RIVISTAPOPOLAUEDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI dell'uomo libero, riflesso di un altro secolo, nel Ca11ticodei Car1tici, nella Sposadi Mente/e, nel :Vicarete, nella Figlia di Jefte, e, soprattutto nelle Poesie varie spira tanta bontà, tanto sentimento che non si può a meno di leggere senza sentirsi empire gli occhi di lacrime le parole finali della Prefazione ch'egli Ieee proprio quest'anno pel suo ultimo Libro dei versi: « Chi sa che in giorno più lontano, sfogliando questo libro, ~ qualche pia anima non dica : - To' ! e dicevano ch'era tanto cccattivo ! veramente non si direbbe. La manifestazione di Roma, il giorno dei funerali, è stata di un' imponenza che non si ricorda l'eguale dopo l'apoteosi per la morte di Giuseppe Garibaldi. Durante tutto il lunghissimo percorso era un vero mare di teste, rotto dalla larga corrente del gran corteo. Malgrado che un solo manifesto d'invito, quello ddla Consociazione Repubblicana del Lazio, alla quale avevano fatto centro il Partito socialista e la società popolari di Roma; malgrado vi fossero due sole musiche - la militare alla testa d'un battaglione del 12° Fanteria, e il concerto di Porta Pia che apriva la lunghissima sfilata delle associazioni che segui vano il gruppo dei deputati, dei senatori e delle autorità - ; malgrado che tutti gli ufficii pubblici, le scuole, gli stabilimenti industriali etc. fossero stati tm11ti aperti, il corteo, composto di 4ò,ooo persone, delle quali almeno tre quarti erano sotto le bandiere dei partiti popolari, era qualcosa di non mai visto. Quella lunghissima sfilata di popolo commosso, che, dopo un lungo applauso entusiasta all'inno di Garibaldi con cui fu sJlutato il feretro, ebbe la forza di frenare l'entusiasmo e di procedere in un silenzio solenne rotto soltanto dalle musiche e dal mesto rullo del tamburo imponeva tanto che i giornali reazionari fanatici ne sono ancora terrorizzati, e vanno inventando i circoli anarchici dinamitardi e le bandiere col pugnale. Le corone riempi vano quattro Jandaux ed ogni associazione ne portava una, notevole quella di Cuba repubblicana. Alla stazione parlarono )'on. Mussi per la Camera, l'on. Pilade Mazza per il Sindaco, l'on. Salvatore B,milai per la Consociazione Repubblicana e !'on. Costa e l'avv. Merlino pei socialisti e gli anarchici. Lungo la linea, da Roma a Milano, è stata una dimostrazione continua. A Civitavecchia, Grosseto, Pisa, Viareggio, Spezia, Genova, Voghera, Pavia, a tutte le formate del treno direttissimo il popolo immenso hl salutato la salma del poeta e del combattente. Ma la dimostrazione di Milano è stata appena paragonabile a quella che vi fu pei funerali di Alessandro Manzoni. Tutta Milano, proprio tutta, vi ha preso parte. Contrariamente a Roma tulli gli stabilimenti industriali, le scuole, gli uffici pubblici furono tatti chiudere. Dalle finestre, dai b.lconi gremiti di gente, si getta vano fiori. Le corone di fiori fresche, sul feretro e sui grandi carri Gondrand che venivano dopo, erano innumerevoli. Al Cimitero parlarono il sindaco Vigoni, e a nome di Milano, !'on. Mussi, l'avvocato Romussi, l'oo. Rampoldi e l'on. Caldesi tutti brevi e commoventi. Napoleone Colajanni prese quindi la parola « in preda ad ccuna commozione vivissima - come scrive il 'Do11C/Jisciolle - « che si manifestò nelle frasi vibrate trascinanti il pubblico a « frenetici applausi ». « Non discorsi occorrono su questo feretro, - egli disse _ sul feretro di chi è caduto, vittima nobilissima, dell'avanzo ultimo della scellerata barbarie occorrono fatti, è necessaria la protesta solenne contro questa barbarie, la quale consciamente o incosciamente, si è fatta strumento delle Messaline, che per tortuose vie hanno avuto in mano i destini d' Italia. « Venga da Milano questa protesta; dica Milano: basta I e se l'Italia l'ascolterà quanti vorranno farsi arma della barbarie per ispegnere i rappresentanti del