RIVISTPAOPOLARE DI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI DBPUTATO AL PARLAMENTO Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Il ALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7 j semestre lire 4, On numero separato : Cent. IO. Anno lii. - N. 21 A66onam,nto porial• Roma15Maggiot898 SOMMARIO: Il Manifesto del gruppo parlamentare repubblicano. LA RIVISTA- Il dilemma fatale. Dr. NAPOLEONECoLAJANNI- La fame e le cifre. (Ricordi e moniti). · EDMONDODEMOLINS- Le varietà del patriottismo. Il Marchese di Salisbury (Review of Reviews). SANTI SOTTILET0MASELLI- La lirica sociale del Rapisardi. (In occasione delle feste pel suo insegnamento trentennale). Sperimentalismosociale. Varietà. 'R...ivista delle 'R..,iviste, 'R..,ecensio11i. Gli abbonati, a cui è scaduto l'abbonam.ento sono pregati caldam.en.te di m.ettersi in regola al più presto possibile, inviando Cartoline-vaglia all'on. Dr. NAPOLEONECOLAJANNI Rom.a. LA SITUAZIONE Manìfesto del gruppo repubblicano parlamentare o, Una nazione latina che fuori è in guerra e dentro ha, col bilancio stremato, lo stato d'assedio mantiene aperto il Parlamento, dove tutto libera: mente si discute, e il voto dei rappresentanti della nazione, !lel!'~ra più difficile per la Spagna, dà al governo mdmzzo e norma. Agl' italiani, nelle ore di prova, il Parlamento è chius_o; sino n~lla stampa la discussione è soppressa; e noi deputati non possiamo volgere sulla carta poche parole al paese senza il dubbio che sieno impedite per via. Dirle nondimeno è nostro dovere. E la prima delle parole nostre riconferma la no- ~tra. fede profonda nell'unità della patria, giacchè 11 disegno di questa unità è il titolo più cospicuo del nostro partito alla gratitudine italiana, e questa fede esso non potrebbe diminuire senza disfarsi. Riafferma:la. in. m7zzo ai pubblici dolori, significa che noi giudichiamo questo scoppio d'ira in (I) Tolto dal Mesmggero del 14 Maggio 1898, N.0 133. tante regioni italiane come un monito indimenti• cabile a tutti, prima al governo, di non fare troppo assegnamento sulla rassegnazione pubblica, a noi dopo, di raddoppiare la nostra opera, se non vo• gliamo essere travolti in responsabilità altrui. Entrammo nella vita parlamentare per indicare a tempo quelle riforme che potevano meglio ce• mentare l'unità nazionale, riforme politiche, tribu• tarie, sociali: ci confortava la certezza che le riforme politiche sarebbero state educatrici di un popolo che vuole cosciente esercitare la sua so• vranità ; le riforme tributarie lo avrebbero liberato dalla tirannide fiscale esplicando le forze produttrici non pigre nè scarse in Italia ; le riforme sociali avrebbero sostituito alle aspre differenze di classi quell'armonia che deriva dal benessere e dalla giustizia. Presentimmo che senza queste sostanziali riforme nessun governo e nessun Parlamento avrebbe potuto scongiurare le catastrofi avvenuti!. Da sette anni già, per furia di catastrofi e non di evoluzione parlamentare i ministeri si succedono al governo dello Stato. Una catastrofe bancaria ingh:ottiva un ministero, una catastrofe militare rovesciava il successore, una catastrofe economica investe il ministero presente e chiama chiunque. Chi può prevedere la misura e la figura di un'altra catac;trofe ? Ciò vuol dire che la situazione si delinea nettamente innanzi a chi arriva: oriformeorivoluzione. Noi ricordere:no questo dilemma a chiunque credesse di provvedere con la reazione o con ritocchi sul vecchio: e ci rivolgiamo a quanti serbano fede nella libertà, a quanti ricordano le origini del nostro risorgimento nazionale, che sono pure le pagini più belle della modèrna civiltà, esortandoli ad unirsi all'opera nostra, aflìnchè la paura non esca in quella reazione che al nome italiano sarebbe macchia e sarebbe offesa insanabile al pensiero civile. 'R_oma, I; .'Maggio 1898. Barzilai - Beduschi - Bosdari - Bovio - Budassi - Celli -,. Colajanni - Garavetti - Gattoroo - Imbriani - Mazza - Mirabelli - Pansini - Pantano - Ravagli - Socci - Valerj - Vendemini - Zabeo.
302 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI IL DILEMMA FATALE Il dil_emma fatale che il manifesto del gruppo repubblicano parlamentare ha posto dinanzi al paese c_ome monito a tutti e sprone ad affrettarsi nelle nforme sostanziali, se vuolsi realmente procedere sulla via della evoluzione pacifica della libertà e del!a civiltà, è la conclusione di tut•i gli scritton, sommi o minuscoli, che si sono occupati di cose politiche. Questo dilemma emerge chiaro e l~mpante dagli studi del Bluntschli e del Laveleye, d1 lord Brougham o di De Tocqueville, deirOltzendorff o del Mosca. Potremmo contimnre la lista di questi scrittori di ogni parte politica - esclusa la rivoluzionaria: e sarebbero davvero magnifici certi brani dell' Autre rivt di Herzen; - ma non occorre perchè il numero delle citazioni non accre · scerebbe autorità alla conclusione. Solo ed eccezion_almente vogliamo ricordare l' Ancien Régime dello stonco-filosofo Taine, divenuto reazionario della più bell'acqua in fine di sua vita. In_ quel libro veramente magistrale, che si deve considerare come la più perfetta sezione cadaverica di una Società e delle sue istituzioni politiche, è dunosrrato con meravigli<Jsa lucidità che la rivoluzi~1,e dell'89 '.u prèparata dagli errori e dai de1itti dei governanti - errori e delitti di secoli la cui azione ,i era accomulata fatalmente - e fu determinata in ultimo dalla fenomenale cecità degli st<ssi governanti. Non si vollero accordare le riforme e si ebbe la rivoluzione: rivoluzione non preparata e non predeterminata dai rivoluzionari·, ma che si andò svolgendo naturalmente, spontaneamente, in guisa che ogni episodio, che si svolgeva, lasciava l'addentellato pel successivo. Società e governo, a dato L~oment_o,_si trovaron? impegnati in un ingranagg!o t_ernbdt~1ente macrnllatore, da cui non poterono più hberars1, nemmeno lasciando gran parte del proprio organismo in preda al mostro insaziabile. Ripetiamolo: non si vollero, non si seppero dare le ri/Mme e si ebbe la rivoluzione devastatrice inesorabile, spietata. Lo intendano bene governo e ~lassi dirigenti: le rivoluzioni non le inventano gl'ideo- !ogi_ e i nemici dichiarati di un dato sistema; ma è il sistema stesso, sono i suoi uomini, che preparono ed accumolano la materia infiammabile. A questa non