Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 13 - 15 gennaio 1898

H8 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI e noi, dati i rapporti dominanti in Germania, siamo monarchici. Io aggiungo che, in generale, la quistione di monarchia o repubblica non possa essere risoluta teoricamente in modo incondizionato. Esse ·sono istituzioni umane e vi si alternano la luce e le ombre. Certo esistono miserabili monarchie, pessime dinastie, ed ottime repubbliche. In questo caso la rivoluzione non si ricava da un giudizio teorico di pregio o di mar:canz a di valore; ma dallo stato effettivo delle cose, e perciò dallo sviluppo storico effettivo. Sarebbe folle imporre alla Svizzera una monarchia. Ma quando si pensa alla Francia, è poi difficile dire se colà le cose vadano meglio o. so_ . lamente altrettanto bene quanto vanno nella monarchia ben governata dell'Europa. Quando un paese come, ad esempio, la Prussia, ha avuto per tre secoli una dinastia ed una monarchia, che le ha dato per principi uo· mini come Federico il Grande e Guglielmo I, ben può il suo popolo esser grato a Dio per una tale monarchia e dinastia, Anche altre dinastie tedesche, come la vostra casa dei Wittelsbacb, possono mostrare uomini virtuosi, che si son resi utili al popolo ed allo Stato. E quindi pure dal punto di vista politico noi dobbiamo forse più vantare la dinastia tedesca che le nostre stirpi, e noi possiamo imparare da essa come si debba e possa su· bordinare i proprii privati intere'ssi a quelli più generosi ed elevati. Umanamente e storicamente non era affatto una facile cosa che dinastie cosi antiche ed eminenti come i Wittelsbacher, i Ziihringer, i Wettiner etc., si annullassero da se stesse, e nel!' interesse del popolo tedesco, si sottomettessero agli Hohenzollern. Per tal fatto i principi tedeschi son divenuti modello ai loro popoli ed alle loro stirpi. Sarebbe desiderabile che i popoli ad essi soggetti vincessero i proprii antagonismi, il loro particolarisRilo, le loro piccole antipatie, così come i loro principi stpp@ro vincere il loro orgoglio principesco. Con pieno convincimento noi ci opponiamo alla Democrazia sociale, in nome della forma monarchica del nostro Stato, che è la forma storica dello Stato tedesco. Non meno che per ciò, noi siamo divisi dalla Demo• crazia sociale per la concez.,ionre ligiosa. Io non vado tant'oltre da negare alla democrazia sociale ogni coscienza religiosa, ed anche cristiana, Vi sono in essa certamente dei buoni cristiani, della confessione cattolica evangelica. Anche in questo campo n® bisogna generalizzare alcuni fatti in contrasto alla nostra affermazione ed alcuni modi di dire spacconeschi. Ma pure sussiste e vi ha una certa contraddizione nella Democrazia sociale la quale contraddizione emerge dal contrasto fra le parole « la religione è cosa privata » gli e attacchi virulenti ed acri contro la religione, la chiesa, i credenti, gli ecclesiastici, i «preti; » assalti che possono diventare pericolosi alla vita del popolo. Ma noi non abbiamo ancora veduto alcun popolo che si sia spogliato della sua coscienza e fede religiosa, senzà pregiudicare il proprio sviluppo e la propria civiltà. Dolorosamente noi già abbiamo in Germania un grave conflitto fra due forme della confessione cristiana e brutte conseguenze si sono avute da questa discordia. Di comune è restato alle due grandi frazioni del popolo tedesco, la evangelica e la çattolica, un profondo sentitnento religioso-cristiano, un senso della colpa e del peccato, un sentimento che al disopra di noi ci stia Uno che diriga la nostra storia ed innanzi al quale noi siamo responsabili delle nostre azioni. Non è tanto folle quanto sciagurato avve!4 sare questo sentimento religioso? Di schernirlo e di deriderlo? Di denotare tutti i suoi partigiani per degli sciocchi o degli ipocriti? Da che mai questa inimicizia della Democrazia sociale contro tutto ciò che riguarda la religione e la chiesa, il cristianesimo e la fede? Certo nem· meno nella chiesa tutto va al miglior modo. Anche qui si scorgono colpe di origine umana (r); qualche volta la chiesa ba inclinato troppo dalla parte dei potenti, dei benestanti, ma giammai essa si è regolata così come per principio, e si è sforzata sempre di riformarsi, di purificarsi e Ji accogliere nel suo grembo gli affaticati e gli oppressi. Un'altra cosa ancora ci separa ·dalla Democrazia sociale: il mantenerci noi saldi nell'ordinamento storico del nostro paese anche sul terreno economico, la repulsione di ogni pensiero di una brusca separazione da quest'ordine di cose, l'aderire al principio del riformismo, il condannare il principio rivoluzionario. Anche noi vogliamo progredire, vogliamo trasformare e rivoluzionare anche noi, in quanto ciò sia possibile e necessario, ma noi non vogliamo distruggere e sovvertire per edificare da capo, come su di una tabula rasa, e riteniamo ciò affatto irragionevole. Perchè ? Innanzi tutto perchè noi non ci abbandoniamo alle illusioni sulla mutabilità della natura umana, delle quali già parlai. VI. Rappresentando la riforma sociale e non la rivoluzione sociale, noi pigliamo certamente posizione contro i nemici comuni di ogni movimento sociale contemporaneo, qui e là, accanto e d'accordo con i socialisti democratici, dovunque noi vediamo essere il diritto da questo lato anzichè dall'altro. lo voglio quindi occuparmi qui solamente di una quistione: come cioè noi desideriamo veder trattato il cosiddetto popolo basso, e specialmente le cosiddette classi lavoratrici, dal punto di vista economicopolitico; anzi in qual modo noi riteniamo necessario che ciò sia, secondo i rapporti di tutta la vita popolare e specialmente quelli tedeschi. Noi abbiamo in Germania, da più di un secolo e mezzo, efficacemente applicato il principio dell'obbligo scolastico generale, ed abbiamo raggiunto una coltura generale . popolare quale non videro mai nè altri popoli, nè altri tempi. Un tale popolo, anche nei suoi strati inferiori, nçlle cosiddette classi lavoratrici, non può più essere considerato come minorenne ed incapace di vivere indipendente. Vi sono stati tempi in cui i rapporti fra lavoranti ed imprenditori, nell'agricoltura e nelle miniere ed anche nei mestieri industriali, sono stati accordati in • modo patriarcale ed ogni cosa è andata bene. L'uomo moderno, e quindi anche il lavoratore, è indipendente, e deve essere trattato come tale. È solo per eccezione che anche oggi nei distretti iudustriali a forme patriarcali vi sia da fare qualche cosa. Inoltre noi tedeschi abbiamo per la prima volta nei nuovi tempi applicato seriamente il principio dell'obbligo (1) Ma la chiesa è di origine « divina ». (N. d, T),

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