RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTF.RE E SCLENZESOCI ALI '!43 guire dati fini, rarissime ormai tra gl' italiani, e che i suoi intimi conos:evano ed apprezzavano, ma che il gran pubblico non sospettava nemmeno, perchè in lui era inclinato a riconoscere il poeta lirico e l'oratore smagliante piuttosto che il vero uomo di Stato. E tale era Felice Cavallotti ! N. C. ::\Cila110, 2 r Gen11aio1897. "-!io c.ro e buon Colaj<lnni, Ho ricevuto la tua cara qui, dove sono per alcuni giorni, e l'ho letta anche a Romussi, che viceversa mi ha fatto leggere la tua a lui, nel medesimo senso, e tanto io che lui, che ti vogliamo bene e che non abbiamo al• cun interesse a star male ndl'ambiente in cui viviamo, e cogli amici Ira cui viviamo, abbiamo fraternamente sorriso sulle tue inquietudini. Ma io dèvo e voglio premetterti che a torto creJi che io possa lontanamente volertene della tua schiettezza, come dici, nell'esprimerle. Meglio le cento volte gli amici dal cuor d'oro - come te - che dicono franco quel che pensano, all'amico - e che banno il cuor sulle labbra - che non gli amici i quali ti si dicono tali, e magari anche fratelli, a parole, e poi ti leggono la vita dietro le spalle o si mostrano per te compresi di dolore. Ciò premesso, e con una buona stretta di mano per dirti che io ricambi con affetto la tua intenzione amica, tu per il primo mi concederai di non ritenerci i11fallibili nè io nè tu, e che tanto potresti cadere in errore tu quanto io. Ora, salvo che io e Romussi ci illudiamo en • trambi, io creJo che sta volta l'errore sia dalla tua parte. Ma con te fa sempre piacere il discutere. Tanto più ora che dt:vi essere allt gro per la bambina che ti è nata, e della quale ti faccio le mie felicitazioni più affettuose: coi cuori allegri si ragiona meglio. Ho attesopoi espressamente, per risponderti che fosse innanzi tutto 11tficialmenleaccertalol'evento, che per te, sembra, no11ba la dovuta capitale importa11za, ma pe,· me ne ha 1111agrandissima e capitalissima - tanto che solo in grazia di esso (perchè il formale e da me 11011cbieslo affid~mento io lo ebbi sin dalle feste di Natale, solo con preghiera di non dirlo, prima dtl fatto, ad ani ma viva) solo in grazia di esso io mi rassegnai, dalle fèste di Natale ad ora, a fingere di fare il morto e perfino a sospendere la nuova campagna che ero già sul punto d'iniziare - e che io stesso anzi avevo già la- "iato dal Secolo annunziare -. Solo con Romussi dovetti confidarmi di quel tanto che spiegava quella improvvisa sospensione e quel mio improvviso silenzio: ed egli stesso. ditlro cii>cbe gli esposi, e che non posso metter qui - approvò perfettamente il mio piano - avendogli del resto confidato anche quali erano, a seconda dell'una o dell'altra delle due ipotesi possibili (in caso di imprevisti o imprevedibili impedimenti) le mie decisioninellamwle prese. L'amico Romussi (guarda che questo è un racco::ito confiJenziale che faccio a te solo) approvò tanto le mie idee che pochi giorni dopo se ne ricordò e se ne trova precis1mcnte lo specchio fedele (benchè pel riserbo di cui lo pregai non vi sia detto tutto) in quell'articolo che egli intitolò : Cavallo/li al bivio è che a te è tanto, non vedo il perchè, dispiaciuto. Quali fossero poi, ancor più chiaramente che in quell'articolo non si dicesse, le mie precise intenzioni confidate a voce a Romussi la sera stessa del 27 dicembre in cui tornai a Milano e gli mostrai un carteggio politico di cui 11011 potè che farmi i più fraterni compii· menti abbracciandomi - e si che tu sai come Romussi la pensa - quali fossero più chiaramente non credo poterlo precisare per lettera. re parleremo quando ci vedremo. Ed è un fatto che trattandosi del resto d'una breve attesa fino al 21 ( ch'è proprio oggi) o al 22 di gennaio - come ne avevo avvertito Romussi - egli stesso convenne dell'opportunità di fiatare nel frattempo il meno possibile sulle elezioni e di imprimere in questo intervallo un certo riserbo anche al Secolo. Inutile che io qui ti esponga come,perchè, cd in qual forma l'affidamento preciso delle elezioni, da Natale, lo ebbi (ripeto che questa mia è per te solo è affidata alla tua delica• tezza, anche se mi disapprovi): nè che ti narri su quali furie moPtarono Crispi, Sonnino e i crispini appena qualcosa trapelò del disegno: e quali sforzi sovrumani furono fatti, e quante batterie messe in gioco per iscongiurare l'evento. Qualcosa, benchè non renda che una pallida :dea del retroscena, s' è visto dal linguaggio furibondo dei giornali crispini dalla Tribuna al :Ji{atlino, dal Roma al PopoloRoma110 e al Corriere dell'Emilia. Eb~ene io non ho, caro Colajanni, il più piccolo ri•• morso di essermi da Natale in qua adoperato del mio mio meglio perché il promessomi appelloal p11ese - che è per me la continuazione necessaria, indispensabile della campagna che da due anni combatto ad oltranza, attraverso amarezze ineffabili - diventasse - com' è diventato - un fatto compiuto. Ch'io poi la volessi risolutamente la rivincità del 14 Dicembre, questo, mi ammetterai, era semplicemente logico e sopratutto umano. E dico che non ho nessun rimorso perchè non ho avuto bisogno - intendilo bene e intendilo chiaro - discendere a 11essu1taco111pro111issio11e di sorta, di transigere su alcuno dei miei precedenti parlamentari, di arrogarmi di impegnare o di cedere 1111 solo lembo, un sol brandello della vecchia onorata bandiera dell'Estrema, cosi e quale la s\·entolai dall'Albergo di Roma nel '94, e a Corteolona nd '96. E no:i ho avuto bisogno, - intendi?, - di 1111111dare ambasciatori a chicchessia, ne di pregar giornali coi quali io non ho rapporti a stampar sul mio conto gli elogi al Quirinale - anzi fui dispiacente, apprendendoli dal Secolo, che Norsa si fosse data la briga di telegrafarli e il Secolo di riprodurli. Ho poi saputo più tardi, come fu che quella udienza avvenne, e quali furono tutte le cose ivi dette, ma di ciò non e qui luogo, e non mi tocca. Tutto questo non toglie, caro Colajanni mio - e libero a te di pensarla diverso - che io me ne twgo del risultato a cui son giunto - e a cui senza la testardaggine del sottoscritto non si giungeva: e credo che per il paese esso sia suscettibile di avere (intendi bene l'aggettivo) risultati più utili.: pratici, conseguenze più feconde e salutari di un centinaio di interpellanze e d' interrogazioni messe insieme. Per me che studio i fenomeni dell'aria italiana, che vedo nelle impunità trìon-
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