228 RIVISTA POPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI battono il parlamentarismo senza essere nè repubblicani nè anarchici, per coloro cioè che non vagheggiano nè l'anarchia nè la repubblica, ma un P11rlamento a scartamento ridotto, un Governo forte e magari (come mc lo confessava uno di essi) un buon dittatore. Al Alinuti e all'/lgitadone io ho già replicato nell'Avanti! e ad essi ccl a me ha replicato, in nota al mio articolo, il direttore dcli' Avanti stesso ripetendo dipresso quello che altra volta disse il Turati: « mena un tre altri discutono sul moto, noi camminiamo». Con che l'amico Bissolati ha mostrato non vedere · di tutta la questione che un lato solo - quello della partecipazione alle elezioni. l\Ia la questione è più alta e più grave. Si tratta di sapere se la forma parlamentare ci dà la migliore espressione e rappresentanza degl' interessi generali del popolo, e se no, proporne altra migliore. I socialisti democratici son usi a riclurre tutta la questione sociale alla economica e credono davvero che proclamato il collettivismo, si debba aver necessariamente il miglior governo o la migliore ammininistrazione possibile, senza troppo scervellarsi a pensare conl'essa sarà fatta. Essi credono aver detto tutto quando hanno eletto che faranno il collettivismo; come i repubblicani credono aver detto tutto, quanélo hanno detto che faranno la repubblica, e gli anarchici quando hanno detto che 1aranno l'anarchia. li problema dell'organizzazione pratica è appena sfio• rato da' propagandisti e dagli scrittori di questi tre partiti. Come saranno amministrati gli interessi pubbllcl nel collettivismo, nella repubblica, in anarchia? o piuttosto, mettendo da banda per an momento il Collettivismo, la repubblica e l'anarchia, come possono esser meglio amministrati nella società di domani? Forse mettendo così la questione, ci ricscirit d'intenderci. i< * * Tre sono le forme pQssibili di amministrazione degli interessi generali e inclivisibili d'un qualunqui consorzio d'uomini. i O Legislazione e amministrazione diretta. Il popolo in massa delibera volta per volta sulle varie qulstioni d'interesse generale, e provvede per l'esecuzione de' suoi deliberati. 2° Sistema rappresentativo-autoritario. li popolo delega la sovranità ad un numero di persone da esso scelte e attende quello che a costoro piaccia deliberare e decretare e quello che piaccia fare al Governo scelto da' suoi rappresentanti. 3° Sistema rappresentativo-democraticoo democra.=;ipaura. li popolo non si spoglia della sua sovranità, ma stabilisce le norme generali dell'amministrazione e delega dati uffici a persone capaci, riservandosi di approvarne gli atti e garentendosi contro gli abusi di potere. Il governo diretto - è inutile dimostrarlo - non può funzionare che in piccole località, clove gli interessi da amministrare siano semplici e por,o numerosi. A misura che si complica la vita sociale, esso cade in disuso, - come si osscrvn in Csvi,1zcrae in altri paesi -. Ciò nondimeno si è proposto di estenderlo e applicarlo acl una grande nazione, dividendo questa in sezioni di uno o più migliaia cli individui ognuna, alle quali verrebbero sottoposti i clisegoi di legge, che i cittadini stessi avrebbero dritto cli presentare. Non ci sarebbe bisogno che cli un organo cli trasmissione di queste proposte, il quale poi, registrerebbe i voti e proclamerebbe il risultato. (Rittinghausen, Considérant). Un sistema di questo genere può essere applicato a qualche faccenda d'interesse generale e di gran rilievo. ì\Ia volere che il popolo voti su faccende d'ogni specie e d'ogni importanza anche su quelle sulle quali la maggioranza è incompetente, negligcndo le ordi• narie sue occupazioni, mi sembra poco meno che assnrclo. Nella pratica, niente di più facile a pochi inclividui furbi che di far trionfare la loro volontà e i loro interessi (come ora nelle elezioni) nelle votazioni popolari. • .. D'altronde l'obiezione principale che si può fare alla legislazionediretla è che i varii gruppi, cli cui si compone una società, hanno interessi distinti e non sempre omogenei. Incli la necessità di amalgamare le varie proposte e addivenire ad una specie di compromesso: e per questo è necessario spesso ricorrere all'espediente che i varii gruppi nominino de' delegati, i quali si riuniscano e formulino il compromesso da sottoporsi poi all'approvazione de' mandati. E a questo concetto appunto risponde l'istituiione del referendo, completato dall'iniziativapopolare e da un buon sistema di rappresentanzaproporzionale. La rappresentonza beninteso dovrebb' essere speciale, non generica, come diremo più innanzi. In fine il sistema proposto dal Considérant e clal Rittinghausen non risolverebbe che la quesUone clella legislazione, meno importante di quella dell' amministrazione. Supponiamo che il popolo, a quel modo onde voterebbe tutte le proposte di legge, nominerebbe a suffragio universale tutti i pubblici amministratori. Basterebbe cio a salvaguardarne gli interessi? * • * Noi dobbiamo rinunciare all'idea cli trovare una espressione aritmetica della volontà e degl' interessi d'un popolo, contando gli inclivictui che lo compongono, e prendendo per volontà di tutti la volontà della metà più uno. li popolo non è un tutto omogeneo, ma si compone di gruppi diversi, aventi oltre agl'interessi comuni anche interessi distinti; e anche nell.e questioni più generali, non si può tirar la som• ma, ma si cleve appurar·c la risultante dcgl'interessi particolari di vari.i gruppi sociali, si cleve elaborare w1 compromesso, trovare il termine cli coaclattamento. E a questo concetto appunta risponde il sistema rappresentativo. Il principio fondamentale del cruale non può, perciò, esser ragionevolmente combattuto. Recentemente si è tentato di contularlo, dimostrando che l'opinione cl'un solo vale meglio cliquella cli molti, perchè « unirsi lll'I mondo umano vuol clirc peggiorarsi » (Sighcle) q le l'orze dc' si11ioli uoiti si cli(lono,
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