190 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIE!XZESOCIALI pel suo carattere, si rallegra vivamente della nobile iniziativa, che potrebbe essere un grande risveglio, da parte -della studentesca siciliana a favore ddl' Ideale. Lanuofavsa~eelloattca ~italistica n~lese e l'invasione della Cina Il fenomeno più saliente della civiltà europea del se- •solo XIX è la grande lotta industriale-commerciale che .si combatte fra le maggiori nazioni per l'egemonia e la supremazia economica. Nata timidamente al principio del secolo con lo sviluppo incipiente del capitale, ha assunto oggi ciclopiche proporzioni minacc:ando di degenerare in una guerra sanguinosa, in un terribile fratricidio. Il capitale, sferratosi dalle pastoie e dai vincoli feudali che lo avvincevano alle piccole industrie artigiane, vistosi tutto d'un tratto accarezzato dagli uomini di stato, dagli economisti, non ebbe più alcun ritegno: subito cominciò a dilagare e ad espandersi tumultuariamente diventando sempre più potente ed asrnggettando perfino le coscienze al suo raggiante impero. E non pago dei trionfi che riportava entro i nazionali confini, divenne, verso la seconda metà del secolo, co~ smopolita, fra gli inni di gloria degli ottimisti e le maledizioni delle vittime incoscienti. Però, ben presto s'accorse che la libertà, invece di rafforzarlo maggiormente, conducendolo al trionfo, determinava la sua fatale caduta, e ritornò rinsavito ad invocare minacciosamente quella protezione da cui con tanta audacia, si era emancipato. La liberti! aveva adempiuto alla sua funzione economica: le vecchie nazioni non potevano più combattere contro le giovani, protette da barriere doganali quasi insormontabili, senza adoperare anch'esse quei mezzi che avevano formato la potenza delle giovani avversarie e sulle rovine dei sistemi liberisti sorsero, fra lo sfavillar delle armi, dazi altissimi di protezione economica. E questa lotta titanica fra gli stati vecchi e nuovi s'è maggiormente accentuata in questa fine Ji secolo così ricco di convulsivi avvenimenti, e, in particolar modo, s'è sviluppata tra l'Inghilterra e la Germania. La prima, dopo aver per più di mezzo secolo imperato sovrana, vincendo nélla concorrenza commerciale quasi tntti i paesi d' Europa. s' e vista, dopo la guerra del 1870-71, assalita con grande slancio di giovinezza dalla forte Germania la quale, proclamata l'inJipendenza politica, tentò subito di conquistare l'egemonia economica. _ li cozzo fu terribile, poderoso e l'Inghilterra si vide, con grande stupore, scossa ntlle posizioni più sicure, ed ora è costretta a raccogliere tutte le sue forze per continuare la pugna con maggior fortuna. E questo raccoglimento lo si scorge nel ritorno che essa fa agli antichi sistemi di politica doganale, nella denunzia dei trattati di commercio, nella vagheggiata costituzione di un' immenso impero coloniale superiore per estensione e ricchezz:1 al Rom:1110eJ al Napoleonico. Quei principi economici sanciti con tanto entusiasmo da un ministro veramente illuminato, il Peel, sono ora sulla via del tra monto per cedere il posto al sorgere di un odioso protezionismo. E questa rinunzia ad un passato tanto glorioso l' Inghilterra la fa a malincuore ; ma è costretta dall' incalzare degli eventi, dalla marcia dell'industria tedesca che ogni giorno si fa più minacciosa battendo in breccia i più potenti rivali. In quella classica terra d'Albione ove una volta, or son cinquant'anni, le officine risuonavano di incessanti e monotone canzoni, una specie di ristagno, di spossatezza generale sfibra ogni energia mentre continuamente si restringe il mercato internazionale, s'aumentano le classi operaie prive di lavoro le quali tentano, costrette dalla fame, di scuotere tutto quell'edifizio di interessi che con geniale iniziativa e tenacia singolare lo spirito pratico inglese ha saputo inalzare. L'industria tedesca, invece, ogni giorno aumenta l:i sua potenza ogni giorno s'avanza con maggior baldanza verso la via della luminosa vittoria. La Germania vede sempre più aumentare le sue esportazioni, e basta considerare il quadro seguente per formarcene un' id~a adeguata. Esportazione della Germania in nostre lire : 1887 3.919.125.000 1892 3.69:;.62j.OOO 18S8 4.007. 375.000 1893 3.866.250.000 1689 3.9j8 375.000 1894 3.703.250.000 1890 4.160.125 000 1895 4.147.625.000 1891 3.970.125.000 E, in linea particolare, il commercio mantumo in 20 anni si é duplicato per numero di navi e triplicato per numero di tonnellaggio. Infatti, Arrivate Partite Anni navi tonn. navi tonn. 1875 5.260 2.n8.ooo 5.209 2.085.000 1880 6.024 2.776.000 6.058 2.762.000 1885 6.790 3.704.000 6.798 3.712,000 1890 8.176 5.203.000 8.185 5.214.000 1895 5.443 6.254.000 9 446 6.280.000 1896 10.477 6.445.000 I0.371 6.300.000 E quest'aumento progressivo ddl'attività commerciale tedesca· è stato stimolato anche da speciali tariffe di trasporto per terra e per mare a favore delle merci destinate all'esportµion,e, e dal grande ribasso dei noli marittimi che permette alle merci inglesi di andare nel porto di Amburgo prima di dirigersi al porto di destinazione, perchè il nolo, seguendo questo giro. riesce minore di quello richiesto dalle linee di navigazione in. glesi in diretto allacciamento coi porti d'arrivo. E questa lotta non si restringe soltanto ai mercati europei; essa si allarga oltre i confini del vecchio continente, tendendo a guadagnar terreno anche nelle colonie inglesi, le quali sono invase dai prodotti tedeschi. Il segretario di stato Chamberlain, al fine di farsi una esatta idea del vero stato commerciale delle colonie, ha diretto nel novembre del 1895 nna circolare ai governatori coloniali domandando informazioni sull' importazione straniera, e ne risultò che tra i prodotti delle diverse nnioni quelli della Germania tenevano il primo
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