diritto e della giustizia resteranno disarmati I « Non verrei a portare parole su questo teretro, che non ha bisogno di lagrime ma di fatti, se l'affetto che mi legava al grande estinto non mi avesse procur~to l'onore di portarla brevissima in nome di Marsala, in nome della Sicilia e del Mezzogiorno, in nome ddla Estrema Sinistra. « Porto la parola e il saluto riverente di Marsala, d'onde chi vantavasi sopratutto di essere il milite di Garibaldi, cominciò l'ultima sua battaglia contro la corruzione e per la libertà; porto la parola dell'Estrema Sinistra, di cui Cavallotti fu parte grandissima, e valoroso vessillifero ; porto la parola della terra del dolore, dove a centinaia i contadini inermi offrono il petto agli esperimenti delle armi nuove; e in nome di tutto ciò sulla bara, che racchiude il corpo del nostro diletto, vi dico : Cittadini di Milano! Suonate le campane del vostro Duomo e vi risponderanno le campane dei Vespri. E si compiranno gli ideali di giustizia e di libertà di chi da questo feretro s'inspira e consiglia all'azione I» Pei repubblicani Milanesi parlò l'on. Luigi De Andreis. salutato da un fragoroso grido di Viva la repubblica!, e dopo di lui, l'on. Filippo Turati a nome dei socialisti che in una lunghissima colonna di 10,000 avevano preso parte al corteo. L'on. amico no~tro Edoardo Pantano chiuse la serie dei discorsi. « Avrei preferito tacere - disse -. Vi sono ore di dolore ineffabile in cui si sente più il bisogno di piangere che di parlare. Ma quando si è vissuti insieme trent'anni di lotte sui campi di battaglia, al letto della carità, nella stampa, nella tribuna - e in questa lotta ci si è abbeverati agli stessi ideali, ci si è sacrati alla stessa causa - come distaccarsi per sempre dal compagno amato ed adorato senza portare sulla sua bara la suprema testimonianza dell'affetto e della solidarietà ? « Quella bara, è vero, non porterà nella tomba che le sue ceneri. La sua anima resta con noi. Ma una parte dcli' anima nostra, un lembo del nostro cuore lo accompagna nel sepolcro, e qui dinanzi alla sua bara si riaffermano e si santificano i comuni ideali. « Perchè, malgrado le lievi divergenze di metodo in alcune ore della battaglia, l'Estrema Sinistra lo ebbe ognora suo, tutto suo, nell'animo e nel pensiero, nelle tradizioni e nelle aspirazioni per le rivendicazioni supreme delJa libertà e della giustizia ed oggi riaffermando sulla sua salma la propria solidarietà nella stessa bandiera, al paese che commosso ne saluta riverente la bara, dicendoci con mesto, eloquente linguaggio: imitatene l'esempio - noi rispondiamo che l'opera sua di battaglia non resterà interrotta a dispetto di coloro che oggi si allietano di questa chè è sventura nazionale. .e le combatteremo insieme, amico Turati, queste battaglie rivendicatrici, la cui alt.1 idealità si eleva al disopra di ogni distinzione di parte. « E Cavalloni ci aiuterà. Perchè certi uomini sono più formidabili morti che vivi. Le loro tombe diventano are; e nell'ora in cui le nostre campane suoneranno a raccolta nei supremi appelli della patria e della libertà, noi verremo ad affilare le nostre spade sul tuo tumulo o amico Felice. E fra le tempeste della battaglia, in mezzo al grido del combattenti, noi udremo per l'aria le note armoniose di due bardi immortali : le tue e quelle di Goffredo Mameli che ci inciteranno alla pugna e ci condurranno alla vittoria ». Giornata indimenticabile I * ,. ,. J\fa le manifestazioni non si sono limitate solta:ito a Roma a i\lilano e alle stazioni lungo la linea ferroviaria percorsa dal feretro. In ogni città d' ltalia, da Palermo a Napoli - ove ha parlato scultoriamente Giovanni 13ovio - ad Ancona, a Firenze, a Bologna - ove ha parlato Giosuè Carducci, difendendo però il grande statista dai reati ministeriali - fino a Genova, Torino, Pavia, Padova, \'enczia è stata tutta un'apo·
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