RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALl 2i5 una civiltà che sta per tramontare ed un'altra che ne sorge. È il periodo che più s'impone all'osservazione dello scienziato: il periodo più gravido di malumori e di sorprese, il periodo in cui tutto ciò eh' è antico vacilla, barcolla mentre le nuove idee irrompono fragorose, il periodo in cui la vita sociale si va lentamente trasformando in mezzo a convulsioni, follie epidemiche, delirii collettivi, che sono i sintomi del male che serpeggia. Emilio Zola vide tutto questo e comprese qual'era la vera funzione sociale del romanzo: vivtre nel mondo contemporaneo, osservarne tutti gli aspetti, coglierne tutti gli ambienti, scandagliare la psiche di ciascuna classe, analizzarne tutte le manifestazioni sia normali che patologiche, fare insomma di questa società la vivisezione più completa, la di~gnosi clinica più perfetta, più rispondente alla realtà. E così lo vediamo in lungo pdlegrinaggio attraverso Parigi, la grande città cosmopol.ta, dove tutte le tendenze vanno a dar di cozzo, pwttrare nei salotti mondani, in tutti i ministeri, in tutre le chiese, nei grandi magazzini, nei boudoirs delle grandi cocolles, negli a/elie,-s degli artisti, nel mondo bancario, nei quartieri operai e poi in provincia, nei villaggi, nelle campagne, nei centri minerari, nei paesi marittimi. E in venti volumi egli ha ritratto ciascun angolo di questa multiforme vita sociale, senza che un dettaglio o una linea sia sfuggito al suo sguardo acuto e penetrante: la sua parola è incisiva, scultoria; ci fa fremere nell'Argent, ci esalta e ci commuove nel Gen11inal, ci addclora potentemente nell'Assommoir, ci fa delirare per in dignaziom: nella Débacle, ci· impressiona nella Terre, ci scuote e ci agi fa nella Nana. Ed ora veniamo al Paris. Paris non è un libro come i precedenti ma ne è la conclusione : non è una classe, un ambirnte sociale che mette sotto i nostri occhi, ma son tutte le classi, tutte le passioni, tutti gli attriti, tutte le correnti più disparate, osservate e studiate una per una in ciascun volume della serie dei Rougon-5Kacquart che ci passano dinanzi rapidamente come attraverso le lenti di un caleidoscopio; Parigi non è che il simbolo per eccellenza dell'umanità presa e studiata sotto tutti i suoi aspetti, in tutte le sue energie, in tutti i suoi fenomeni, Parigi il terreno propizio dove dalla fusio1Je, dal disgregamento, dall'attrito di tutti questi elementi germoglierà la 1Juova civiltà. Pierre Froment, la figura dominante del libro, un po - vero prete che ha perduto la fede, che per riacquistarla visita inutilmente Lourdes e Roma, che lotta con tutte le forze dell'animo suo per tornare alla credenza pura, ingenua illimitata dei primi cristiani, ma riceve al contrario dall'osservazione della vita sociale scosse continue e profonde che lo portano in fine alla negazione di tutto, rrndendogli l'esistenza triste e malinconica, senza che una fiamma o un ideale av\ivi il suo cerYello, è l'espressione del momento attuale: l'umanità torturata dal dubbio fra il vecchio rnondo teologico che cade ogni di più in frantumi, e disperato lotta per salvarsi e godere il primato dando vita a quelle forme di degenerazione intellettuale che chiamansi simbolismo, preraffaellismo, satanismo e la scienza che, sempre giova ne, sempre fiorente, invade dappertutto e su quei rotrami si asside imperiosa. Molto di guasto e di corrotto evvi nell'odierno assetto sociale e tutto ciò è destinato a scomparire. Nell'umanità avvenire non vi sarà nè pauperismo nè parassitismo : il lavoro, nobile e dignitoso, ma obbligatorio per tutti, sarà il cardine della nuova civiltà. Guardate però fra quali convulsioni si comvie questa che sarà la più grande delle rivoluzioni: ftticismo da una parte, febbre di novità dall'altra, degenerazione in tutti i rami e, sintoma dolorosissimo di putrefazione sociale, l'anarchia. Mentre dai campi, dalle officine, dalle aule degli studi si sprigiona tutto un alito di vita nuova tutta una efflorescenza meravigliosa di attività. Tale nelle sue linee generali il Paris. A un tema si arduo, si grave, Emilio Zola però ha corrisposto molto imperfettamente. La sua è una di qUelle opere dove più si rivela l'esaurimento dell'uomo di genio. li genio invecchiato è un tipo atavico : la debolezza, la fiacchezza organica hanno il lor contraccolpo sul potere intellettivo, il cervello è colto da una specie di paralisi e le produzioni hanno del paralitico tutta l'andatura, tutta l'espressione. Non più il delirio geniale, sublime e potente, ma un delirio megalomaniaco, tutto intessuto su una fitta tela 'di idee deliranti. Osservate qualsiasi lavoro senile degli uomini di genio " vi troverete fedelmente riprodotto e stereotipato l'infantilismo della scienza e dell'arte ; non la ricerca pro•• fonda dal vero, non l'analisi acuta e geniale, non le potenti, ardite, originali intuizioni, ma un timor panico li domina e li perverte, una specie di stupore li coglie nell'osservazione dei fenomeni naturali e sociali, un'ansia li trattiene, un'adorazione muta ma vera e sensibile di una volontà superiore si legge fra le righe e, al culmine di tutto, un'esaltazione mistica col suo sentimentalismo morboso, coi suoi simboli, con le sue visioni. E l'umanità primitiva, l'umanità primitiva tutta spirituale, che dopo aver sonnecchiato per tutta la vita nel fondo della loro anima, si riaffaccia allorchè stanno per scomparire. A questa, che è legge inevitabile di natura, Emilio Zola non è sfuggito nè poteva sfuggire. li crudo analista s'è fatto pietoso: il suo non è lo sguardo acuto e penetrante dello scienziato, ma quello del!' asceta, che vede di questo mondo i dolori e le piaghe e per tutti versa lagrirne, convinto perù che verra un'era di pace e di giustizia, che egli sente in forma molto ne-- bulosa. Invasato da quest'idea, penetra in tutte le classi sociali, guarda tutti gli ambienti ma non sa coglierne che le forme esteriori e più appariscenti, non sa vederne che i lati più insignificanti, non sa trarre di quelle classi e di quegli ambienti la psicologia intima e profonda. La sua mano è tremula e vacillante, i suoi quadri senza colorito ed espressione, i suoi personaggi delle vere marionette che un filo invisibile dall'alto muove e dirige. In ogni pagina, in ogni linea del Pnris voi sentite spirare un'aura di misticismo: la potenza occulta ma indubbia di un essere sovrannaturale. E il culto, l'adorazione del simbolo che personifica Emilio Zola decadente. E del simbolista egli ha il cervello debole, quasi stanco ~d affaticato, la completa atrofia di ogni potere di riflessione. Si sente l'assoluta impossi·- bilità di poter fissare a lungo l'attenzione su una data
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