234 RIVISTA POPOLARE DI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI Che infine anche il consumo medio annuo di frumento e quindi di pane per abitante anelò diminuendo, poichè esso, che nel diciottcnnio anteriore al dazio, era in media di '135 chilogrammi, non fu nell'ottennio successivo che cli soli 123, e negli ultimi tre anni che di soli ll!) per abitante. Posto ciò, quale è la conseguenza elle scaturisce da cosiffatti risultamenti? Assolutamente questa : Il da::;io doganale, non solo non ha giovato, non ha tutelato, mci ha nociuto ed allei nostra produzione agricola ed alla stessa alimentazione ciel paese. Il dazio doganale sul frumento non fu elle un compromesse politico fra il governo cd il partito agrario delle due Camere, dissimulato dalla lusinga che col gettito cli ducentocioquanta milioni annui a pro' dei possessori di foncli e procluttori di grano, questi sarebbero stali stimolali a rinforzare con miglioramenti agrari la coltivazione, se non per trarre i prodotti di 18, di 20 o più ettolitri cli grano per Ettaro, come in Francia nel Belgio in Ingbiltcrra, almeno almeno per ricavare qualche cosa di più dei dieci ordinariamente ottenuti. Per migliorare le nostre coltivazioni ben altro e più grandi cose occorrono che l'olfa del dazio; ~utto un sistema occorre e di sistemazione e cli trasformazione e di atlorzamento dei mezzi di lavoro; ciò che non può praticarsi se non nelle condizioni floriclc ciel credito e prospere dell'economia pubblica, eia cui siamo lontanissimi. I possessori, i produttori di grano non divisero perciò l'illusione dei governanti, ma sfruttarono il dazio, li per li, come meglio o come peggio potevano; e non solo non migliorarono la coltivazione, ma la inclcbolirono, lesinando, sulle stesse spese di produzione, quel tanto che alla stregua dei conti, fra prodotto e dazio, paresse loro più vantaggioso. Questo moclo di apprczzal'e il dazio, nel dilemma fra lo spendere per aumentare la procluziooc d'urt ettolitro per ettaro, cd il risparmiare sulle spese per climinuirla di un ettolitl'o, fu pur troppo il modo generalmente preferito. Ecco. clunque il come cd il percbè la produzione del frumento non solo non crebbe ma diminui; ed il dazio che avrebbe dovuto aiutal'ia concorse invece al suo deprezzamento. iUa, si clirù, che sal'eblJe avvenuto della produzione del frumento se non fosse stata protetta dal dazio contro la concorrenza straniera? Ebbene, sarebbe avvenuto quello che sempre avviene nelle crisi che colpiscono c1uesta o quella procluzione: o si sarcbllc ri.nvigol'lla per resistervi, od avrebbe ceduto il posto ad un altra procluzioue; in tutti i casi, questo è certo, il paese avrebbe avuto il pane a buon mercato e non l'avrebbe ora a cosi caro prezzo. La diminuzione dei prezzi delle clcrrate non è un fenomeno passeggiero, ma ormai stabile, pcrchè stabile va facenclosi la conco1·1·c11zadcll'Asia clcU'Affrica e dell'Australia; per cui ogni artificioso estrinseco sforzo per combatterla non può elle aggravare sempre più lo stato rlelln produzione. iUa, si soggitmgerà, il dazio vige a scopo protettore in Austria in G-ermanin e specialmente in Francia; dunque esso reca e cl~ve recare del bene al paese. JI dazio sul frumento non reca per sè in nessun 1iacsc ciel mondo bene alcuno, e meno che mai in quei paesi, che sono, come il nostro, tributari in parte del grano estero; tuttavia ammettiamo che una certa protezione può in speciali circostanze recare \'antaggio prevenendo l'aggravamento d'un male. Ammettiamo cioè che il dazio sul frumento può, nella lotta con la concorrenza straniera, giustificarsi io qualche determinato caso; quando cioè esso non Ila alcun carattere o scopo fiscale; quando serve unicamente a regolare il prezzo del lrumento fino a quel prezzo che stimasi equo e sufficientemente compensatol'e; ccl inOne quanclo la coltivazione, essendo intensiva, ha raggiunto un alto gl'ado d'incremento per l'importanza dei mezzi, capitale e lavoro, che si sono impiegali e quasi incorpora'i nel terreno; giacchè una scossa oncllc momentanea clella produzione potrebbe ivi 1·cca1·cgravi danni a tutta l'economia agraria. E' appunto il caso della Francia. La Francia Jia una popolazione di 38 milioni e mezzo di abitanti, noi di 31 e mezzo; essa ha un tenitorio cli 530 mila Kmq e noi qtiello cli 280 mila. La procluzione cli frumento in Francia è in media cli oll:·e 80 milioni cli quintali; da noi. come dicemmo, non è neppure di 31 milioni. Il dazio in Francia è di sette lire al quintale, da noi di lire 7,50 in oro. La produzione di frumento, dedotto il quantitativo necessario per la semina, si ragguaglia pertanto in Francia a 200 chilogrammi a testa; da noi alla metà appcm1, a I 00 soli chilogrammi. U dazio doganale non ha quindi in Francia nessun scopo fiscale e ciò importa saperlo e preclical'lo. ]/altra pal'tc la pr-ocluzionc agral'ia è in Francia, per I' intcmilà dei mezzi impiegati nella collivazione, molto più elevata della nostra; da due a tre volte tanto. Essa, secondo dati statistici ufficiali è valutata 18 e più rniliarcli annui, mentre la nostra non è valutata che quattro miliardi e mezzo. Certo che pure in Francia il dazio sul frumento è scontato dai consumatori, ma anche in ciò con che divario e dilfcrcnza ! rappresentando ivi sul complesso della alimentazione elle è doppia, forse tripla della nostra, pcrchè tripli sono i prodotti della terra ed almeno doppi i salari e le mercedi, una percentuale che è appena il qnarto e meno del quarto della nostra. Questa enorme differenza di condizioni, nell'economia pubblica, nel crcclito pubblico e nel!' inllustria agrarin, fra noi e lt•i, S]liega i cliversi cflctli_ che il clazio, come elemento tutorio, deve recare ai clue paesi. Kulla diremo del Yalore delle Industrie e del Commercio di q11rlla nazione, rispetto alJa nostra, che nel confronto risultt:rcbbc anche maggiore. Cause secondarie del rinca,·o del pane. Al <lazio doganale sul f'rumcnto, come causa prin-
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