Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 22 - 30 maggio 1898

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 335 legge alle banche di emissione di mantenere grandissimo numero di succursali, le limitazioni legislative, che impongono spese e restrizioni inutili, mentre impediscono lo svolgersi dell' industria ban• caria, ritardano e ostacolano il passaggio a forme di credito meno costose e più progredite e si comprende subito che vengono rappresentate principalmente dalla compensazione nelle Clearing-hottses. La dimostrazione di questi tre punti fondamentali è fatta con lusso d1 cifre, di fatti e di osservazioni argute; ma non nascondiamo che, a rigor di termini, dalla lettura del libro si potrebbe trarre una conclusione più radicale delle sue e che a tutti sembrerà paradossale. Sembra a noi, adunque, che secondo il Nitti le banche di emissione sussistano e funzionino quasi per filantropia dagli azionisti, e che le lotte e gl'intrighi, e talvolta gl'imbrogli e le disonestà, che si commettono per avere ex novo la concessione del diritto di emissione o per mantenerlo, si debbano al desiderio ardente e disinteressato dei sullodati azionisti di fare il bene.... degli altri. L'indole della Rivista Popolare non si presta ad una lunga disamina dell' importante argomento trattato dal Nitti, e ci limiteremo perciò a po,he e brevi osservazioni. Il Nitti si chiarisce avverso alla Banca di Stato e lascia supporre che creda che i partigiani di questo sistema bancario tali siano in vista degli utili, che essi vorrebbero assicurare allo Stato stesso. Ora la cosa è un poco diversa. Gli utili rappresentano l'ultimo obbiettivo che si prefiggono i sostenitori della Banca di Stato. Essi invece la pro• pugnano per far godere dei vantaggi del credito al maggior numero po:;sibile di cittadini, e al massimo buon mercato. E in vista del primo obiettivo si capisce, che dove lo Stato è democratico la concessione talora si subordini all'obbligo nella Banca d' impiantare un dato numero di succursali, aflìnchè l'azione del credito si risenta nei più remoti angoli. Non comprendiamo perciò perchè il nostro autore abbia criticato il Parlamento della repubblica francese, che nel 1 897 rinnovando alla Banca la concessione si è adoperata a fare fruire dei benefizi del crediro il maggior numero di cittadini. La Banca di Stato poi si raccomanda maggiormente là dove i rischi sono dello Stato, che mantiene il corso forzoso, e gli utili, se ce ne sono, vanno agli azionisti. È· proprio il caso dell' Italia. Ma è bene ricordare, che anche altrove, quand,, le banche di emissione sono in pericolo, è lo Stato che corre a salvarle proclamando il corso forzoso. Ciò si verificò anche in Inghilterra e in Francia, che hanno gli istituti di emissione più solidi. É bene ricordare, altresì, che le bmche di emissione hanno interesse a fare proclamare il corso forzato; poichè - giustamente afferma il Nitti -'- sotto un tale regime le banche p,tgano i più alti dividendi ai lC'roazionisti. Egli cita i dividendi annuali degli ultimi dieci anni del Banco de Espana. che hanno oscillato tra il r 9 e il 22 010 (p. 35); ma avrebbe potuto ric0rdare i lautissimi dividendi della Ban~a Nazionale d'Italia dopo il 1866, e quelli .meno altt della Banca di Francia immediatamente dopo la guerra franco-prussiana. Ond' è che le Banche di emissione ingrassano colle pubbliche calamità; e si spiegano così i fraudoler1ti raggiri della Banca nazionale italiana del r 866, quando, per salvar sè stess~, strappò al gm·erno il corso forzato ed oltre le altre ingenti perdite indirette che fece subire alla nazione, le impose i trentacinque milioni circa all'anno, che pesano sul bilancio dellL>Stato per pagare gl'interessi del prestito Magliani. La dimostrazione dell'assunto principale del Nitti - la magrezza degli affari delle banche di emissione - viene fatta con particolarità colla constatazione di un fatto innegabile: colla diminuzione costante del dividendo degli azion;sti. r.i pare, però, che egli avrebbe apprezzaro più al giusto il fatto, se avesse in pari tempo notato che questa diminuzione è parallela a quella generale dei profitti e del!' interesse del denaro illustrata dal D' Avene!, da! Cheysson ec., i quali vorrebb~ro far piangere anche i vitelli sulla misera sorte dei disgraziati che vivono di n:ndita !.... Tenendo conro di questa interessante circostanza, e ricordando che i dividendi degli azionisti, per quanto attenuati, rappresentano un interesse piu elevato del saggio che potrebbesi ottenere con qualche altro impiego - per soprassello spesso meno sicuro e piu aleatorio - si spiega perchè i capitalisti vanno alla ricerca delle azioni delle Banche di emissione e vogliano anche monopolizzarle, e scomparisce quindi la filantropia dei banchieri. Dove il Nitti ci sembra inconfutabile è quando mette in evidenza la com enienza sociale di tenere basso il saggio dello sconto, e l'errore dei governi che colle imposte e con altre vessazioni contribuiscono a farlo rialzare. E siamo ancora d' accordo con lui nel ritenere che l'interesse pubblico e quello degli azionisti si possono mettere in armonia quando lo Stato rinunzi alla contribuzione fissa e alla tassa sulla circolazione - che può riuscire iniqua e dannosa - come corrispettivo della emissione accordata, e si riserbi la compartecipazione agli utili, che potrà essere anche progressiva. In questa guisa le banche hanno. minore interesse a realizzare, comunque, vistosi guadagni. Altre osiervazioni potremmo fare, e::d altri punti dello studio eccellente del Nitti potremmo lodare; ma ce ne asteniamo per la ragione esposta da principio. Concludiamo notando che esso ci sembra il frutto maturo dell'ingegno acuto e versatile del nostro A. il quale colla lucidezza e serenità della esposizione, coll'abilità nell'adoperare il ricco materiale di prima mano, che ha saputo procurarsi, mostra di possedere la materia di cui si è occupato. c. LA QUINDICINA L'orizzonte politic0 è molto oscuro: all'interno dopo la insurrezione di Milano, dopo i tumulti di mezza Italia, e gli stati di assedio, ci sono i commenti della stampa estera, i q:rnli, pur venendo da giornali, seri, temperati, come il Berli11er,l'Allgernei11e, la Fralifurter, il Times, il 'N..,ew-Jor/1, non possiamo riprodurre, per non farci inghiottire dal fisco, piu affamato del solito; all'estero un cumolo di avvenimenti che turbano l'Europa tutta. La guerra ispano-americana continua, ma dopo la vittoria delle Filippine, la Repubblica pare che cominci sul serio a considerare la superiorità innegabile della.

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