RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI !83 biano fatto velo alla mente e l'abbiano indotto ad esagerare le colpe e gli errori della nostra aristocrazia e della nostra borghesia ricordi che il Marchese Di San Giuliano pronunziò un giudizio identico, se non più severo, sulle nostre classi dirigenti, pur essendo un conservatore, che ha in uggia la democrazia ed i suoi uomini. * Il quadro non è allegro. La degenerazione avanzata della borghesia e dell'aristocrazia italiana deve rendera pessimista chiunque si fa a considerarvi sopra, perchè deve convincersi necessariamente che c'è poca speranza di veder migliorato il governo della cosa pubblica quando le redini del potere saranno passate dalle mani dell'on. Di Rudinì in quelle di qualunque altro successore scelto nelle due classi, che attualmente sono le uniche a possedere l'attitudine e le possibilità di pervenire al potere. Le tinte potrebbero divenire più fosche e lasciare minore speranza in un futuro politicamente e moralmente migliore ponendo mente alla evidente immaturità delle nostre classi lavoratrici. Però un raggio di luce potrebbe allietare la prospettiva dell'avvenire qualora si dimostrasse· che gli errori e le colpe dell'on. Di Rudinì, più che nell'uomo hanno un fondamento estrinseco, che dovrebbe non correggersi, ma eliminarsi. Invero è risaputo, ad esempio, che il Presidente del Consiglio vole'vasinceramente: 1 ° una forte riduzione delle spese militari proporzionate alle condizioai economiche del paese; 2° l'abbandono dell'Africa; 3° una nuova orientazione della politica estera; 4° una conveniente soluzione della questione morale. Ebbene: su queste questioni, tra le quali e' è una connessione intima, forse non da tutti avvertita, che sono di capitale importanza per il paese e attorno alle quali si sv(l]ge tutta l'attività politica nel Parlamento e fuori, l'on. Di Rudinì colle sue incertezze e colle sue contraddizioni ha dato uno spettacolo desolante e che a taluni sembra più pernicioso dello svelt0 é audace brigantaggio da qualche altro impunemente esercitato. Nè questo può dirsi giudizio del tutto sbagliato; ma dev' essere integrato ponendo in evidenza una circostanza che non diminuisce la responsabilità del ministro, ma spiega la sua condotta e addita il rimedio efficace, la cui opzione lascerebbe svolgere normalmente la vita italiana. La circostanza è questa: nelle questioni sopra enunciate Rudiaì, come qualunque altro ministro, che potrebbe succedergli, fosse pure Cavallotti o Andrea Costa, oggi come oggi, non è sperabile, e non è possibile, che possa dare un indirizzo migliore alla cosa pubblica quale lo desidera la parte sana e cosciente del paese, perchè vi sono delle forze superiori, veramente perturbatrici, che non permettono un trattamento, anche palliativo, diverso da quello, che sinora hanno avuto. L'intelligenza, la coltura, l'energia e il senso morale, anche in un grado assai più elevato che non sia nell'on. Di Rudinì, s'infrangerebbero dinanzi a certi ostacoli davvero insormontabili. Data razione delle fone superiori, data l'esistenza dell'ostacolo, all'on. Di Rudinì come a qualunque altro tre vie sono aperte : passare nel campo repubblicano; ritirarsi dalla vita pubblica; esaurirsi e forse anco disonorarsi rimanendo al governo senza avere la facoltà e la forza di potervi dare una impronta propria. L'on. Di Rudinì non ha scelto e non sceglierà mai la prima via, perchè le proprie convinzioni e forse pit\ che questa, la paura di non potere ottenere una repubblica conservatrice, ne lo allontanano. Non segue la seconda, perchè l'ambizione e la passione della vita politica gli renderebbero troppo grave il sagrifizio. Gli rimane l'ultima, eh' è la peggiore. e che a lui riesce più disastrosa che agli altri, perchè nel percorrerla incontrasi nei triboli dolorosi che hanno radici nel conflitto perm,inente tra la propria coscienza e la situazione fatale. E il male fatto da lui appare maggiore e peggiore che non quello fatto o che potrebbero fare gli altri, perchè a lui mancano la disinvoltura e il cinismo di coloro, che compiendolo sanno e osano annunziarlo come un bene. L'on. Di l{udinì in questa guisa perderà se stesso senza salvare ciò che maggiormente gli sta a cuore. LA RIVISTA. ,./""./""'\./",...~~ Per sti-aordinaria abbondanza di materia, e perché giuntici troppo tardi, dobbiamo rimandare al prossimo numero la pubblicazione di due importatissimi articoli, uno Dove andiamo? del Prof. Vilfredo Pareto, e l'altro Sul voto plurimo del Prof. Alfredo Pozzolini. ALBERTO MARIO Giosuè Carducci nel numero del ,16Novembre della .NuovaAntologia ha cominciato la pubblicazione di una serie di articoli su Alberto .iJ/ario scriUoree giornalista. Quanti conobbero cd amarono il cavalìere della democrazia fanno voli caldissimi affinchè Giosuè Carducci ci dia un Alberto )Iario intero e genuino dal punto di vista politico, che oggi, pur troppo, non è più quello ciel poeta senatore del regno, il quale dal lato artistico rimane il più adatto a scriverne. Non è il caso di rinssumere crucsliarticoli nella rubrica della Rivista delle Riviste. Quando saranno terminati li presenterà sinteticamente ai lettori della Rivista Popolare Ettore Socci, dcputnto della forte iUarenuna toscnn:i, che in una a mc ebbe la fortuna di essere discepolo, amico e collaboratore assiduo del Direttore della Lega della democrazia. N. C.
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