Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 12 - 30 dicembre 1897

RIVISTA POPOLAREDI POLITICALET'fERE E SCIENZESOCIALI perchè non vogliamo chiudere l'anno con un sequestro che sarebbe di cattivo augurio! Rinunziamo, adunque, ad una riproduzione, che, per nostra vergogna, sarebbe ancora di attualità, e fermiamoci su cose, che per essere troppo malinconiche riescono allegrissime : sulla crisi, sulla soluzione, sulla discussione della Camera con relativo voto, e sulla serena attitudine del paese che aspetta che si ripetano nell'anno che sta per fOrgere gli episodi politico economici di quello che tramonta. Perchè avvenne la crisi? Se dovessimo stare alle dichiarazioni di Cavallotti, non smentite da chi lo poteva, essa fu provocata - e chi conosce la mitezza dell'uomo e il suo amore al quieto vivere stenterà a crederlo - dall'on. Luzzatti, che per fare della finanza democratica ritenne necessaria una base più liberale al ministero. La causa dell'avvenimento è tanto esatta che la ricomposizione è riuscita a far perdere al gabinetto proprio l'ap• poggio di quelli elementi che pretendono essere i campioni della democrazia! I socialisti ed i repubblicani sono fuori causa i:erchè si sa che essi mClitano nell'opposizione. I maligni dicono che la vera ragione della crisi va cercata nel bisogno che si sentì di mandar via Prinetti per potere inaugurare una nuova politica ecclesiastica. Prinetti merita, seliza dubbio, la sorte che gli è toccata. Mediti nella solitudine di Merate, magari facendosi confortare dall'arcivescovo F..rrari, sulla giusta punizione riserbata ad un ministro italiano, che ha commesso r imprudenza e la impertinenza di aver dato addosso ai grandi ladri. Pensi che in Italia la galera è fatta soltanto pei mariuoli microscopici; e buon per lui che non tutti i grandi ladri, che si annidano nel bilancio dei lavori pubblici furono disturbati, altrimenti nessuno lo avrebbe salvato da un processo per diffamazione, e certo non avrebbe trovato un pietoso "Comitato dei cinque » che nella sua azione avrebbe scorto un reato ... ministeriale. Avremo una nuova politica ecclesiastica? Forse, e senza forse, l'on. Zanardelli la intraprenderà in perfetta buona fede e nell'alto intento di salvare la libertà dall'invadente marea oscurantista. Avremo qualche processo di più per ristabilire l'uguaglianza innanzi alla persecuzione tra repubblicani, socialisti e clericali. In quanto però ai risultati della nuova politica ecclesiastica pochi s'illudono: ai clericali si darà l'aureola del martirio - che loro manca sinora - e sarà aureola acquistata a buon mercato; e, chi sa? s'infonderà nei loro animi quel coraggio di cui mancano per rifare le Pa0que Veronesi e le prodezze della Santa Fede. Ai clericali non mancherebbe altro che un prelato battagliero come il cardinale Ruffo perchè le milizie sono pronte e numerosissime tanto nel Mezzogiorno quanto nel SettentrionP, e anche più numerose e meglio organizzate nel Settentrione che nel Mezzogiorno. Questa della nuova poliiica ecclesiastica nella sua apparente innocuità è quistione gl'ossa assai; e noi, smetten :lo per un momento l' ironill, vorremmo avere tutta quella autorità che non abbiamo, pet· dire all'illustre rapi,i·esentante per Iseo : « i metodi ed i criteri quarantotteschi sono oggi perniciosi, e se vuolsi davvero combattere il clericalismo bisogna dare al popolo il pane che i ministri gli strappano spietatamente e l'istl'uziono che gli stessi ministri stoltamente gli negano dopo avergliela promessa e resa, anzi, obbligatoria per legge. » .. . Per dire della soluzione della crisi conformemente a verità si dovrebbe incappare nelle reti del Fisco di Roma, che interpreta ed applica la legge sulla stampa con criteri, _chepossono spiegardi soltanto colla presenza nella capitale dei due palazzi del Quirinale e del Vaticano. Ricordiamo, però, uno dei pochi giudizi esatti pronunziati da Francesco Crispi ed illustrati dalla sua Riforma : « In Italia rarissimamente dal 1860 in poi le crisi furono risolute in modo costituzionale ». Non c' era da aspettarsi, perci<\ che proprio ora che il regime rappresentatiro è re o una comnda lustra, fosse avveuut.a una loderole ecc(•zionf'. Che non sia avvenuta dimostrarono con temperanza, che <lette rilievo maggiore a·la giustezza delle ossenaziooi, De Andreis, in nome dei repubblicani, e, con una verve, ammirata anche dagli avversari', Turati, in nome dei socialisti. Del resto essi erano i soli, che potevano picchiare sodo senza che alcuno ne ponesse in dubbio il disinteresse e l'obbiettività, perchè repubblicani e socialisti sono al disopra delle volgari ambizioni ministeriali ; mirano al di là, mirano più in su. La crisi e la soluzione, intanto, hanno creato una delle situazioni più ingarbugliate, più strane e p:ù umilianti che parlamentarmente si possano immaginare. La situazione è tale che un giornale ufficioso ha potuto vittoriosamente combattere in nome della logica .... - incredibile dictu - le opposizioni riunite; fortuna veramente eccezionale per un ufficioso, anche quando il suo direttore è un giornalista geniale, quale 1,1 designò Cavallotti. Infatti il Don Chisciotte Ei è divertito un monJo nel prornre a luce meridiana che sono fuori della logica Cavailotti e Giolitti, Sonnino e Baccelli, Colombo e For·tis, combattendo il connubio Rudinì-Zanardelli. Non ha una maggioranza omogenea l' atl uale ministero? - esso chiede - ma l'avrebbe ancor più eterogenea un Gabinetto Fortis Colomro, Giolitti-Prinett.i, Sonnino-

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