274 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI formula d'arte. E i suoi eroi sono gli eroi dell'energia di volontà, gli eroi dell'impero della ragione sul senso, gli eroi della vittoria sulle passioni. Belle figure piene di vita e di idealità morale, che possono della loro morale bellezza lasciare il desiderio nell'animo del lettore, e che se avessero sèguito nelle rappresentadoni della letteratura contemporanea potrebbero davvero renderla piu pura e piu sana. Al Fogazzaro soltanto si pu6 attribuire il merito di aver tentato di iniziare un vero rinascimento letterario. Ma Gabriele D'Annunzio? I Gabriele D'Annunzio coi suoi Andrea Sperelli, Giorgio Aurispa, Tullio Hermil, Claudio Cantelmo, con questi suoi fantocci immondi, con queste sue lascive marionette, che quanto piu sembrano avere di personalità propria, tanto meno ne hanno, messe in moto come sono dai fili delle pas5ioni radic1te nel loro organismo, e artefatte e false; Gabriele D'Annunzio non può essere che il condottier0 della definitiv.1 degenerJzione. E ormai infatti cominciano i segni di resipiscenz.1 nel pubblico; oramai, dicevo, il « fenomeno D'Annunzio » acce ma a declinare. Il Sogno precip:t.1 al Valle, e Raslignac sulla Tribuna, ne fa una critica, benchè inzucch, rata di ammirazione, profondamente demolitrice. « fl So:;110 a me pare (egli scrive) sotto tutti gli aspetti, nessuno escluso, un'errore... Errore nel simbolo; errore nd tipo; errore, secondo mc, anche nella forma » E lo dimostra lungamente. La Ville morie oscilla alle pro,·c dcli.i 'R__énaissance, ed è facile prevedere che se essa conquisterà il successo, questo non sarà nè sincero nè duraturo. Un altro po', e al D'Annunzio non rimarranno di devoti che i précieux che si raccglgono in quel nuovo hotel Rambouillet, che è il Man,ùcco. l11fatti se i quattro romanzi i,rincipali del deputato di Ortona a mare possono ancora piacere per l:t potenia dello stile non ancora precipitato nella piu penosa artificiosità, e per una intensa facoltit di osservazione e di riproduzione non dirò psicologica, ma psichiatrica ; gli ultimi suoi scritti, dal Sogno di un mattino di primavera, al discorso di Ortona, e alle due parabole testè pubblicate nella Nuova Antologia, sono delle co ,e semplicemente stupide. E questa stupidita non possono più dissim Jlare neppure i piu fili del poeu. Perfino il 'Don Chìsciolle, che fu, se non erro, « lo primo suo rifugio » nel mondo della capitale, e· che deve quin'di aver avuto occa5ione di conoscerlo bene, dirige al« caro D'Annunz:o » ì'csprcssione del suo disgusto. « A te - scrive il Saraceno - non occorre di avvatire la falsitit stentata, l'artificio volgare, la vacuita infantile di tutta quella roba; tu la senti e la sai, tu sei uomo di gusto, di cultura, d'ingegno. Se in un mom.:nto ti sorprendi a pensare seriamente con te, a pensare dell'arte, di ciò che fu e che deve essere, hd da provare la voglia di pigliarti a schaffi, sulle guance, - pur troppo - non piu rosee. Ma pure continui a macinare, invece del buon frumento che hai portato con te, questo orzo invecchiato. E continui per un criterio falso che hai della vita e di questo mondo. Poichè eccezionalmente felice hai avuto il principio ddla carriera, in un ambiente per natura sua artifi~ioso, vacuo, pettegolo, hai creduto di aver conquistata la fama, dovuta veramente alla nobile vigoria del tuo inge~no, per le civetterie di certi atteggiamenti stilistici o per l'eleganza dei riccioli che una volta ti crescevano sul capo. E hai pensato di dover trattare l'arte, il mondo, te stesso come se tutto fosse l'ufficio di giornale o il salotto in cui da prima. capitasti, cioè con una grande, assidua frivolezza, a patto di sba!ordirlo ingenuamente, di divertirlo, di imporgli un'ammirazione inconscia o fatua. « E ti compiaci di uno stile che non è nuovo nè vecchio, nè classico nè realista, che non é neppur tuo, tanto nella semplicit:I. del suo •artifizio può essere imitato e rifatto da molti, e, sempre nella ambizione di sbalordire il povero borghese, come ti diverti di passare per cavaliere nella caccia alla volpe senza saper montare, come vai chiacchierando di meccanismi e di milioni fantastici per un teatro di Albano sciupando nel vaniloquio sterile e ripugnante un proposito gentile ed artisticamente utile di Eleonora Duse, co ,Ì ritagli le stramberie formali di un filosofo tedesco finito al manicomio per comparire un conservatore formid, bile: essere conservatore, secondo te, fa buona impressione al pubblico cui miri. » Non si può negare che la botta sia assestata bene e con tutte le regole. Ma dove, secondo me, il Saraceno ha torto, è nello sperare che il D'Annunzio pos~a tornare ali' « arte feconda e vera ». Il temperamento di Gabriele D'Annunzio è costituzionalmente artificioso. Gli manca la condizione essenziale per creare dell'arte feconda e vera: quella chianzza, quella consistenza, quella saldit:I. delle convinzioni morali, politiche, sociali che nella coscienza ddl'artista deve diventare fiamma pura e luminosa. Se domani Gabride D'Annunzio invece che prendere la sua ispir~zione da Federico Nietzsche la prendesse dal Marx, non farebbe che trasportare la sua artificiositit in un altro campo e rendere antipatico il socialismo come rende or.1 piu antipatico che per s-~ non sia, il conservatorismo. • Giacchè una letteratura non riesce grande se non quando c~sa diventa la voce della vita, se non quando essa è l'eco dei pen5ieri, dei sentimenti, delle passioni, delle controvers'e che agitano la mente del popolo. Quale altra mai f1,1ed è la cagione della grandezza della letteratura inglese? In questa si rifletterono volta a volta. tutte le questioni essenziali che traversarono la coscienza di quella grande nazione: quando le agitazioni religiose erano gran parte della sua vita sociale noi ne vediamo informata la letteratura nel Pilgrim's Progress di Bunyan, negli scritti di Milton, in A tale of a tub di Swift e in cento altri; quando l'energia popolare era intesa alle lotte per la libertà o alla reazione contro l'immoralit:I. politica noi vediamo ancora la letteratura rendersene interprete con gli opuscoli di Milton, con .A bymn lo Pillory di De-foe, cogli scritti di Riccardo Steele, con quelli di Johnson, che perfino si servì come arma di lotta del suo 'Dizionario definendovi " pensione » come « un dono fatto ad alcuno senz 1 equivalente, » e « pensionario » come « uno schiavo dello stato noleggiato con uno stipendio per obbedire al suo padrone »; quando, negli anni precedenti alla Ri, oluzione Francese cominciò a diffondersi in tutta Europa la reazione contro l'artificialità, il formalismo, la mancanza di sincerità della vita, questo sentimento echeggiò nella letteratura inglese con la Fnble oj /be 73res di Man-
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