Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 10 - 30 novembre 1897

·182 RlVISTA POPOLARE DI POLITICALETTERE E SClENZE SOCIALI certo grado di libertà dai prllgiudizi, molta lucidezza e precisione, una coltura conside1•evole. In mezzo ai molti poveri di spirito, di cui formicola il mondo poltdco, egli può persino sembrare il 1•iccoEpulone, per ingegno A coltura. » Di accordo. Ma quest'uomo che per coltura e ingegno è superiore ai molti concorrenti al posto di ministro è fallito al governo: ha fatto fi~ura uguale, se non peggiore di quella dei suoi predecessori. Vero. Perchè? G. Ferrero continua: Essendo questa la prima volta, da molti anni, che l'Italia ha primo ministro un uomo, che non sia soltanto un mestierante della politica, bisogna pur troppo riconoscere che l'esperienza del ministro istruito ed intelligente non è riuscita molto meglio che quella del ministro ignorante e stolido. Colpa di chi e di che cosa? Di molti e di molte cose; ma sopratutto, io credo, del non essere quell'uomo al suo posto. Il Rudinì sarebbe stato un eccellente debater nel Parlamento e un eccellente ministro nel Gabinetto inglese; cioè in un governo antico e bene ordinato, nel quale l'ufficio dello statista sia di applicare con discernimento e con saggazza tradizioni provate gall'esperienza dei secoli; perfezionarle al caso con riforme maturate lentamente. Lucidezza di idee, plasticità d'ingegno, equanimità, nascita signorile, fine coltura, g1•ossopatrimonio: conco1•rono in lui i requisiti tutti di un leader nella Camera dei lords. Invece, in mezzo alla farraginosa confusione della politica e dell'amministrazione italiana, quest'uomo si è trovato a dover compiere una fatica supe1•iorealle forze sue ; costretto, cioè, non a segufre una tradizione di governo già elaborato, ma ad abbozzarne una fuori del disordine inquieto e della cieca routine; non a far perfetto un ordine già stabilito, ma a cercar di sottomettere a un principio d'ordine un immenso caoR tumultuante. Opera ciclopica, alla quale sarebbe stato necessario oltre che concorao di avvenimenti favorevoli e aiuto di altri uomini (il primo ci fu non il secondo) una volontà più energica in lui ed una immaginazione nello stesso tempo più ardente e più profonda per la quale egli fosse stato capacè di grandi a1•ditezze pratiche, in vece che di piccole ingenuità teoriche. Il Rudinì, difatti, ò sopratutto debole e teorico : debole perchè teorico e teorico pe1•ahè debole. Gli fa difetto l'intuizione divinatrice del momento, la capacità di sentire a distanza l'anima del pubblico, la doppia vista per cui, nei pMsi che hanno bisogno di grandi riforme, un uomo può diventare 1'tlspressione vivente e consapevole del confuso spirito pubblico, ideando e proponendo proprio le cose di cui il paese capirà il significato e il bisogno, appassionandolo e tirandolo dietro.Egli ha proposto molte cose fra buone, mediocri e cattive; ma tutte hanno avuto la virtù di sorprendere più che di rallegrare o di appassionare il pubblico, le buone non meno che le cattive; perchè tutte sono uscite un po' all'impensata, da uno spirito ingegnoso, ma lontano dalla realtà delle cose ; chè riformava il mondo troppo per conto suo e troppo poco per conto dei molti che ci debbono vivere. Al contrario, quando egli si è trovato innanzi a un abuso incarnato in una o più pe1•sone, non ha mai saputo assestare il buon colpo di mazza ohe punisce •l colpevole e atterrisce coloro che si p1•oponevauo di imitarlo. Sappiamo noi anche adesso, ad esempio, chi fu veramente il colpevole della fuga del Cavallini e in che modo sia stato adeguatamente punito? Ma allora, come si ristabilisce la giustizia nel disordine durato troppo a lungo senza qualche severità esemplare? Il pubblico non ha potuto non notare la contraddizione tra questa dolcezza passiva. usata verso gli uomini e la arditezza teorica di molte riforme proposte: onde il riformatore, più che un uomo insieme di pensiero e di azione, gli è sembrato un dilettante ohe si divertisse a fabbricar leggi e a disfarle idealmente; come un bambino che disegna, cancella, ridisegna a piacere sulla spiaggia arenosa del mare. In conclusione, il Rudinì ha tutte le debolezze di chi, nato ricco, deposto da bambino in una culla di ovatta od educato da gran signore, ha. potato raffinare con lo studio, i viaggi, le conversazioni, l'intelligenza innata, ma nel quale le facoltà di azione si sono atrofizzate o pervertite. Non aver mai avuto bisogno in gioventù di unirsi con altri uomini per difendersi da altri od offenderli : quale disgrazia per un uomo di ingegno, che debba poi in eta matura. agire, muovere una gran mole di cose inerti, una gran folla di anime pigre! Nonostante la miglior volontà che egli metta nell'opera, non riuscirà a guadagnarsi nemmeno il rispetto del pubblico; mentre uno stravagante violento poh'à, sia pure accumulando spropositi, destare ammirazione l Guardate ad esempio : il Crispi era un villano e il Rudinì è una persona g,mtile. Eppure nel fondo del suo carattere è una freddezza un po' altera che allontana e che è propria di coloro che non hanno avuto mai bisogno dell'aiuto fraterno o della complicità interessata di altri uomini; che non hanno mai trattato con altri uomini in condizione di subordinati a loro. Di qui la sua incapacit.à di appassionare a sè altri uomin;, come sapeva fa1·e il Crispi; di arruolarsi un manipolo di partigiani devoti a lui come uomo, una coorte di pretoriani fedelissimi nella buona come nella cattiva fortuna, senza i quali un ministro non può concludere nulla nel Parlamento italiano. Egli resta solo, nella sua freddezza dignitosa; solo, cioè incapaoe di fare. Il Ferrero conchiude avvertendo che i difetti dell'individuo sono quelli dell'aristocrazia italiana, cui appartiene; conclusione giusta della quale non possono confortarsi coloro, che sperano nella borghesia, perchè lo stesso scrittore in parecchi altri articoli del Secolo e altrove ha dimostrato la irrimediabile decadenza della classe media italiana: decadenza illustrata da cento episodi che si ripetono da tanti anni e che si peggiorano man mano che si ripetono. Chi poi sospettasse che i sentimenti democratici del collaboratore del giornale milanese gli ab-

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