202 RrVISTAPOPOU.RE DI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI i loro avversari, per non togliere al popolo ogni speranza di migliorare le propi-ie sorti colle vie legali. Per esempio, alle nostre classi governanti sarebbe ora tornato conto di sac1·ificare WCrispi; tanto è un limone spremuto dal quale poco o nulla possono p·ù cavare. E poi lianno tanti magistrati a loi-o devo i, che bene lo potevano fa1·e assolvere d~i loro tril,unali; ma è da stolti l'ostinarsi a non lasciare giudicare nè dai tribunali, 11èdalla Carnei a, nè dal Seuaio, un uomo di cui non si negano misfatti. Le eia si governanti si sono dunque separate, e si separano ogni giomo più dalla nazione. Il go· ve,·uo in Italia, che bene si poteva dire nazionale ai tempi del Cavour, sta ora diventando un governo forestiere, e non è forse lontano il giorno in cui il popolo lo avi à in quel concetto in cui i lombardi avevano il governo austriaco. A quel popolo, abbandonato dalle sue classi governanti, si sono volti clericali e socialisti; e amandolo ne sono riamati. L'effetto non sarà immediato, ma seminano per l'avvenire. Ritengo la dottrina economica dei socialisti interamente errata; ma ciò per ora, in Italia, poco preme. Non e' è davvero da ragionare di sottiglieÙ;e, di dottrine ai poveri nostri popolani analfabeti ; prima bisogna fare loro intendere che sono uomini e cittadini, il resto verl'à dr.po. Perciò non solo i socialisti fanno opera utilissima, ma persino l'opera dei clericali no11 è senza valore. Tra tanti guai, l'Italia ha almeno una fortuna, ed è quella di non avere il suo clern alleato del govnno; altrimenti sarebbe già decaduta sotto alla Spagna. Qualunque sia per essere l'avvenire del partito socialista è certo che per ora non può andare al governo e c,·edo che nemmeno ne avrebbe desiderio. Rimane il partito clericale, ma qui sorge l'ostacolo delle 1·ivendicazioni papali su Roma. Se i clericali potessero ottenere il governo, sarebbe forse quel fatto un mezzo efficace perchè in Italia si avesse un potente partito liberale. Le nostre ch,ssi governanti si sono corrotte, come si corrompono i sovrani assoluti, perchè 1,oa temouo alcuna concorrenza. Col transformismo hanno persino trovato modo di spegnere quelle pic,,ole opposizioni personali che tra loro si facevano i nosti-i uomini politici. Bisogna intendere bene che le l!Ostre classi goveruanti non sono soltanto disoneste ma che sono anche inabili, ignoranti, e col volere fiacco e mal fermo, onde ogni loro impresa finisce col volgere a male. Potevano scegliere tra la prosperità ecdnomica e la potenza militare, ma hanno avuto tanto poco senno da non conseguire nè l'una nè l'altra. Hanno rovinato economicamente il paese; coi tributi gravissimi e cogli imprestiti enormi hanno avuto a loro disposizione somme grandissime, delle quali non si sa cosa abbiano fatto, e che sono sparite senza alcun prò pel paese. Principiando colle convenzioni ferroviarie e proseguendo coi fatti della Banca Romana e quelli recentissimi del Favilla e del Mariani, pare che abbiano avuto per unica norma di governo il peculato e la corruzione. Nè migliori sono state le sorti milita,·i dell' I tali a. Le nostre classi gove!'Ilanti dopo di essere state vinte a Custoza e a Lis~a l1anno terminato col farsi battere persino da un principotto affricano ! Roba da ridere, se non fosse da piangere. Ora non sanno più che pesci pigliare. Hanno imposto al paese un alleanza di cui nemmeno essi souo contenti; onde scarsa fiducia banno in loro gli alleati; e tra i tanti casi possibili c'è anche quello che un giorno tocchi all'Italia di fare le spese della riconciliazione della Germania colla Francia. Il governo militare di Guglielmo non può certo essere amato da chi è liberale, ma infine quel governo fa forte militarmeute e temuta la Germania. Il governo francese ba i suoi malanni, ma non c· è paragone tra la. prosperità economica della Francia e qudla dell'Italia, nè la potenza militare della Francia è cosa da tenersi in poco conto. A noi invece toccarono ~utti i guai senza alcun compenso. Il nostro governo non sa cosa si vuole, va brancolanrlo come cieco, e disfà oggi ciò che aveva imbastito ieri. Come tali condizioni dell'Italia possano diventaJ'e miglio,·i, non si vede, poichè il governo che abbiamo, non ostante tutti i suoi difetti, è pure ciò che di mPglio può dare il paese. I mutamenti di ministri lasciano il tempo che trovano. Bel guadagno faremmo se invece del Rudinì fosse presidente del Consiglio il Sonnino o il Giolitti. Il preseute ministero a me pare il migliore, diciamo me glio : il meno cattivo, che da mollo tempo abbia avuto l'Italia. li Rudiuì infine è un galantuomo che 1wn pro.vede decorazioni ai Cornelius Herz e che non fa confusioni tra i quattrini suoi e quelli delle 13anche. Il Prinetti è l'unico ministro italiano che da tanti anni abbia avuto il coraggio di oprorsi ai fu1·ti degli accollatari. Il Luzzatti è un buon minisiro delle finanze, date, ben inteso, le condizioni che sono impnste ai ministri. Si governa e si è sempre governato secondo la linea di minima resistenza. In Italia la minima 1·esistenza è que'la nei cont1·iLuc111i,quindi è naturale che sieno spogliati I e,· dare quatt, ini alla guerra e alla ma1 ina. L'avrnuire del!' I1alia. rimane dunque mo!to cupo, e cr·ed,, che nou siamo giurrti ancora al punto più basso della curva che perco, riamo. Economicamente pot1·anno, è ver<', m gliora1 e alquanto le condizioni
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