RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI.ALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI D•PUTATO AL PAILLAM&NTO ITALIA: anno lire 6; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un numero separato Cent. 20. Anno lii. - N. 10 Abbonamentopostale Roma30 Novembrei897 LA fuv1STA - Rudinì. N. C. - Alberto Mario. Sommarlo. Prof. G. SALVIOLI- Psicologia sociale e condizioni economiche Dr. CALDERAI- A proposito delle otto ore. G. PARATORE- Il caso Dreyfus. Da un giornale umoristico. ALESSANDROGROPPALI- L'Arte nell'opera del Loria. G. RAGUSAMoLETI - Il Folk !ore delle origiui. -- L'Idea del1' Anima nelle razze inferiori. Sperimentalismo Sociale. Rivista delle Riviste. Recensioni. RUDINÌ Guglielmo Ferrero ha pubblicato nel Secolo un articolo sul Presidente del Consiglio, che pn finezza di analisi ed equanimità di giudizio, vale forse qualche libro, che gli ha fruttato fama maggiore e più larga. Quest'ultimo suo scritto è degno di fare il pendant con quel suo eccellente studio su Crispi contenuto nell'opuscolo dal titolo, Reazione. Con ciò non è detto che dell'altro non debba essere aggiunto a quanto ha scritto il Ferrero, sia per correggere in qualche punto, sia per completare e meglio spiegare in qualche altro. Questa correzione e questa spiegazione sono più che utili, niicessarie, non per difendere o per demolire un uomo, ma per chiarire una situazione. Ci proveremo alla correzione e alla spiegazione, perchè in questa guisa si continuerà l'esposizione di quei dati e di quei criteri che indussel'O l' on. Colajanni a ritenere che sia irrealizzabile il compito, che alcuni egregi dell'Estrema Sinz·stra ,orrebbero affidare all'on. Cavallotti consegnandogli una bandiera, a cui - a nostro avviso - manche1 ebbe sempre l'efficace benedizione dell'altissimo patrono, che solo ha il diritto di chiamare a racco] ta attorno alla medesima e di imporre il giuramento di fedeltà ai combattenti. Sull'on. Di Rudinì da nemici interessati e da osservatori incompetenti vennero create due leggende: una sulla sua ignoranza, l'altra sulla fiacchezza del suo carattere. In quanto all'ignoranza, la famosa fra~e sulla solitudine del suo studio fu ripetuta spesso in ~enso ironico e per indicare quasi una stanza, nella quale il Presidente del Consiglio disimparava a leggere e a scrivere. Dell'energia sua parlossi come di quella che può presentare chi è affetto dall'abulia o chi tra il bene e il male non sappia che imitare l'asino di Buridano. Chi ha avuto occasione di conversare coll'on. Di Rudinì, sa che egli invece ha larga coltura, di cui dette un saggio non dispregevole - anche per chi non ne divide, come noi, le idee - in Terre incolte e latifondi. Chi, poi, ricorda che egli iniziò la sua carriera politica in giovanissima età battendosi coraggiosamente contro gl' insorti di Palermo nfll Settembre 1866 e che proprio per la sua energia fu nominato prefetto di Napoli e poscia ministro dell' interno in un gabinetto à poigne - prima che avesse raggiunto l'età per potere essere eletto deputato - non troverà meglio fondato il secondo appunto che si rivolge al rappresentante di Caccamo. Si dirà forse che l'età lo ha infiacchito? Certamente l'azione del tempo non può negarsi; ma è anche vero che egli intervenne nella Sala Rossa con entusiasmo giovanile e assunse dopo un contegno audace che parve sinanco rivoluz;onario a coloro, che le funzioni di uomo politico scambiano con quello di servitore della dinastia. Gugliemo Ferrero ha onestamente negata la prima leggenda e corretta, in parte, la seconda, spiegando le coniraddizioni e le incertezze coll'educazione ricevuta dall'on. Di Rudinì e collé condizioni generali della classe a cui appartiene. Rifacciamo l'analisi sulle sue orme e completiamo il giudizio. (( L'uomo, scrive il Ferrero, è superiore per intelligenza alla maggior parte di coloro, che hanno tenuto in questi ultimi venti anni il potere. Un giudice spassionato non può non trovare in quanto egli ha scritto e detto una certa originalità di vedute, un
