Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 19 - 15 aprile 1898

RlYISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIE~ZE SOCIALI Maine - la cui esplosione solo alcuni sciocchi possono attribuire agli insorti - b<1sterebbe tra gli Stati di Europa a far divampare, non una, ma dieci guerre scellerate. Bisogna essere davvero smemorati in Europa a biasimare i pretesti americani, in Europa J;Oi, dove si ebbe la tremenda guerra Franco Germanica del 1870-71 per un pretesto inventato da Bism.r-:k.. che cinicamente - dopo - si ~loriò di avere falsificato un telegramma per riuscire :itla guerra! E si dimentica del pari, che in Europa si è stati e si è ogni giorno ad un pelo dalla guerra per incidenti di confine addir,ttura frivoli, quando non sono detestabili per la loro tendendosita. E chi non ricorda gli odiosi incidenti provocati ripetutamante dallo stesso Bismarck a danno della Svizzera per :iver~ pretesti ad aggredirla? E chi non sa che la Pru~sia, senza alcuna ragione al mondo, se non era pel velo della Russia sarebbe piombata addosso alla Francia in p:ena pact? E chi non cono~ce la satanica arte sempre di Bismarck per mimicare l'ltalia e la Francia? Del resto gli America_ni per bocca del Messaggio di Mak Kinley dello scorso anno di prrlesti ne hanno necampato uno nobilissimo. Il PresiJente della granJe repubblica disse allora: l'intervento pub esse1·eimposto dall"u111a11itda, lla civiltà., dall'ouore pc1·porrefino allo stermiuio certo di un popolo vici110,cbe trovasi proprio alle porte della nazione nostra. Or bene: dall'ano 1 scorso in poi, la miseria e le sof. ferenze degli insorti sono aumentati in un grado spaventevole. Bisogna gettare una sgu.irdo alle incisioni pubblicate dal New York lournal ( [4 marzo 1898) che riproducono le figure delle donne e dei fanciulli di Cuba ridotti a veri scheletri, per comprendere che davvero in nome della civiltà, dell' onore e della umani/ii sarebbe tempo di porre termine alle iniquita che la Spag□a commette a Cuba. Sono esagerazioni degli Americani? No. La loro autenticità venne riconosciuta dalla stessa Spagna che ha votato tre milioni di pesetas per venire in aiuto agli sventuratissimi 1·econcentrados. Commuoviamoci di questa pietà, tanto tardiva, del carnefice verso le proprie vittime! Ma son queste delle sentimentalità che non devono fare breccia nell'animo dei politici? Ebbene: in nome di queste sentimentalità il sommo pontefice ha preso l'iniziativa - nobile e santa iniziativa - della ufficiosa mediazione; in nome di queste sentimentalità gli Stati di Europa hanno fatto un passo collettivo verso l:1Spagna e verso gli Stati Uniti per consigliare la pace! Ed a qualche cosa - sia detto a loro onore - sono riuscite: in nome dell'umanità indussero la Spagna a concedere l'armistizio agli insorti! . * * E giacchè siamo in tema di sentimentalità fermiamoci nn momento uel medesimo per rilèvare gli sdilinquimenti di buona parte della stampa monarchica italiana nell'ammirare l' energia e il coraggio della Spagna. C'è un:i Spag□a degna di sincera ammirazione: è quella dei Comuneros e di J uan Padilla; quella delle •,alorose guerrillas - i diavoli bianchi - che difesero l'indipendenza della patria contro Napoleone 1°, che fecero Saragozza e fiaccarono pe i primi l'orgoglio del guerriero, che credevasi invincibile; quella di Riego e delle lotte per la li berta. Ma chi ammira questa Si agna di una volta non può trovar parole di lode e seasi di benevolenza per la Spagna di Torquemada, di Cortes, e di Pizzarro; non può trovarne per una Spagna che non ha saputo rivelarsi forte da spegnere l'insurrelione nel s.:ngue coi suoi \Veyler - degni aisccndenti degli :intichi Inquisitori feroci - e che seppe soltanto mostrarsi crudele e disumana da un lato, impolitica dall'altro, concedendo riforme incomplete e tardive, quaado si poteva essere sicuri, che sarebbero state respinte dagli insorti, che combattono pel diritto e per la !iberni. Crudelta, impotenza e impreveggenza, che dovrebbero bastare per togliere ogni considerazione presso