!42 IUVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIBNZE SOCIALI innanzi al Senato riunito come Alta Corte di Giust:izia - proposta anche incautamente sostenuta dall'on. Rovasenda, ma con intendimenti diversi di quelli del rappresentante per Trapani. Quest'ultimo fu abile, perchè tutti intravedevano che,· se fosse stata accettata la proposta del Rovasenda, il Senato avrebbe glorificato l'accusato e forse l'avrebbe rimandato ministro aìla Camera. Noi che non essendo crispini non possiamo essere amici dell'on. Nasi sentiamo però il dovere di ric9noscere che egli aveva perfettamente ragione affermando, che se Abba Carima fosse stata una vittoria anzichè una disfatta, avremmo ancora Crispi Presidente del Consiglio ed avremmo assistito alla sua glorificazione. Ebbe torto, perciò, l'EstremaSinistra a rumoreggiare ed a protestare contro quel1' affermazione. Lo notiamo, perchè a noi piace sopratutto la verità ed abbiamo a guida il realismo più schietto - il solo, che può condurci a salvamento. Quel rumore e quelle proteste significano che si è già dimenticata la storia recentissima delle manifestazioni del paese e del Parlamento, che tra tanti altri peccati ha già sulla coscienz.t la mozione'· Torrigiani. Come dimenticare che le accuse documentate da Cavallotti nella httera agli onesti erano ben più gravi di quelle contenute nella relazione dei ,;ìnque? Eppure non valsero ad abbattere Crispi. Ci volle Abba Carima; e ci volle anche la tragica fine dello stesso Ca valletti per destare nel paese un pò di reazione in favore del senso 1110rale. Questa reazione, però, non ci deve illudere ed addormentare; pensiamo sempre che il paese, nella sua grande maggioranza è ammalato e agiamo in proposito. Dal voto della Camera, l'on. Crispi - che non seppe cadere da Capaneo venendovi a domandare egli stesso di essere deferito ali' Alta Corte di Giustizia - si è appellato al voto degli elettori. Certamente sarà rieletto ; ma la rielezione non cancellerà il verdetto dcli' Italia che vale materialmente assai di più di quello di un solo collegio e che moralmente è inappellabile, perchè basato incrollabilmente su fatti indistruttibili. È bene, però, non creare equivoci sul significato della rielezione. Ha torto l'Avanti! affermando che essa si dovrà alla rnafià. Palermo non é città che subisca la prepotenza : lo h dimostrato in cento occasioni. Palermo rieleggerà Crispi in nome della compassione dovuta verso un vecchio ottantenne a cui attribuisce - non importa esaminare adesso se erroneamente o non - grandissime passate benemerenze. Ecco tutto. LA RIVISTA. IL METODO E IL PROGRAMMA di FELICE CAVALLOTTI Sul finire dell'anno 1896 ebbi occasione d' intrattenermi, con parecchi amici politici e personaii, della posizione, che si veniva creando nel paese a Felice Cavalletti, e, tra gli altri, - come altra volta quì stesso dissi - coll'on. Sacchi che militava nel suo gruppo e che conveniva con me nel deplorare quelle che a noi sembravano incertezze ed equivoci dannosi. Credetti non solo utile, ma doveroso, di manifestare all'amico carissimo e indimenticabile, chiaro e netto il pensiero mio, diviso da molti che di Cavallotti erano amici sincerissimi, insospettabili. La lettera -:- e non era la prima - nella quale spiegai meglio le critiche oneste e leali, che nel1' Isola prima e nella Rivista Popolare dopo, avevo avuto occasione di rivolgergli, era abbastanza ruvida nella forma per quanto nella sostanza inspirata dall'affetto che a lui mi legava, e dall'ammirazione grandissima, che verso di lui sentivo. Temetti seriamente, che, per un momento, potesse offuscare la nostra lunga e intima - davvero fraterna - amicizia, ma b sua risposta mi fu di grandissimo conforto e valse a stringere ancor2 di più i nostri legami. Pubblicandola oggi, credo di fare cosa utile, pc::rchè le sue pratiche e giuste osservazioni sul metodo da seguire nelle lotte politiche mi sembra, che possano e debbano essere tenute in gran conto non solo dai deputati di quello che fu chiamato gruppo Cavallottiano, ma anche da quanti militano nelle larghe fila della democrazia parlamentare ed extra. In quanto a me, mi preme dichiarare, che dovetti esprimermi male se Cavalletti potè pensare che mi dispiacessero le elezioni generali e che non ne apprezzassi debitamente l'importanza. Aggiungo che egli sbagliava annoverando il 'JZoma di Napoli tra i giornali crispini. Oggi, non mi permetto alcun commento esplicativo alla lettera dell'amico dilettissimo, e mi limito soltanto a richiamare l'attenzione dei lettori della Rivista sui punti sottolineati ed a sottoporre loro due sole osservazioni, e cioè: 1° che da questa lettera risulta all'evidenza che Cavallotti non era, come da alcuni si dipingeva, l'uomo dispettoso, attaccabrighe e insofferente di critiche quando egli le sapeva suggerite da intenzioni rette e sincere, e che anzi, queste critiche discuteva con una serenità e con uno spirito conciliativo, che servivano di dolce rimprovero - ed io confesso che lo meritai - a chi aspramente lo investiva ; 2° che dalla stessa lettera emerge che 'egli possedeva un intuito politico profondo, una calma ed una persistenza nel perse-
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