·182 RlVISTA POPOLARE DI POLITICALETTERE E SClENZE SOCIALI certo grado di libertà dai prllgiudizi, molta lucidezza e precisione, una coltura conside1•evole. In mezzo ai molti poveri di spirito, di cui formicola il mondo poltdco, egli può persino sembrare il 1•iccoEpulone, per ingegno A coltura. » Di accordo. Ma quest'uomo che per coltura e ingegno è superiore ai molti concorrenti al posto di ministro è fallito al governo: ha fatto fi~ura uguale, se non peggiore di quella dei suoi predecessori. Vero. Perchè? G. Ferrero continua: Essendo questa la prima volta, da molti anni, che l'Italia ha primo ministro un uomo, che non sia soltanto un mestierante della politica, bisogna pur troppo riconoscere che l'esperienza del ministro istruito ed intelligente non è riuscita molto meglio che quella del ministro ignorante e stolido. Colpa di chi e di che cosa? Di molti e di molte cose; ma sopratutto, io credo, del non essere quell'uomo al suo posto. Il Rudinì sarebbe stato un eccellente debater nel Parlamento e un eccellente ministro nel Gabinetto inglese; cioè in un governo antico e bene ordinato, nel quale l'ufficio dello statista sia di applicare con discernimento e con saggazza tradizioni provate gall'esperienza dei secoli; perfezionarle al caso con riforme maturate lentamente. Lucidezza di idee, plasticità d'ingegno, equanimità, nascita signorile, fine coltura, g1•ossopatrimonio: conco1•rono in lui i requisiti tutti di un leader nella Camera dei lords. Invece, in mezzo alla farraginosa confusione della politica e dell'amministrazione italiana, quest'uomo si è trovato a dover compiere una fatica supe1•iorealle forze sue ; costretto, cioè, non a segufre una tradizione di governo già elaborato, ma ad abbozzarne una fuori del disordine inquieto e della cieca routine; non a far perfetto un ordine già stabilito, ma a cercar di sottomettere a un principio d'ordine un immenso caoR tumultuante. Opera ciclopica, alla quale sarebbe stato necessario oltre che concorao di avvenimenti favorevoli e aiuto di altri uomini (il primo ci fu non il secondo) una volontà più energica in lui ed una immaginazione nello stesso tempo più ardente e più profonda per la quale egli fosse stato capacè di grandi a1•ditezze pratiche, in vece che di piccole ingenuità teoriche. Il Rudinì, difatti, ò sopratutto debole e teorico : debole perchè teorico e teorico pe1•ahè debole. Gli fa difetto l'intuizione divinatrice del momento, la capacità di sentire a distanza l'anima del pubblico, la doppia vista per cui, nei pMsi che hanno bisogno di grandi riforme, un uomo può diventare 1'tlspressione vivente e consapevole del confuso spirito pubblico, ideando e proponendo proprio le cose di cui il paese capirà il significato e il bisogno, appassionandolo e tirandolo dietro.Egli ha proposto molte cose fra buone, mediocri e cattive; ma tutte hanno avuto la virtù di sorprendere più che di rallegrare o di appassionare il pubblico, le buone non meno che le cattive; perchè tutte sono uscite un po' all'impensata, da uno spirito ingegnoso, ma lontano dalla realtà delle cose ; chè riformava il mondo troppo per conto suo e troppo poco per conto dei molti che ci debbono vivere. Al contrario, quando egli si è trovato innanzi a un abuso incarnato in una o più pe1•sone, non ha mai saputo assestare il buon colpo di mazza ohe punisce •l colpevole e atterrisce coloro che si p1•oponevauo di imitarlo. Sappiamo