Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 20 - 30 aprile 1898

RIVISTA POPOl,ARE DI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI tutte le sue produzioni a tesi - 7{_os111ers/Jol111, Imperatoree Galileo ecc. - . con situazione, per cosi dire, filosofica non s1 rivela un uomo nuovo, ma uno che tenta e non trova la via di rinnovarsi ; nella costruzione delle sue tesi non si afferma un pensatore, ma un meditativo con lampi di poesia sulle vecchie contraddizioni della coscienza umana - eppure ~ai suoi fedeli viene considerato poco meno che un Mosè dello spirito moderno. Nei tre poemi - Bmud, Peer Gynt, Gi11/ia110 l'apostata - pieni di angoscia e di do lor~ ; non perfetti, artisticamtnte, e neppur logicamente equilibrati; disuguali, disarmonici, quà e là sconnessi ed ambigui, ma pur sempre attraversati da veri torrenti di poesia, c' è in fondo la sola persona del poeta. Che vuole esso ? il trionfo della volontà. Ma tu\ti e tre cadono quando la volontà è messa alla prova. Lo stesso avviene in Casa di bambola e Hedda Gabler, nelle Colonnedelle delle società, negli Spettri. Quando l'azione dovrebbe cominciare a svolgersi, i personaggi o rimangono paralizzati, o si sconfessano, o spariscono, o ,i uccidono. Perchè mancano tutti di forza motrice - Il mondo, che lbsen crea, non è un mondo drammatico, ma lirico, che si svolge non da un sentimento ma da una metafora, non da una idea ma da un preconcetto. Egli è la negazione di tutto ; e sulla negazione non può sorgere il dramma. Ibsen vorrebbe distruggere tutta la socitta presente e rinnovarla; ma è impotente a ciò, perchè in lui non ci sono che correnti di egoismo, propositi di pessimismo, che sono tutti non segni di rinnovamenti, ma di decafonza. L'atteggiamento artistico di Enrico Ibsen di fronte alla società moderna non è coraggioso moralmente, non è bello artisticamente, perchè in lui manca l'educatore, il rinnovatore: e tale non può essere chi non sa fare altro che mostrare che · nausea e disgusto di fronte alla corruzione, alla sventura, alb morte. Egli non è eh~ un Lattanzio, un millennario, che predice e desidera il diluvio senza alcun Noè che salvi di nuovo il genere umano nella sua Arca. Ma lbsen rimarrà smentito perchè il sole non si spegnerà col secolo, nè con la fantasia del malinconico poeta dei fiords ! (Nuova A11tologia, 1 s <\prile). Federico Loliè: Comeesseci giudicano. Il Loliè in un precedente articolo aveva riprodotto e commentato alcuni brani di scritti di donne di una straordinaria severità contro gli uomini. 111 questo ha dato la parola alle accusate, che si chiamano: Madama Georges de Peyrebrune, Hudry-Menos, Clemence Royer ecc. ecc. e conclude : « Risulta da ciò che abbiamo letto che realmente esiste il rancore della do11-11nauova contro l'uomo eh' è stato il soggetto del nostro precedente studio. È notorio, incontestabile, questo spirito particolare di acrimonia inquieta, che noi abbiamo notato come una ten· <lenza dell'opera. Tutte le donne di talento alle quali ci siamo rivolti ne hanno riconosciuto i tratti distintivi e l'abuso ... presso le altre. Ma consoliamoci. Poichè ciascuna di esse - o quasi - si difende dall'accusa è segno che il male non ha radici molto profonde. Noi pensiamo coi filosofi di tutti i tempi, che per le donne il peggiore avversario non sarà l'uomo, di cui esse conquistano il cuore e i sensi, ma la donna stessa. L'alltanza delle une alle altre non potrà essere mai che temporanea e fittizia. Benchè ci si annunzino cose spaventevoli, quali ad esempio l'avvenimento in massa di un tipo di nuove monache consacrantesi esclusivamente all' intellettualità, noi non c' inquietiamo per le generazioni venture. Nonostante la cupa prospettiva che ci apre Clemence Royèr sull'annientamento fatale dell'amore e ddl'estinziont: graduale, delle razz~, restano ancora bei giorni per l'umanità. Sintanto che esis'terà la giovinezu, vi saranno voci che canteranno la dolcezza delle tenerezze divise. Le donne nell'avvenire come pel passato riusciranno ad intendersi coll'essere virile e debole che loro abbandonò quasi sempre il governo· mc.rJle degli spiriti. Quanto alla lttteratura femminik, in gecerale, essa penserà senza dubbio à cambiare di tuono, a rendersi più amena e più interessante. È la g,azia che noi k auguriamo. E vogliamo finire con questa parola di pacificazione ». (Revue des R,vues, 25 Aprile). N11111Dar~z.: Alexis di Tocquevillee la democrazia liberale. Tra i primi pensatori Jd n, stro secolo certo va poMo Alexis Tocqueville. Fu un precursore, ed in tutti i significati, poiché previde, con una chiarezza meravigliosa, le vittime, e k inevitabili disfatte della democrazia. Benchè la sua 'De111ocrazi.1ia1 America rimonti al 1815. e l'A11ciw Régime al 1856, le sue opere, si fanno sempr..: leggere, ammaestrano sempre:, non si trovano mai vecchie. Questa democra,;a è uno studio fatto sul vivo, che fa nascere un cumulo di problemi, di dubbi nella mente di ogni lettore. E la Democrazi.1 una potenza cieca? è una fase passeggera della vita sociale? è la forma definitiva? Insomma · si pensa • la democrazia non ha altra salvaguardia, contro le proprie debolezze, all'infuori di quella, che