appicca il fuoco l'uomo dotto e cos~iente: _Carlo Cattaneo fu sorpreso dal moto delle cinque giornate; determinat0 il moto seppe sapientemente e coraggiosamente guidare. La scintilla inc_endiatrice parte quasi sempre da un incosciente: può essere un fanciullo come Balilla o un ignoto pescat0re come Masaniello. Queste le lezioni della storia. ~ada la maledizione sul capo di coloro, che hanno 11 dovere di leggerla e di trarne ammaestrament0, e non si degnano nemmeno di aprirne il libro! .. * * Noi 11011 faremo la cronaca - se volessimo farla non lo potremmo perchè il Fisco non ce lo consentirebbe - degli ultimi luttosi avvenimenti; molto meno potren:io az~ardare dei commenti, perchè non c~nos~iamo I fatt1 ch_e per la ~rafila dei Regi Comm1ssan, che sono dei Generali. • . . e i commenti nost~i verrebbero sequestrati, inesorabilmente sequestrati. Vo~liomo sol~anto m~ttere in guJTdia i nostri l~tt~n _sulle v~c1;. ch_e si_f~nno ~orrer~ di cospira• ;z1om, di pr~med1ta{t0nt, d1 liste di affiliati ecc. ecc. For~e le s~mvent~no per giustificare certi odiosi provved1_n~ent1che_ n~ord:tno i sinemi di governo borbonici e ausmac1. La i oppressione del Secolo e del- )' ltal_iadel Popolo 1~on trov_ano i !oro veri precedenti che n_elle ordinanze d1 Luglio 1830: in quelle famose ordinanze, che fecero perdcre il trono a Carlo X. I processi si faranno, con o senza Tribunali militari; e, s~ ~100 si f r.mno a porte chiuse, vedremo che le not1z1e corse andranno a fare il paio col trattalo d[ Bisacq_ui~o,~olftrmati!sitno, coll'oro franc~se _spedito da <;1pnan1 a De Felice .... tutti di crispi01ss1ma memoria. lnt~n.to il me?dacio. u~cioso, senza bisogno di pubblici processi, com10c1a ad apparire lampante ed arroventatore come il Sole canicolare. . Il fatto più grave sarebbe nell'asserita preparazione del moto insurrezionale di Milano. Ebbene su questa prep1razione, col visto del Generale Bava' ecco che cosa scrive il Corrieredella Sera (N. 126 del 9 maggio): ..:I conflitti avvenuti ieri non indicano da p~~te dei tum1;1,Ituanti,ne sun disegno pr~stab1hto. Le barricate furono improvvisate senza un concetto tattico, e furono abbandonate senzii essere difese. Salvo pochi revolvers, non si viclero armi da fuoco in possessodegli assalitori. Nè si videro materie esplosive. Le colluttazioni avvennero alla ~picciolata, senza concenti:a!'lento degl'insorti. Nonsi nominano capi che d1r1gono la sommossa. Non si vedono proclami che diano una direttiva al movimento. N'onsi ode un grido significativo politico qualunque e che accenni ad una meta. ' Per chi non lo sapesse ricorderemo che il Corriere del/~ Sera è l'organo ufficiale della reazione; è_~uel g1orn~le che _ha dato l'esempio unic.o e strabiliante negli annali del Giornalismo contemporaneo: quello della denuncia per la soppressiore dei giornali, che in Milano gli facevano concorrenza ... Gli azionisti premieranno certamer.te con un ~umen~o di stipendio l'aut0re di questa sp~cial~ ma01festaz1one di solidarieta... colla polizia! A giustificare, poi, la fatalità del dilemma: riforme o rivoluzione non spenderemo nostre parole. Oh! n~; davvero non ce n'è bisogno. Lasciamo parl~re g!1 avversari' nostri, che hanno avuto l'ora della s1~cemà anche eloquente. E gli avversari li scieglieremo tra tutte le gradazioni monarchiche: tra gli ami;i ?el ministero, e tra gli avversari'. . Co_m:nc1amo _da_! J?on Chisciotte - l'ufficioso più mtel_ligente e più 10d1pendente, che noi conosciamo. Il giorno 4 Maggio scriveva: I fatti, evidentemente sono diversi: gli uni si accumulano sugli altri. Ma bisogna tenerli distinti nel loro ordine cronologico. ' Perchè nel Mezzogiorno hanno una fisonomia diversa dal .Settentrione. Là è uno scoppio : la folla, prima di ?gm altra co~a, volge al Municipio, che, per essa, è tutto 11Governo, il solo Governo conosciuto e assale saccheggia, incendia, o, almeno, minaccia. ' ' (?hre del rincaro, ?ella mancanza del pane, c'è un'altra ragion~ che muove _1 tumultuanti? Quale ragione c'era nella rivolta, vera nvolta di Napoli, durante il settembre del 93? A cercarne le origini, ci si perde: bisogna
RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCW,l 303 correre dietro agli episodi, agli incidenti occasionali· trov~rc: in loro una causa occasionale. Ma poi ben si capisce ,-c~e- questa n ,n basta a spiegare _una sommossa che s 1111~1caol pretesto d1 una d1aiostraz1oae patriottica e. non, st f~rma che davanti ai _solda~i a:campati per le vie. E ti malessere ltm1Jo,la d1sa/fq1onedel Governo il rancore partigiano, conc:ntrato ne!Ta' mbito de1Jliattriti '10cali, sono la miseria economicae la lristez_za 0 morale che, a un cerio punto, cerca110il primo sfogo che lorn si presenta davanti Questa volta, per tutto il Mezzog·orno il fatto è uguale: soltanto ha un movente pr<!ci~o: Il_ rin :aro dd pane. E' la fame che eccitatutti gli istrnli di rivolta staunanti da armi. E la _manifestazionee pura?iente istintiva;° allo sia/o primordiale; s1 sfrena con/ro il Comune. Non c'e -iucorauna idea politica che guidi le ma,se. Il che sembra meno o-rave ~d è. invece, wavi~si~o; perchè att~_sta ugual~ente 1 abbassamento 111 cui vivono le popolazioni e quello cui è venuto il sentimento dell'aut0rità. Appunto per ciò occorre, quindi, con;ervare l'urdine cronologico. di queste recenti manifesta doni: esse partono dal Mezzogiorno come uno scoppio quasi involoatario di un malesseri! cronico. scoppio determinato od occasionato d,lla miseri1, e tentann di allargarsi dove il malcontento pel _nuovo disagio si acc'-mula colla preparazione sovversiva. È necessario aYer presenti così i fatti, nel loro ordine v~ro, perchè es;i attestano _delle varie c:iuse di perturb::- z10ne profonda che aog,,sciano la penisola. l 'erchè non è il momento di fare piccole e acide polemiche di persone e di incidenti parlamentari. La cosa è ben piu grossa, non perchè si debba temere 1 irrompere della rivoluzione, noa perchè si debba dare ao-li avvenimenti una importanza diversa da quella che hanno. e. che ver~me~te è la piu grave: essiattestanouna si/11111..1.oudei. d1sag10d, i t11alcont_entdoi,sfiducianelle ìstittl'z._io11i; d~sa~10,malcontento, sftd1!c1ac_he acquistano,secondole regioni, diverse facce, 1n.od1diversi, ma dei quali la siunifica1..io11re_ùnanesempre una, sempre la stessa: che lo Sfato appar~ _p11i 1111 peso che u11,tgnram,.ia