Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 14 - 30 gennaio 1898

IUVISSTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 165 politica di Hume una forte tendenza a fare largamente intervenire lo -Stato nelle relazioni economiche. Nelle idee e nelle teorie politiche di Leibnitz circolano quasi i(princip°i generali del cosideetto Socialismo di Stato. Nel 1705 scriveva a Palaiseau " La mia definizione dello Stato o di ciò .che i Latini chiamavano Repubblica è la seguente : una grande società che ha per iscopo la comune sicurezza "· Lo Stato ha, se~ondo Leibnitz, una funzione economica, deve favorire il commercio e l' industria, proibire l'uscita delle materie prime, mettere tasse sui prodotti dell'estero. Vuole che si costringono tutti i mendicanti e i vagabondi a lavorare per guadagnare almeno di che vivere ; consiglia di impiantare opifici nazionali per gli operai che si troveranno senza lavoro. « In tal modo i ricchi negoz..i11111ti011sfruttera11no piri i poveri lavoratori "· Vuole una cassa di assicurazione contro i disastri e gli accidenti sul lavoro amministrata dallo Stato "· li Pfleiderer osserva acutamente che l'ideale politico del Leibnitz è quel despotismoilluminato di cui Federico II fu il sovrano modtllo. Wolf dà allo Stato lo scopo di mantenersi, di durare e di prosperare. Da questo scopo derivano i diritti che esso possieJe sugli individui. Nel Cap. VIII del suo 'DirittoNaturale Wolf trattando della maniera di regolare uno Sfato, traccia tutto un programma di socialismo autoritario. li capo dello Stato deve provvedere all'abbo11danzadelle cose necessariealla vita e all'aumento di lutto cielche puo migliorare la sorte dei cittadini; deve vegliare affinchè non ci sieno oziosi e deve provvedere di lavoro tutti coloro che vogliono lavorare (diritto al lavoro) onde ciascuno possa col mo lavoro procurarsi il necessario a:la vi/a. Per far ciò lo Stato deve determinare in giuste proporzioni il prezzo dei lavoratori (salario mini1110) delle derrate; deve regolare il numero degli individui che eserciteranno le diverse professioni; deve curare la salute dei sudditi; impedire la vendita di alimenti e di bevande nocive alla salute; sorvegliare la confezione dei medicinali nelle farmacie, infine deve « curare che i sudditi non sieno aggravati dai lavori eccessiviche minano la salute "· Sebbene la natura e lo scopo dello Stato, le sue funzioni, i suoi rapporti con l' indiviJuo non si presentino alla mente dei pensatori e dei teorici del despotismo 11luminato, della monarchia o del governo paterno in tutta la loro precisione, pure dalle loro teorie principali il lettore pu6 desumere facilmente le loro tendenze au.toritarie. E qui cred,o opportuno d ·osservare che si confonde quasi sempre l'individualismo del secolo XVlll dalle vedute largamente sociali e umanitarie, coll'individualismo secco, angu&to, esagerato di questo secolo. Henry Miche!, seguace del neo-criticismo di quel pensatore geniale che è Charles Renouvier, in una sua opera magistrale (1) ha cercato di dissipare l'equivoco, dimostrando tutta la differenza che passa fra il pensie1-oindividualistico degli epigoni di questo secolo, i quali, spogliando la concezio11eiudividualistica dal suo carattere largamente umanitario, intervenzionista e sociale, l'hanno intristita riducendola ad una specie di nichilismogovernameutivo arido e semplicista. (1) L' fdée dr l'Etnt, un voi. in 8. La pretesa opposizione fra l'individuo e lo Stato, che forma l'idea centrale dell'ortodossia individualistica nel secolo nostro, non forma parte integrante delle teorie individualistiche del secolo passato. Di fatti Montesquieu afferma il postulato sociale che « lo Stato deve a Ittiti i cittadini la sussistenza,il nutrimento, un vestimentoconvenevole e un genere di vita che non sia contrario alla salute " ( 1) precorrendo ed oltrepassando la rivendirazione di quel dirilto al lavoro, che formerà il caposaldo del programma della scuola democratica nel 1848; Rousseau non vuole che lo Stato rimanga indifferente e dal punto di vista morale, e dal punto di vista politico, e dal punto di vista economico di fronte al problema della formazione e ddlo sviluppo dell'individualità, assegnandogli la funzione di provveJere i mezzi di sussistenza a tutti i cittadini; Condorcet reclama l'intervento dei poteri pubblici dello Stato per eliminare, o per lo meno per attenuare le tre grandi e principali cause della disugualità fra gli uomini, e cioè : l'inegua lit:I della possessione delle ricchezze ; l'inegualità delle successioni fra chi può trasmettere alla sua famiglia i mezzi di sussistenza e chi non può; l'inegualità del sapere, (2) Condorcet crede si possano com battere le inegualità economiche che mediante un largo sistema di assirnrazioni pei vecchi inabili al lavaro, per le vedove, e pei fanciulli; e l'inegualità del sapere fra chi sa e chi non sa mediante l'organizzazione d'un sistema di insegnamento elementare. Kant, sebbene assegnò allo Stato la sola funzione di montar la sentinella attorno ai diritti individuali, si appalesa francamente inlervenzionista quando ammette che lo Stato debba assistere i cittadini poveri, mediante ùri:l imposta sulle riccheize, destinandone il ricavato « a ma~- lene1-ei membri della società che non. possonovivere da sé medesimi. » ( 3) Ma il socialismo di stato si può riallacciare nelle sue origini alla teoria giacobina dello Stato. Il Taine, studiando gli uomini e le idee del governo rivoluzionario, uscito dalla conquétejacobi11e, così definisce la concezione giacobin1 dello Stato: « Costruzione logica d'un tipo umano ridotto ; sforzo per adattarvi l'individuo vivente ; ingerenza dell'autorità pubb'.ica in tutte le fasi della vita privata; coercizione esercitata sul lavoro, gli scambi e la proprietà, sulla famiglia e l'educazione, sulla religione, i costumi e i sentimenti ; sacrificio dei siagoli alla comunità; onnipotenza dello Stato. Non vi è concezione più retrograda, perchè vuole ricondurre l'uomo moderno entro una forma socia le, traversata e oltrepassata da 18 secoli. » (4) Su questa larga base della concezione giacobina dello Stato, un brigante di genio, Napoleone l, confiscando a suo profitto la libertà e la sovranità, impiantò il despotismo cesareo, inaugurando una politica sociale che desse soddisfazione alle legittime rivendicazioni delle classi operaie e consolidasse l'autorità imperiale. Un altro brigaute senza ingegno, il terzo Napoleone, il piccolo, come argutamente lo chiamò Victor Hugo, allor- (1) Esprit des Lois I. XXlll, chap. 29. (2) Tt1blet11d1es progrès de l'esprit l111111t1i11 IX Epoca. (3) 'Dollrùw del Diritlo, II Parte. (4) Les Origities de la Frnnce co11/empomi1le, chap. II pag. 120-2 1 del voi. lll.

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