Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 16 - 28 febbraio 1898

'!14 IUVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI industria, come è richiesto dagli articoli 2 20 e 2 30 del Codice penale tedesco, allora la Cassa d'assicurazione avra diritto di regresso verso di lui, per essere ripagata di tutte le spese fatte. Non si lascia qui, è ben vero, intatta la responsabilità civile, ma l'mtraprenditore, che pure ha dovuto pagare il premio per assicurare contro ogni rischio i suoi operai, è obbligato a pagare di piu una somma, da cui è libero nel caso fortuito o di colpa lieve. Anche qui si fà dunque una differenza fra l'un caso e l'altro. La legge austriaca ammette questo diritto di •r~gresso contro l'intraprenditore anche quando si tratta di colpa grave, per la quale basta la sola condanna per sentenza civile. li 28 ottobre 1897, il Senato francese con 518 voti contro soli 12, votava un disegno di legge. E questo, sebbene assegni all'operaio una indennità di due terzi dello 5tipendio, in caso d'mcapacità pcrmane ..te causata da rischio professionale, mantiene la responsabilità civile dell'intraprenditore nel caso di colpa inescusabile sua o dei suoi agenti, fino a fare arrivare l'assegno vitalizio all'intero stipendio. È evidentissimo che fra il vero rischio p1ofessionale e il caso di colpa grave o inescusabile, o di negligenza qualificata, una differenza la fanno tutti, ness:mo eccettuato. . Resta però ancora da esaminare un'altra grave questione. La legge proposta, che lascia sussistere la responsabilità civile nel caso di negligenza qualificata del- !' imprenditore, non fà lo stesso per la colpa dell'operaio E così, quando. questi, per sua negligenza, imperizia, imprudenza, sarà causa dell'infortunio, l' intraprenditore, che non di rado ne risentirà anch'esso un danno non lieve, dovrà sussidiare il colpevole e le sue vittime. Questo pare un voler proprio, in casi identici, usare due pesi e due misure, per vantaggiare una classe a danno dell'altra. Gli oppositori in verità ammettono che ciò si faccia per l'operaio quando però si faccia anche per l'industriale; altrimenti la ritengono grave ingiustizia. lo non disconosco il valore di questa loro obbiezione. Ammetto anzi che teoricamente essi hanno ragione. Ma bisogna pure ammettere che se il nome dato ai due casi in discussione e lo stesso, la sostanza è assai diversa. Prima di tutto l'imprenditore può essere spinto alla negligenzr. da egoismo, avidità di guaJagno, desiderio di evitare una spesa maggiore. La negligenza dell'opfraio suole avere tutt'altra origine. Dopo una lunga giornata di lavoro, in un momento di stanchezza non sa più adoperare gli strumenti colla solita precisione, e segue l'infortunio. È il caso piu volte ripetuto delle guardie di scambio nelle strade ferrate, che fu spesso riconosciuto come assai scusabile anche dai magistrati. Non di rado la colpa e addirittura dell" in tra prenditore, che ha eccessivamente prolungato l'orario, che non ha voluto prendere nt ll'officina i necessari provvedimenti igienici, per il che l'operaio s'è più presto stancato, e la sua testa s' è confusa. Come si può dunque dire che i due casi siano identici? Qualche volta è l'operaio più abile, più intelligente ed ardito, che per zelo nel lavoro più si espone. Volete voi punirlo di ciò? E finalmente sia pure la sua negligenza colpevole (il dolo è anche per lui escluso), l'infortunio che ne segue porta seco la pena immediata sulla sua persona stessa, il che non segue all'imprenditore. In ogni modo, se la questione ha il suo indiscutibile valore sotto l'aspetto giuridico e morale, esaminandola invece sotto l'aspetto pratico, perde gran parte di questo valore, tanto che non molto v' insistettero gli siessi oppositori. Infatti condannare l'operaio a risarcire i danni altrui sarebbe superfluo, percbè esso materialmente non potrà mai dare quello che non ha. Si può solo negare ogni sussidio a colui che in un momento di stanchezza o di negligenza, è stato già punito colla perdita di un braccio, di una gamba, o in caso di morte. negarlo alla vedova ed agli orfani, che sono affatto innocenti. Supporre che l'operaio voglia volontariamente esporsi a perdere un braccio o la vita per avere il sussidio o farlo avere ai suoi, è assurdo. L'istinto della propria conservazione vi si oppone. La conclnsione di tutti questi ragionamenti a me pare sia che per quanto si faccia, in una materia così nuova e nei suoi particolari ancora controversa, data la man• canza in Italia di provvedimenti e ispezioni che tutelino con efficacia il regolare andamento delle industrie, massime le più pericolose, e la vita dell'operaio, è impossibile fare una legge perfetta sugl' infortuni. Non l'hanno potuta fare neppure le nazioni che stanno assai piu avanti di noi, che hanno assai prima e con più buona volontà di noi cominciato a studiare ed a fare le leggi sociali. Esse si persuasero subito che bisognava procedere a gradi, correggendo e migliorando sempre, ciascuno secondo i risultati della esperienza, non perdendo mai di vista le proprie condizioni e i bisogni propri. E così dobbiamo fare anche noi. Chi dice di volere ora in Italia una legge perfetta sugl' infortuni del lavoro, tanto vale che dica di non volerne nessuna. PASQUALEVrLLARI- (dalla Nuova Antologia - Anno 33°, fase. 627 - 1° febbr. '98). PARIS Da circa quattro mesi quest'ultimo romanzo di Emilio Zola vede la luce nelle color.ne del Journal, atteso da tutti con ansia febbrile, letto volta per volta con crescente interesse. Nessun uomo in questa fin di secolo ha tanto saputo suggestionare i suoi contemporanei quanto Emilio Zola: i suoi romanzi si succedono da più di Yenti anni con vorticosa rapidità, letti, discussi, tradotti in tutte le lingue, commentati in tutti i ceti sociali, suscitando sin dal loro primo apparire da una parte plauso e ammirazione che giungono talvolta sino al parossismo dell' i-!olatria, avversione dall'altra che degenerano in attacchi veementi contro la persona. Il romanzo di Emilio Zola non è il romanzo di Balzac, di Daudtt, di Flaubert, di Maupassant: egli non studia questo o quell'individuo, questa o quella famigla, ma spingendosi ben più in alto, egli osserva e studia l'umanità contemporanea in tutte le sue manifestazioni, nelle sue passioni, nei suoi eroismi, nelle sue follie, nelle sue tirannidi, in tutto. Tempra potente di pensatore, analista acuto e profondo, al suo genio non poteva sfuggire l'imponente spettacolo a cui assistiamo: •

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