Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 22 - 30 maggio 1898

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZE SOCIALI 331 ,giustizia. Se si seguissero una buona volta i sug- ,gerimenti di noi uropisti, la società camminerebbe un po' più sicuramente, la pace internazionale s'as• siderebbe davvero su solide basr Ma fì.11chèsi sa~nfì.cano gli umili per l'avidità del <lenaro. fì.uchè con dazi prott:tcori si inaspriscono i prezzi delle derrate principali, fì.nchè s'arrestano alla frontiera i prodotti stra111eri per aumentare i prodotti dell'industriale nazionale, non si fa una .saggia pok1ca di pacificazione sociale conforme ai principi di una relajva giustizia, e la pace viene .ad ogni momento compromes~a. E questa condotta di governo, ispirata soltanto <la moventi economici è anche la causa delle presenti convulsioni politiche che, specialmente . nel nostro paese, scuotano di quando in quando la compagine soe-iale. Le classi dirigenti dovrebbero almeno dinanzi a questi dolorosi avvenimenti trarre insegnamento pt:r l'avvenire, ma esse purtroppo -Oppongono una resistenza passiva a qualunque ra• dtcJle riforma, concedendo soltanto ne' momenti più .acuti d1 ribellione qualche soccorso a titolo di elemosina. La apolitica di resistenza ha fatto il suo tempo -Ora compito de' governanti - se essi davvero vogliono il benessere le prosperità collettiva - dovrebbe esser quello di mettersi in più armonica corrispondt:nza con le aspirazioni, con le tendenze po• polari ed assecondare l'evoluzione dei nuovi bisogni che prepotentemente erompono dall'attrito dei presenti rapporti capitalistici. Noi, nemici decisi di -qualunque violenza, fautori convinti di un ordinamento sociale p;ù equo dell'odierno, da molto tempo gridiamo: giù le armi! giù le barriere doganali! perchè son queste le due grandi cause del disagio economico che paralizza ogni nostra energia, ma m questo grido non abbiam trov,lto per ora -che scherno e derisioni. Però oggi piu che mai sentiamo il dovere imperioso di invocare l'aiuto di tutti i volonterosi per continuare serenamente la nostra opera di pace e civile progresso. UGo ToMBESI. IL CASO FREZZI Mentre la Rivista va in macchina ci giunge le notizia che la sezione d'accusa, malgrado il parere <lei Procuratore generale che ne chiedeva il rinvio .alle Assise, ha prosciolto, per insufficienza d'indizi, gl'imputati dell'omicidio di Romeo Frezzi, aprendo loro le porte del carcere. Abbiamo appena il tempo di fare pochi e rapidi -commenti sul fatto in sè gravissimo, ma che, per l'ora in cui si compie, assume delle proporzioni veramente eccezionali. Giacchè, se il processo Frezzi ha già avuto una storia clamorosa e triste, la sentenza avrà certamente un'eco destinata a ripercuotersi sinistramente e lungamente nell'avvenire del nostro paese. Non si ·scuotono impunemente nell'animo di un popolo certi ideali e certi sentimenti, senza che la coscienza pubblica ne resti profondamente turbata· ed offesa. Erano, sono veramente innocenti gl'imputati del caso terribilmente misterioso che ha fatto fremere di collera e di pietà tutta la nazione, al solo dubbio che funzionàri pubblici, il cui còmpito geloso è la tutela del!' ordine e della sicurezza personale dei cittadini, possano tramutarsi impunemente, nel funebre silenzio di un carcere, in freddi e truci assassini delle stesse persone affidate alla loro custodia? Dnpo i responsi delle perizie in cui dei veri luminari della scienza avevano elevato più che il dubbio, la quasi certezza del caso nefando; dopo le conclusioni del Pubblico Ministero, soltanto la luce di un pubblico dibattimento avrebbe potuto, mettendo in essere la verità delle cose, dar la de• bita soddisfazione a quel sentimento sacrosanto in cui s'impernia il cardine stesso della vita sociale : il sentimento della giustizia. Ogni altra soluzione, qualunque la rettitudine dei giudici e del giudicato, non poteva, non può sottr.1rsi alle induzioni più arrischiate, ai paragoni più stridenti, ai commenti più penosi. Come ! In mezza Italia si incarcerano, si processano, si condannano con metodo statario a enormi pene, sulla semplice deposizione di qualche agente di polizia, centmaia di giovanetti, di gio·,anette, di vecchi, rei di avere trascesa in tumulti per impeto incosciente d'ignoranza e di miseria, sottraendoli ai loro giudici naturali, privandoli della leggittima difesa garantita loro dalla Costituzione. E nel!' ora stessa, qui a Roma si rimandano a casa per insufficienza d'indizii quattro agenti della forza pubblica, accusati del piu orrendo dei delitti, intorno a cui, da mesi e mesi, la voce pubblica, indizii di ogni genere e perizie autorevoli avevano accumulato elementi formidabili di prova, o ritenuti tali dalla coscienza pubblica? Ma come pretendere che tutto ciò non scavi ancora più profondo di quel che non sia, l'abis~o morale che minaccia d'inghiottire tutto e tutti nel nostro povero paese ? S'invoca a scusa dei passati e dei presenti tra-. scendimenti del potere esecutivo la suprema tutela dell'ordine sociale. Ma quale ordine sociale è mai possibile là dove si può mettere in dubbio l'incolumità personale dei cittadini, per opera di quegli stessi custodi che lo Stato prepone alla tutela della loro vita e dei loro averi ; là dove esista, anche la più l0ntana possibilità di poter rimanere esposti senza difesa ai pericoli di uno stato selvaggio? Guai a quel popolo ove· 1a giustizia non alita piu nelle sue l.::ggi e nei suoi costumi. Quale che sia il suo regime politico, monarchia o repubblica, esso è condannato a sparire per qualche tempo dalla storia e a rigenerarsi più tardi in lavacri di sangue. Dr. EDOARDO PANTANO. ~ Le varietà del patriottismo (Conti,mazionee fine - Vedi N. precede11te). Per precisare la forma che riveste il Patriottismo presso quei ·popoli, basta richiamare alcuni fatti conosciuti da tutti e assai caratteristici. Il primo fatto è la facilità straordinariacon cui l'individuo espatriasenza l'idea del ritorno. E non si tratta mica di espatriare nelle vidnanze della frontiera, ma lon· tano, molto lontano, sotto altri cieli, spesso agli anti-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==