RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI paese da una consorteria di alti speculatori che violò ogni legge, non danno alcun diritto di provvedere al turbato benessere, alla sua sicurezza economica e politica. La Banca deve restare al disopra di ogni responsabilità e d'ogni diritto comune. Così però non avvenne in altri paesi ove non si affermò così stranamente l'autocrazia bancaria, benchè potesse vantai e forze e attitudini molto maggiori, perchè ivi le concessioni e tanto più i privilegi hrnno il correspettivo dei maggiori doveri, non sono fonti inesauribili di abusi e di offese progressive agli interessi della collettività. Nè altrove si mantennero ad ogni palto Istituti che fecero cattive prove. In Scozia, nella prima metà del secolo scorso, fu liquidata la Banca unica che non serviva bene agli interessi del paese e vi si sostituirono senza alcun inconveniente, quelle libere Banche che ne formano anche oggi la gloria e la ricchezza. E in America, lasciando stare le tauto violente trasformazioni durante la guerra d'indipendenza, alla Banca degli Stati Uniti instituita con gli atti del Congresso dd 1791, non si volle, 20 anni dopo, accordare il rinnovo del privilegio, e la Banca dovè liquidare. Più tardi, nel 1816, fu costituita un'altra Banca col capitale di 35 milioni di dollari che cagionò pure gravi imbarazzi, sicchè il Presidente Jackson la denunciava al Congresso come inetta a mantenere una sana e uniforme circolazione, e qualche anno dopo, nel 1836, veniva pronunciata la soppressione della nuova Banca degli Stati Uniti senza che niuna catastrofe si avesse a deplorare. Infine in piena guerra di Secessione, nel 25 febbraio 1863, si divenne all'attuale sistema bancario a circolazione garantita col capitale che !'on. Alessio additava come quello che potrebbe con qualche correzione porre un termine a disordini sempre rinascenti in un paese come il nostro ove da molti si ritiene, per usare termini intelligibili, che chi ruba alle Banche non ruba a nessuno. La proposta brillantemente svolta dall'on. Alessio, che la cieca sorte ha tolto alla Camera, non ha del resto il pregio assoluto della novità, perchè con qualche variante è quella sostenuta per trent'anni dall'on. Alvisi a cui non si prestò mai troppa attenzione, disgraziatamente nemmeno quando denunziò in Senato le falsificazioni della Banca Romana che diciotto mesi più tardi dovevano essere in base alla sua relazione, esposte così efficacemente alla Camera dall'on. Colaianni. C'na tale proposta non si può sfatare con alcune obbiezioni circa i metodi di esecuzione, come ha fatto il Ministro del Tesoro. Certo coi rattoppi e cogli espedienti che questi ha potuto fare approvare alla solita enorme maggioranza, compresi alcuni dei costanti avversari del salvataggi bancari, che si succedono e si rassomigliano da più di dieci anni, si potrà tirare innanzi ancora per qualche tempo. Ma a parte i pericoli di eventi straordinari non si riordinerà così l'ufficio dell'Emissione, in modo che cessi di essere la maggiore debolezza del paese, un istrumento che poteva e doveva resultare il più saldo ed efficace cooperatore del suo risorgimento economico. LUIGI Dll.lGtNTI. Deputato al Parlamento Per abbonarsi, alla flii-ista, imiare Vaglia o Cartolina-vagliaall'on. Napoleone ColaJanrii - Rom::i. NotdeeDl epuPtaatnotasnuollsotessaorgomento. Intorno alla discussione bancaria e.i aveva promesso di scrivere un articolo anche il nostro amico e collaboratore Dr. Edoardo Pantano che, non soltanto prese parte alla discussione parlamentare del 1896 e 1898, ma fu eziandio membro delle due ·Commissioni dei r 5 e Jc,i 18 che successivamente esaminarono, modificandolo, il dise;no di legge governativo: modificazioni importanti, nelle quali l'opera dell'amico nostro, per la sua autorevole competenza, ebbe una parte preponderante. Avendogli fatto tenere le bozze dell'articolo dell'amico Diligc:nti, egli ci invia le seguenti note che pubblichiamo, onde i nostri lett0ri possano avere conremporane:.rr.ente sott'occhio ~utto un complesso di osservazioni e di dati che consentano loro di farsi un concetto completo della quistione così come, si è svolta alla Camera. N. d. R. Alcune note supplementari ali' articolo dell'on. Diligenti basteranno al compito mio verso la Rivista. E forse molte di esse no:i sarebbero state necessarie se l'on. Diligenti - non essendosi trovato presente qumdo io parlai alla Camera - avesse potuto avere sott'occhio il resoconto parlamentare, non ancora pubblicato allorchè egli scrisse l'articolo. Comincerò con degli appunti staccati sui principali argomenti di cui egli si occupò, per riassumere in fondo il mio pensiero. Immobilizzazioni bancarie. - Quando l'on. Sonnino, nel Dicembre del 1896, fece una carica a fondo sulla Sezione autonoma di smobilizzazione non fece che sfondare una porta aperta. La Commissione dei r 5 aveva talmente modificato il progetto ministeriale, circoscritta l'operazione in sì ristretti limiti, e circondata di tali e tante cautele da relldere impossibile qualsiasi impresa aleatoria. Ad eliminare tuttavia anche il più lontano equivoco, la Commissione dei 18 le tolse il diritto ad emettere carte Ile. Ma fece di più : propose ed ottenne che fosse cancellato dalla legge del 1893 quel famoso Jsti- /11/0 smobilizzatore di cui !'on. Sonnino, nel 1894, essendo ministro del Tesoro, aveva magnificato l'utilità, affermando: « che il governo, per parte sua, si sarebbe pre- " stato, nei limiti del possibile, a facilitarne la costituzione, « riconoscendone la grande importanza nel/' interesse ge- « 11eraledel credito e della vita economicadel paese ». Fra i pericoli di sfruttamento e di gigantesco aggiotaggio che un Istituto siffatto avrebbe portato inevitabilmente con se, e quelli ipotetici di rischio che avrebbe potuto presentare la Sezione autonoma - quale era stata ridotta dalla commissione dei r 5 - manca ogni termine di paragone. Onde io, pur rilevando la sua stridente contradizione, mi compiacqui con !'on. Sonnino nel vederlo ora concorde con noi; essendo ormai tempo di farla finita con tutte le Compagnie di ventura che sotto nomi diversi si sono scatenate da anni sul nostro paese ed alle quali dobbiamo la maggior parte dei nostri dolori, i più acerbi dei nostri disinganni.
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