Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 17 - 15 marzo 1898

RIVISTA POPOLAREDI POLITICAl,ETTEI\E E SCIENZESOCIALI Oggi si discute se la storia sia un arte o uua scienza; ma per decidere questa quistione deve cominciarsi dal rilevare che la filosofia della storia si è già compenetrata colla storia ; giacchè la legge che la domin1 emerge solo dalla narrazione stessa dei fatti, il cui processo dialettico la rivela, la giustifica e la prova. La storia acquista tanto più aspetto di scienza in quanto da una semplice narrazione dei fatti particolari ed individuali passa ad essere una coordinazione d, tutti i fenomeui della vita sociale col rilievo delle loro cause e delle leggi, che li regola. La storia scieglie e coordina i fenomeni, perchè n'esca l'immagine più completa della società in un dato tempo e del suo rapporto con gli stadi anteriori e successivi, seguendo l? stesso criterio direttivo del naturalista, che espone ed ordina i fenomeni della vita organica per determinare le condizioni di esistenza e di sviluppo di una data categoria di organismi. Alla storia che trovava il suo filo conduttore in alcuni individui emergenti sulla folla, succede la storia che segue l'azione impersonale delle grandi masse; alla storia tessuta sulla trama più visibile di guerre e di paci, di rivolte e di reazioni, segue la storia che cerca le cause lente e continue, i fenomeni prima inesplorati della vita di ogni giorno, le condizioni di esistenza, che maturano e rendono inevitabili le paci e le guerre, le rivoluzioni e le tirannie, ridotte ad essere l'effetto e non la causa, l' indizio e non il fattore dell'andamento della storia. La sua materia consta di elem~:11i rappresentativi ed emozionali propri al suo genere sorto come forma d'arte, e il suo riesce così un contenuto scientifico in forma artistica. Rappresenta, ma per comprendere; narra, ma per'" ispiegare ; onde si fondono in essa gl' intenti e gli effetti della scienza e dell'arte. Nelle sue forme più compiute fa vedere la connessione di tutti i fenomeni della vita materiale e morale e la loro genesi e la reciproca azione, la loro interdipendenza. Da tutta la lunga esperienza del mondo, rivelataci dalla storia par che emerga, come unico vero, quello che arresta i dubbi del critico e rende trepidante lo scettico: l'ideale morale. Lo spirito di tolleranza che, è o dovrebbe essere almeno, la migliore conquista del nostro tempo, la condizione di ogni progresso della civiltà, di niente tanto si giova e si alimenta come di questo insegnamento della storia. Quante cose maledette che il tempo sollevò sugli altri; quante cose diffamate che poi risorsero cinte di gloria ! (La Scienza sociale, Gennaio-Febbraio) (r). Ulisse Papa: Il partitoradicaleconservatorein Italia. Il bisogno della sua costituzione fu enunziato dall'on. Franchetti. Pare che ci sia contraddizione tra i due termini della denominazione di tale partito; ma così non è. I mali d'Italia sono gravissimi e non si potrà riuscire a salvarla che con rimedi radicalissimi, sebbene in senso conservatore, tenendo presente, però, ciò che diceva Cavour per intendere qual' è la vera conservazione: « le riforme compiute a tempo invece d'indebolire l'autorità, la raf!orzn110; invece di cresèer forza allo spirito rivolutionario lo ridtteo110ali' impotenza ». Ora in Italia tutto fun· ziona male: Corona, ministero, parlamento, burocrazia, finanza, istruzione, emigrazione ecc. ecc. D' onde un generale malessere, di cui traggono profitto i soli partiti sovversivi, repubblicani, socialisti e clericali. Nulla c' è di buono e di nuovo nel pro· gramma dei repubblicani (?); molto c'è da prendere in quello dei socialisti e dei clericali. Ad ogni modo il partito radicale c01iservatore deve conservare: 1° gli ordinamenti sociali, la proprietà, la famiglia, la libertà individuale, i concetti morali (1) Questo articolo ciel Ciccotti non è che la sua prolnsiono al corso di° storia nell'Unh·ersità cli PaYia. pubblicata ora in opuscolo separato. ~ la.Yoro sintetico magistrale che vnlc molti grossi volumi; e in Italia passa