lllVISTA POPOLAllE DI POLITICALETTEUE E SCIENZESOCIALI 187 nel quale oltre ai noti uomini, tre do:rne figurano: Marx, Burns, Hicks. Tre eroine! Tussy mi raccontava spesso, che mentre migliaia di sterline passavano quotidianamente per le loro mani, la s1gno~a Burns spesso non aveva di che pagare la sua colazione. Non basta. Quante conferenze non ha ella dato! Quante leghe non ha formato, creato, alimentato! Correndo sempre da un punto all'aluo, ora dando un consiglio, ora una buona parola, non aveva il tempo di pensare a sè stessa. Un mio amico, che per la prima volta la sentiva parlare, in un nostro Club, sulla Morale nel dramma, mi diceva, pieno d'ammirazione : « Io non credevo che la lingua inglese potesse aver tanta bellezza, e sì dolce melodia. » Nutriva una profonda ammirazione per Ibsen, che gli amici non le perdonavano, ed una grande simpatia per gli ebrei. I am a Jewess - Quante volte, superba e bella, dalla tribuna, non lo ha essa, gridato alla folla I E agli oppressi bisognava pensare, senza guardar nazionalità, razza, classe, condizioni - ecco la sua bandiera. Forte, .coraggiosa, le mancava la fiducia di se stessa. Nessuna opera ci ha lasciato, mentre la sua coltura non era comune, specialmente in cose letterarie. Natura per• /,:ttamente sana, non stette un giorno a letto. Più d'una volta tornò da un giro, da una conferenza tenuta sottù la pioggia, con una polmonite nel petto, che avrebbe ucciso un'altra donna, e che non suscitava in lei alcuna apprensione. Insieme con l'orgoglio, ereditò dal padre la pazienza. Ed anche il sorriso: rideva volentieri, e volentieri la si vedeva ed udiva ridere. Rideva così dolce I Era il sole che compariva tra le nuvole d'un mattino d'inverno. « Su'icidio in un momento di perturbazione psichica » I Che cosa in questo momento le sia sopravvenuto, che cosa l'abbia spinto a codesto triste passo, non sappiamo, forse non sapremo mai. Questo è certo: un'anima grande, buona viene a mancare al nostro partito. Con tranquillità risoluta ella fece il passo divisato, e la sua ultima parola è l'imagine, di tutta la sua vita. • Al 111pote, J.:an Longuet, ch'ella amava teneramente, è indirizzata quest'ultima parola. Mio C11roc,aro Jolnmy! A te la mia ultima parola - Procura di esser degno di tuo nonno - Tua zi.1TussY. Così moriva la giovane figlia di Carlo Marx. Fin qui il Bernstein, si permettano ora due parole a me: « Una improvvisa causa ha spinto, sì, spinto, alla morte « 1:.leonora Marx, questa creatura piena di forza, di sa- « Iute, cui la vita presentava ancora dei còmpiti, dei do- " veri. Non è stato certo un temporale che ha abbattuto « questa quercia, ma un vermicciattolo ha dovuto roderne « le radici ». Cosi si esprime K. Kaut~ky, il più studioso dei socia- !' sti scientific,. Io non voglio afft:rmar certo, come un giornalucolo (Nationalzeitung) che, col suicid:o, Eleonora Marx ha rmnegato la sua opera. Niente esagerJzioni ! Ma un significato il suiciJio d'una lottatrice come Tussy, deve avc:rlo. Quale sieno le cause che hanno condotto al suicidio la giovane non lo sappiamo: un dramma però si e dovuto, silenzioso, svolgere nel a onesta e bella anima, e noi solo l'epilogo tnste conosciamo. li Bernstein nel suo aff.:ttuoso riwrJo, se non vado errato, pare v0glia ricollegare il luttuoso avvt:nime. to con la mancanza di fiducia ili sè stessa - caratteristica de];a povera morta. Ell.i non si sentiva degoa del padre, ell., non sp,rava di poter continuar l'opera di quello. Da quali altri sentimenti, domando io deriva questa sfiducia? Un po' del solito rgoismo crudele socialista trovo nella affermazione del Kautsky: cc