:?30 H I\ ISTA POPOI.AIIF. DI POLITICALETTERE I~ SCIE;\ZP. ~OCIA I.I Narriamo prima un fatto, di cui nessuno forse si ricordò in questi giorni. Il 27 aprile r 796 la corriera, che faceva il servmo da Parigi a Lion", veniva aggredita fra L1eursaint e Montgéron, a quattro leghe dal primo di questi paesi ; i malandrini, dopo aver uccirn il conduttore e l' impiegato postale, si impadronirono d'oro d'argento e di asseg11ati trasportati su di essa (un valore effettivo di circa 22°,000 lire). In seguito a indizii as,ai g:-avi, la polizia arrestò un tal Couriol, che traJotro im12nzi al giudice, seppe con- . futare le accuse e fu rilasciato. Volle il caso che egli fosse accompagnato all'udienza da un amico, nel quale moltissimi fra i testimoni credettero ravv,sire uno dei grassatori. Couriol fu trattenuto e l'ami~o con lui. Non valse a quest'ultimo l'a,·er provato luminosamente l'alibi nell'ora del dtlitto; non- valsero le deposizioni in suo favore dello s1esso Couriol, che pure finì col dichiararsi colpevole; non valse il ricorso ad una Commissione, che il Direttorio appositamente eles~e, affidandone la presidenza al Siméon: l'amico fu condannato insie1ne al Cou-• rio!, e sali il patibolo, protestanJo la propria innocrnza, il 30 ottobre J 796. Queli'uomo era Giuseppe Lesurques: ho nominalo una fra le più celebri vittime degli t'rrori giuJiziarii. 0 Nato a Douai nel 176J di buona famiglia, s'era arricchi10 con ingcgno~e specul:Izioni e rnn la do:e della moglie, e a trenta tre anni, quando mori, goJe, a già di una renJica di 12,000 lire. Gran parti! del patrimonio andò spesa nel processo, che cos1ò a lui la vita, alla sua famiglia l'agiatezza e l'onore: il rimanente fu confiscato. Appena pochi giorni dopo il supplizio, un giudice di Besançon scrisse al Siméon (che vedemmo presidente della Commissione per l'affare Lesurques) aver egli scoperto il vero colpevole in un tal Dubosc, e lo pregò di aiutarlo nella riabilitazione dell'innocente vittima. Il Siméon fece il sordo, e, sebbene conservasse sempre la le1tera, che fu pubblicata dopo la sua morte, non ue lasciò per treni'anni trapelare mai nulla. Ma intanto il Dubosc veniva arrestato, e, dopo un'audace evasione, ripreso dalla polizia, ptrche salisse alla sua volta il pat, bolo. Cosi, nel r So 1, cinque anni dopo il suppli:do di Lesurques, la memoria ne era tersa da ogni macchia nel co~petto degli onesti. Ma la riabilitazione non fu ufficiale né pctbblica, in omaggio al principio del non ritornare sulla cosa giudicata. li nome di Lesurques era tuttavia già cdebre e l'interesse, che il triste caso aveva dtstato nel pubblico, incoraggiò i figli a chiedere nel 1804 la riabilitazio11e ufficiale della vittima e la restituzione dei beni confiscati. Respinta la dimanda dal governo imperiale, essa fu rinnovata nel 1821. e accolta dai Borboni, fruttò agli eredi la restituzione di una piccola parte del patrimonio Lesurques, 224,000 lire. Ma gli eredi tornarono a far sentire la loro voce sotto il regno di Luigi Filippo, e riuscirono, nel 1835, a strappare al Tesoro un altro boccone, che furono 252,000 lire. Ma non per questo la vertenza fu definita, che, nel 186-1, auspice lo zelante tutore Mequillet, i nipoti richiesero la solenne riabilit111Jo11e e la restituzione dei beni dell'Avo al secondo imperatore. Il governo di Napoleone III respinse senz'altro la dirna11da, e un'anno· dopo, venuto a morie il Mequillet, ~i considerò la vertenza come dtfinita. Non era. Nel 1868, per l'ultima volta, gli eredi avanzarono di nuovo la dimanda al governo imperiale, pretendendo che il Tesoro versasse in loro mano due milioni, ammontare del patrimonio accresciuto degli interessi di quasi un secolo. La questione, che ormai seguiva con attenzione uma l'Europa, fu risolta nel gennaio 1869 in senso sfavorevole agli istanti. Fu allora la voha che un· poeta, uno dei più grandi che la storia ricordi. decise di prender la parte delle innocenti vittime : V ,!tor Hugo. Vittor Hugo era l'uomo da ciò. Nato nel 1802 (ce siécle avait deux ans), cioè un anno dopo il supplizio del vero colpevole Dubosc, proprio nella città, donde era partita la prima voce in favore di Lesurques, a Besançoo, egli aveva diciannove anni quando gli eredi avanzarono la seconda istanza e 66 quando avanzarono la sesta. Quest'ultima era stata respinta da un governo a combatttre il quale egli aveva consacrato la v:ta degli ultimi anni e quella ancora che poteva rimanergli; inoltre, egli era da quindici anni il poeta dei Cbtitimeuts, e s'era costituito il rappresentante più nobile dell'eroe letterato, il tipo del vessillifao dt!la civiltà e della giustizia, quale il Carlyle ha vagheggiato e descritto. Ma, insieme a tante qualità, egli aveva un difetto: era troppo poeta ; e attaccò battaglia, invece che con una lettera sull'Aurore, con una poesia di quattroc,nto versi. La poesia, che è pochissimo nota, contiene squarci bellissimi. In uno di essi, verament.: superbo, la testa troncata di Lcsurques dal fondo della fossa maledetta grida m Il' orror della notte : « Ils ont trou vé moyen de reboire mon sang, Dieu juste I et de tuer deux fois un innocent I »; versi che oggi, finito il processo contro lo Zola, paiono profetici della sorte del Dreyfus. E segue spiegando alla sua maniera il puche fu ricusata li riabilit111,.1one. « Si c' était pour qu'en son salon rose où chant.: Colle:et l'imperatrice puisse invitcr :\ Compiègne Grandguillot. Grandperret, tous ]es grands de ce règne; si c'était ponr aider Rome :\ faire la nuit, si c'était pour allcr au Méxique au grand bruit, tambour batrnnt, avec une nuée altièrc d'étendard; déployes fonder un cimitière; si c'ètait per fabbricare armi da guerra e chassepots omicidi, ovvero per exterminer des pauvres, des f.:mines, des détresses, vieillards, enfan1s, forçat des mines, p:iles, mourant de faim, rédamant des liards, deux millions, c'est peu; prenez deux milliards ! » E non c'è da scandolezzarsi se non rispetta nemmeno l'imperatrice, egli, che nei Cbritiments aveva scritto: « la prostitu1ion, ingenue, est princesse ».
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==