Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 13 - 15 gennaio 1898

9146 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI fortune private, senza dar vita ad industrie veramente proJuttive. Perciò, a riparare alla crescente disuguaglianza dei redditi, v'ha un metodo solo : ridonare i .:apitali alle imprese feconde e trattenerli in patria mercè una più sapieme organizzazion·e del credito (I). Si comprende lo scompiglio, che affermazioni così categoriche dovevan destare fra i ben pasciuti statistici parigini, avvezzi a veder rallegrati i loro simposi da esilaranti diagrammi, garbatamente confezionati a glorificazione delle armonie sociali. Ma al senso di stupore e di sgomento, che al primo istante invase quei dotti, seguì ben tosto un sentimento di rivolta contro il malcauto collega, che era venuto cosi importunamente a recare in piazza tante cose, che non è prudente, nè educato di dire ad alta voce. E fu una' levata di scudi, una insurrezione in massa di codesti statistici, già in tante controversie discordi, ma ora unanimi nello smentire e soffocare le dispiacenti rivelazioni. Nella seduta del 17 Marzo dello scorso anno i signori Juglar, Fournier de Flaix, Levasseur, Neymarck, Cheysson, hanno successivamente sparato contro il compagno d'arme dimostrando, o credendo dimostrare, la vanità delle sue conclusioni; e quasi ciò non bastasse nella seduta del 19 Maggio il Juglar ritornava alla carica, traendo dagli incrementi dei consumi argomento a dimostrare il miglioramento progressivo nella condizione delle classi lavoratrici, ed opponendo trion • falmente questi risultati alle cifre dal Coste additate. In breve la Società di via Danton, fin qui tanto silenziosa e pacifica, è stata assalita, dopo le rivelazioni del Coste, da un così persistente tremito convulsivo, che lo stesso provocator del subbuglio, quasi preso da rimorso, si è risolto infine a calmare la crisi nervosa dei suoi colleghi, mescendo qualche cucchiaiata di camomilla all'alcool un pò troppo irritante delle sue dimostrazioni (2). Non è del resto per intrattenerci di questi pettegolezzi più o meno piccanti, che noi abbiamo ricordata la discussione della società parigina; ma perchè la controversia ci sembra un .assai ragguardevole segnc dd tempi, che non sarebbe lecito lasciar passare inosservato. Ecco infatti che nella gioconda capitale dell'ottimismo economico, in cui i dogmatici della scienza seguitano a ripetere le vecchie frottole di Say e Bastiat, le cifre, queste cifre che i teorici riuscivano finora a tor- (1) Per quanto io mi accordi coll'autore nel riconoscerele maleficheinfluenzedel capitale improduttivo, non arriverei, com'egli fa, a ravvisare in quel càpitale il solocolpevoledella scarsaelevazionede' salari nell'età nostra. È questa, ad ogni modo, una questionemolto complessa, a cui recherà nuova luce l'opera magistrale,che ì'egregio prof. Cammillo Supino publicherà fra breve sul rilevantissimoargomento. (2) Veggasila lettera del Coste, pubblicatanel Joumal de /a $oti,te d, Statisti~ue. Luglio 1897. cere forzatamente ai loro apologetici scopi, giungono infine, durante un giorno, durante un'ora, a divincolarsi dalle tiranniche strette e si affacciano alla ribalta, discinte, nella !ore spettrale orridezza, mute ed implacabili accusatrici della società contemporanea. Ed attorno alle cifre si affollano le rivelazioni sinistre e le affermazioni demolitrici. Imperocchè di fronte agli economisti, i quali seguitano a considerare tutto il capitale come produttivo e speso a domanda di operai, le cifre rivelano l'esistenza di un immenso capitale improduttivo, totalmente precluso ai larnratori; in faccia agli economisti, i quali persistono ad attribuire l'ecc.esso di popolazione alla procreazione sfrenata, le cifre narran gli orrori della armata di riserva industriale; 111e:1tre l'econombta ci annunzia il milJennio della perequazione progressiva delle fortune, le cifre rivelano invece la loro divergenza ogni di più vibrata. Il coltrone a fiorami, che gli economisti delle accademie eran venuti intessendo, ha cosi ·sofferto uno strappo, pel quale si può intravvedere il baratro della società, i suoi incommensurabili orrori. Pel momento, è giusto riconoscerlo, non si tratta che di uuo strappo; ma chi può accertarr. ch'esso non abbia ad allargarsi, fino a ridurre ad un informe brandello la scienza incipriata e ritinta della Sor• bona e dell' Istitut()? ACHILLE LoRJA. Socialismo, ~emocrazia-sociale erif rmism (Continuazione e fine - Vedi Num. prec.) V. Ma, per certo, non solamente ci6, che pure dal lato dei principii è il piu importante, ci separa dalla Democrazia sociale, ma. anche qualche altra cosa non è meno decisiva per decidere intorno a tale questione. lo voglio rilevare solamente i punti principali e discuterli qui. Noi siamo separati dal socialismo democratico anche per la su1 concezione internazionale dei rapporti economici e sociali di contro alla nostra concezione nazionale; dalla sua poca stima e dalla molta nostra del fattore politico na,ionale, nella sua decisiva importanza anche per la vita economica, come per tutta la vita del popolo; dalla sua inclinazione alla forma repubblicana dello Stato, dalla nostra convinzione a mantenerci saldi alla forma monarchica, a noi tramandata, conservata e raffermata dalla storia; dalla sua tendenza irreligiosa ed anticristiana e dal nostro perseverare nel cristianesimo; dal suo antistorico radicalismo che emerge dappertutto a dispetto della sua teoria evolutiva, e dalla tendenza nostra non a restar fermi, ma a procedere innanzi, beochè sulla base dell'ordinamento storico della nostra vita economica: in una parola• dalla sua tendenza rivoluzionaria e dalla nostra tendenza riformistica. Il socialismo democratico si è sempre piu separato dal terreno nazionale. La sua parola è - Interz.ionalismo:

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