a molla parte dei cittadini. Si è fatto, d_ai,nos!ri uomini parlamentari, troppa fida?za sul_lf v1rtu d1 rassegnazione dd paese, cui si è chiesto pm che non potesse dare: si è andato avanti troppo a tentoni se~za av_e~c~n criterio preciso, ubbidendo soltanto ~Ile. 1mpos1Z10~1d. elle maggioranze, sotto mettendo le rag1?m della polmca a quelle del bilancio e queste alle es1i:;enze della Camera. ::,i è organizzato m~l_e uno Stato; 1mpo'.ente a raggiungere cos\ la gloria m1htare che la prospenta economica e la vio-oria intellettuale. Tutti questi .errori ingrossano c.l.'tempo, in· g:ossano, sopra tutto, perchè gli effetti ne diventano giorno per giorno più p.:rniciosi e più pericolosi. Il giorno 5 maggio protestando contro il arido: 'IJai ! dai I al socialista aggiunge : 0 C'è, d~nque, nell'ambi~nte morale, politico, ec.onomico dell~ pe_msol_a 1~ prep~raz1one adatta perch~ i partiti extra cost1tuz1onah s1 formmo e prosperino. E sfido a negare che questa preparazione non ci siJ ! Col s_istema fina_nziario_si so~o rese _scontente la piccola P:opneta e la _piccola. rndustna - c10t le grandi magg10ranze - ; s1è cresciuta una burocrazia apata o torbida• una magistratura di cui l'autorità è ogni gie>rnodiscussa'. una scuola che non ha irradiazione intellettuale· un~ Camera che, da cinque anni, lascia in istato d'acc~sa sè stessa, demolendo buon numero dei suoi uomini senza v~nir_e.a una_ risoluzione che acqueti il sentimen{o della gmst1z~a. Pm, per colmare la misura, da due anni stagna, mag_an !1011confessata, nel sangue d.,gli italiani la me- ?1ona. d1 Adu~, de)la delusione. dell~ sconfitta. Nulla piu rntorp1da la vita d1 un popolo che I rndolenzimento dello schiaffo ricevuto. . E_ con tutto ciò, si può dubitare che preparazi,Jne non Cl Sia? Ebbene, quando questa lunga, dolorosa, sciao-urata preparazione pro_duce uno scoppio, piccolo negli ~fletti; quando un ordmamento messo assieme malamente si mostra attaccato da un urto gagliardo, allora si crede di uscirn.e levando in aria, il grido di « Dai al socialista! ,, Rincalza il 6 : P'.o_curiamo di riassumere il giudizio, l'impressione, la anal1s1 fatta appunto dai giornali circa i tumulti dei giorni scorsi. Tutti concordi : i tumulti, nella grandissima mao-o-ioranza dei .casi,. non hanno origin~ nè carattere politico. Dove,. mfam, t'.ovare la. mamf~stazione d'un partito che .abbia preordm~to quei moti che si stendono per quasi tutta la maggior lunghezza della penisola, e come per ?1~ditat? diseg?o,_ non si riproducono proprio i'n quei pa<'Sl.111cm _le faz1om sovversive hanno la maggioranza. E poi, per nannodare una rivolta politica ci vuole una parola espre_ssa, un pensiero comunicato, una falange nota che guida : ora parole, pen~ieri, falange, tutto è man~a~~- Se 111; vuole -. e s, mbra_inutile - una prova? In S1c1ha, nel 92, scoppiarono dei moti: ma a torto o a ragione. ~i sapev.1110, si indicavano i capi, si segnalava la prepara21ons: pre~_ed~ntent-i Congressi, nei Fasci, nella propaganda del sociahs~o. Ma a Foggia, che cosa appare? Il tumulto anommo e collettivo, feroce e nella sua _f~rocia incon~ludente. E a Bari? Forse un partito muntc1pale. E a _Mwe_rvino-tl'Iurge dove una popolazione uscente dalle cenm?me _dtl santuario, accumulata per un d_e;·ot? pellegnna~g10, :rnnov~ ass~lti, uccisioni, pervers1ta d1 lotte med10evah, a M1nerv1110-Murge chi è che . ~ 1) ' orgam~z:i. otremmo proseguire nella enumerazione: ma è 1uut1le, tan:o la cosa non è controversa. Tutti, infatti, sono co?cord1: nessuno mostra, o, se non altro, ha mostr_ato_d1 _dubita:ne al pri~o momento: più di un tumulto, ne, g1orm scorsi, è s ·oppiato un tumore infettivo cresciuto nel smgue della penisola. Data questa _constatazione, unanimamente i giornali h_anno Yoluto ricercarne le cause, e quasi tutti hanno npltuto _: - La miseria, il rincaro del pane; poi la mancanza dt lavoro, l'eccessiva o-ravità del sistema fiscale l'improduttività di molte dell~ nostre terre per effetto dÌ quel sistema. . _Questo il giudi_zio, questa l'impressione, questa l'anahs1 spontanea e smcera. Trovate uno che non abbia sentito come le difficoltà della situazione po_litica ?on derivino principalmente, diret~amente da_lle d1ffico)ta economiche del paese. E quest~ d1fficolt_à,ripeto, provengono per gran parte dalla mama tassatrice dalla quale sono stati invasi i nostri finanzieri parlamentari, incuranti delle necessità della produzione. , Sopra&gi~nti i ~at~i di Milano Don Cbisciotte perde l ordrnaria 1mparziahta; e non ce ne sorprendiamo. No~ l_a pe:de,_ però, il prinettiano Corriere di Napoli, ,1 cui d1rètcore CantJlupi si eleva al disopra delle meschin~ g~re parlamrntar_i, ed il giorno 8 dopo avere ne, g1orn1 precedenti esaminata con OIH'Sta e intelligenza le cause dei tumulti - tira la somn~a con un articolo, di cui riportiamo questi bra01: Facciamo la somma di tutto ciò ch'è successo in Italia negli ultimi giorni; teniamo conto, non solo della estensione dei tumulti, 111:1 del carattere di estrema violenza c?' essi hanno assunto qua e là, da Molfetta e Minervmo Murge a Fi0 1ine e a Firenze a Pavia e a Milano· n?n dimentichian~o che la rapidità dei mezzi d'informa: z10ne e d, traspo~to_ren le ~ra molto più facile quello che un tempo era cosi difficile: il provvedere con mezzi adatti alla tutela della pace pubblica. Parlereste voi ancora di d_i~ordini? O non piuttosto ricorrerebbe il vostro pensiero alla celebre replica del duca di Liancourt? E il momento piu grave che il nostro paese abbia attraversato; ed è il piu grave perchè vi si vanno scon-
