Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 20 - 30 aprile 1898

IUYISTA POPOLAllE l)J POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI !83 alle urne! - degli elettori palermitani. L'Uomo di pietra di Milano nella Risurrezione ( 16 Aprile) dà certe norme per la votazione che sono un atroce insulto per gli elettori di Palermo ; e in una vignetta intitolata: Gusti meridionali l'elèttore di Palermo porta il cappello tradizio• nale del brigante. L'Italia del popolo della stessa Milano consacra un'articolo alle due moi-aii - a quella del Set tentrione e a quella del Mezzogiorno. La Giustizia di Reggio Emilia riproJuce l'indegno calembo11r che una volta alla Camera dei deputati fece l'on. Ingegnere Gabelli, e parla di Unrdici e di Sudici.... La stessa Italia del popolo volendo lochre i cittadini t! le associazioni di Marsala, che avevano protestato contro Crispi non sa designarli altrimenti che con questa frase: Siciliani di onestànordica. .,, Siamo in piena aberrazione, siamo in piena calunnia; ed h.1 ragione il Cammareri-Scurti quando nota che coloro i quali non sanno spiegarsi la preferenza di Palermo borghese per Crispi ricorrono all'insolenza, Questo deve aggiuogusi, per quanto possa ferire l'albagia o la speciale megalomania dei socialisti italiani: chtJ senza la valanga d111lcinsoleoze e delle calunnie scaraventata contro Palermo e contro il mezzogiorno, si può essere sicuri che Francesco Crispi nella ultima elezione torse non sarebbe riuscito a raggranellare una metà dti voti che ottenne. Contro il linguaggio e l'azione dei socialisti, Palermo, che non tollera prepote,pze nè dall'alto nè dal basso, reagi \ivamente. M.::glio, assai piu proficuamente, avrebbero combattuto i primi, - non avendo un candidato che accettasse e che si gettasse nella mischia ; non essendovi un candidato, che avesse potuto raccogliere i voti degli onesti e di tutti i partiti senza farne inorgoglire uno solo a scapito degli altri - se si fossero limitati ad illustrare la vita di Crispi ed a sorvegliare accuratamente le urne per impedire che i suoi amici, intrapr,ndenti ed espeni nella bisogna, facessero la pastetta. Questa è la verità; e non dovrebbero negarla i socialisti di Palermo, che dovrebbero vedere chiaro e non essere alterati dall'ubriacatura che i ripetuti successi hanno dato ai compagni del settentrione. IL Non prenderei la penna e non scrfrerei quanto sarò per scrivere se non mi sentissi superiore e garantito da ingiuriosi sospetti. Antico, costante, inesorabile critico di Franceso Crispi, mai accecato dall'amore pel natio campanile - i miei libri sugli Avvenimenti di Sicilia, sulla Delinquenza della Sicilia, e cento articoli di riviste e giornali, italiani ed esteri, fanno feJe tanto di un'affermazione che dell'altra - io posso parlare liberamente. Aperto e sincero federalista - non regionalista nel senso volgare della parola - perchè conosco le differenze intellettuali, economiche e morali tra le dtverse regioni d'Italia, - soi:o pieramrnte convinto - come piu volte affermai in piena Camera - che l'attuale uniformità assoluta nelle leggi riesca disastrosa per quella unità vera e benefica, che dev' essere interiore - negli animi degli italiani - e non nella artificiosa impalcatura esteriore, che lascia covare, sorgere ed ingigantire nell'ombra, dissidi morali e conflitti d'interessi, che possono riuscire in certi n .omenti, fatali. Ciò premesso torno all'argomento attuale. Sin dall'epoca delle fcst~ dt! 12 gennaio, quando CO·· minciossi a scatenare l' ira dei socialisti e dei repubblicani contro Palermo, in un articolo, che il fisco bestiale di Roma sequestrò, chiedevo: « Come si spifgano le ac- « coglienze di Palermo a Crispi l La spiegazione sem- « plicista direbbe col Giornale di .