noi anche adesso, ad esempio, chi fu veramente il colpevole della fuga del Cavallini e in che modo sia stato adeguatamente punito? Ma allora, come si ristabilisce la giustizia nel disordine durato troppo a lungo senza qualche severità esemplare? Il pubblico non ha potuto non notare la contraddizione tra questa dolcezza passiva. usata verso gli uomini e la arditezza teorica di molte riforme proposte: onde il riformatore, più che un uomo insieme di pensiero e di azione, gli è sembrato un dilettante ohe si divertisse a fabbricar leggi e a disfarle idealmente; come un bambino che disegna, cancella, ridisegna a piacere sulla spiaggia arenosa del mare. In conclusione, il Rudinì ha tutte le debolezze di chi, nato ricco, deposto da bambino in una culla di ovatta od educato da gran signore, ha. potato raffinare con lo studio, i viaggi, le conversazioni, l'intelligenza innata, ma nel quale le facoltà di azione si sono atrofizzate o pervertite. Non aver mai avuto bisogno in gioventù di unirsi con altri uomini per difendersi da altri od offenderli : quale disgrazia per un uomo di ingegno, che debba poi in eta matura. agire, muovere una gran mole di cose inerti, una gran folla di anime pigre! Nonostante la miglior volontà che egli metta nell'opera, non riuscirà a guadagnarsi nemmeno il rispetto del pubblico; mentre uno stravagante violento poh'à, sia pure accumulando spropositi, destare ammirazione l Guardate ad esempio : il Crispi era un villano e il Rudinì è una persona g,mtile. Eppure nel fondo del suo carattere è una freddezza un po' altera che allontana e che è propria di coloro che non hanno avuto mai bisogno dell'aiuto fraterno o della complicità interessata di altri uomini; che non hanno mai trattato con altri uomini in condizione di subordinati a loro. Di qui la sua incapacit.à di appassionare a sè altri uomin;, come sapeva fa1·e il Crispi; di arruolarsi un manipolo di partigiani devoti a lui come uomo, una coorte di pretoriani fedelissimi nella buona come nella cattiva fortuna, senza i quali un ministro non può concludere nulla nel Parlamento italiano. Egli resta solo, nella sua freddezza dignitosa; solo, cioè incapaoe di fare. Il Ferrero conchiude avvertendo che i difetti dell'individuo sono quelli dell'aristocrazia italiana, cui appartiene; conclusione giusta della quale non possono confortarsi coloro, che sperano nella borghesia, perchè lo stesso scrittore in parecchi altri articoli del Secolo e altrove ha dimostrato la irrimediabile decadenza della classe media italiana: decadenza illustrata da cento episodi che si ripetono da tanti anni e che si peggiorano man mano che si ripetono. Chi poi sospettasse che i sentimenti democratici del collaboratore del giornale milanese gli ab-
RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI !83 biano fatto velo alla mente e l'abbiano indotto ad esagerare le colpe e gli errori della nostra aristocrazia e della nostra borghesia ricordi che il Marchese Di San Giuliano pronunziò un giudizio identico, se non più severo, sulle nostre classi dirigenti, pur essendo un conservatore, che ha in uggia la democrazia ed i suoi uomini. * Il quadro non è allegro. La degenerazione avanzata della borghesia e dell'aristocrazia italiana deve rendera pessimista chiunque si fa a considerarvi sopra, perchè deve convincersi necessariamente che c'è poca speranza di veder migliorato il governo della cosa pubblica quando le redini del potere saranno passate dalle mani dell'on. Di Rudinì in quelle di qualunque altro successore scelto nelle due classi, che attualmente sono le uniche a possedere l'attitudine e le possibilità di pervenire al potere. Le tinte potrebbero divenire più fosche e lasciare minore speranza in un