RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI 233 Due sono le correnti: da una parti: si invoca il lib..:ro capitale per la colonizzazione e la trasformazione agricola industriale e commerciale; dall'altra si domanda che il Governo con una riduzione di imposte e rnl concorso di qualche milione sollevi la. popolazione sarda, bonifichi una parte dell'isola e agevoli lo sviluppo commerciale e industriale. Che cosa si può sperare dal libero capitale nazionale? Null.1 ! rispondo. Se lo sviluppo cap:talistico in Italia fosse in quel grado a cui è giunto, per esempio, in Inghilterra, in Francia, in Germania, la Sardegna sicuramente non si troverebbe nelle attuali condizioni. l\lolti capitali vi si sarebbero riversati in cerca di un profitto che non sarebbe di certo mancato, e la trasformazione agricola, commerciale e industriale, se non un fatto compiuto, sarebbe già un'opera iniziata. Ma disgraziatamente in Italia i mezzi più comuni per la formazione e l' in.:remento dei capitali sono le speculazioni losche, l'usura, la spoliazione delle bmche, il saccheggio delle pubbliche amministra• zioni, i fallimenti pren editati. L'avidità e l' immoralità della maggior parte dei manipolatori del da· naro non ha limiti. Per citare un esempio, ho potc.to notare che durante la vendemmia piovono nell'estremo lembo d'Italia cricche di speculatori che non si contentano di guadagnare meno di L. 200 per ogni carro di uva che costa L. 1000, che vengono generalmente pagate a merce rivenduta. Si comprende che alla camorra dei compratori fa riscontro l'ignoranza e la debolezza dei produttori i quali non hanno nessuna organizzazione. Le condizioni delle isole sono ancora peggiori di <iuelle dell'Italia meridionale : non è lecito quindi sperare che i capitali vadano a fecondare le terre deserte della Sardegna, contentandosi d'un profitto, diciam così onesto, quando nello stesso continente hanno pretese così sfacciate. D'altra parte è giusto riconoscere che questa deplorevole stato di cose è spesso prodotto o favo• rito dal fisco, il quale con enormi tasse di ricchezza mobile tarpa le ali J colui che pieno di buona volontà tenta l' impiego industriale dei suoi capitali : onde vediamo che buona parte del denaro italiano, piuttosto che arrischiarsi ad opere d' industri3, si appiatta nelle casse di risparmio o si converte in cartelle di rendita dello Stato. Vediamo ora quali benefici po~sano derivare alla Sardegna dai provvedimenti, che comunemente si aspettano dal Governo. Una semplice riduzione d' imposte apportt:rebbe, secondo me, assai scarso o nessun beneficio. Finchè non si mirerà a mutare le condizioni dell'isola con provvedimenti veramente efficaci, le strettezze economiche impediranno alla popolazione sarda di prendere lo slancio necessario per liberarsi daIle catene della miseria : l'usura regnerà sovrana e !:i piccola riduzione di imposte sarà pressochè in:ivvertita. I milioni poi che si chiedono per le bonifiche, le arginature dei fiumi, la costruzione di ferrovie, e per le agevolazioni commerciali, in gran parte, anzìchè sollevare !:i generalità della popolazione sarda, farebbero la fortuna di appaltatori affiliati a camorre politiche, o di proprietari privilegiati. Quando, com'è il fatto, vi sono comuni di circa 5000 abitanti che hanno 50 elettori, è facile immaginare quali camarille si possano organizzare, e come con l'ordin:imento dell'attuale società non si possa tare assegnamento sugli scrn1 oli della coscienza. A rrie pare insomma che da simili provvedimenti si debba aspettare poco di buono. Inta rito attualcr.ente i Sardi non possono contare che sull'aiuto dello Stato: e questo aiuto forse potrà non mancare ora che del Ministero fa parte un figlio della Sardegna. Ed è su questo ch'io credo si debba intavolare la discussione, acciocchè gli aiuti della nazione non si:ino sfruttati dalle cricche. A mio modo di vedere, il migliore ufficio dei milioni che il Governo potra dedicare alla Sardegna sarà quello di spronare la generalità dei Sardi a promuovere essi stessi la trasformazione agricola, industriale! e commerciale dell'isola. I Sardi, come tutti i popoli deficienti di mezzi economici, subis.:0110, senza efficacemente reagire, l'azione dell'ambiente climaterico e te:lurico nel quale nascono e vivono. I mezzi economici che si offrissero, dovrebbero sottrarli a questo adattamenco e dare la prima spinta a combattere e domin:ire, con la tra• sformazione per propria iniziati va, l'ambiente tellurico e climaterico che li fa schiavi e li tiene in cosl misere condizioni. Pcr conseguire questo scopo io credo ohe il Governo dovrebbe attuare una legge simile a quella sulle so'ciètà cooperative che ·è in vigore in Prussia dal 3 r luglio I 89 5, e di cui fu data sufficiente no· tizia sul fascicolo del I 5 novembre passato di questa « Rivista » nella rubrica« Sperimentalismo sociale ,,. Occorre far sorgere tra i Sardi lo spirito di associazione e far riunire in consorzi i microscopici comuni. I milioni dello Stato perciò dovrebbero concor· rere alla formazione di un fondo per una cassa sociale, al quale potessero attingere con le debite garanzie, le cooperative agricole e industriali, legalmen:e costituite e con uno scopo determinato. In tal modo i piccoli e medi proprietari organizzati in cooperativa di produ~.ione, potrebbero procurarsi i mczzi meccanici e direttivi per il bonificamento delle terre e per ottenere una produzione
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==