RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI cità della vita. Come si spiega questo grande e stridente contrasto fra Nietzsche e Tolstoi? ;'Jiente di più facile, e logico, allo stesso tempo. Nietzsche è il rappresentante della ipercultura occidentale, Tolstoi è il portatore dell'ideale, che la cultura orientale si propone. Entrambi vanno in cerca della verità: Nietzsche è un artista, Tolstoi un filosofo; entrambi hanno per divisa la libertà dell'individuo: Nietzsche è pagano, Tolstoi è cristiano. Quegli sogna il trionfo dell'uomo-bestia, questi vuole eliminata la forza bruta, gueg'i è anarchico rivoluzionario, questi è apostolo della pace, dell'amore, della piet:ì. L'uomo secondo Neitzsche è la più cattiva delle bestie; per Tolstoi invece, tende di natura al bene.- « non lo si renda cattivo, e sarà buono ». Nietzsche i; materialista, ateo, evoluzionista, Tolstoi è idealista, Tolstoi crede ad un Dio, crede alla forza della preghiera alla volontà di Costui, che quaggiù ci ha mandati, al mondo della eterna verità, all'assoluto bene. - Amate i vostri nemici, fate bene a chi vi odia - comanda il Vangelo. L'opera di Nietzsche risente tutta la fatica moderna, tutto il gigantesco movimento odierno, prodotto dai progressi dell'industria: par d'essere io una di quelle sterminate officine, dove il confuso rumore dei martelli, si confonde con !l'li sbuffi della macchina, col fischio assordante del vapore, che vola vittorioso al cielo. L'opera di Tolstoi, invece, è proprio figlia di quelle steppe russe, che danno al viaggiatore il più triste spettacolo, di quelle dolorose ed interminabili terre, su cui pesa, cappa di piombo, un cielo ora lurido, ora nero, che stringe il cuore. La morale del primo è tutta negativa, mentre quella del secondo è positiva. Nietzsche è il prodotto dello scetticismo e del pessimismo odierno. Cosi anche Tolstoi : egli non crede possibile la comunanza dell'Essere. delle leggi naturali, ma reputa possibile la conoscenza della verità della vita. ('Die Z11kw1/t 25 decembr.: 97). ~~ RECENSIONI AMILCARE LA URIA: « Povero don Camillo ! » (scene napoletane della vita contemporanea). Ed. Giannotta, Catania. 1897. Nel Num. 19 (Anno 2°) della "l{_ivistaPopolare, si leggeva un assennato articolo di Pietro Fontana, dal titolo « Alla scoperta della lellera/ura italia,w » dove viene dimostrato come l'arte nazionale non è ancora morta. In verità io non condivido l'opinione del Fontana, perchè intanto l'arte sta per quanto c' è l'idea. L' idea nazionale è morta con il Risorgimento. Ultimo sprazzo : Giosuè Carducci. C'è invece, accanto all'arte cosmopolita, un'arte regionale, che proprio fiori nel ventennio 1870-90, cui allude il Fontana, citando· Capuana, D'Annunzio, Verga ecc. A questi io aggiungo subito il nome di Amilcare Laurla, che megli9 di tutti, ci fa conoscere il vero ambiente napoletano, che egli incominciò a mostrarci con Seb,tia, all'epoca di Sommaruga, Il libro « Povero don Ca. milio », cosi nitidamente ed elegantemente pubblicato dal Giannotta, è uno studio ac-:urato di ambiente e di tipi napo• letani, e propriamente del putrido e volgare ambiente bor, ghese. Una fdmiglia borghese, la famiglia del cavaliere Marz~no, venuta su dal fa11go,come quasi tutte le famiglie rorghesi 11apoleune, occupa il posto che una volta occupavano i nobili aristocratici, senza avere di questi la nobile alterigia cd educazione. Soggetto di svago di questa famiglia è il pove,-o don Ca• milln, uno di quegli esseri deboli, ma ?nesti, che popola11c il mondo; uoo scrivano di cancelleria. Essi, della famiglia Marzano, profittavano di una passione che don Camilla aveva, non ccrrisposto, colla figlia del cav. Marzano, altro tipo volgare di signorina paruem,e. Malgrado tutti i proponimenti, m,algrado tutti gli scherzi di cattivo genere che gli venivano fatti, don Camilla non sapeva distaccarsi da qudla famiglia. !