Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 18 - 30 marzo 1898

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI 249 in grande auge col progressivo incremento degli studi di letteratura straniera, diventò ormai fra noi malvezzo ed abuso pressochè generale ; e invero la fregola del raffrontare a ogni costo, a ogni patto, non risparmiò neppure i migliori; e per ora, appiccatasi a un illustre, facea si ch'egli paragonasse - con la maggior serietà del mondo - il compianto Ruggero Bonghi a... Marco Tullio Cicerone ( r ). Si diceva dunque che, anche per quello che forma oggetto del nostro studio, relazioni e somiglianze intercedono pure tra l'agitatore genovese e il pensatore lombardo : e noi non lasceremo di rilevarle di mano in mano che si presenteranno nel corso della trattazione. Una di esse - per entrar subito in argomento - ci si offre subito al primo passo. Apprendemmo, per la bocca del Mazzini stesso, come le sue giovanili aspira- ~ioni fossero letterarie, come la prima rinomanza gli venisse dalle fatiche compiute nella palestra della letteratura. Orbene: « i primi amori di Cattaneo con Livio e con Virgilio - c'informa il più illustre fra i discepoli di lui, Gabriele Rosa ( 2) - facevano in lui presentire più l'artista od il letterato che lo scienziato ». Il futuro cospiratore, quando fanciulletto era richiesto che cosa volesse in regalo, sempre rispondeva : « un libro »; e l'economista in erba, allorchè, compiuti i dieci anni, lo zio volle regalarlo, chiese ed ottenne da lui che il presente fosse la storia originale di Tito Livio. (3) La poesia fu il suo primo amore. Un giorno il professore Benelli gli grida nella scuola: Non state attento: che fate ? - Leggo, risponde lo scolaro - Cosa leggete? - Virgilio. - In qual lingua? - In latino. - Venite qua, e vediamo se lo capite. E stupi alla traduzione d'un brano che gli scelse. « Anima poetica, ammira la poesia, ma non scrive versi in tutta la sua vita : solo molto tardi egli compone due quartine non già per Tizio o per Cajo, come nelle sue opere compkte è detto, ma bensì ali' indirizzo d'una ~ua giovanissima amica, Noemi Pe2.zi, che gli mandava parecchie poe,ie di vari autori, e ch'egli, musicista nato come il Mazzini, si dilettava a musicare improvvisando, senza pubblicarne ben inteso una nota; ma soltanto per proprio sfogo nwmentaneo, e unico lusso della sua vita laboriosa e travagliata ». Cosi egregiamente Raffaello Barbiera, discorrendo di quel salotto della contessa Maffei, (4) di cui il Cattaneo, " giovane, biondo e bello come una testa di Giorgione », ( 5) era uno de' più desiderati, se non de' più assidui frequentatori. I noti versi: Tu non vedrai, ecc., scritti per una sua nipotina inglese alla Castagno 1a il 29 Agosto 1863, (6) non sono tuttavia i soli ch'egli abbia dettati, (1) V. Nuova Antologia, 1 nov. 1895, pp. 5 sgg. (2) C. C atta11eo.Co111me111orazio11e, p. 1 5 (Sta nel I. volume degli Scritti politici ed Epistolario di C. CATTANEOpubblicati da G. RosA e J. \V. MARIO, 2 voi. Firenze 1892-94. Citiamo quest'opera abbreviatamente colla sigla Scr.: quando la citazione si limita ali' indicazione dd volume e della pagina si intende fatta dalle Opere edite ed i11editedi C. CATTANEO, raccolte e ordù,ale per cura di A. BERTANIc,cc., Firenze 1881 ecc. (3) Ivi, p. 13. (4) Il salotto deliri Co11tessaMajfci, Milano 1895, p. 116. (5) A. MARIO,nella 'Pref11zio11e al voi. V1 delle Opere, p. 6. (6) Opere, I, p. VI. come il chiarissimo critico sembra ritenere. Oltre a parecchie poesie giovanili e tentativi drammatici ancora inediti, si hanno di lui alcuni componimenti poetici di vario argomento,· tra cui una saporita parodia della canzone : Fratelli d'Italia ( r '. Si ha pure un'affettuosa nota da lui diretta a' suoi allievi l' r I aprile 1824, nell'atto di separarsi da loro. Alcuno de' suoi discepoli, vi si dice fra l'altro, diventerà grande un giorno, e l'animo del vecchio amoroso maestro esulterà di gioia. « Ma non mi accosterò al glorioso, perchè l'uomo rado ama di vedere chi lo fece grande ; nè il Pò quando per via scontra il Ticino e l'Adda e li travolge seco al mare, spento il loro nome, mai si volge a guardare le solinghe rupi del Viso, laddove piccolo, ignoto ai vati e ai vagabondi, dai deserti ghiacciai cadeva spregiato » (Scr. I, 46). Ora, questa specie d'apostrofe al « glorioso » è ripetuta nei seguenti versi : Ma non fia eh' io m'accosti al glorioso Che un dì guidai. Non si rammenta i giorni Di sua fiacchezza il forte, e spregia il nido Ove fu senza penne, aquila audace. Nè solo perchè si dilettasse di far versi, non ignobilmente, noi lo salutiamo poeta ; ma anche, e più « perchè aveva la divinazione del poeta, perchè sapeva da lievi segni indovinare i fenomeni nuovi, eleggerli, recarli a rapidissimi confronti » (2), perchè infine parlavano in lui vivaci come nel Genovese, il sentimento e l'affetto, della natura, quella sempre fresca e serena genialità, che non le tristizie della vita, non il volgo degli anni, non le austere speculazioni valgono ad inaridire nell'animo dei pochi. Ne son riboccanti le molte lettere ai famigliari, specialmente quelle scritte dal romito soggiorno sulle sponde del Ceresio, quello ch'egli chiamava il suo " paradiso » ( Scr. II, 17), dove conduce co' suoi una « vita da ortolani ,, (Ivi, II, 19), « in aria buona e con pochissimi seccatori anzi quasi soli coi colombi e coli~ galline » (Ivi II, 5r ), dove non v' è « mai un giorno di quelle nebbie che contristano Milano e Torino » (Ivi, II, 356), e più abbandonarsi a « quel libero moto eh' è per lui una necessità della vita, come ogni altra libertà » (Ivi, Il, 384: cfr. 379), e donde scrive all'amico Dall'Ongaro, quasi a compendio del suo modo di vita lassù: « non ho allegria : ho i libri e il sole » (Ivi, II, I 56). La nota mesta vi ha più volte - e come non vibrerebbe? - in quell'epistolario, in cui versò tanta parte del suo; ma insieme, come rilevammo per il Mazzini, non mancano tratti d'amabile causerie, di scherzosa ironia, e persino di gaia faceta festevolezza. « ]'ai un peu l' instinct de la comèdie » - confessa in una piacevolissima lettera a Madlle .... in cui scherzosamente l' istruisce sulla miglior strategia da seguirsi per condurre a termine un matrimonio, e dichiara con fine umorismo: « de ces maudites choses de ce monde il est mieux d'en avoir que d'en avoir pas » (lvi, ll, 82 sgg.). Invitando Agostino Bertani (medico, come tutti sanno) a collaborare al suo Politec11ico, gli scrive: « li Politecnico vuole essere da capo a fondo bellicoso e fulminante: l'esercito deve avere anche la sua ambulanza » (Ivi li, 2 38). E (1) Co11troca11zoa1i1Fe ratelli d'Italia," Lugano I giugno 1859, mezzanotte », in Scr. H, 15. (2) G. RosA, I. cit., p. 20.

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