Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 15 - 15 febbraio 1898

286 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI la plebe, il contado, le terre e le città sottomesse. E questa moltitudine scontenta, sempre crescente, d,venne poi la base del dispotismo. N, lle repubbl·che della Svizzera invece, dove il contado partecipò largamente alla vita pubblica, esso contribui non poco a fondare e difendere la libertà, che perciò fu salva. Le signorie straniere e sostenute da preponderanza straniera, le quali successero fra noi ai tiranni dei secoli xv e xvi, non pensarono certo a dare libertà alle plebi, nè a migliorarne le condizioni. Cosi ne è avvenuto che quel concetto, il quale è il fondamento non solo della legge sugl'infortuni, ma di tutte quante le leggi sociali, che cioè la prosperità e la forza delle classi superiori si fonda sulla prosperità e la forza della inferiore, e che in ciò sta il primo dovere dello Stato moderno, quel concetto assai difficilmente si fa strada fra noi. Sembra anzi ai più in Italia, che, per quanto si faccia, per quanta filantropia, per quante buone intenzioni si abbiano, al destino infelice delle classi inferiori non vi sia, per legge di natura, rimedio possibile; che gli sforzi fatti in contrario riescano solo a peggio•• rare le condizioni di tutti. Nè vi sono ragionamenti, dottrine, esempi cavati dalla storia, dalla esperienza di altri popoli, che valgano a mutare questo che è divenuto fra noi un convincimento quasi universale Ed in ciò risitde, io ne sono stato e ne sono sempre più convinto, la débolezza fondamentale dello Stato italiano. Alla vita pub-· blica e politica, nonostante l'allargamento del suffragio, partecipano pochi solamente, i quali si credono e sono i padroni della società, che governano nel proprio interesse. Nè s'avvedono cosi facendo che si vanno da esse sempre più isolando, e si son ridotti come farfalle sotto una campana di vetro, che cr~dono di fare gran cammino, perché si agitano molto. Ed intanto il paese sfugge dalle loro mani, per cadere sempre più in quello dei clericali e dei socialisti. Cosi è avvenuto che i socialismo pote recentemente far rapido progresso anche fra noi, che credemmo un momento di poterne andare esenti. E cosi coloro che non vollero dar dieci saranno costretti a dare cento, chi sa dopo quali e quanti disordini, con che danno di tutto il paese! . Se non che, nella decorsa estate, questi oppositori appunto ricevettero un corpo mortale. Si sentirono ad un tratto mancare il terreno sotto i piedi. Era infatti proprio l' Inghilterra, e di più un Ministero tory quello che si presentava alla Camera dicendo: - Dopo avere coscienziosamente esaminata la legge germanica e i suoi resultati, ci siamo convinti che le accuse fatte contro di essa non hanno fondamento alcuno di verità, che essa dà, invece, buoni resnltati, e che qualche cosa di simile dobbiamo fare anche noi, sebbene la diversità del nostro paese ci obblighi a modificarla. - E la discussione fatta a questo proposito, gettò una gran luce sulla quistione. L'Inghilterra, in verità, sebbene fosse il paese che prima di tutti aveva iniziato le leggi sociali, facendone un gran numero, a cominciare dalla tassa pei poveri, aveva lungamente ripugnato a votare quelli! sugl' infortuni. E ciò da una parte per non volere accettare un nuovo vincolo alla libertà individuale, da un'altra perchè il suo spirito tradizionale e conservatore, reagiva contro l'idea d'ammettere un principio affatto nuovo nella legislazione. Per queste r~gioni Yennero dapprima tenta'.e tutte le vie per risolvere il problema giuridicamente. Nel 1880 fu quindi votata la legge conosciuta col titolo di Employer's Siability Aci formulata dai giuristi, accolta allora con grandissimo favore da tutti. Ma, coll'andare del tempo, dopo i risultati negativi che essa dette, nessuno più osa oggi difenderla. E intanto era avvenuto un altro fatto notevolissimo. I grandi industriali andavano spontaneamente facendo quello appunto che la legge germanica sugl' infortuni imponeva. Assicuravano cioè i loro operai contro gl' inrortuni. In alc□ne industrie, come quella del cotone, poteva dirsi che tutti erano assicurati. E cosi la legge che il Parlamento non aveva voluto votare, si andava da sè stessa formando come per consuetudine. Non era creata per volontà degli uomini di Stat0, non era effetto di filantropia individuale, ma nasceva per la necessità stessa delle cose ; come conseguenza inevitabile del progresso indnstriale. . S'aggiungeva poi che in Inghilteara le Trade U11ions hanno tale potenza, che esse avrebbero deciso l'industriale a fare per forza quello che spontaneamente non avesse voluto. A che gioyava dunque il far lunghi ragionamt:nti logici e giuridici, una volta che la legge si presentava come un fatto compiuto, come una necessità inevitabile? Tutto si riduceva ora a questo: una parte, la maggiore, degl' industriali dava l'indennità per l' infortunio, e sosteneva una concorrenza dannosa ed ingiusta da coloro che non la davano, e potevano quindi vendere a miglior mercato i loro prodotti. La proposta di legge si presentava perciò ancora come un atto di giustizia e di protezione verso i migliori industriali. Gl'Inglesi però andarono, come sempre, a gradi, e sperimentalmente. Fecero la legge solo per le industrie più pericolose, e come ir. via di prova, per estenderla poi col tempo, secondo i risultati che darà. Imposero l'obbligo dell'indennità, ma lasciarono che l'industriale si assicurasse o no, come voleva,ritenendo che l'assicurazione, già largamente adottata, avrebbe nel!' interesse dell'industriale stesso continuato il suo cammino progressivo. . Dopo aver lasciata libera l'assicurazione, sempliticarono anch'essi, più che poterono, tutti quanti i procedimenti giudiziari, e levarono di mezzo, finchè fu possibile, gli avvocati, convinti com'erano, che si trattava di una legge di pacificuzione. Non accettarono il grande organamento burocratico tedesco ; portarono alla legge altre moJificazioni cui accenneremo più oltré. E fu mirabile la concordia di tutti, industriali e non industriali, a volere la legge senza far quistione di partito, cercando solo, in una larga ed importantissima discussione, di migliorarla quanto più era possibile. Fecero opposizione solo i proprietari delle miniere di carbon fossile, i quali dicevano che la loro industria non era in grado di sostenere il peso che si voleva addossare. S'era gia visto, affermavano, che l'abbassarsi di pochi centesimi sul prezzo del carbone costringeva a chiudere molte miniere. Gli

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