Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 17 - 15 marzo 1898

R.MSTA POPOLAR.EDI POLITICALETTER~E SCIENZESOCIALI Rakowirz ammazza in duello Ferdinando Lassalle, il primo apostolo del Socialismo in Germania; ma la sua propaganda socialista diviene gigantesca dopo la sua morte. Agli stolti, agli abbietti che fanno festa perchè credono di poter continuare impunemente la loro ignominiosa gazzarra di furti, di corruzione, e di vilta, la storia severa risponde : respicefinem ! Dr. NAPOLEONE COLAJANNJ. La vita di Felice Cavallotti, dalla prima età fino alla morte, fu uua continua battaglia. E non è una frase retorica questa, ma è l'espressione vera e sintetica di tutta l'esistenza del Bardo e Baiardo che un ferro omicida, in una forma legalizzata da un barbaro pregiudizio medioevale, sopprimeva per ben più alti e nobili combattimenti civili. Nato a Milano il 6 novembre 1842 da una famiglia di origine veneta - il cognome di Cavallotti era iscritto nel Libro d'oro ed i suoi antenati possedevano case e gondole nel fa. moso Arzanà de' Veneziani - Carlo Felice Emanuele - evidentemente i genitori dovevano avere ddle debolezze pei sabaudi ! - a nove anni, quando generalmente si pensa a tutt'altro, era già un entusiasta delle poesie patriottiche elettrizzanti di Berchet, di Nicolini, di Mameli e di Rossetti, le quali recitava a memoria con grande scandalo dei «ben pensanti» che frequentavano casa sua. A 16 anni, mentre la Lombardia era ancora sotto la dominazione austriaca, lo si vedeva" capitanare, al Ginnasio, nientemeno che una dimostrazione contro un professore tedesco : roba, per quei tempi, addirittura da capestro I Appassionatissimo alla lettura, nella quale egli preferiva consàcrare le ore che aveva libere dalla scuola, egli fu un vero divoratore di tutti i libri che poteva aver tra le mani - romanzi, poemi, storie, trattati scientifici - un YCro assetato ddla cultura più varia e interessante. Non ridano i moderni superuomini, ma - come scrisse Carlo Romussi nella prefazione al voi urne VI! delle Opere complete di Cavallotti - « fra tante congerie ch'egli divorava « ed assimilava prediligeva il Cuerùi Meschi110 » . . . . « Quel « romanzo cavalleresco, ingenuo e generoso, nel quale l'eroe « prende la difesa del debole e dell'oppresso senza nemmeno « conoscerlo, senza guardare alla /orza ed al numero di chi « sta contro, persuaso, la forza risiedere nella bontà della causa; « che dopo aver combattuto e vinto, dopo aver consolato e « liberato, sen va via, senza chiedere nulla, senza neppure aspet- • tare ringraziamenti, si scolpi non per niente nella giovinetta « fantasia del poeta », Senza il Guerin Meschino - diceva un giorno a Romussi che gli fu sempre più che amico, fratello - non mi sarei preso probabilmente tanti grattacapi ! Dedito sovrattutto agli studi classici, aiutato nei medesimi dal padre che tra l'altro era un distinto filologo, scriveva - sette anni prima di Sadowa e dieci prima di Sédan -, un non disprezzabile opuscolo, Germania e Italia, in cui, diciottenne, profetizzava gli avvenimenti che dovevano poi verificarsi. Ma quelle erano scaramuccie, piccole battaglie che non bastavano alla sua grande vitalità, e quando in mezzo ai giovani corse fulminea la notizia che Garibaldi si era deciso a partire per la Sicilia, Felice Cavalletti fattesi prestare da un compagno di scuola cinque misere lire - « e fu quella (scrisse poi in risposta ad un giornale monarchico suo detrattore di Piacenza) la prima volta che speculai sull'amicizia: » - e coll'unico bagaglio di un paio di calze, s'arruolò volontario. Riuscitogli vano, perchè troppo giovane, di partire da Quarto colla prima spedizione dei Mille, non si arrc;tò per questo, e valendosi abilmente di un congedo militare di un suo cugino, riusci ad essere ammesso tra i volontari della seconda spedizione Medici