Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 20 - 30 aprile 1898

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 197 mente in tenera età e vi avviene una vera selezione in favore dei più forti. (Arcl,ives de l'.Anthropologiecri111i11elle, 15 marzo). LeonA11dreas-Salo111i: Religione civiltà. La religione contiene originariamente tutte le altre attività dello spirito: scienza, arte, morale ecc. Nel corso del loro sviluppo esse si distinguono dal corpo della madre e si differenziano fra di loro. Solo la religione primitiva contiene tutte le forme dello spirito uma::io. Il destino tragico della religione è di vuotarsi di tutto questo contenuto. Ma se essa è sempre più abbandonata dall'arte, dalla scienza ecc., in queste ultime restano però parti di essa. La fede religiosa in quanto si riferisce all'obbietto « dio » si estranea dalla vita; in quanto si riferisce ai diversi obbittti della vita resiste. Dio è qui un concetto traslato ad altre manifestazioni della vita. L'uomo agisce quindi come creatore e si fog• gia il Dio come le sue condizioni psichiche gl' impongono; ma foggiandosi il Dio, e compiendo opera creatrice, egli chiama a concorso tutte quelle attività spirituali che vedemmo separarsi dalla religione. Onde nel!' intimo dell'uomo si ripete il processo originario delle religioni di sommettere ed abbracciare tutte le facoltà dello spirito, usata la parola non in senso trascendente. Infatti il fine della religione, sommettere ed utilizzare tutte le facoltà dello spirito, si ha due volte, ai punti estremi della evoluzione religiosa : al punto iniziale in cui l'uomo crede di scendere da dio e si perde ,jn lui ; al punto finale, in cui l'uomo avendo coscienza della sua umanità costruisce dio a sua immagine e somiglianza. Tale costruzione della divinità dipende dalle condizioni psichiche dell'individuo, ma queste a loro volta sono condizionate dalle condizioni storiche in cui egli vive. Dio diviene quanto di più intimo, intenso e caro esiste per l'uomo. li primitivo nome di dio « Baal » significa: padre originario, signore della casa, marito. La sua potenza nell'uomo è minima, tale e quale è quella del capo nella famiglia nomade. Ma quando questa diviene stabile e cresce l'autorità materiale del capo, crescono anche gli attributi della forza divina. La tendenza al monoteismo è un risultato del fatto che sotto le istesse circostanze di vita i simboli delle di verse religioni sono realmente unioni. Breve, la religione può definirsi: la ricerca della divinità, ed in quanto essa non può ricercarsi se non nelle condizioni storiche determinate di una società, la religione soggiace al fato tragico di perdere a poco a poco tutti gli attributi sovrannaturali escogitati dalla rozza, primitiva fantasia ddl'uomo. (Die Zeit, 2 Aprile). E. T. Moneta: La scienzanellapolitica. Dopo le commemorazioni degli avvenimenti del 1848, in Italia e fuori - dopo le commemorazioni ufficiali e le popolari - bisogna passare in rassegna gl' insegnamenti, che se ne possono trarre. Il primo è questo: vi sono momenti nella storia nei quali l'egoismo dà il posto alla solidarietà; momenti che fanno bene sperare per l'avvenire. Si apprende : che il governo che si isola dalla nazione e non ne cura i bisogni può domare una o più rivolte, ma è destinato a soccombere ; che una rivoluzione trionfa quando al partito dei rivoluzionari di dottrina e di carattere si unisce la parte colta della nazione ; che la borghesia ha le sue benemerenze, e grandi, ingiustamente dimenticate dai socialisti. Chi dagli avvenimenti nulla ha imparato è l'accademico e papista Brunetiere, che vorrebbe sbandita la scienza, di cui annunziò la bancarotta, dalla politica. La politica è anch'essa una scienza, e se alcuni lo negano ancora ciò avviene per colpa dei governi che ne fecero un monopolio da un lato e dall'altro cercarono di screditarla. Checchè ne dicano e ne pensino, però, cole ro che la vorrebbero tener lontana dalla po1itica, è innegabile che se gli scienziati, se gl'intel/ettuali, fossero ~tati ascoltati molte rivoluzioni sarebbero state evitate e molto bene ne sarebbe venuto all'umanità. Se Turgot fosse stato ascoltato non avremmo avuto la catastrofe del1'89; se Napoleone 1° avesse ascoltato gl'ideologi non sarebbe stato costretto a rinunziare alla dittatura della violenza; se Arago, Lamartine, Michelet, Blanc - gl'i11tellettuali di al. lora - non avessero predicato al deserto, J., rivoluzione di f.:bbraio sarebbe stata scongiurata. Oggi più che mai, di fronte alla quistione sociale che incalza, bisogna sentire la voce della scienza - che preparò le vittorie di Sadowa e di Sedan : due avvenimenti che avrebbero dovuto consigliare la prudenza al Brunetiere -, bisogna ascoltare la voce degli i,ztellettuali. Gridare proprio io quest'ora d'incertezza e di anarchia morale contro gl' intellettuali è prova d'immensa leggerezza, o è far la parte dei ciarlatani, che nelle piazze dicono corna dei medici per vend~r~ più cari i loro cerc,tti alla folla credula ed ignorante. (La vita i11temazio11ale, 5 aprile). Max Nordatt : Psicologidaella • blague ». La definizione della bliigue varia secondo l'intellettualità dell'ambiente. Per la massa semplicista la blague è una forma della menzogna nella quale entra della farsa, della vanteria e del disprezzo pel minchionato. Le condizioni della blague sono un certo grado di fantasia inventiva e dello spirito parolaio. 