RIYISTA POPOLAUE lH POLITICALETTEHE E SCIENZESOCIALI '!73 . . . E chi v! dice del resto che una velleità di socialism• (prudentemente a tempo repressa) non l'abbia già avuta il nostro poeta, che egli non abbia accennato a tentare anche questa via, che egli non abbia pensato di rendere omaggio anche a questa tendenza, prima di accorgersi che era più utile farsi vassallo della tendenza opposta? O non vi torna in mente l'umanitarismo, la simpatia cristiana, che circonda la miseria materiale e morale in Giovanni Episcopo? O non rammentate i versi del Poema faradiiiaco e delle Odi Navali? I poeti « al risveglio improvviso dal sonno secolàre » vedono « raggiare un altro cielo »; odono . umi i pianti umani, tutti i pianti umani che la Terra nel suo cerchio rinserra, . tutti i vani gemiti e gli urli insani e le bestemmie immani E i poeti vivono « cantando dei misteri veduti, degli amori gc-duti, degli aromi bevuti ». E nuova morte li attende Ma in qual giorno supremo o Fat0, rivivremo? Quando i poeti al mondo canteranno su corde d'oro l' inno concorde: - O mi che il sangue opprime, Uomini, sulle cime splende l'alba sublime! Ed era nello stesso periodo di tempo, cioè fra il 1891 e il 1893, che il D'Annunzio udiva « altro suono », vedeva << altro bagliore » : V'!do in occhi fraterni arder vive Lacrime, odo fraterni petti ansare. E la nave di Gabriele D'Annunzio non toccava ella pure l'Atlantide ? Va, va con la tua gloria, o Naw;'tlltre tutte le sirti attingi l'Atlantide estrema; giungi la terra ignota che libera guardano i cieli ridenti, che libera il Sole ama. Va, va, o Nave, secura oltre tutte le sirti, là dove i figli eguali dinanzi a la Madre comune partiscono il !rutto e la fiamma; dove in città sonanti di popolo laborioso onorasi il vecchio dei campi che esercitò la vita nell'opera sacra del pane ; dove, fuor d'ogni giogo e fuor d'ogni vincolo, ognuno espande il poter che io sè chiude ; dove ognuno in sé stesso é sovrano, ha in sè le sue leggi, ha io sé le sua forza e il suo sogno ; dove fratello al grande pensiero è il tenace lavoro. Che più? Nella sera del 3 1 Maggio 1895 si diede in Pescara un banchetto in onore d'un deputato. Questo deputato era colui che fu ieri il democratico avversario del D'Annunzio conservatore, !'on. Carlo Altobelli. E il D'Annunzio (lo credereste ?) intervenne al banchetto e pronunciò questo brindisi (notate, pu interpretarne la portata politico-sociale, che esso era dir<tto a un deputato radicale avanzato) : « Poichè l'antichissimo pensiero di Eraclito ed il nuo- " vissimo di Carlo Darwin hanno indicato per essenziale « virtù del mondo l'eterno divenire, e poiché la gran « legge non può compiersi se non con la profusione « della vita, - e non vi è alcuna manifestazione di vita « più fervida e più violenta della putredine - io bevo « alla presente putredine, al presente dissolvimento, da « cui eromperanno i più splendidi fiori! Bevo alle ro,e « che fioriranno dal sangue! Bevo alla immancabile pri- " mavera futura ! » Eh, eh! Non si può negare che Gabriele D'Annunzio non abbia pensato, in un bel momento della sua vita di accarezzare un po' anche il socialismo, o quanto meno qualche cosa che gli si avvicina. Chi però avesse attribuito alle belle parole sonanti contenute nei versi e nella prosa che abbiamo riportato testè, peso, serietà e coscienza, si sarebbe ingann1to a partito, come s'ingannerebbe oggi chi. attribuisse consistenza e serittà ai truculenti propositi di Claudio Cantelmo, o alle reazionarie orazioni del depùtato di Orto11a a mare. Gabriele D'Annunzio non fa ora, come quando scriveva le Odi Navali, o l'In11oce11le, o il Piacere, o l'Inlermei,_zo, che seguire l'impnlso che gli dà la folla volta a volta rimutante le proprie idee e le proprie tendenze. Aspettate, ripeto, che la folla, che il gran pubblico, sia diventato socialista, e vedrete Gabriele D'Annunzio tirar fuori l'ispirazione opportunamente rinfoderata mentre spirava vento contrario, e mettere qualche carmagnola nel suo linguaggio pieno di manierismo e di prosopopea. Ma, per intanto, Gabriele D'Annunzio fa il Claudio Cantelmo. La plebe è vile e degna di servaggio; la proprietà rigorosamente individuale è bella e santa ; i socialisti sono i Barbari. E i giovani preraffadlisti italiani applandono, senza riè'brdare che gli antesignani della loro teoria estetica, Ruskin e Morris, erano socialisti appunto percbe professavano quella teoria. E applaude, sulla Tribuna, con quel suo fare 1ra il trasognato e il bambinesco, quell'altro grande poeta degli animali parlanti che è Giovanni Pascoli, sciogliendo un mno reazionario all'economia fondiaria dell'epoca di Cincinnato. lo credo però (con buona pace dtl 9.Can;_occo e di alcuni dei letterati francesi da esso epistolarmente intervistati) che il « fenomeno D'Annunzio » sia sul declinarr. Esso era sorto in una maniera insriegabile. Fu Melchior De Vogiié, a battere la gran cassa per il D'Annunzio in Francia, e di lì ebbe origine la costui fortuna. Come il De Vogiie, che aveva introdotto per primo in Francia i romanzi degli scrittori russi per promuovere median· e il loro influsso un:i reazione contro il naturalismo zoliano, contro l'arte cc corrotta e corrompitrice ", senza viscere, senza palpiti, senza idealità, senza scopo; co:ue, dico, il De Vogiié abbia potuto, data la sna professione di fede artistica e morale, vedere in D'Annunzio il « condottiero del rinascimento latino » , è cosa che io non ho mai saputo spiegarmi. Se un rinascimento latino vi fosse, l'unico che si potrebbe chiamarne il condottiero sarebbe Antonio Fogazzaro. Questi solo si è messo risolutamente di co!1lro alla tendenza del cosidetto naturalismo in arte, e ha nel Daniele Corlis creato due tipi eroici, (i quali, appunto perchè eroici, sono irreali), mantenendo però una scrupolosa verità nella riproduzione dell'ambiente che li circonda, e attuando così, forse, la più completa
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