RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEltEE SCIENZESOCIALI metrite. Ciò non bastava ancora, a quanto sembra. A questi odii politici, dei pretesi scenziati vogliono ancora aggiungere degli odii fisiologici, derivanti da una difierenza di uno o due gradi nell'indice cefalico! Tutti gli spiriti sani dovrebbero armarsi contro errori così colossali e nefasti. Bisogna ripetere giorno e notte ai signori antropologi che i fatti sociali sono delle risultanti di migliaia di cause e non d'una sola causa dell'ordine fisiologico. L'altro (rutto avvelenato della teoria delle razze è, come abbiamo detto, il pessimismo. Quando si è imbevuti di questa verità, elementare in sociologia, che le nostre istituzioni vengono dalle nostre idee, si guarda l'avvenire fiduciosi. Ci diciamo: Oggi abbiamo delle idee false e a causa di ciò siamo immersi nella miseria, il malcontento e la sventura ; domani potremo acquistare delle idee vere e potremo nuotare in piena prosperità, in piena esuberanza giovanile, in piena soddisfazione. Ora, poichè è un fatto di osservazione universale che le idee degli uomini cambiano costantemente, noi siamo convinti che le idee di domani non saranno più quelle di oggi, e poichè nulla prova che esse debbano essere necessariamente più stupide, nulla ci vieta di guardare l'avvenire fiduciosi. Invece, appena la teoria delle razze è messa innanzi, tutto cambia. Se certi caratteri fisiologici sono indissq,- lubilmente associati a certe idee, bisogna, per modificare queste idee, modificare J.nche questi tratti fisiologici. Ora tutto il mondo sa che i cambiamenti fisiologici sono di una estrema lentezza. Se, per esempio, l'indice cefalico 75 è necessariamente associato al cesarismo, allora i popoli ( 1) i quali hanno questo indice languiranno nel cesarismo durante delle centinaia di migliaia d'anni. All'epoca paleolitica vi erano già dei brachicefali e dei dolicocefali in Europa. Ora l'epoca paleolitica è ben antica! Se è dunque vero che le idee (e per conseguenza le istituzioni umane) sono associate a un carattere fisiologico, noi dobbiamo assolutamente disperare di poter migliorare la nostra condizione in un avvenire che possa entrare nelle nostre preoccupazioni. Noi dobbiamo quindi disperare interamente e, come condannati da una natura inesorabile, dobbiamo subire, senza ribellarci, una miseria eterna. Delle opinioni di tal genere non sono fatte per rialzare il coraggio. Aggiungiamo che i signori antropologi spingono l'inesorabilità ancora più lontano. Non ~olo condannarono tutti gl'infelici, il cui indice è inferiore a 74, a restare eternamente ai gradini inferiori dell'umanità, ma ancora vi condannano dei popoli presso i quali si trovano tutti gl'indici immaginabili. In quest'ultimo caso la condanna è ancora più crudele, perchè non è motivata da nessun carattere fisiologico determinato. Intanto gli antropologi sono inflessibili : benchè la « razza » latina non esista (non v' è alcun carattere fisiologico speciale corrispondente ai latini), essa è « degenerata » Ciò è scritto ed e inappellabile! (r) Per essere esatti si dovr.,bbc dire piuttosto:« i popoli presso i quali degl'individui più o meno numerosi hauuo questo indice cefalico » Questa sola correzione mostr .i, ancora una volta, ciò che valt: tutta la teoria. Qua.1do si domanda loro perchè è cosi, essi danno talvolta, come per esempio il F errero, le ragioni più singolari. Egli dice che ciò accade perchè gli anglo-sassoni sono ca5ti e i latini libidinosi. li nostro amico prof. Mosca, ha oppo;to questo semplice fatto a tale spiega• zione: « Nel XV secolo le razze italiana e inglese erano quelle che sono oggi: da che dipende, allora, che, malgrado il carattere casto dell'una e il carattere licenzioso dell'altra, gl'italiani erano in quell'epoca la nazione più civile dell'Europa e l'Inghilterra una delle più retrograde? Poichè vi sono delle razze maledette e delle razze benedette (gli antropologi trascurano di dirci da chi e quando sono state colpite da tali condanne), le prime non hanno che una cosa a fare : scendere tranquillamente nel sepolcro. Questa prospettiva, lo ripetiamo, non è fatta per rialzare il coraggio di tutti coloro che su questa terra non hanno la fortuna di essere dei nobili anglo-sassoni. Ecco come questa funesta teoria delle razze produce il più desolante pessimismo. Ora chi non ha più alcuna speranza nell'avvenire non ha alcuna ragione di restare fiero, coraggioso, dignitoso ed onesto; ecco, dunque, come il pessimismo, scoraggiando certe nazioni europee, le spinge realmente alla loro decadenza. Ciò dimostra, ancora una volta, questa verità fondamentale della sociologia : che tutti gli stati sociali si riducono a degli stati psichici. Ma ciò dimostra altre~! che ci basta abbattere questa aberrazione insensata della razza, per scuotere il nostro pessimismo attuale, per guardare fidenti all'avvenire, per compiere allegramente il nostro dovere sociale e per divenire degli uomini dal cuore baldo e generoso. J. Nov1cow. Il~ensiern l tterario ~i CarloCattaneo I. « La ragione, anche aspirando aUe più alte conquiste, non deve spregiare d'esercitarsi in qualsiasi più circoscritto e povero campo». (C. CATTANEO. Prefàzione al Voi. I. delle OJ1ere, pag. 8). Quando l'illustre Direttore di questo periodico mi fece l'onore di chiedermi un sunto delle lezioni da me tenuto lo scorso inverno al Circolo Filologico della mia città sopra Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo nella letteratura, ebbi dapprima il disegno di accoppiare in un solo studio i due nomi gloriosi, illustrando di conserva i pensamenti, i criteri e l'attività dell'uno e dell'altro in questo nobilissimo campo dell'umano sapere. Che se poi mi persuasi a trattarne separatamente, fu per ragioni soltanto di chiarezza e di convenienza, non certo perchè non mi paresse di scorgere fra i due, insieme a' rapporti e all'armonia altrettanto note, quanto estranee al mio assunto, altri punti d'accordo e di contatto, proprio in quelle parti del loro ingegno e delle loro teorie, che dovevano formare lo speciale argomento di questo studio. li sistema delle critiche comparath·e o parallele, venuto
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