\bbindolato, voluto e rivoltato, si trova, di un tratto, promosso a cancelliere, corrisposto dalla signorina Marzano, e... segretario nel seggio elettorale della Sezione Mercato. Don Camilla, incoscientemente, diviene lo strumento cieco delle elezioni per l'on. Dolce, e, senza pensarlo, si trova in un mare di imbrogli, con un processo addosso, e .. C('n l'impiego perduto. Il deputato che se ne era profittato, i capi partiti della famiglia Marzano, tutti i colpevoli veri, erano scomparsi, quando invano don Camillo cercava aiuto. Per giunta, la so.-ella di lui, l'unic I persona di famiglia, era stata disonorata e tradita da uno dei frequentatori della \"illa Marzano, si che la rovina era venuta, nella casa del povero don Camilla, quando egli aveva creduto di toccareil cielo col dito. Una sera don Camilla fa un brutto scherzo nella casa Marzano. Era la rivincita. Il mattino seguente, pazzo, veniva trasportato al manicomio, accompagnato dalle grida della sorella che lasciava sola e disonorata. Questa è la tela a tinte sbiaditissime. Vittima del sistema borghese, vittima di quella famiglia venuta su dal fango, una delle tante che formano gli strati superiori ed appariscenti della nostra società, rappresenta benissimo la sorte del debole onesto acca.Ho al farabutto potente, delinquente, immune dal codice penale. Questo lavoro del Laur\a, ha scene scultoriamente belle per la rappresentazione dello ambiente. Per esempio : le frequenti scene dei ·diversi scherzi fatti a Don Camillo, che, fra un frizzo e l'altro, addimostrano sempre più la volgarità dell'ambiente; i dialoghi dei servi malcontenti di questi nuovi signori; le scenate di miseria nella casa di Don Camilla, il ricevimento dell'on. Dolce in casa Marzano, i soliloqui di D. Camillo, il movimento elettorale, le riunioni, la bellissima scena fra Don Camillo e il deputato, prima e dopo l'elezione, quando n~ viene scacciato con la sorella, che rifiuta il danaro offerto dal capo elettore a nome del deputato, sono tutte scene che chi è vissuto a Napoli e ne conosce l'ambiente, ha certamente dovuto vedere od intuire. E che dire dei tipi ? Da Don Camilla al deputato (tipo SJudonato, Billi ecc.), dal borghese Marzano al giornalista di occasione, dai casigliani di Don Camilla ai servi di Villa Marzano, voi avete avanti un prospetto fotografico, con pennellature chiare, e vere. Solo chi non conosce Napoli non può riconoscere, in quei tipi, individui che 0gni giorno passano sott' occhio. Quello che io noto, in questo lavoro personale del Lauria, è la prolhsità io certe scene, per es. il capo V (su cui cinque pezzi grossi « si svelano vicendevolmente al lettore) >. Il sui• cidio della moglie del Ricevitore, e, forse, anche la seduzione della sorella di Don Camilio, sono degli episodi inutili, che. distraggono, e, qualche volta, annoiano il lettore, che, pure in un racconto scritto cosi bene, e che ha la forza di rende· si interessante ed attraente, vuol conoscerne subito la fine, attraversa ansiosamente quelle piacevoli pagine, e non vuole esstre distraito da inutili digressioni, Questo lavoro del Lauria, è uno di quei lavori forti, geu'ali od originali, che si (anno leggere ed ammirare, che non sono 11copoa loro ste,si, perchè hanno uno scopo scientifico port:in. do il loro contributo a qu'ell'arte vera ,he si chiama: arte socialt, M, MAITILASSO, \"JTTORIO PrcA: L' arie mo11diale a Venezia. L. Pierro. Napoli 1897. L. 3,50. Il libro è stato premiato dalla Commissione che aveva !'in• carico di giudicare qu,li erano state le critiche migliori che si erano fatte dell'ultima esposizione artistica. Questo fatto già fa intravvedere i pregi del volume del Pica beo noto, come appassionato critico della letteratura francese. Quest'Arte 111011diale a Venezia si legge con vero piacere perchè è scritta con singolari pregi di stile, che fanno meglio apprezzare la franchezza dei giudizi e la competenza dell'autore.
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