viene dalla saggezza, moderazione e buon senso della maggioranza. Ma tutte queste virtù appunto mostrano come sia necessurio avere dei contrappesi nel meccanismo governativo. Sopprimerli, come tendono a fare tutte le democrazie, significa, lasciar corso libero a quella forza cieca, irrompente. La saggezza, la moderazione, il buon senso. la virtù d'un popolo, come di un uomo, consiste nel porsi delle norme, delle regole, e nel seguirle. E una democrazia dà prova di ciò, arrestandosi innanzi alle barriere deboli, ch'essa ha posto in momenti ragionevoli, pr,evedendo l'epoca della pazzia. Questa è la ragione, perchè la migliore delle democrazie sarà sempre la liberale. La parola liberale è stata così malintesa, che oggi a molti è divenuta addirittura odiosa. In qual senso l'ha usata Tocqueville? Egli chit!• deva un saggio accordo tra la libertà e la eguaglianza. Vedeva chiaramente come la folle passione della uguaglianza, pazza chimera, malmenando le leggi ineluttabili della natura, spinga le democrazie, col sacrifizio della libertà, all'anarchia e alla servitù, a per meglio dire, all'anarchia prima, alla servitù poi. L'Anarchia non gli faceva molto paura, perchè poteva ancora esser corretta con un saggio ritorno della libertà. Secondo lui l'impulso non lo si doveva ricevere dal potere centrale, ma dallo spirito di libertà e solidarietà, che deve penetrare la nazione, e che trova la completa espressione nel sentimento religioso. La religione, spoglia d'ogni vincolo ufficiale animando ed ispirando ai cuori i sacrifizi volontari che l'uguaglianza e la soli· darietà richiedono, la religione libera in un popolo libero, doveva t!SSere la migliore salvaguardia per la democrazia. Ma la religione non può essere, in un regime veramente liberale, una istituzione, essa è il frutto di convinzioni individuali, è il grande preservativo contro la corruzione e la decadenza. L'educazione la sviluppa, la legge non saprtbbe decretarla. Considerato come un regime che da una parte garantisca le libertà con un savio decentramento, e corregga d'altra parte le diseguaglianze naturali, in una misura ragionevole, per mezzo d'una solidarietà, che trova la sua origine nel sentime11to religioso, la democrazia liberale diventa la più alta e la più ddicata concezione d'un buon sistema di governo. Ma pochi sono gli spiriti capaci di intendere simili concezioni: quindi il bisogno di venire ad una soluzione presto e cosi, senza cercar di capire quindi la conclusione, che bisogna accentrar la forza nello Stato. Quali danni possano derivare Jalla onnipotenza dello Stato moderno Tocqneville lamenta, in modo mirabile. Infatti egli, dopo aver elevato un edificio cosi maestoso, dovette riconoscere la impossibilità, di renderlo concreto, con l'uso. Otto anni dopo aver scritto la 'Democrazia, la seconda repubblica era fondata io Francia, ma la libertà, che a lettere d'oro si era iscritta sul programma, già lottava con la falsa chimera della eguaglianza e fa fraternità, e al disordine morale provocato da questo stato di cose, succedev.i fatalmente il più demoralizzante Cesarismo. Cc si più tardi egli riconosceva amaramente che tutti i popoli cosiddetti liberali, si allontanavano dal liberalismo. Allora Ale~is Tocqueville incominciò a disperare; a torto, perchè la libertà è una di quelle fiamme, che nessun vento può spegnere, una di quelle stelle, che appena scompariscono le nuvole, tornano a risplendere, maestose e belle. Che volete? T.li erJ l'uomo: dopo aver combattuto tanto, dopo d'aver scritto un libro, che re;ta uno dei quei grandi monumenti d'idealità, che si leggeranno sempre per imparare, e per essere ristorati sul finire della vita scriveva: - Ma misanthropie est d'autant pi us dangereuse qu'elle vient tard et qu'elle est le frnit involontaire de l'experience. Ma théorie et mon goùt ne m'y portaient pas. Je n'ai rien fait de bien dans ce monde, qu'en aimant tt en estimant mes semblables. Mais peu à peu et malgrè moi, cette estime et cet attrait ont diminué. Les derni.rs événements ont achevé de defigurer pour moi l'espèce humaine. " (Zeitscllrift f1lr So• cialwidse11sc/Jaft). I primi passi di Tolstoi. Sono quattro lettere del de!unto poeta russo Njekrassow a Tolstoi. Tolstoi scrisse h, sua prima opera letterar,a " L'Infanzia» nel 1852, e spedi questa narrazione alla rivista Sowre111je1111ik, ma celando che egli fosse l'autore della narrazione. li poeta Njekrassow gli rispose dopo qualche tempo : " io ho letto il rirnnoscritto. Esso è tanto in• teressante che io lo stamperò. Ma non posso prometterlo in modo assoluto, perchè il manoscritto non è completo. Credo che l'autore abbia molto talento.... Io verrei cons;gliarlo di non nascondersi sotto le iniziali, ma di lasciar stampare tutto il suo nome. beninte!o se lei non vuol restare u11 ospite occasionale della letteratura». In d.,ta del 5 settembre il Njekrassow scrive a Tolstoi un'altra l,ttera: « Io ritengo un dovere scriverle di nuovo sulla no,·ella di cui già le ho scritto. Io l' ho data a stampare, e rileggendola, per la correzione, più attentamente, ho trovato che la novella è assai migliore di quello

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