RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI mer.to dello stato moderno è l'esercizio della sovranità popolare, e ne abbiamo pasciuto la vanità del popolo: ma col fatto abbiamo reso questa sovranità simile a quella della monarchia costituzionale; una lustra. Essa infatti supporrebbe nel popolo la scienza precisa della sua missione politica, quella educazione cioe indispensabile all'esercizio dei suoi roteri; ma, non so se per . paura o per accidia, non abbiamo avuta nessuna premura di dargli questa scienza; e dopo trentasette anni l'educazione nazionale non ha fatto un gran passo. Si sono aumentate le scuole; ma la coscienza non si è formata. Di ciò non possiamo incolpare soltanto il governo, che, specie da qualche tempo, fa quanto, nei limiti impostigli dagli ordinamcnti attuali, gli è concesso: ma dobbiamo incolpar principalmente e massimamente noi stessi, le classi, cic è, cosiddette dirigenti, per l'opera spesso deleteria, quasi sempre nociva o per avversione o per disamore, per la qua'e quei medesirr.i provvedimenti (ahi troppo ideali!) del governo, Yolti a rialzare le condizioni della scuola, riescono infecondi e vani. Noi ci sentiamo estranei alla scuola piimarfa, colne se ella non riguardasse la vita della nazione; ed è 2 ppena se ci scaldfamo ogni anno, all'epoca dli bilanci, per l'istruzione secondaria. Ci pare di aver dato sufficiente mostra di interessamento per la educazione pubblica, discutendo gravemente se il greco debba o no essere facoltativo ; quasichè dalla soluzione di un problema di lusso borghese potesse dipendere il vasto e complesso problema della educazione di tutto il popolo che paga. Basta leggere la relazione del Comm. Torraca per vedue come e quanto noi partecipiamo all'incremento della fcuola primaria. Forse per l'umiltà delle materie d' insegnamento; forse, ancora, per quella fumosa v2nità che all'utile vero ci ha fatto sempre preferire l'ornamentale, ci sembra d'aver fatto un gran che, quando nei bilanci comunali abbiamo stanziato la somma rninima strettamente necessaria per pagare un maestro che ci viene imposto dalla legge; r, dove la somma sorpassa anche il massimo legale, ci pare grandissima cosa da esimerci da ogni altro obbligo: come se bastasse il solo denaro per rendere la scuola educativa, e l'educazione non fosse opera di amore operoso e vigilante. ~ ,. ,. La relazione Torraca comincia col notare il numero insufficiente delle scuole obbligatorie: gli edifizi dove esse son poste, tranne alcune eccezioni, sono pessimi o indecorosi. La statistica dell'anno scolastico 1895-96 reca 19.684 scuole poste in edifizi che gli ispettori, seguendo la sciocca classificazione dei moduli stampati, giudicano o/limi; 19.056 in mediocri; 11.289 in men che mediocri. I buoni son dunque presso a poco i tre ottavi del totale; ma pure bisogna intendersi su questa bontà. Che in Italia ci siano edifici scolastici costruiti davvero se condo i suggerimenti della pedagogia, ne dubito. L'architettura scolastica è ancora da venire ; e gli architetti si preoc• cupano più delle linee e degli stili architettonici, che dell'uso dell'edifizio e dei bisogni dtlla scuola. In molte città si sono co~truite nuove scuole, che hanno incontrastabili pregi architettonici, ma che 110n sono quello che ci v11oleper ima ver(I sc110l(eIlernçnl(lrt, La bontà dunque di questi 318 è da intendere in un modo molto relativo: sono scuole poste in aule asciutte, ariose, pulite. li che, se è quanto si trorn di meglio, è lontano dal merita re il giudizio di oltimilà. largito dagli ispt ttori. Non par:iamo delle scuole mediocri che sono raffazzonamenti di vccc.hi conventi, o case inadatte tolte a pigione con grave dispendio: né di quelle men che mediocri; stanze talvolta p:-ive di soffitto e di pavimento, umide, buie; non usabili nemmeno per stalle; vere tane omicide, vere prigioni, dalle quali i ragazzi non veggon l'ora di fuggire per respirare l'aria e la luce! . . ~ Peggio ancora l'arredamento, che, tranne qualche sparuta eccezione, quando non è orribile, è insufficiente ; peggio ancora e piu il materiale didattico, che, quando non manca addirittura, è vecchio e inservibile: la pulizia e l'igiene, scarse e superficiali nelle migliori, sono una offesa alla decenza e alla salute nelle scuole di provincia. Delle biblioteche scolastiche è vano parlare, e vano è ancora· parlare di quelle commissioni di vigilanza che non funzionano, o recano piu male che bene, e fanno rimpiangere i delegati scolastici. Mal pagati i maestri, o, per accordi tra comune ed esattore, non pagati mai ; la scelta dei maestri, malgrado i concorsi, fatta in base alle amicizie e alle relazioni elettorali ; la questione della conferma, dei licenziamenti, dei certificati di lodevole servizio lasciata piu all'arbitrio e alla violenza dei comuni, Ne ciò è tutto. Gli insegnanti non son tutti idonei nè valenti, nè tutti animati dallo stesso zelo. Per esser sinceri, anzi, di veramente ztlanti, che considerino, cioè, la loro missione come un vero apostolato, e che siano veramente educatori, ce ne sono assai pochi. La relazione Torraca classifica 7.280 maestri come cattivi; 23,995 mediocri, 18773 valenti: ma queste cifre non rappresentano la realtà, perché il valore d'un insegnante non si può ridurre a quantità numerica, e perchè manca quella unità di crite1 ì che può dare al giudizio un valore assolut0. Nè dico che la valentia è, l'ho potuto constatare io, piu apparente che reale, e che spesso è fondata sulla meccanica e pappagallesca applicazione di alcuni metodi didattici; onde il numero dei valenti potrebbe diminuirr, ed aumentare invece quello dei mediocri e dei cattivi. Ciò che dice l'ispettore di Porto Maurizio, che, cioè, « l'insegnamento riesce tutt'ora monco e astratto » e" che ,, la vecchia scuola col suo formalismo, col suo impara- " ti:cio permane tuttora, non ostante il soffio di moder- " nità cbe ha aleggiato potente sulrarte educativa », si può, più o meno, applicare a tutte le scuole d'Italia. La relazione infatti. nota che l'insegnamento della lingua nazionale è scarso ; che la storia, la geografia, i diritti e doveri POn si studiano; che l'aritmetica e le nozioni varie si insegnano senza metodo, e senza obbiettivo determinato ; che la calligrafia e il disegno non si studiano dovunque, o si studiano male; che il canto, la ginnastica, i lavod donneschi, l'agraria sono insegnamenti più nominali che effettivi; che il lavoro manuale non è ptr niente diffuso, e spesso anzi ostacolato (perfino dagli ispettori governativi!) ; che i programmi didattici o sono copiati dai modelli, o sono redatti male, o - quasi sempre - non rispondono alle necessità dell';qnpiente, ai bisogni locali!
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