Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno III - n. 10 - 30 novembre 1897

!94 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI dal _proprio corpo, o d'a\'cr ricevuto dentro cli sè la visita delle anime dei trapassati e (lellc cose non csi• stenti oramai che come fantasmi. Se ai sogni della notte aggiungete le allucinazioni della veglia, avrete quel tanto che ci vuole pc,·cbè cominci clenlro il cervello umano quel lavorìo incessante, che clarà lenocinio cli ragionevolezza a tante fantasticaggini che i pensatori poscia eleveranno al gl'aclo cli filosofemi, dando ai sacerdoti il diritto di farne dei dogmi. Alcune volte tale processo è cronologicamente inverso. Siamo ancora ben lontani dal trovare nei selvaggi l'idea d'un anima non solamente semplice, ma anche immortale, quale la immaginano i popoli adulti. Pur avendone già l'idea moltissimi selvaggi credono che l'anima muoia insieme al corpo. Così pensavano, per esempio, gli Atomiti (l) cieli'Amc,•ica. E PietTo illartire e Gonzales cl'Ovicdo (2) lasciarono scritto che i selvaggi dell'Isola Spagnuola, che si sacrificavano da sè alla morte dei loro Cacicchi, non erano cosi crudeli con sè medesimi, se non per la speranza di salire al sole, dove sarebbero stati felici, e per la paura che la loro anima sarebbe morta con il corpo e annientata, mancando a que t'uso clel loro paese. AI concetto d' immortalità non si va che a gra(li. Gli indigeni di Futuna (3) credono pc1· esempio che le anime muoiono a poco a poco, pcrclcndo prima un occbio, poi l'allro, quindi le orcccliic, la bocca e il naso. Questa credenza è spiegata meglio clal Trcgear (4), il quale clicc: « Le anime, clopoavere vissuto per un certo tempo nel paese del dio Alna-1Jlata-Lna, che ha due occhi, muoiono una cconda volta, e si recano nella dimora cli un allro elio, chiamato .,,flua• 1'/ala-Nasi, che ha un solo occhio; quivi muoiono una terza volta, e cadono sotto il dominio d'un eliosordo, muto, cieco, senza bocca e senza naso, chiamato 1'1angu-1'1angu, e clivcntano simili a questo dio, perdendo a poco a poco, prima un occhio, poi l'altro, e quindi le orecchie, la bocca e il naso ». A Tamana (o) nell'isola noth, appena una persona muore, i parenti giocano a pari e clispari la sorte dell'eterea pellegrina. Fortuna se vien pari; se ,•iene impari, l'anima è invece condotta I unge, ali' orizzonte occiduo, clove è schiacciata fra due grosse pietre e annientata. Le anime (li coloro che muoiono climorte naturale, secondo gl'indigeni clcll'isolacli)langaia nell'arcipelago Jlervey (6), sono cotte al forno, e mangiate dalla or1·ibilee vecchia dea della morte, 1Jlirn, e dalle quattro sue bellissime figliuole, che ne dimno dei pezzi acl alcuni Dei inferiori, fra i 4uali è un Akaanga, che, insieme ai suoi aiutanti, aveva pc cato le anime, pe,· (1) F. Clavigero. Storia antica del Messico. Voi. 2. p. 3. (2) P. Lafitau. Moeurs des Sauvages Ameriquains Paris, 1724, VoL 2 p. 113. (3) I. Martin. Ilistoire des Saturels d<SUes Tonga ou des Amis. VoL2, p. 168, 180 e 198. Citato da Marillier, La Sui·vivance de l' Ame, Paris, 1884; p. 8. (4) The Jlaoris of Xeio ¼ealand. Journal or theAnthrop· Islit., Voi.XIX; p. 118, 122, ciL.da Marillier,op.cii., p. 9· (5) Turner, Samoa, J). 