re e cadere in quelle degli avvocati, dei professori e dei chiacchieroni che si chiamano liberali ! » Ai suoi concittadini il gran cancelliere consiglia di non lasciarsi trascinare dall'alienazione in~lese: « Badate ai vostri interessi, egli dice, ma trattate l'Inghilterra col semplice riguardo dovuto ad una vecchia ditta che è con voi in relazioni di affari. Gli Inglesi possono avervi "acchiappati ,, in più d'una occasione nel passato; questo, dopo tutto, è proprio dell'umana natura ; ma non perdete la serenità per ciò. Continuate a trattare affari con essi facendo tesoro dell'esperienza. L'attitudine d ell'uomo di affari spassionato è quella a cui dovete mirare nelle presenti circostanze: Do ttl des è ed è stato sempre il motto che riassume la condotta corretta dell'onesto uomo d'affari. (Harper's 9,,Cagazine, aprile). Luigi Fo11ta11Ra11sso: Le ultìmevìcende del Commercioe della politica commerciale inglese. La denunzia dei trattati dì commercio col Zollverein tedesco e col Belgio, fatta dalla Grande Brettagna nel Luglio I 81??, è un fatto di grande importanza pratica e scientifica, che indica un nuovo indirizzo che incomincia a prevalere nella terra classica del liberismo doganale. Per poterlo valutare al giusto si deve ricordare che gli agrari e gl'industriali i quali domandavano sino a quel giorno se non la protezione, almeno il Fair Trade, la reprocità, erano una minoranza. Divennero maggioranza nel congresso dei proprietari ed aflittaiuoli del 1892, e riuscirono ad avvi;;r~ lo Stato verso il loro ideale coll'accennata denunzia. Se conservatori e liberali che nel passato avevano respinto ogni proposta in tale senso, mostrano adesso di mutare avviso, ciò si deve alla innegabile fortunata concorrenza tedesca ed alla diminuzione relativa, se non assoluta, del Commercio inglese, specialmente in quella di esportazione. I due fatti vengono comprovati da tutte le statistiche. La Gran Brettagna accennando a mutare sistema doganale s'incammina verso quella Federazione imperiale ed tmionecommerciale, la cui idea sorta venti anni or sono e propugnata da Disdraeli, ha fatto grandi progressi e viene adesso sostenuta calorosamente da Chamberlain. Questa federazione dovrà assicurare al commercio inglese, se non il monopolio, certo una posizione privilegiata nelle sue vastissime colonie, e dovrà costringere i suoi concorrenti a trattati di commercio, che potranno loro tarpare le ali ('R...ivislapolitica e letteraria. Maggio). Prof. Georg Adler: Le riformesocialidegli Ebrei. La questione• sociale non è una cosa nuova : è esistita sempre, sotto diverse forme. Atene, Roma, Gerusalemme ebbero le loro quistioni sociali. Nella antichità essa però, innanzi tutto ci appare, come una lotta per la terra. La morte della piccola proprietà, e la costituzione dei latifondi, anche allora, costituiva la origine della lotta di classe. Il processo economico, che portava alla fc,rmazione dei latifondi, era lo stesso dappertutto. Il piccolo proprietario, per sciagur.: ... n~turali e feudali, si trova costretto a ricorrere al credito. Il signore anticipa un capitale, ed il povero debitore e per guaj sopravvenienti e per il forte interesse da pagare (10 e 20 per cento) cade nelle mani, con la sua terra, del creditore. Cos_ì si spiegono le parole di Jesaja: « Guai a coloro, che non lasciano spazio per gli altri, e tutto occupano ». Verso l'anno 700 incomincia a delinearsi ed a formarsi la corrente degli spodestati, e alla fine di quel secolo viene scoperto, e riconosciuto il Deuterouomio. Ecco allora formulato ciò che oscuramente i profeti predicavano I L'uomo si elevi, ma guardi intorno sempre i suoi simili. Solidarietà I Le riforme sociali che il Deuteronomio ordina riguardanò specialmente la condizione dei debitori. Secondo la legge gli schiavi debitori, che compiono il 70° anno, debbono esser rilasciati : il 70° anno vien detto l'età del rilascio ». Il creditore ha il dovere di liberare il debitore, assicurandogli però l'esistenza. Più tardi si venne al Gittbileo, secondo il quale ogni 50 anni i debitori con le terre dovevano esser liberi, e queste ultime anzi, se quelli eran morti, tornare alle famiglie, cui appartenevano prima. Codesta legge però, per la forza dell'altre classi, molto poco funzionò. E di tutto il movimento non restò che questo: l'avere introdotto nei rapporti economici il principio etico ed 11111a11itario. Il seme, piantato dagli ebrei, ha prodotto i suoi frutti. Così scrive D'Israeli: « Per la legge del Sinaj, a tutti i popoli, cggi, dopo sei giorni di lavoro, ne viene assicurato uno di riposo ». (Zttlm11ft, 2 3 Aprile, 98). He11ryBerenger: Il romanzosociale in Francia. I romanzi che da alcuni mesi hanno maggiore importanza e successo sono quelli sociali. 11 fatto si deve alle preoccupazioni del pubblico. La Fraucia attraversa da alcuni anni una crisi così complessa e temibile ch'è naturalissimo vedere i suoi letterati uscire dai loro pretesi laboratori e gettarsi nella mischia politica e sociale; ed è bene che all'immaginazione, all'entusiasmo, al pensiero vengano restituiti i loro diritti nella critica e nella condotta dei destini nazionali. Noi assistiamo ai progressi di una letteratura di azione che da qui a qualche tempo contrasterà colla letteratura passiva, prevalsa venti anni or sono. Le più grandi forze del paese - l'armata, il parlamento, l'università, il giury, l'alta finanza, l'amministrazione - sono state sottoposte alla critica ardente, qualche volta parziale, spesso profonda dei nostri romanzieri. Studiamoli e sentiamo ciò che essi ci vogliono dire. Nell' J1 me d'tt11E11af ni, Iean Aicard attacca l'internato universitario con tutta la forza di un poeta e tutta la logica di un pensatore. Dopo I' Jack di Alfonso Daudet, e sotto un'altra forma, non si era scritta una requisitoria più appassionata, più minuziosa, più convincente contro coloro che opprimono l'anima di un giovane. Anche Maurizio Barrès nei suoi Déracines ha malmenato l'insegnamento universitario. I Déracitzès e L' A111ed_'tt11E11fa11t si completano senza rassomigliarsi. Barrès prende il giovane dove lo lascia Aicard : nella classe di filosofia. Senza insistere sugli orrori del convitto, che egli sottintende, 13arrès ci mostra l'opera nefasta che compie l'Università francese nel dominio dell'insegnamento secondario. L'Università svelle dal suolo le energie francesi e le dissolve per mezzo di una educazione verbale ; e l'Univer,ità compie l'opera sua coll'insegnamento prima, colla suggestione dopo. Nd S011/iende fami/le di A. Daudct l'ambiente sociale non

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==