Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 13 - 15 gennaio 1898

'l!50 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI -iori non dovessero sforzarsi a far crescete i propri salari, ,quando mai dovrebbero farlo ? Da ciò che ho esposto io deduco la esigenza per le classi colte e ricche che esse debbano agire secondo il principio « noblesse oblige » adattandosi all'elevamento economico della classe lavoratrice ed anzi facilitandolo. Alla proprietà son commessi doveri, e se le classi ricche e colte rispetteranno questi doveri esse meriteranno in effetti di esser ritenute classi superiori e dirigenti. Cosi agendo le classi superiori, così giudicando la pubblica •opinione delle persone colte e ricche, le classi lavoratrici si ritrarranno dalle utopie socialistiche, e svilupperanno ìn sè stesse la coscienza di formare con le classi superiori un tutto organico. Quando noialtri professori pensiamo a questo modo i nostri avversari ci deridono ed esclamano: voi state lontani dalla vita pratica, non ne sapete nulla, non conoscete le fatiche, le apprensioni dell'imprenditore, fate poca stima della sua opera nel processo di produzione, -e simili altre chiacchiere. Eppure « noi professori >> n~on siamo così sciocchi cd ignoranti da non sapere che l' imprenditore è il corpo intellettuale del!' impresa e che spesso' è proprio la persona che lavora più faticosamente, e che il proprio guadagno deve lavorarselo. Ma così il problema del salario non è affatto risoluto ; esso è anzi semplicemente posto. Poichè la quistione è appunto come debba dividersi il guadagno netto fra l'imprenditore capitalista ed il lavoratore. Pur riconoscendo tutto ciò che <li lavoro e di cura l'imprenditore impiega nella impresa, non se ne ricava che tutto il vantaggio delle congiunture favorevoli debba spettare ad esso solo. Questo vantaggio esso deve possibilmente dividere con l'operaio. E poichè i salari non stanno affatto in diretto rapporto con quei vantaggi, è certamente giustificato che i lavoratori, per mezzo di coalizioni e sindacati, siano in grado di ottenere salari adeguati alle condizioni del tempo. Io voglio di passaggio accennare solamente a Ila questione dei dazi protettori. Questi non hanno per iscopo solamente di rendere possibile agli imprenditori e capitalisti un più alto guadagno, cd ai possessori di azioni di societ:l. anonime più alti dividendi, ma anche di accordare al lavoratore più sicura, eguale e rimunerativa occupazione. « Va da sè » che di ciò non se ne fa niente per l'operaio. Qui si potrebbe aggiungere qualche altra considerazione per mostrare_ dove è che esiste un dovere per l_e classi piu colte ed elevate di assumersi carichi e pesi a vantaggio della collettività ed eventualmente anche delle classi lavoratrici, per esempio nel terreno dei carichi tributari. Appunto quando debbono sopportarsi dei grandi sacrifici per l'esercito e la marina, quando inevitabilmente la massa del popolo deve sopportarne la sua parte con imposte indirette e dazi doganali ; il dovere e la giustizia esigono che le classi possidenti e piu ricche siano per loro parte più fortemente imposte. In certo qual modo, ciò si è ottenuto in Prussia con la grande riforma di Miquel. Ma come la stampa capitalistica sia capace di sviare la pubblica opinione e di favorire gl' interessi egoistici dei possidenti, si mostrò in occasione della riforma delle imposte in Pru8sia, quando il meritevole ministro Miquel venne assalito nel modo piu odioso, specie dalla grande stampa « liberale » renana. Questo non è certo il modo di preparare l'avvento di un sano socialismo, per il quale ad una volta debbano cedere l'egoismo delle classi possidenti e lo spirito di sacrificio libero e volontario. - Senza rischiarare così la pubblica opinione, ogni riforma sociale (la quale naturalmente porta seco un parziale spostamento di interessi dall'alto in basso) verri straordinariamente ostacolata e resa impossibile. E' certo che applicando tutte le più larghe riforme sociali noi non perverremo mai ad un ideale stato economico politico e sociale; di tali speranze possono averne solo i fantasticatori. Uno stato ideale presuppone uomini ideali! E dove sono questi? Come, quando l'avremo mai? Noi dovremo pur sempre contentarci di miglioramenti, ed e;ser lieti quando li abbiamo attuati. E' questo il punto di vista di noi teorici della « riforma sociale » Se perciò ci si vuol chiamare con alcuni nostri nemici: socialisti, e sia! Io dirò col principe di Bismarck, al qual~ .V~,!?P.Cr,fattlo'istesso, rimprovero: lo,. me ne rido! I nomi non importano. Noi tcJcschi non abbiamo nessuna ragione di sbigottircene. Che cosa non abbiamo imparato sul terreno po• litico, noi che al principio del secolo eravamo la nazione piu priva di speranze? L'unità dello Stato, delle razze, dei principi, e la riconquista della potenza politica, nonchè dell'onore e dell'a gloria nazionale! L'unione ci fece forti e sup~riori a tutti i nostri nemici ! Togliamo di qui un ammJestramento anche per il problema sociale: coesistenza delle due confessioni religiose, armonica collaborazione delle diverse classi, spirito di sacrificio da parte dei possidenti, amore per il lavoro da parte dei lavoratori. Allora noi potremo sperare che secondo le magnifiche parole del primo imperatore degli Hohenzollern del nuovo impero, anche la questione sociale vorrà perdere della sua asprezza, e che le condizioni sociali del!e classi inferiori verranno migliorate e che il sano sviluppo di tutto il nostro popolo si porrà nella via diritta. E così Dio voglia! Prof. ADOLFO W AGNER. La 'l(ivista avendo intenzione di occuparsi largamente del Socialismo di Stato si rivolse al suo più illustre rappresentante, al Prof. Adolfo Wagner, il quale con molta cortesia le fece pervenire il di- .scorso che venne pubblicato in due numeri, e di cui sentiamo il Jovere di porgergli vivi ringraziamenti. Contro il Socialismo di Stato pubblicheremo due articoli del Mormina-Penna e qualche altro che ci è stato promessù. Dopo, riassumeremo la discu~sione, alla quale siamo sicurissimi che s'interesseranno i nostri lettori, e diremo quindi il pensiero nostro. LA RIVISTA. ........,',-./'-"'-./'-./..._,.,,___,,.....,,.V_,,..._,......_,,'\,../'-,/"\../'--"""'---"''-/~ Gli ~bbonati, a cui è scaduto l'abbo• namento alla fine dell'anno sono pregati nuovamt:,nte a :mettersi in regola a scanso di ritardi nell'invio del periodico.

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