294, cit. daMarillier,op,cit., p. 2s· (6) W. Wyalt Gill, Myths and Songs {rom the South Pacific, p. 160. mezzo cl'una grnn rete, in q11cllago, clovc esse precipittrno flllalmentc da un aU)cro gigantesco sui cui rami si 1·accolgo110,appena divise clal corpo. Quelle anime, scconclo ,1lcuni,muoiono per sempre; secondo altri, pel tempo che 1·imangono nei sacri intestini, d'onclc, appena u citi, risuscitano. Le anime dei guerrieri cli quel paese sono invece sicuramente immortali. Vanno anch'esse in rirn al lago; ma non sull'albero elle ne emerge, ma su di una montagna, pei greppi della quale si arrampicano, sino a giungere sulla Yetta, cl'onde si slanciano nell'azzurro cielo, dove sarà la loro eterna dimora, e dove andranno a godere cli piaceri rinnovcllantisi perennemente. I Groenlandesi compiangono le povere anime che, nell'inverno, debbono intraprendere il viaggio dell'altro mondo: colte dalla tempesta potrebbero morire per sempre (,i). Il signor P. Gilbert (2), più sopra citato, dice i Dinka, i Kyteh e i Bari, credono che Dio aveva fatti glì uomini buoni e li aveva collocati in cielo presso cli lui; ma molli di essi, essendosi mal condotti, furono mandati in terra per mezzo cl'una corcla. I buoni intanto potevan(I salire in cielo per mezzo cli tal corda; ma un giorno essa si ruppe, e da quel giorno in poi il ciclo fu chiuso agli uomini. Le anime possono essere uccise. Un ·Bosc!Jimano, il quale aveva ammazzato una strega schiacciandole la testa, bruciò il corpo Cli costei per clistruggernc anche lo spirito, aceiocchè non restasse in terra a tormentarlo (3). Avendo un missionario (4) vantato a(l alcuni Cah'i la potenza di Dio, questi gli gridarono: - Dov' è il 1Jlorimo? su qual albero? anclrcmoacl ucciderlo -I 1'/orimo ono, per i Cafri, le ombre dei morti, gli spiriti, soli numi cla essi conosciuti. U11kul11lmlu, il vecchio dei vecchi, ha loro ril'clato elle gli uomini non 1·isucitano, e elle egli ha loro permes o di morire per non pili rinascere. Uulmlulmlu non è che l'ombra dell'antico lol'Oprogenitore. A llogulo, nell' isola d'Isabella (;;) le anime, per giungere ai soggiorno dei morti, debbono attraversare uno stagno su di un ti·onco d'all)ero. Il padrone del luogo, Bolaf'agina, sta sempre in capo al ponte. Egli esamina le anime, lascia passare quelle che portano sulle mani l'impronta clclia figura dell'uccello fregata (tacltipelo), e getta le altre nell'acqua dove periscono. N'è finisce qui: le anime umane possono essere mangiate dagli Dei e distrulle. Gli Eatuas (6), dei polinesiani, si nutrono, per esempio, dellr anime degli uomini (lappoco, che van morendo nelle isole poste sotto il loro crudele gol'crno La clivina Yoracità cliquegli Dei non risparmia che le anime dei capi, le quali, dopo morte, sono promosse ad Eatuas. I Neozelanclcsi sono sicuri che, mangiando un uomo, non ne clistn1ggonosolamente le cami, ma pur l'anima; ed è per questo che nei loro banchetti imbandì cono aJie- (7) Cranz. Ilist von Grònland, p. 259. cit. da Marillier, op. cii.; p. 26. (2) L' Afn'que inconnue. Tours, 1865; p. 195. (3) Licbtenstein, 1'ravel, in South Africa. Voi.2, p. 61. (4) A. Lefèvre. la Religion, p. 176. (:\)R. H. Cobrington. 1.'heMelanesians; p. 257, cit. da Marillier,p. 29. (6) C. Letourneau, La Sociologie; p. 257.

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