Ics restavano dei compiti, dei doveri.» Or bene, coJesti compiti non sono stati sufficienti, il sentimento di codesti doveri da compiere ancora non l'ha protetta. Nessuna rinnegazione dunque, ma un profondo significato, che dovrebbe far pensare coloro che con disprezzo parlano flell'individuo, inginocchiati innanzi al tempio della società, più profondo ancora, se è la figlia di Carlo Marx, che ammonis:e ! Ci son dei momenti nell'anima umana, nei quali l'umanità, la società, innanzi al dolore che affligge, diventano una larva ridicola, e la coscienza del proprio Io assume forme gigantesche. Un tal momento è venuto per Eleonora Marx, la quale solo il suo Io tenendo in consiJerazione, spinta dal suo Io, s'è soppressa. Io non ho conosciuta la sciagurata morta, e non ho il dritto di affermar cosa alcuna; troppo però c'è nella sua vita, che possa giustific::re le mie ipotesi. Quella opera troppo sfrenata, troppo nervosa, quell'impeto instancabile, come se volesse impedire alla mente qualche pensiero, mi dice, o mi sbaglio, abbastanza. Oh vecchio Marx, tù domanderai conto a tua figlia dell'opera compiuta, quando la incontrerai. Ma la sua fronte non si abbasserà innanzi al tuo sguardo severo. Essa ti dirà tutto, e tu, forse chi sa ... tu riconoscerai magari gli errori della tua opera, tu che volesti sovrapporti alfa na• tura. Come te sorrideva tua figlia, o vecchio Marx. Ella però aveva bisogno di sorridere. Il suo sorriso era il raggio dd sole, che fa capolino dalle tetre nuvole, finchè non venga soppresso da esse, fatte spesse e minacciose. Allora incombe la oscurità, la pioggia cade, il vento fischia ed il fulmine atterra la quercia, già disfatta nell'interno del suo tronco, da un verme, silenzioso, che da tempo aveva incominciato la triste opera. G. p ARATORE, Comsies~rivono i li~raiiso~iolo~ia (l) La sociologia, scienza nuova e ancora movente i s•2oi primi passi, sembra già subire una curiosa degenerazione. Non mai come adesso furono cosl numerose le opere sociologiche e non mai furooo cosi rari i lavori veramente scientifici e resistenti all'esame critico più superficiale. In mezzo alla fioritura improvvisa di geni che pretendono aver scop, no le leggi regolatrici delle società umane abbondano, è doloroso confessarlo, i vanesi ed i ciarlatani. La parola può sembrare dura, ma che altro è se non un ciarlatano della scienza guel signor Letourneau che ogni anno pubblica un volume di seicento pagine dove, secooJo la copertina, è descritta l'Evo· luzione di qualche cosa dagli inizi dell'umanità fino ad oggi e dove nella realtà si tron un centone di notizie affastellate di seconda mano sui popoli selvaggi e non si legge una parola sulla storia dei popoli civili ? Eppure tutti citrno Letourneau come un santo padre della Sociologia nello stesso modo con cui gli ignoranti de!L1 statistica ammirano Mulhall, e si traducono e si leggono i libri pieni di affermazioni gratuite e di r~gionanitnti sconnessi di Nuvicow e si pigliano sul serio le teorie balzane sulle razze del Lapougc, divenuto famoso per statistiche non meno grottesche dalle figure miste· riose con cui il il Lilienfield ama adornare i suoi studi più recenti. E per scendere uno scalino più iu basso, 11011 è- interessante lo spettacolo di un (1) La 'R_ivisla si è occup:tta (N. 7, Anno lii) della traduzione tedesca di questa magnifica opera dei coniugi Webb quando si pubblicò il 1° v..,lume. Il Dietz di Stuttgart ora ha pubblicato il 2° ed ultimo volume. Noi consigliamo la traduzione tedesca assai ben fatta dall'Hugo anche perchè costa meno dell' inglese
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