'Blagare nella lingua del popolo può significare un caboti11 che prende di mira un individuo quasi sempre inoffensivo ed eccita il riso maligno, a spese di qualcuno; può anche significare un cavaliere d' industria che cerca sottrarre del denaro ad un imbecille credulo o ad un debole facile ad essere intimidito. Per la minoranza raffinata la blague è un processo di satira che cerca di rendere ridicoli certi aspetti degli esseri o delle situazioni con un'ottica mentale deformante o coll'esagerazione di alcuni tratti. Questa blague di un ordine un poco più elevato suppone una certa dose di osservazione superficiale, l'assenza completa d' indulgenza e molto orgoglio. II blaguer si sente molto superiore al blagato. Il successo del blaguer, egoista, incomprensivo per pigrizia di spirito, senza libertà di giudizio, senza imparzialità, senza desiderio di conoscere, senza tolleranza per ogni essenza differente dalla sua, deriva dalla imbecillità fondamentale della maggioranza. Alcune nazioni sono fiere di produrre dei blaguers ed accordano a loro l' iJlustrazione ; esse si vantano di saperli apprezzare. Intanto, esaminando le blagues storiche più celebri noi le troviamo di una ingenuità stupefacente. Ricordiamo i frizzi coi quali si vollero rendere ridicoli la vaccinazione jenneriana, lo zucchero di barbabietola, le prime fe,rovie.1 Chi è colui che oggi non sente compassione dei blaguers di allora e non riconosce ch'essi trano dei semplici cretini? Ricordiamo Aristofane, che blagava contro Socrate e gli avversari di Darwin che rappresentavano Littré colla testa di scimmia perehè per il primo aveva divulgato le teorie del grande naturalista. Oggi tutti stanno contro quei blaguers. Si è detto che il ridicolo uccide. Fortunatamente questa sentenza la fanno corrue soltanto i canzonatori professionali. Il ridicolo non uccide se non ciò che non ha la forza di vivere, e compromette e disonora spesso coloro che lo maneggiano. Il blaguer infine dev'essese affetto da insensibilità morale, da sadismo almeno intellettuale, e da quel tic mentale che consiste abitualmente nell'associare le idee secondo le loro rassomiglianze meno essenziali. Ma questo essere di una ideazione falsa, senza effettività. che gode crudelmente, costituisce un tipo clinico ben definito: è il folle morale della psichiatria. Ed è cosi che noi arriviamo a trasformare la definizione in diagnosi ed a dire : La blague, che non si deve confondere collo scherzo isolato, accidentale, e una forma attenuata della follia morale. (Rtuue des Rtuues, 1° aprile). Doctor ltalus: li lavoroe la longevità. Il moto è la condizione sine qua 11011 ddla vita. Tutti gli esseri viventi, dagli infinitamente piccoli e più semplicemente organizzati ai più perfetti, non possono vivere se non si muovono, e vivono più lungamente, e meglio, quelli che si muovono di più, dato che la natura e la intensità dd moto uon siano superiori alle forze dell'organismo. Ptr l'uomo la forma più salutare e la più proficua del moto è il lavoro materiale e psichico. li lavoro importa esercizio e quindi sviluppo dei vari organi. L'ozio invece significa violazione o distorsione delle leggi naturali ed è causa di danni irreparabili sotto forma di atrofie o perdita di sostanza e di energia negli organi o nell'organismo ozioso e quindi diminuzione della vitalità e morte per così dire preprematur-a. Nd 1796 Hufeland scrisse che la longevità era molto comune fra i selvaggi. Però non pare che il lavoro mentale sia del tutto contrario alla longevità. Galileo, Newton, Metastasio, Franklin, Faraday, Buffon vissero lungamente; e tra i contemporanei si possono ricordare Leone XIII, Verdi, Mommsen, Spencer. Virckow, Smiles la cui età si aggira o ha passato l'ottantina. L'esercizio eccessivo come l'ozio fa degenerare ; c' è di bisogno di moderazione e di equilibrio tra la spesa e l'introito dell'organismo. L'eccessivo lavoro nervoso conduce prima alla nevroastenia; poi alla paralisi progressiva, alla spinite, all'esaurimento: Heine, i Goocourt, Goy de Manpascant. A. Daudet. Dunque, occorre tenersi nel giusto mezzo. (Il Medico delle fm11iglie di Boston, Aprile). Vi11Ct11{M0orello: lbsen. Questo nome, che non è applaudito a teatro, eh' è appena conosciuto dal grosso pubblico, e fra i lettori di mediocre coltura rimane ancora corr.e il segno cabalistico di un impenetrabile mistero mentale, esercita grande fascino e grande dominio nelle alte sfere del mondo letterario. Ingiustamente. L'iniziatore del teatro d'idee non ha dato all'arte un tipo vivente, non ha dato alla coscienza una sovrana regola di morale, non ha dato alle fantasie neppur la momentanea illusione di una parola o di una formula rigeneratrice ; e, malgrado ciò, egli è proclamato un caposcuola. Non solo. Ma in

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