~icitia e coll'idea libc- « rale (di Milano): il pacse è peggiore del governo e del « Parlamento; Cri spi è l' esponente del paese. Dunque i « due dovevano intendersi. Ma questa sart bbe spiega- « zione monca e difettosa. « Anzitutto sfuggiamo agli espedienti meschini e non « si diminuisca l'importanza delle dimostrazioni prendendo « nota di qualche fischio e gonfiandolo oltre misura. Il « numero degli amici personali e dei beneficati e di co- « loro che sperano nella sua risurrezione dice poco: Pa- « !ermo se non avesse voluto mostrarsi benevola verso « Crispi avrebbe accoppato i dimostranti, per quanto nu- « merosi. La verità si è che la città era per lui. Nel- « l'esaltazione del momento - e la ragione delle feste « la spiega - si ammirava il vecchio ottantenne, che « ricordava due episodi rivoluzionari gloriosi e che con- « serva tanta energia quanta non ne hanno i giovani a « venti anni. In questo ci può essere un legittimo orgo- « glio regionale; e può non essere mancato un falso con- « cetto della giustizia. « Molti si saranno chiesti: perchè processato il solo « Crispi, e tanti altri uomini politici colpevoli lasciati tran- " quilli? Lasciamo stare se le colpe degli altri siano « ugna li alle sue; certe discriminazioni non sono adatte « alle masse. Le masse di Palermo - le piu regionaliste « che ci siano in Italia, dopo, o almeno accanto alle lom- « barde - hanno invece capito che si perseguita Crispi « perchè siciliano. « Il ragionamento è sbagliato per molti motivi; ma è « stato fatto. « Ma poichè questo ragionamento sbagliato è stato « fati o, non si comprende la Tribuna, che nelle accia- « mazioni di Palermo scorge un giudizio di popolo pu~ « rificatore - ; ed è popolo, perchè ha applaudito; sa- « rebbe stato canaglia se avesse fischiato 1 « Meglio avrebbero fatto gli scrittori del giornale ro- « mano se avessero notato che molti nella città dei Ve- « spri applaudirono perchè invocarono grazia, per quanto « chi scrive sia convinto che Crispi dal Comitatodei cin- " que attende giustizia, che lo riabiliti e passi la spugna « sui denari chiesti alla Banca Romana in pagamento del « discorso del 20 dicembre 1892, sulle repressioni di Si- « cilia, sul cordone Herz, su Abba Carima ... ! « Quel ragionamento sbagliato da un altro lato es- " sendo stato fatto con sincerità, cadono i paragoni odiosi, « che non possono colpire una città come Palermo. « Pensate. Palermo per la sua impressionabilità, pel « suo nervosismo ha di Parigi; e quanta sia la sua ca- « valleria lo dica la storia della stessa rivoluzione che si « commemorava. E assai inopportunamente si ricordò in « questa occasirne Milano, che fischiò Crispi Presidente « del Consiglio. A Milano osò egli andare; non a Palermo, « dove allora avrebbe provocato qualche cosa piu dei fi. « schi. Cons11leCrispi Palermo verso di lui si mostrò no- « bile e fiera, Palermo gli avyelenò la sua più pura gioia « domestica coli' elezione Bosco; e Crispi, furioso, altro « non potendo, se ne vendicò cacciandone il prefetto Ca- « vasola dopo pochi giorni, come aveva giurato; pcco « mancò che Crispi ministro, a Paltrmo rimanesse soc- « com bente di fronte a Barbato prigioniero - e l' im- « broglio soltanto lo salvò. Crispi ministro non potè « porre piede in Pakrmo; ve lo pose Cavallotti che non « potrà mai dimenticare le entusiastiche accoglienze del « Teatro Bellini dove accorsero belle, eleganti signore ad « applaudirlo freneticamente, benchè circolassero voci si. « nistre di tumulti e di repressioni avvalorate dalla pre- " senza provocatrice di truppe e di carabinieri. Palermo « può peccare di generosità, non di servilismo. Chi pensa « diversamente non la conosce ed inconsciamente la ca. « lunnia. » Così scrissi il 30 gennaio nel numero 14 della Rivista; e nulla ho da togliere a ciò che scrissi allora. Vi ho da aggiungere soltanto questo. Il Il marzo, commemorandosi Cavallotti nel Politeama di Palermo, innanzi a molte migl:aia di cittadini pronunziai queste parole precise : « Le mie condizioni fisiche e morali non mi avrebbero « consentito di venire qui; ma venni perchè volli assi- « stere a qnesta grande manifestazione in onore di Ca- « vallotti, qui in Palermo, dove essa ha un altissimo si- « gnificato politico e morale, quale non l'ebbe, oso dire, « a Roma ed a Milano. " E le mie parole, che non hanno

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