Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 12 - 30 dicembre 1897

RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIBNZESOCIALI 23i ]>re più i medesimi uomini nei consigli di amministrazione delle grandi società. La terra si mobilizza come la ricchezza mobiliare. Il piccolo proprietario è cacciato dal gran banchiere, e.d il giornaliero è bandito dall' invasione delle macchine che divorano 200 milioni di salariati ogni anno. Il contadino soffre; ma le sue sofferenze sono nate soprattutto di,.llo svolgersi del regime pre - sent('I. I rimedi che il governo ha elaborato non sono che degli espedienti. Il bimetallismo, già condannato, non darà maggiori resultati del protezionismo. Non sarà esso che arresterà la nascita -del debito ipotecario, e neppur l'assorbimento dei piccoli produttori a mezzo dei grandi. Restando fedele allo statu-quo il Parlamento non fa1·à niente per la classe rurale. È per questo che Jaures concluse mettendo innanzi la soluzione socialista: quella dell'avvenire verso cui l' evolu- .zione stessa ci conduce, e cioè un' organizzazione nuova della proprietà che assicurerà a ciascuno la piena espansione della sua libertà; quella del domani, soluzione parziale fatta di riforme successive, riduzione del servizio militare, rifusione delle imposte, formazione di un macchinario collettivo, fissazzione dei salari per legge etc.; e « questa qui deoe condurre a quella là. Il leader socialista ha marcata la sua confidenza nel movimento dei rurali, -tanto contrariati nel sorgere dalla loro stessa eterogeneità, ma che oggi acquistano sempre più coscien_ .za della loro solidarietà con la popolazione operaia, mostrando la necessità di un' alleanza intima tra <J.uestidue elementi, non essendovi esempio che il contadino, solo, abbia potuto mai compiere delle rivoluzioni. Deschanel, uno dei deputati più eloquenti del Centro ha risposto a J aurés il 1O luglio. Il suo discorso ha avuto gli onori dell' affissione. Egli ha contestato tutte le asserzioni del tribuno dell'Estrema Sinistra, ha affermato che malgrado le asserzioni contrarie « la proprietà rurale non è in agonia». Vi sono in Francia 8 milioni e mezzo di proprietari di cui 4 milioni non hanno che dei fondi con una superficie media inferiore ai quattro ettari. I tentativi fatti finora di produzione a base capitalista sono completamente falliti. Si constata piuttosto uno sviluppo progressivo delle proprietiì. La grande proprietà, iniziatrice di riforme, di idee nuove in fatto di coltivazione, ha d' altronde una parte sociale ed educatrice che non si può mettere in dubbio. Deschanel ha fatta una critica a fondo delle dottrine collettiviste, contro le quali egli difende, coi soliti argomenti tradizionali, il regime individualista. .!!;gliscopre la contradizione che pretende constatare nell'attitudine presa dai socialisti, e mette in contrasto il linguaggio ch'essi tengono ai contadini partigiani della piccola proprietà da una parte, con quello che tengono agli operai, avversari di ogni proprietà dall'altra. Infine egli espone le sue soluzioni che del resto non sono combattute da nessuno in Francia : assicurazione agricola, rappresentanza agricola, rimborso del plus-valore dato alla terra dal lavoro dell' affittaiuolo, organizzazione sindacale etc. Su questi punti i socialisti sono d'accordo coi conservatori, ma essi non considerano queste soluzioni che come parziali e transitorie. Il discorso di Deschanel, ha provocato una risposta e piuttosto una conferenza stringentissima ed interessantissima di uno dei rappresentanti dell' idea marxista alla Camera Francese: Déville. L'oratore socialista ha messo avanti prima di tutto quest'affermazione: il suo partito non reclama la socializzazione immediata delle terre, non può reclamare questa socializzazione dove non c'è centralizzazione, « noi non determiniamo i fatti, noi siamo determinati da essi » e più ancora, ha aggiunto « il socialismo non è una rivelazione, ma un resultato » Ora egli mostra che l' evoluzione ci conduce ad una centralizzazione sempre più accentuata della proprietà rurale, e paragonando le cifre della statistica decennale del 1892, recentemente pubblicata, con quelle del 1882, egli puntella la sua tesi con questo confronto. È così che le coltivazioni al di sopra di 40 Ettari sono passate in dieci anni da 138,000 a 142,000 e che la loro superficie è salita da 22,300,000 ettari a 22,500,000 . Déville ha presentato un'esposizione che farà epoca delle teorie socialiste e sulle distinzioni della proprietà individualista dalla proprietà collettiva. Ha richiamato la doppia classificazione avversata da Marx stesso: da una parte la proprietà privata fondata sul lavoro peraonale, dall'altra la proprietà capitalista fondata sul lavoro degli altri, ed ha affermato che mai i socialisti hanno preteso di abolire ogni appropriazione individuale. Nel 1881 al congresso di Reims, nel 1882 a Roanne, nel 1884 a Roubaix, si è fatta la differenza dei mezzi di produzione che hanno raggiunto un grado tale da non essere più individuali, ma utilizzati dalla collettività, non appartenenti ad un proprietario nè messi in valore direttamente da lui. Il partito resta dunque fedele al suo passato, difendendo la piccoi'a proprietà individuale, ove essa sussiste ancora, preconizzandone la socializzazione laddove la proprietà capitalistica si sarà impiantata. E riassumendo tutte le sue considerazioni Deville dice ai conservatori: Siete per la grande proprietà, e allora come potete difendere la piccola? Siete per la piccola, come potete avversare l'evoluzione logica delle cose? Come Deschanel aveva risposto a Jaurés, Méline Presidente del Consiglio, e capo degli agrari, ha

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