304 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI I tando, non le imprevidenze e gli errori degli uomini che governano oggi, ma le imprevidenze e gli errori di tutti i nostri_,Gove~ni da più di vent'anni. Bisogna aver presente c10 se s1 vuole avere una spiegazione adeguata di quanto sta succedendo, perchè certo, oramai, la spieoazione non sarebbe più data dall'alto prezzo del pane, dal timore di una vera e propria carestia, dall'insieme del ?is~gio. C?e tr~vaglia le nostr~ pcpolazioni. Ma vengono 1 g10rm m cm anche le folle ignare fanno le loro sintesi e ricordano, e sintetizzano, e ricordando esplodono come oggi fanno. E tutto ciò che abbiamo registrato e registriamo è s~cceduto e succede in un paese dove le organizzazioni più temute sono appena simulacri di forze sovvertitrici •e s_imer~vigliano forse esse stesse della quantità di matena sociale pronta alle fiamme; in un paese dov'è spiccatissima la tendenza all'idolatria dell'uomo che s'impone, e quest' uomo non si scorge da nessuna parte; in un paese dove la parola ha una potenza di suggestione cosi g~ande, e non c'è chi sappia adoperarla come alla folla piace. Che cosa accadrebbe, che cosa non sarebbe già accaduto a quest' ora se tutto ciò che manca ci fosse? Quant! ~mma:stramenti non dovrebbero trarsi da questa cond1z10ne d1 cose! Come non impararne che questo co~tagio _deldisordine e_della rivolta presuppone la diffus10ne d1 un malessere mcomparabilmente più grave che il ~alessere su cui si è andati da tempo declamando e teonzzando ! Eppure la fantasia delle nostre classi politiche è cosi sterile, alla loro virtù di pensiero è cosi .ignot_o ogni corag:gio, che anche dai migliori non si annunziano e non s1 aspettano che i soliti rimedi mecç_anici, e non si ha l'accenno più remoto di un'audacia di una idea vivificatrice e rinnovatrice. Questo è il m'ale peggiore: noi facciamo dtlle cc combinazioni » anche in mezzo alle fiamme. Si pensa alle dimissioni del Ministero. E che cosa importa che il Ministero si dimetta? Si pensa a coloro che potranno raccoglierne l'eredità, sia pure in via irreoolarmente parlamentare. E che cosa importa, mentre° la casa brucia, di star a discutere su chi dovrà maneggiare le pompe spegnitnci ? Non si tratta di vedere quali uomini governeranno questo paese e con quali strumenti e a traverso a quali interp~etazioni di leggi statutarie: ma di vedere con quah idee saremo governati, con quale spirito di riforme, e s: le classi che si proclamano dirigenti avranno l'audacia che occorre per mettere tutta la nostra vita su di un altro cammino, per superare tutti oli ostacoli, da qualsiasi parte vengano, che si oppongono 0 al nostro completo rinnovamento. Pensiamo alle cose e lasciamo stare le parole. Restiamo per un momento in Napoli per rilevare la confessione di Don Marzio. cc Picchiamoci il petto; questo brutto momento l' abbia.mo ~reato noi: e, diciamo noi, per significare le classi dmgentJ, quelle che hanno la chiave delle assemblee, che si affermano ne' corpi amministrativi, che si alternano, tanto spesso rassomigliandosi negli errori a' banchi del governo ». ' Questo confiteor è straordinariamente prezioso perchè il Don Marzio è l'organo ufficioso del Genera~e. Afan de Rivera - il sottosegretario di Stato al Mm1stero della guerra, il quale, sia ricordato a suo onore, anche in questo momento, non aspettò i tumult! e i te~tativi di rivoluzione, per accorgersi che I dazi d1 consumo pesavano terribilmente sui poveri. Caso rarissimo in un militare ! Ritorniamo a Roma e concludiamo colle constatazioni della Tribuna, ch'è l'organo magno della opposizione costituzionale, anzi rappresenta la quintessenza delle opposizioni! Ebbene la Tribuna, che sola in Roma ; oltre l'Avanti! - ha trovato parole sdegnose contro la soppressione del Secolo e dell'Italia del popofo di Milano, dopo aver fatto la stessa diagnosi dei mali e delle loro cause come il Don Chisciolte, come il pan Marzi.>, come il Corrieredi Napoli ecc. ecc. st fa di un tratto socialista - si vede che nella sua redazione non c'è più il povero Oyster ! - e propugna la municipalizzazione del pane. Fa di più, e, pe_r.bocca di Rastignac, sottopone allo staccio di una cnt1ca severa, ma giusta, gli uomini politici, che hanno governato l'Italia e conchiude (N. 125 del 7 Maggio): « Gli ultimi avvenimenti hanno dimostrato una verità c~e solo al governo o a chi per lui poteva essere u~ m1st~r?, ~a non era e non è un mistero per tutti gh uomm1 d1 buon senso che osservano i vari fenomeni della vita italiana; e la verità è questa: che il paese è preparato a qualsiasi movimento, indipendentemente dall'azione dei partiti rivoluzionari o evoluzionisti che non ha~n_o.presa che in certe classi popolari, o in ce;ti gruppi p_oht1c1che non _posseggono sufficiente forza di espansione, per conqmstare tutta e intera la pubblica opinione. Il pa~se è ~reparato a qualsiasi movimento - per la sfid~c1a orn~a1COJ?~leta e irreparabile che ha negli orgam e negh uom1m che dovrebbero presiedere alla sua '.ort~na. e al~a sua felicità; e per la perdita di tutte le 1Ilus1om e d1 tutte le speranze nel rinnovamento e nel mig~ior_amentod! q_uegli organi o di quegli uomini. I sacrifiz1 personali 31 sopportano finchè si suppone ch'essi possano. e~sere_benefici all_apatria; i disastri si subiscono, fin~hè. s1 1magma che essi possano essere riparati; gli errori s1 perd?nano, finchè i loro effetti si considerano più o m:no fac~lmente eliminabili. Ma quando sacrifizi, disastn, erron non hanno più limite, e sono o diventano fine a s~ st~s~i, allora, istintivamente, il popolo insorge a fare grnstJz~a.da sè : oggi per il pane, domani per il fuoco dom~stJ_co,doman l'altro per qualsiasi altra cosa. Il popolo Jtahano è stanco, e quel che è peggio dispe• rato - come un esercito di ciechi a cui durante la marcia manchino a. un tratto le guide e i generali ». cc •••• In Itaha nell'immensa macchina amministrativa ~ politica, _al momento opportuno, nessuna ruota compie 11 suo uffic10,nessuna cinghia serra sicuramente le ruote· e ruote e cinghie lavorano non ad altro che a consu-.'. mare se stesse e e consumare il paese che vi passa dentro: Al!a vita ~olitica italiana mancano gli uomini; e la tesi dei_separat~sti potrebbe, mi pare, essere confortata d~lla d1mo~traz1onedi questo teorema di pura fisiologia, c10_è: che 11cer:1ello dell'uomo di governo italiano· è inferiore alla funz10ne che dovrebbe compiere sopra un corpo di 33 milioni. E ci pare che bastino queste citazioni. Se ne oc- ,orressero ancora non avremmo che da sfogliare la collezione di tutti i giornali monarchici d' Italia, compresi i più reazionari. Le confessioni e le constatazioni dei sostenitori dell' actuale ordine di cose sono unanimi ed eloquentissime. . Esse stabiliscono che in Italia, in proporzioni g1gantesch~, coesistono miseria economica, disagio morale e msipienza politica. D'onde la conclusione contro la q... ale nemmeno rotrà ridire il Procuratore del Re di Roma, che si residua nel dilemma fatale: riforme o rivoluzione. LA RIVISTA. Per cambiamenti di indirizzi rivolgersi al Signor GIOACCHINO MONTALBANO - Yia S. Nicola da Tolentino N. 45, Roma.
RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 305 LA FAME E LE CIFRE (RICORDI E MONITI) La caratteristica generale di questa fine di secolo che si accentuerà maggiormente nel secolo, venturo, è la internazionalizzazione di tutta la fenomenologia sociale. Su per giù si avvertono dappertutto gli stessi difetti e le stesse virtù; vi sono gli stessi partiti politici, le stesse tendenze, le medesime correnti di opinione pubblica; si trovano gli stessi contrasti tra miseria e ricchezza; si deplorano le identiche iniquità sociali. E ciò tanto al Nord quanto al Sud; tanto tra gli AngloSassoni, quanto tra i Latini e gli Slavi, per quanto si debba accennare con riserva a questi gruppi di popoli, designandoli con nomi che indicano differenze di razza. I fenomeni, adunque, nella qualità sono identici dappertutto; ma differiscono nella intensità. Ed è da questa differenza soltanto quantitativa, che scaturiscono altri fenomeni politico-sociali particolari a ciascuna nazione. In Inghilterra come in Francia ; in Germania come in Russia ci sono socialisti, repubblicani e anarchici ; c' è miseria grande da eliminare ; ci sono iniquità sociali da correggere; presso queste nazioni e nelle altre non menzionate si sente specialmente in questo momento l' influenza sinistra del1' eccezionale rincari mento del pane, che in ogni tempo produsse tumulti più o meno gravi. Ebbene, in nessun punto dell'Europa civile, nell'ora grigia attuale, si osservano i fenomeni dolorosi e paurosi, che contraddistinguono l' Italia - nemmeno i"n Ispagna ! - e che hanno determinato rivolte, e tent,ttivi di rivoluzione; saccheggi, incendi e devastazioni, molte centinaia di morti e moltissime migliaia di feriti e di arrestati; stati di assedi, cannonate, soppressioni di giornali e tribunali militari ..... Guardando a questa spaventevole differenza c'è da raccapriccire e da domandarsi: )a differenza è senza cause e deriva forse da un diabolico pervertimento degli italiani ? No; le cause ci sono. Le cause più intense fatalmente hanno prodotto effetti più intensi. E naturale; è necessario. Se cosi non fosse verrebbe smentita la grande ed universale legge di causalità. La Rivista ha riprodotto nell'articolo: 'Dilemma fatale il pensiero Jegli altri; e questi altri sono gli avversari della democrazia - coloro che ebbero o hanno in mano il governo, coloro sui quali - per proprie esplicite confessioni - pesa la responsabilità piena ed intera degli avvenimenti passati, presenti e futuri ; responsabilità inc111cellabile e eh' è tanto più grave in qua11toche 11011 si può eccepire come attenuante la ignoranza! Però, a noi, di parte democratica 11011b.tsta la desolata confessione degli avversari. Questa confessione, ora, si potrebbe supporre 5trappata dal perturbamentO prodotte dalla paura. Non bisogna contentarsene : bisogna, invece, documentare in modo irrefragabile questa tardiv,1 ed esplicita confessione. La documentazione è facile, perchè si trova bella e fatta in tutte le pubblicazioni ufficiali da trent'anni in quà. Le prove le ha raccolte ed ordinate, rendendole più chiare e convincenti, uno studioso, ·che vive al di fuori della politica e che per di più è Regio professore ; e le ha enunziate in un momento in cui non erano scoppiate le rivolte di questi ultimi giorni. Si trovano nella prolusione pel nostro sistema tributario letta il 6 Dicembre r 897 dal Prof. Federico Flora nella Regia Università di Genova. Da questa bella prolusione voglio togliere, senza nulla mettervi del mio, pochi brani che servono a caratterizzare - per metterlo alla gogna - il sistema politico finanziario, con tutte le sue conseguenze, dell' Italia contemporanea. Metto ad ogni brano un sotto titolo, che risparmia commenti e spiegazioni. Il Sistema polit1co e finanziario. - « L'attuale condizione cronica di cose rivela subito il vizio fondamentale del nostro sistema tributario: il difetto di coordinazione della politica all'economia,della spesaalla ricchezza nazionale; la violazione continualadi certi rapporti proporzionali Ira le spesepubblichee la capacitàcontributiva normale, nella rigida osservanza dei quali unicamente riposa l'equilibrio durevole del bilancio ». Spese pubbliche e ricchezza privata. Come amnentano. - « Confrontando, infatti, la ricchezza accumulata in cinque periodi diversi e la ragione del suo incremento con le spese pubbliche ed il loro progressivo sviluppo nei quinquenni corrispondenti, si hanno i risultati che seguono: MEDIE QUINQUENNALI Periodi Ricchezzaprivata Spesepubbliche 1873-77 n,iliatdi 42.2 pcl' capo L. 1507 milioni 1133 pel' capo L. 40 1878-82 » ,17.8 » » 1665 » 1213 » » 42 1883- 7 » 52.6 » » 1724 » 1458 » » 50 1888-92 » 5-:t.0 » >> 1768 • 1626 » » 52 Aumento O[O 28 17 44 30 La ricchezza privata dal primo all'ultimo periodo aumentò del 17; le spese del 30 010 ! Spesa e ricchezza. Confronti internazionali. Stati Ricchezzaprivata. Spese puhbl. Rapp. propm. per abitante frala 1pt1ae la rieehma Iughilton·n. L. 6.430 L. 83 1('77 Prancia. » 5.922 » 87 1168 Prussia . » 2 .833 » 71 1,,10 Austria. » 2.6'12 » 59 lt-l5 Belgio . » 5.600 • 57 1198 Olanda . » 5.500 » 59 1193 SYezia . » 1.950 » 28 1(70 Danimarca. » 3.860 » 39 1198 Italia I. 760 54 I 132 L'Italia occupa sempre il primo posto. Le spese pubbliche rappresentano per essa 1132della ricchezza media per abitante, mentre rappresentano 1140 di questa per la Prussia, q68 per la Francia, I[77 per I Inghilterra ed q98 per il piccolo Belgio, che sarebbe pertanto il paese meno gravato. li che emerge ancora con piu evidenza suppa· nendo che gli abitanti dei paesi in questione possedessero tutti una eguale somma di ricchezza ragguagliata a diecimila: ..,111gbilte1-ra. L. 130 Francia. )) 147 frussia . • 252 ALLStria )) 224 Belgio » 102 10.000 Olanda )) 107 Svezia » 14,1 Dauimm·(ltt.. )) 101 Italia 307