inossct·\·ato o <1unsi ! Il sunto che abbinino clato è magro; ma. cli più non pote,·amo dare. _La,perorazione è splenclicla. e religiosi, che sono la base del consorzio civile ; 2° l'unità dello Stato, la monarchia e le istituzioni rappresentative approvate dai plebisciti. Esso da un altro lato deve propugnare riforme, che mirino ad assicurare: 1° la giustizia e la moralità nelle amministrazioni pubbliche e nell'azione politica del governo; 2° la retta a!)plicazione delle leggi, e specialmente l'osservanza della regola, che la legge é uguale per tu/li; 3° la moderazione, l'equita, la giustizia distributiva, sia nei carichi pubblici come nei benefizi che dispensa lo Stato; 4° il miglioramento delle condizioni materiali e morali delle classi inferiori. È urgente provvedere perchè il problema sociale si fa sempre più minaccioso. Non si potrà risolverlo se non tenendo conto dell'origine dei mali; e questa va ricercata essenzialmente nello spirito umano. La quistione sociale è una quistione essenzialmente morale(?) (Riforma sociale, r 5 Febbraio). Luigi Einaudi: La municipalizzazlondeel suolo nellegrandi città. (Continuazione). Quando un organo è divenuto inutile e pericoloso, la sua estirpazione pacifica o violenta è inevitabile; quando la concessione di un monopolio ad una classe determinata non ha più la sua giustificazione nelle ragioni di ordine economico e sociale, la sua decadenza o la sua scomparsa finale possono essere ritardate, ma di poco. Ciò si può dire del monopolio privato del suolo delle grandi città, che fà godere ai privati un sopra reddito a cui non hanno alcun diritto. Si può porvi termine con diversi mezzi. r° Colla confisca da parte dello Stato senza compenso ai proprietari. Questo mezzo non è realizzabile. 2° Colla riforma delle imposte. Allo Stato bisogna lasciare l'imposta sull'insieme dei redditi; ai comuni, specialmente alle grandi città, quella sulle proprietà immobiliari. I comuni potranno stabilire l'imposta unica e progressiva sul suolo edilizio e avvicinarsi alla teoria di George. Ciò si è fatto già nella Nuova Zelanda; e utilmente. Le città inoltre potranno divenire esse stesse costruttrici di abitazioni igieniche ed a buon mercato. ciò hanno fatto con vantaggio generale Birmingham, Liverpool e Glasgow. Questi esempi dimostrano all'evidenza che non solo le città possono esigere le rendite con abilità, ma possono anche utilmente farsi costruttrici. L'imposta sul reddito mobiliare delle grandi città avrà per effetto di fare scomparire una delle più grandi piaghe che avvelenano l'organizzazione sociale di queste gigantesche aggregazioni umane: la discriminazione delle imposte a favore dei ricchi e a danno dei poveri. (La devenir socia/. Feb• braio). A. Chiappe/li: l' idea dellapace e i suoiprogressi recenti. Da Emmanuene Kant al giorno d'oggi i progressi in favore della pace sono colossali; non si tratta dell'utopia della pace perpetua, che nemmeno da Kant venne sostenuta, ma di relazioni internazionali tali che rendono sempre più difficile la guerra. L'idea dçlla pace ha progredito sul terreno dei fatti coi numerosi arbitrati; e la pac~ s'impone anche per ragioni egoistiche; e si va verso la pace nonostante i pericoli, che vengono dalla politica coloniale. La pace si rafferma pure in forza della esistenza degli eserciti permanenti (?). La pace, però, non deve identificarsi col quietismo corruttore. La· socialistica lotta di classe che parrebbe dover trasportare la guerra dal campo internazionale in grembo delle nazioni, non sarebbe che un espediente transitorio. La pace, poi, non dovrebbe si. gnificare rinunzia alle rivendicazioni nazionali. Comitati e leghe per la pace oggi si costituiscono dapertutto; ma tutti devono agire per modificare la pubblica opinione; poichè il vero è che oggi oramai la forza irresistibile dell'opinione pubblica opera e preme sui governi; e che quando un idea come questa, s'è aperta la via negli animi, nessuna forza al mondo è capace di arrestarla nel suo cammino trionfale. ('Rjvista d'Italia. Febbraio).

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