RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZE·soCIALI '!89 Nè la funzione delle Unioni si limita al presente, ma si estende all'avvenire e ne prepara le fondamenta rendendo degni e capaci gli operai di dirigere la vita economica e politica delle società democratiche. Doro avere così faticosamente analizzato la struttura, le fonzioni e fatto la teoria delle unioni gli A. riconoscono per i primi che la loro opera non è definitiva. A differenza dei sociologi da strapazzo che ogni giorno scoprono la legge ultima della evoluzione di tutte le cose, i \,Vebb confessono di non aver voluto dire l'ultima parola sul movi•11ento trade unionista. « La parte della nostra opera che resred indubbiamente è quella dove si analizzano la struttura e le funzioni delle unioni, e resterà come esponente del!' Inghilterra operaia nel momento in cui noi scrivevamo. l\Ja tutto il resto ha solo un valore relativo. Molti potranno non accordarsi con noi nei pronostici che dalla capacità degli , operai ad organizzarsi per la difesa dei loro inte · ressi deduciamo intorno all'avvenire della demo· crazia; i fatti potranno togliere in parte la base alle analisi teoriche da noi fatte, e gli studiosi che verranno dopo di noi modificheranno e perfezioneranno le nostre generalizzazioni, le quali saranno cosi solo i punti di partenza delle generalizzazioni dei teorici che comincieranno do,·e noi abbiamo finito. Come tutte le teorie scientifiche, anche le nostre saranno presto scollvoltf', in parte rigettate come fallaci od insufficienti, ed in pane assorbite in teorie più ampie». . La serenità e la coscienza della limit1zione delle forze intellettuali umane, specie in un campo cosi complicato e cosi difficile come la sociologia, è una prerogativa dei grandi scrittori. Il lettore dell' Indusff"ialDemocracy dei Vv ebb è tratto a poco a poco alla conclusione che egli si trova dinanzi ad uno dei più bei libri che si siano pubblicati in Inghilterra nell'ultimo quarto di secolo. Vi sono pagine in fondo alle quali non starebbe male la firma di J. Stuart Mili ed altre che non impallidiscono se messe a confronto coi passi più celebri di Smith. Nell'analisi acuta e profonda della vira economica inglese io non saprei citare che un solo libro il quale possa sostenere il paragone del volume dei 'N ebb : il capolavoro di 'Bageho1,Lombard Streel. Che l' JudnstrialDemocracy sia l'opera di una coppia socialista è una prova della maturità che nel!' Inghilterra ha raggiunto il socialismo nel campo delle scienze economiche e sociali. L'assenza di ogni credo, la nessuna fiducia nelle formule (i sibboleths inglesi), la serenità e le imparzialira massima nei giudizi, la manc:mza di ogni pregiudizio, si concreti questo nella teoria del valore di Marx o nella distinzione fra le due uniche classi dei capitalisti e dei proletari, sono tutte caratteristiche di una nuova fase del pen~iero socialista che supera le concezioni marxiste del I 867 come queste superavano le utopie del principio del secolo. Il fenomeno interessante che la economia liberista inglese negli ultimi anni non ha prodotto nessun libro di valore scientifico pari a quello dei Webb dimostra forse che le tendenze reali delle società moderne non offrono più un campo cosi fecondo di osservazioni ai liberisti come altri periodi storici e fanno dubitare che lo studio minuto e paziente di altri aspetti della vita contemporanea potrebbe forse fornire i dati per una scienza non solo critica, ma ricostruttiva della società nello stesso modo come è ottimisticamente ricostruttivo l'esame del trade unionismo da parte dei Webb. Un'ultima osservazione. L' IndttstrialDemocracy è un volume di 900 pagine ; se vi si aggiunge la History oj Trade Unionis1n, la cui lettura nè è un preliminare necessario, si giunge alle r 500. Molti potranno forse spaventarsi solo ali' idea di dovere legger tante pagine. Lo spavento sarebbe infondato. Non ~i tratta di una di quelle opere per cui vanno famosi i tedeschi e fra cui va insigne, ad es., Bau und Leben dello Schaffie: libri sesquipedali, lunghi migliaia di pagine, disordinaci, noiosi, con periodi interminabili, pieni di frasi vuote, di pensieri vani, non vivificati da un anima interna, in cui lo studio di ogni argomento comincia dalla creazione del mondo, e dove si succedono in processione monotona le teorie più eterogenee e le divagazioni più scucite. Anche i otto l'aspetto letterario il libro dei Webb è lo specchio fedele delle migliori qualiti dello spirito inglese : chiaro, limpido, .insioso di risparmiare tempo a sè ed a chi legge. Non c' è una parola inutile; e le poche ripetizioni sono indispensabili per la organicità tecnica del libro. Ogni parte e quasi ogni capicolo si può leggere indipendentemente dagli altri ; eppure ritmici insieme fon-nano un tutto strettamente organico e coerente, lndustrial 'Democracy è un libro rigidamente scientifico e che 3i fa tuttavia l<!ggere come un romanzo. LUIGI EINAUDI PER LA NOSTRA CULTURA (Continuazione o fine vedi Kum. precedente). I nostri dotti promuovono onorevolmente la scienza; ma come diremo che promuovano la cultura? Eglino vivono, parlando in generale, segregati dal pubblico, sdegnosi della turba profana, raccolti in dma a una specie di Olimpo intellettuale, d'ondt, simili agli dei d'Epicuro, contemplano di tra le nuvole queste miserie e questi errori degli uomini senza altrimenti irr:- pacciarsene. Ogni esercizio di divulgazione sembra loro una indegnità: a scrivere un libro popolare crederebbero di degradarsi. E nulla di meno solo per la via della divulgazione può la scienza raggiungere il suo ultimo fine, eh' è quello di governare la vita, diventando forma e sostanza dello spirito. Non così gl' inglesi, i quali è ben difficile che si stranino in tutto, anche coltivando scienze astratte o recondite, dagl' interessi della più generale cultura e della morale; e non sono pochi gli esempii di quelli che effettivamente si adoperarono a promuovere l'una e l'altra. Ed ecco che dopo la segregazione degli scienziati comincia ora in Italia quella ancor degli artisti. Romanzieri, poeti, musicisti, pittori, scultori, ostentano un crescente disgusto dello spretum sine nominev11lg11s, e pieni di fastidio e di nausea, più non soffrono di abbassare lo sguardo sulle dure cervici cui grava e incallisce il giogo servile della vita ordinaria. Sempre più essi tendono a trarsi in disparte, o (come presumono) in alto; sempre più vagheggiano un'arte sibillina e jeratica, la quale non possa essere dissuggellata e intesa se non da pochi, in virtù di una iniziazione sempre. più sottile e più stretta. E denominandosi superuomini, o tali stimandosi in lor
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