306 RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTEltE ~ SCIENZE SOCIALI Come si ripartiscono le spt>se. - « L'entrata, essendo incapace a seguire il movimento progressivo della spesa, determinava necessariamente, per coprire il disavanzo, il ricorso al de/Jito; epperò dall' aspetto politico una incessante riduzione delle spese per i servizi pubblici realmente proficui e dal\' aspetto economico-sociale la creazione di una classe improduttiv3, misoneista, che assorbe una quota ingente del reddito nazionale, che si oppone ad ogni riforma. che monopolizza il capitale sottratto ali' agricoltura, ali' industria ed al lavoro, deprirr:endo i salari ed i profitti ed arrestando la graduale diminuzione dtl saggio dell'interesse. Si esamini a questo scopo il seguente prospetto, la finanza non potendosi studiare che su cifre e dati positivi, l'eloquenza dei fatti essendo sempre superiore a quella di Demostene: milionidi lire Speso per debito pubblico 148 010 15.6 380 010 30.2 685 010 42.5 • milita.ri 377 • 39.6 2H • 17,0 4-13 • 27.5 • di riscossiono 112 » 11.8 112 » 8.8 160 » 10.0 • per servizi civili 313 » 33.0 553 • '1-1.0 318 • 2g.o Entrata effettiva 950 • 100.0 1259 » 100.0 1606 • 100.0 Le spese improduttive, è evidente che rappresentano 1'8o 010; mentre per le spese produtti,·e non resta che il solo 20 oro. Ma su chi pesano maggiormeatc: le imposte, che alimentano le spese pubbliche? • Il peso maggio1·e sui lavoratori e sui poveri. - « Computando il numero delle proprietà che pagano una somma d'imposte inferiore a L. 40, il numero de' pro• prietari di case urbane (2 milioni) in relazione alla cifra degl'inquilini l 13 milioni e mezzo) sui quali l'imposta fabbricati viene ripercossa, la cifra dei redditi e delle successioni minori alle lire mille, il numero degli iscritti per le tre imposte dirette calcolato su documenti ufficiale a 8 milioni e mezzo sopra una popolazione di 3 I milioni,· si ricava in via approssimativa che LlO quinto dei tributi sui terreni e sullo ricchezza mobile, quattro quinti dell'imposta fabbricati, un decimo di quelli SUf trasferimenti di proprietà e quattro quinti delle imposte indirette sui consumi pesano sui redditi dei meno abbienti e delle classi lavoratrici. In base a questi rapporti ed ai dati dell'esercizio 1895-96 si hanno i risultati che seguono: l11po11oeiterreni è mila R. !I. 393 n,. dei q11;1 I i 115 cioè 96 rn. 1uimenoabb. ln,postc fabhricnti 88 » » 4t5 » 68 » rngl'ioquilinj » sugli nffal'i 19G » » 1110 » 19 » 1Ui menoabb. )) indiretto sui consumi o lotto 68,1 » • ,115 » 5,18 » sui po,·cri. Totale dei tributi 1361 mii. dei quali il 55 010 cioè: 73 r milioni pesano sui meno abbienti e sulle classi lavoratrici ». Queste cifre vengono rese più eloquenti dal rapporto tra imposte dirette e indirette. Rapporto fra imposte dirette e indirette - « La scienza insegna che in ogni sistema tributario razionale, l'imposizione diretta deve prevalere su quella indiretta, poichè questa - per il suo carattere reale - colpisce il consumo e lo scambio senza riguardo alle condizioni personali di chi li compie, con una misura identica, epperò tanto più grave quanto più piccolo è il reddito e misera la condizione economica del soggetto che su quella vive. ln Italia accade l'opposto. 1 tributi diretti e indiretti sui consumi salivano negli anni: 'rotaletriboli 1871 milioni 832 18!)5-9(j I) 1862 Aumento u di111inuzio11c (j.[ Impostedirelle lmp. indirelle lmp. con10mi mii. 321 010 3!) mii. ;;u 010 61 mii. 403 01048 >> ,180 » 3:3 » 882 ,, G:; » 680 • 50 2 Confrontando le due annate si osserva che mentre le imposte sui consumi, sopportate da 24 milioni di nulla abbienti, presentano un aumento del 2 per cento, le imposte dirette, che ricadono su 9 milioni di individui, possessori di un reddito :li 3 miliardi circa, subirono un decrescimento del 4 per cento. Come pesa il fisco sui poveri - « L'altezza media di tutte queste imposte indirette è del 160 010 per i dazi esterni, e nella ragione del 25 010 del valore dtlla merce per i dazi interni; di guisa che, data la mercede giornaliera corrente nel regno per gli operai dell'industria in L. 2,40, ciascun lavoratore verrebbe a pagare all'erario ed ai poteri locali pel solo dazio consumo - dedotto dalle L. 2,40 il costo della pigione, che rappresenta in media la ststa parte della spesa annuale di una famiglia operaia - una somma d'imposta di cinquanta centesimi al giorno, cioè, il quarto della scarsa mercede giornaliera, ossia 180 lire all'anno. « Quelle tariffe spiegano inoltre perchè in Italia i consumi siano più bassi di qualsiasi altro paese d'Europa, pure tenendo conto dei fattori etnici e mcsologici, e perchè meta degl'ltaliani vive nella più atroce miseria. ricorrendo quasi esclusivamente ad alimenti vegetali, ad un tenore di vita inumano, causa inevitabile di d~cadenza fisica ed intelltttuale, di infermità economica, di natalità altiss·ma epperò di pauperismo. In Italia, doYe i salari sono più bas,i che altrove, i generi di consumo dovrebbno essere i meno tassati. Invece succede precisamente il contrario ed in un solo anno ( 1895-96) lo spirito, il grano, il sale, il petrolio, lo zucchero ed il caffé, il cotone greggio, i tessuti di lino, il co:onc di Ima. i filati di cotone, le granaglie diedero allo Stato 331 milioni di lire "· Ma se i poveri, i proletari sono oppressi sbaglierebbe di gro,so chi sospettasse che gli agiati, i proprit:tari siano meglio tratta• i. Il sistema tributario it 1liano è tale che riesce al : Collettivismo fiscale - cc Cominci. ndo a dire dell'imposta sui terreni, il de Laveleye scriveva che in Italia il disegno dei collettivi,ti del Congresso di Bruxelles si è attuato a metà per l'ammontare dei tr,buti che prelevano dal 30 al 50 010 del n ddito prediale. Nè la cifra può sembrare esagerata allorquando si teng1 conto dei tributi erari;ili, provinciali e comunali, del dtbito ipotecario fruttift!ro che supera i 10 miliardi, pari al terzo del valore dei terreni, con un aumt nto ancuo di più che 200 milioni, delle tasse di registro e sulle successioni che gravitano per tre qu nti sull'agricoltura, la ricchezza mobiliare sfuggendo facilmente al tributo; tenendo conto della tassa sulle colonie agrJrie, delle prestazioni :,er le strade obbligatorie, del fuocatico ne' comuni rurali e degli altri oneri minori che ostacolano ogni incremento della produzione agricola e rovinano la piccola proprieta, il più prezioso elemento della conservazione sociale, non lasciando agli agricoltori altra via che l'emigrazione, èella quale essi rappresentano quasi la meta (42 010). In Francia, invece, la proprietà fondiaria paga fra tributi erariali e locali il 16 010, in Germania il 15, in Amtria il 19, in Inghilterra, secondo 11Knies, dal 13 al 20 O]O .•.•• « Non sono quindi le dottrine collettiviste che distruggono la proprietà, ma è lo Stato che si ride della siepe v1rgilian~ e te~critea, alla cui conservazione inneggiava di recente a Pescara, con frasi cesellate e periodi sonori, il poeta decadente della Bellezza, dimentico che per salvare la siepe basterebbe esentare dall'irr.posta diretta i piccoli proprietari ». D'onde questa: Conclusione - « L'unificazione politica che gli architetti del sistema tributario si ripromettevano di consolidare, ne fu scossa, poich~ il malessere eco11omico prodotto dall'errato indirizzo finanziario si traduce fatalmente in disgusto politico, in avversione::contro lo Stato stesso, che si arriva perfino a disgiungere e ad opporre alla
RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 307 nazione della quale usurpa e confisca le forze migliori. Da questo malessere economico, che si trasforma inevitabilmente in malcontento politico e spezza ogni armonica coesistenza fra Stato e società trasse partito la democrazia collettivista, che mirando accortamente al presente più che al futuro paradiso terrestre sognato . da William Morris seppe inscrivere nei suoi programmi minimi quella riforma tributaria dalla quale i partiti socialmente conservatori rifuggono, deminati dall'illusione che sia possibile creare uno Stato forte e potente astraendo dalla base economica, che nell'età nostra plasma la psicologia collettiva e sorregge ogni prepon-Jeranza politica ». Sin quì il Professore Flora con intelligenza ed imparzialità degnissime di lode. Ma non aspettai le manifestazioni dei Fasci e quelle odierne per riuscire alle identiche conclusioni e quasi per la stessa via indicata dalle cifre aride. Infatti sin dall'ottobre 1892, alla vigilia delle elezioni politiche indette dall'on. Giolitti, nell'opuscolo : La difesa nazionale e le economienelle spere militari, che mi servi come programma elettorak, scrivevo : « Dedotta la quota delle spese militari, ad ogni abitante resta que5tO reddito netto : ad un inglese L. 802; ad un francese 5 7 3 ; ad un tedesco 399; ad un greco 259; ad un italiano 223, ad uno spagnuolo 178; ad un russo 152. Questo primo esame ci dice che in quanto a miseria - di ricchezza media non è a discorrere - gl' italiani stanno tra greci, spagnuoli e russi. « Per comprendere nella sua interezza la eloquenza di queste cifre, ne occorre un'altra serie. Si è calcolato che al mantenimtnto normale medio di un uomo è necessario consacrare il 40 ¼ del reddito di un inglese; ciò che resta va al risparmio, ciò che manca va a rappresentare il deficit. Con tale base di calcolo, in ogni anno ad un inglese so - pra~anza, ed egli mette a _r!sparmio, L. 48r. Ogni ttahano, mvece, ha un deficit di L. 97 » (p. 8 e 9). Sono forse cervellotici questi calwli, che sono basati sui dati rac..:olti da statistici manieri ? Tutt'altro. Gli studi di Pantaleoni, di Bodio, di Flora (1) mostrano eh~ il reddito degl' italiani non è al di sopra. Questo terribile disagio economico nel r892 mi faceva scrivere nel citato opuscolo: cc Le cifre ci spiegano la famosa sobrietà <legl' i,aliani, che si traduce in povertà ed indi in concorrenza odiosa contro gli operai degli altri paesi, che stanno discretamente ed hanno un tenore di vita pi11 elevato. Le cifre ci spiegano perchè i francesi spen - dendo molto di piu degli italiani per la guerr.t soffrono molto meno di essi e capitalizz~no in ogni anno somme colossali. Le cifre ci spie.;ano perchè la delinquenza, la emig1 azione e la ignoranza massin:a sono gravi in Italia e nella Spagna. Le cifre ci spiegano perchè, non ostante gli sfor- ~i ~egli. uomini di Stato e i sacrifizi del popolo, 1 bilanci della Spagna, del!' Italia, della Grecia e d~lla Russia si ch1u_<lonocon deficit; perchè l'aggio cresce; perchè 11 prezzo della rendita diminuisce. Le cifre, infine, ci spiegano perchè qualunque crisi un po' eccezionale viene sentita in modo spaventevole ed anche sproporzionatamente alla emica (I) Lo s~rit:o del Flora cui accenno qui non è il precedente, ma 11 hbro : La Jimmza e la 1111istio11e sociale. Roux e Frassati. Torino. del male presso gli Stati e le nazioni m deficit ; perchè la mancanza di vendita di due milioni di ettolitri di vino in Italia, perchè una carestia in Russia determinano uno allarme ed una fenome. nologia della miseria, che non si riscontrerebbe nei paesi che normalmente si trovano in condizioni diverse>. (p. 10 e I r). Voler insistere ora sulle conclusioni inesorabili che potei trarre sei anni or sono dai fatti e dalle cifre inoppugnabili mi pare assolutamente superfluo. Basta aggiungere che d.t allora ad oggi la condizione economica del popolo è peggiorata, ed è peggiorata non solo perchè sono aumentati i prezzi dei generi di prim '. necessità, ma per la generale mancanza di lavoro. Gli effetti della causa nota non potevano essere e non furono che più intensi e piu rapidi. Gli effetti dovevano essere piu rapidi, più intensi, piu universali perchè oggi non è una sola causa, che agisce_: alla mi5eria economica ~i sono aggiunti, complicandone e centuplicandone l'azione, il discredito degli uomini e delle istituzioni; le diffidenze contro tutto e contro tutti ; specialmente contro la giustizia. Che cosa sperare per l' avvenire ? Se tanta sventura che si è riversata snl nostro paese valesse a richiamare l'attenzione di coloro che governano l'Italia sulla desolante realtà, il male sarebbe ancora minore e sino ad un certo punto, per quanto esso sia grande, si potrebbe ripetere : non ogni male viene per nuocere I Chi può dire quali e quanti benefizi ritrarrebbe l'Italia da una riforma tributaria, che ,dleviasse le imposte per tutti e più equamente le ripartisse · chi può immagilJare quale risveglio produrrebb; Li_ i:estau:azi_one del _regno ddla legge e della giusttzta e 11 rispetto d1 quelle stesse poche libertà che lo Statuto concede ? Invece... invece si continuerà per la vecchia strada; si aumenteranno le spese militari e per conseguenza le imposte ; si distruggeranno le poche !iberni, che ancora ci rimangono. La reazione, la losca e pazza megera, che tante nazioni condusse sull'orlo della tomba, che tanti governi che sembravano fortissimi scrollò dalle fondamenta, trionferà irrefrenata e forse incontrastata È triste, triste, triste ! Ci saranno uomini, che negli avvenimenti di questi giorni troveranno l'occasione desiderata per provocare un cambiameoro di minis"tero? Pel decoro e per la salute della patria si vorrebbe sperare che ciò non fosse, si dovrebbe sperarlo con tar,to maggior fondamento in quanto che le ore, non i giorni, del ministero sono contate, e nessuno dei suoi membri si può illudere sulle sorti, che a<l esso sono riserb;.te. Ma oggi 1100 è pit'1 quistione di gruppi e gruppetti p1rlamentari, di ambizioni da soddisfare e di nincori da sfooare. Non è in giuoco un ministro o un partito poli~ico · sono in giuoco le sorti d' Itali.a. Se ci sono ancor~ degli italiani, che amano ancora la patria che sanno, vogliono e possono salvarla non d~vrebbero tardare un istante per intendersi e per agire. Ma pur troppo e' e da tenwre, che prevarrà il patriottismo del pistolotto finale dei discorsi parla-