che parti da Genova il 6 giugno del 1860. Nella 11 Prefazione delle sue OpereComplete, Felice Cavalletti, scherzosamente, rammenta soltanto un suo inno pei volontari che destò entusiasmo tra i garibaldini, ma Gregorio Oddo, uno storico di quella epopea, fa qualche cosa di più, perchè ricorda con grande onore Cavalletti combattente da vecchio soldato a Milazzo, ove gli cadde vicino il prode maggiore Filippo Migliavacca comandante dei volontari milanesi, e nota pure alla battaglia del Volturno, Cavallotti in prima linea, e tra i più valorosi. Presentato a Napoli aJ Alessandro Dumas (padre) che abitava in una splendida villa sul mare, a Castel dell' Ovo, il grande romanziere nutrì subito una grande simpatia pel giovine volontario, così intelligente e valoroso, e lo volle con sè a lavorare nella redazione dell' Indipendmte, Ma altri doveri sacrosanti chiamavano Cavallotti a Milano, ove il vecchio padre non poteva col suo piccolo stipendio di impiegato a 2400, con moglie e tre figli, tirare avanti la barca, e Cavallotti, finita la guerra, dovè a forza partire. Una nuova battaglia, e nella sua forma più cruda e antipatica l'attendeva: la battaglia per la vita ! Il periodo Jal 6o al 73 fu per Cavalletti d'un attività febbrile, prodigiosa, di un lavoro continuo, senza requie, solo interrotto, come da una festa, dalla campagna del '66, nella quale, di nuovo con Garibaldi, vide a Vezze morire al suo fianco l'eroico maggiore Castellini. Iscritto come studente nell' Università di Pavia, ove però, per potere strappare la vita per sé e pei suoi con altri lavori, si recava soltanto ogni due mesi per la firma di frequenza; collaboratore, prima dell' U11itàItaliana di Maurizio Quadrio, poi nella Li11ce, nel Campidoglio, nel Fttggilozio (sotto l'anagramma di Fabio Altoncelli), nel Lombardo, nella Gaz.z.ettadi Milano di Raffaele Sonzogno, e finalmente, anima e corpo, nel Gaz.z.etlinoRosa diretto dal carissimo amico Bizzoni, (e poi nella Ragio11e che fu l'ultimo giornale nel quale professionalmente lavorò), Cavalloni dimostrò d'aver proprio una tempra di acciaio per tutte le possibili battaglie. E battaglie sante furono le sue contro tutte le camorre senza guardare in faccia a nessuno, se forti, potenti e tanto meno se prepotenti, flagellando senza falsa pietà l'alta canaglia, e anche molto più in su, venisse quel che ne volesse venire. E i tempi eran borgiani davvero anche allora, perchè la Regia, l'affare Lobbia, le famose vendite dei beni demaniali, le operazioni pel corso forzoso, le alienazioni dei beni ecclesiastici, i furti • negli Economati generali, le profanazioni dei beni delle Opere Pie, deliziavano il nostro Paese anche sotto il governo di Destra che aveva già regalato Fantina, Aspromonte, Custoza, Lissa e Mentana, Ci volevano i bottoni di fuoco per tentare almeno d'impedire la cancrena, e le poesie che Felice Cavallotti pubblicò in quelli anni - noteYoli: le .Auguste 'N,oz.ze (24 aprile 1868), Il 'Di delloStatuto (6 giugno 1868), Menta11a (2 novembre 1868), Mo11tie Tog11etli (6 .:!ecembre 186SJ, La Cuccia Reale (per le s:ragi di S. Rossore), il Parto e l'A11111istia (ottobre 1869) La distrib11zio11d&ei premi ( 28 agosto 1870) Per la f11dlazio11edi 'Barsa11ti (29 agosto 1870) _ quelle poesie bisognerebbe Yenissero lette dai giovani della presente generazione, e in specialmodo venissero lette e rilette, e ben stampate nella me• moria, le note storiche illustrative del Poeta (nonchè un suo ottimo libro sulla Spedizionedel 1867 11ell'Agro'1{_0111a110\ perchè quelle letture illuminerebbere molte menti che sono al buio di tante cose delle qu11i non si fà nemmeno un cenno alla lontana nei libri di storia, ad 11mm dtlphiui, che fanno testo di vangelo nelle scuole d'Italia. Il volume di quelle Po~sie edite a Milano nel 1873 - dopo

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