le nazioni civili che se non s'inchinano alla giustizia, serbano la loro venerazione per l'abilita, per la prudenza politica e per la forza. In Italia, in ispecie, e presso una categoria di persone - non numerosa oggi, potentissima ieri - ci sono particolari ragioni per professarsi grandi estimatori della perseveranza spagnuol:1: i guerrafondai l'additano come esempio degnissimo d'imitazione agli italiani, rimpiangendo amaramente che essi non si si:ino impegnati in una guerra di sterminio contro l'Impero Etiopico. Se la perseveranza nel male è cosa buona, certamente la Spagna merita il plauso; ma a parte ogni considerazione di ordine morale, ch'è vana del tutto per gli amici di Francesco Crispi, c'è da osservare che in questo caso la perseveranza rasenta la follia e condurra a perdizione se non la nazione, certamente le presenti istituzioni . Se c'è un esempio, che avrebbe dovuto fare rinsavire gl'italiani qualora essi avessero perdurato nella guerra africana, certamente è quello di Cuba, che costa di già alla Spagna oltre un miliardo e 111ezzo di lire. Ciiiquantadtmnila soldati partiti da Cadice non riviidero più la terra nati:1 ; 47 mila vennero dichiarati nabili al servizio; ed altri 42 mila giacciono ammalati o feriti negli ospedali! E ben altra è la forza dell'impero etiopico; e ben altri ostacoli fisici si opponevano agli italiani! Per questi gnerrafondai, che esaltano l'ostinazione spagnuola nella lotta per Cuba, ci vuole semplicemente il Manicomio. I monarchici di Europa, compresi i guerrafondai ita • taliani, non si contentano di parlare come tanti diavoli fattisi frati di diritto, di giustizia, di umanita ... e nella fregola d'immischiarsi delle cose di casa altrui danno consigli ai Cubani e, novelli profeti di sventura, predicono loro una nuova servitù se verranno annessi alla repubblica americanà, o li preannunziano votati alla guerra civile coll':inarchia se avranno l'indipendenza. L'autonomia, soggiungono, come l'Inghilterra l'ha concessa al Canadà e all'Australia, sarebbe cento volte prefèribile alle due precedenti soluzioni. Non si deve nascondere che l'indipendenza sarebbe seguita da una lunga serie di turbolenze e di guerre civili, quali si ebbero in tutta l'America spagnuola; tanto più che i Neri avrebbero una preponderanza nel nuovo Stato. E di che cosa questi ultimi siano capaci lo sappiamo dalla storia di una vicina repubblic:1. Ma questa eventualita assai probabile da la misura delle benemerenze della Spagna presso gl'indigeni: essa non ha saputo educarli e prepararli che per la servitù o per l'anarchia. Ci vorrebbe dell'altro per condannare una siffatta maestra? Buona sarebbe - non dispiaccia a coloro che amano le soluzioni radicali - l'autonomia, perchè preparerebbe lentamente il distacco a maturità politica compiuta dalla colonia. Ma perchè l'esperimento fosse possibile sarebbe necessaria una bazzeccola: che la Spagna fosse l'Inghilterra ! Si può trasformare in un baleno in una nazione che tratta civilmente le proprie colonie, quella nazione che sul finire del secolo scorso da Francklin venne additata come modello di sfruttatrice disonesta, che pareva nata e cresciuta per provocare le ribellioni e i distacchi, quella nazione la cui politica coloniale, oggi, da LeroyBeaulieu vie□e ritenuta la tipica spogliatrice delle colonie? L'autonomia quale la godono alcune colonie inglesi, adunque, è un ipotesi semplicemente assurda. Resta l'ipotesi dell'annessione agli Stati Uniti. Sarebbe la nuova schiavitù? Via! non scherziamo. Sarebbe una nuova stella, che andrebbe ad arricchire la costellazione della grande repubblica. Cuba avrebbe diritti uguali a quelli del Massa::chussetts o della Virginia. Lo spettacolo della libertà e della prosperità dell'Unione Americana può e deve avere esercitato un grande fascino sui Cubani e ai loro amici improvvisati potrebbero rispondere: conosciamola schiavitù presente e uessuua cosa ci sembra pe~giore di quella di co11tiimarea stare sotto il gitJgo detta Spagna.

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