308 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI mentari pronunziato per fare ingoiare le più stolte ed inique proposte. I governanti crederanno di avere salvato ogni cosa colle fucilate e collo stato di assedio. Se così faranno mostreranno di aver dimenticato il motto dell'austriaco principe di Schwanzenberg: collebajonettcsi puo vincere,ma non ci si p110 star seduti sopra ! Dr. NAPOLJ!ONE CoLAJANNI Le varietà del_patriottismo( 1 ) Il patriottismo si sviluppa assai differentemecte e iQegualmente nelle società umane : vi si riscontra il prodotto variatissimo di cause molto dissimili. Vi si possono per lo meno riconoscere facilmente quattro varietà ben distinte che si definiscono così : il patriottismo fondato sul sentimento religioso, il patriottismo fondato sulla concorrenza commerciale, il patriottismo di stato fondato sull'ambizione politica, il patriottismo fondato sulla indipendenza della vita privata. I. La prima varietà, il Patriottismofondato sul sentimento religioso, può osservarsi particolarmente presso gli Arabi, i Touaregs, i Turchi e loro simili. Basta nominare questi popoli per evocare allo spirito il carattere proprio di questa varietà del patriottismo : esso è assoluto e inesorabile cogli avversari, poichè pretende di appoggiarsi su una dottrina religiosa che non transige affatto. Ma sopratutto esso è temibile, in quanto non piega solo i corpi sotto la sua dominazione, ma le coscienze benanco. Non contento di domandare ai vinti di sottomettersi, egli impone loro l'obbligo di credere: " credi, o muori )). Questo patriottismo ha insanguinato la storia per più secoli, e si presenta al giudizio degli uomini carico di esecrandi delitti. La religione non è più che furor religioso allorchè si rivolge alla paura e non alla coscienza, allorchè pretende imporsi con la violenza. Un simile patriottismo deve essere energicamente ccndannato, sopratutto dai credenti perchè profana e disonora ciò che v' ha di più nobile e di più elevato : il sentimento religioso e la giustizia divina. I patriotti di questo genere sono peggiori dei simoniaci, perchè con la sciabola o il bastone in mano trafficano le cose sante a vantaggio della loro passione, del loro odio, della loro ambizione. IL La seconda varietà, il Patriottismojondato sulla concorrenzacommerciale, ha più specialmente caratterizzato i popoli delle coste del Mediterraneo, allorchè questo non era che una specie di bacino chiuso. Si sa come nell'antichità, una moltitudine di città indipendenti, vivendo principalmente di commercio, lungo le coste della Fenicia, dell Asia minore, della Grecia, della Magna Grecia, della Spagna e dell'Africa settentrionale, naturalmente si facevan tra loro una concorrenza accanita : trionfare d'una rivale era per esse questione di vita o di morte. La storia antica non è che il racconto di queste rivalità mercantili. Era dunque, per queste città, una necessità l'organizzarsi in vista della difesa e dell'attacco, perchè ciascuna di esse formava un piccolo mondo a parte che non po- (1) Abbiamo creduto molto opportuno riprodurre dal libro del Demolins : A quai timi la superiorité des A11u/o-saxo11s queste osservazioni : pcrchè il loro valore intrinsec~ aumenta pel fa!to ~he esse vengono da un fraucese dei più colti e dei più stimati e fanno sperare nella decadenza allo c/Jauvi11is111e. N. d. R. teva contare che su sè stesso. Cosi la loro preoccupazione_costante fu di dirigere la gioventù a tutti gli eserc1zì del corpo: la forza, la scaltrezza, l'abilità a tirar l'arco divennero le qualità che più si stimavano in un giovane, e i giuochi pubblici, ch'ebbero un cosi grande sviluppo presso tutte quelle città, non erano che una delle forme di questo patriottismo sospettoso. Il patriottismo era allora locale, era il patriottismo della città. Civitas urbs, parole famose di cui son pieni gli autori dell'antichità. Tutte le belle azioni ch'essi ci raccontano, e di cui riempiamo ancora piamente e un po' ingenuamente la memoria dei nostri scolari sono la manifestazione di questo genere di patriottism~. Una città tanto era fiera dei suoi atleti, guanto dei suoi filosofi, perchè gli uni e gli altri erano un prodotto necessario e naturale dello stato sociale. Tali eran le forme di patriottismo che la necessità di resistere alla concorrenza commerciale sviluppò nelle antiche città del mediterraneo. Ma quello era un patriottismo fatto di denaro, cupido e gretto. Quelle contese a mano armata, quelle lotte incessanti, che la storia ha abbellito con colori troppo smaglianti, avevano, in fondo, per movente il desiderio di rovinare con la forza brutale una rivale cl,e non si sapeva sopraffare con l'abilità commerciale. Il puro amor di patria e la volontà di sacrificarsi al bisogno, per esso, tenevano minor posto che non si c;eda n~lle preoccupa~ioni di quei me~canti : così, tutte quelle città, quando divennero molto ncche, cessarono di reclutare i difensori nel loro seno, e fecero appello alle armate straniere. A partire dall'anno 560, segnato da una delle loro sconfitte, << i Crotoniensi, dice Giustino, cessarono di esercitarsi al coraggio militare, e alla cura delle armi. Essi caddero nello stesso lusso e nella stessa mollezza di Sibari )). Dopo Cotrone, Taranto, di cui le virtù militari si perdettero ugualmente nella corruzione e nella mollezza dei costumi. In fondo, questo patriottismo tanto vantato può rid_ursi ad un ?ramma_ in ~ue atti : nel primo queste città s~ sf?rzano d1 d1~fa~s1a vicenda, per soddisfare le loro nvahtà commerc1ah ; nel secondo le città che han cosi trionfato con la forza son sopraffatte e rovinate a lor volta da qualche vincitore appartenente a un altro tipo socialè. Ili. La terza varietà, il Patriottismodi Stato fondatosull'a1n;bizionpeolitica, si sviluppa più particolarmente nelle Società a grandi poteri pubblici, e a centralizzazione amministrativa, di cui la Francia, la Germania la Russia l'Italia, la Spagna sono i tipi più caratterizzati all'epoc; attuale. Nel passato, l'Impero Romano si riattacca a questa varietà. Qui il potere non è più rappresentato da confraternite _religiose o da _municipalità urbane composte di mercanti; ma da cap1, guerrieri, o circondati da guerrieri esercitanti il dominio su vasti territori· disponendo dÌ considerevoli risorse in uomini e in denar~ e aventi sotto · ai loro ordini un'armata numerosa di soÌdati e di funzionari docili. Simili capi di Stato_ sono ammirabilmente p1ovvisti per fare la guerra, p01chè tengono nelle loro mani le f~rze vive del paese, poichè tutto è, più o meno, subordmato allo Stato. Soldati e funzionar\ non hanno altra volontà che g?ella del Potere sovrano che li paga. Per la sua mdole stessa, l'armata è più favorevole alla guerra che alla pace; essa ha una tendenza a non stimare il Sovrano, o il capo dello Stato, se si tratta di una r~pu~blica, che in proporzione delle sue geste e delle sue v1ttone. In queste c~ndi_zi?ni i rappresentanti del Potere sono naturalment~ mch~n a far la guerra. Soventi è per essi un mezzo d1 soppiantare un competitore, di scacciare un
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==