Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - annno III - n. 21 - 15 maggio 1898

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 307 nazione della quale usurpa e confisca le forze migliori. Da questo malessere economico, che si trasforma inevitabilmente in malcontento politico e spezza ogni armonica coesistenza fra Stato e società trasse partito la democrazia collettivista, che mirando accortamente al presente più che al futuro paradiso terrestre sognato . da William Morris seppe inscrivere nei suoi programmi minimi quella riforma tributaria dalla quale i partiti socialmente conservatori rifuggono, deminati dall'illusione che sia possibile creare uno Stato forte e potente astraendo dalla base economica, che nell'età nostra plasma la psicologia collettiva e sorregge ogni prepon-Jeranza politica ». Sin quì il Professore Flora con intelligenza ed imparzialità degnissime di lode. Ma non aspettai le manifestazioni dei Fasci e quelle odierne per riuscire alle identiche conclusioni e quasi per la stessa via indicata dalle cifre aride. Infatti sin dall'ottobre 1892, alla vigilia delle elezioni politiche indette dall'on. Giolitti, nell'opuscolo : La difesa nazionale e le economienelle spere militari, che mi servi come programma elettorak, scrivevo : « Dedotta la quota delle spese militari, ad ogni abitante resta que5tO reddito netto : ad un inglese L. 802; ad un francese 5 7 3 ; ad un tedesco 399; ad un greco 259; ad un italiano 223, ad uno spagnuolo 178; ad un russo 152. Questo primo esame ci dice che in quanto a miseria - di ricchezza media non è a discorrere - gl' italiani stanno tra greci, spagnuoli e russi. « Per comprendere nella sua interezza la eloquenza di queste cifre, ne occorre un'altra serie. Si è calcolato che al mantenimtnto normale medio di un uomo è necessario consacrare il 40 ¼ del reddito di un inglese; ciò che resta va al risparmio, ciò che manca va a rappresentare il deficit. Con tale base di calcolo, in ogni anno ad un inglese so - pra~anza, ed egli mette a _r!sparmio, L. 48r. Ogni ttahano, mvece, ha un deficit di L. 97 » (p. 8 e 9). Sono forse cervellotici questi calwli, che sono basati sui dati rac..:olti da statistici manieri ? Tutt'altro. Gli studi di Pantaleoni, di Bodio, di Flora (1) mostrano eh~ il reddito degl' italiani non è al di sopra. Questo terribile disagio economico nel r892 mi faceva scrivere nel citato opuscolo: cc Le cifre ci spiegano la famosa sobrietà <legl' i,aliani, che si traduce in povertà ed indi in concorrenza odiosa contro gli operai degli altri paesi, che stanno discretamente ed hanno un tenore di vita pi11 elevato. Le cifre ci spiegano perchè i francesi spen - dendo molto di piu degli italiani per la guerr.t soffrono molto meno di essi e capitalizz~no in ogni anno somme colossali. Le cifre ci spie.;ano perchè la delinquenza, la emig1 azione e la ignoranza massin:a sono gravi in Italia e nella Spagna. Le cifre ci spiegano perchè, non ostante gli sfor- ~i ~egli. uomini di Stato e i sacrifizi del popolo, 1 bilanci della Spagna, del!' Italia, della Grecia e d~lla Russia si ch1u_<lonocon deficit; perchè l'aggio cresce; perchè 11 prezzo della rendita diminuisce. Le cifre, infine, ci spiegano perchè qualunque crisi un po' eccezionale viene sentita in modo spaventevole ed anche sproporzionatamente alla emica (I) Lo s~rit:o del Flora cui accenno qui non è il precedente, ma 11 hbro : La Jimmza e la 1111istio11e sociale. Roux e Frassati. Torino. del male presso gli Stati e le nazioni m deficit ; perchè la mancanza di vendita di due milioni di ettolitri di vino in Italia, perchè una carestia in Russia determinano uno allarme ed una fenome. nologia della miseria, che non si riscontrerebbe nei paesi che normalmente si trovano in condizioni diverse>. (p. 10 e I r). Voler insistere ora sulle conclusioni inesorabili che potei trarre sei anni or sono dai fatti e dalle cifre inoppugnabili mi pare assolutamente superfluo. Basta aggiungere che d.t allora ad oggi la condizione economica del popolo è peggiorata, ed è peggiorata non solo perchè sono aumentati i prezzi dei generi di prim '. necessità, ma per la generale mancanza di lavoro. Gli effetti della causa nota non potevano essere e non furono che più intensi e piu rapidi. Gli effetti dovevano essere piu rapidi, più intensi, piu universali perchè oggi non è una sola causa, che agisce_: alla mi5eria economica ~i sono aggiunti, complicandone e centuplicandone l'azione, il discredito degli uomini e delle istituzioni; le diffidenze contro tutto e contro tutti ; specialmente contro la giustizia. Che cosa sperare per l' avvenire ? Se tanta sventura che si è riversata snl nostro paese valesse a richiamare l'attenzione di coloro che governano l'Italia sulla desolante realtà, il male sarebbe ancora minore e sino ad un certo punto, per quanto esso sia grande, si potrebbe ripetere : non ogni male viene per nuocere I Chi può dire quali e quanti benefizi ritrarrebbe l'Italia da una riforma tributaria, che ,dleviasse le imposte per tutti e più equamente le ripartisse · chi può immagilJare quale risveglio produrrebb; Li_ i:estau:azi_one del _regno ddla legge e della giusttzta e 11 rispetto d1 quelle stesse poche libertà che lo Statuto concede ? Invece... invece si continuerà per la vecchia strada; si aumenteranno le spese militari e per conseguenza le imposte ; si distruggeranno le poche !iberni, che ancora ci rimangono. La reazione, la losca e pazza megera, che tante nazioni condusse sull'orlo della tomba, che tanti governi che sembravano fortissimi scrollò dalle fondamenta, trionferà irrefrenata e forse incontrastata È triste, triste, triste ! Ci saranno uomini, che negli avvenimenti di questi giorni troveranno l'occasione desiderata per provocare un cambiameoro di minis"tero? Pel decoro e per la salute della patria si vorrebbe sperare che ciò non fosse, si dovrebbe sperarlo con tar,to maggior fondamento in quanto che le ore, non i giorni, del ministero sono contate, e nessuno dei suoi membri si può illudere sulle sorti, che a<l esso sono riserb;.te. Ma oggi 1100 è pit'1 quistione di gruppi e gruppetti p1rlamentari, di ambizioni da soddisfare e di nincori da sfooare. Non è in giuoco un ministro o un partito poli~ico · sono in giuoco le sorti d' Itali.a. Se ci sono ancor~ degli italiani, che amano ancora la patria che sanno, vogliono e possono salvarla non d~vrebbero tardare un istante per intendersi e per agire. Ma pur troppo e' e da tenwre, che prevarrà il patriottismo del pistolotto finale dei discorsi parla-

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