futuro politicamente e moralmente migliore ponendo mente alla evidente immaturità delle nostre classi lavoratrici. Però un raggio di luce potrebbe allietare la prospettiva dell'avvenire qualora si dimostrasse· che gli errori e le colpe dell'on. Di Rudinì, più che nell'uomo hanno un fondamento estrinseco, che dovrebbe non correggersi, ma eliminarsi. Invero è risaputo, ad esempio, che il Presidente del Consiglio vole'vasinceramente: 1 ° una forte riduzione delle spese militari proporzionate alle condizioai economiche del paese; 2° l'abbandono dell'Africa; 3° una nuova orientazione della politica estera; 4° una conveniente soluzione della questione morale. Ebbene: su queste questioni, tra le quali e' è una connessione intima, forse non da tutti avvertita, che sono di capitale importanza per il paese e attorno alle quali si sv(l]ge tutta l'attività politica nel Parlamento e fuori, l'on. Di Rudinì colle sue incertezze e colle sue contraddizioni ha dato uno spettacolo desolante e che a taluni sembra più pernicioso dello svelt0 é audace brigantaggio da qualche altro impunemente esercitato. Nè questo può dirsi giudizio del tutto sbagliato; ma dev' essere integrato ponendo in evidenza una circostanza che non diminuisce la responsabilità del ministro, ma spiega la sua condotta e addita il rimedio efficace, la cui opzione lascerebbe svolgere normalmente la vita italiana. La circostanza è questa: nelle questioni sopra enunciate Rudiaì, come qualunque altro ministro, che potrebbe succedergli, fosse pure Cavallotti o Andrea Costa, oggi come oggi, non è sperabile, e non è possibile, che possa dare un indirizzo migliore alla cosa pubblica quale lo desidera la parte sana e cosciente del paese, perchè vi sono delle forze superiori, veramente perturbatrici, che non permettono un trattamento, anche palliativo, diverso da quello, che sinora hanno avuto. L'intelligenza, la coltura, l'energia e il senso morale, anche in un grado assai più elevato che non sia nell'on. Di Rudinì, s'infrangerebbero dinanzi a certi ostacoli davvero insormontabili. Data razione delle fone superiori, data l'esistenza dell'ostacolo, all'on. Di Rudinì come a qualunque altro tre vie sono aperte : passare nel campo repubblicano; ritirarsi dalla vita pubblica; esaurirsi e forse anco disonorarsi rimanendo al governo senza avere la facoltà e la forza di potervi dare una impronta propria. L'on. Di Rudinì non ha scelto e non sceglierà mai la prima via, perchè le proprie convinzioni e forse pit\ che questa, la paura di non potere ottenere una repubblica conservatrice, ne lo allontanano. Non segue la seconda, perchè l'ambizione e la passione della vita politica gli renderebbero troppo grave il sagrifizio. Gli rimane l'ultima, eh' è la peggiore. e che a lui riesce più disastrosa che agli altri, perchè nel percorrerla incontrasi nei triboli dolorosi che hanno radici nel conflitto perm,inente tra la propria coscienza e la situazione fatale. E il male fatto da lui appare maggiore e peggiore che non quello fatto o che potrebbero fare gli altri, perchè a lui mancano la disinvoltura e il cinismo di coloro, che compiendolo sanno e osano annunziarlo come un bene. L'on. Di l{udinì in questa guisa perderà se stesso senza salvare ciò che maggiormente gli sta a cuore. LA RIVISTA. ,./""./""'\./",...~~ Per sti-aordinaria abbondanza di materia, e perché giuntici troppo tardi, dobbiamo rimandare al prossimo numero la pubblicazione di due importatissimi articoli, uno Dove andiamo? del Prof. Vilfredo Pareto, e l'altro Sul voto plurimo del Prof. Alfredo Pozzolini. ALBERTO MARIO Giosuè Carducci nel numero del ,16Novembre della .NuovaAntologia ha cominciato la pubblicazione di una serie di articoli su Alberto .iJ/ario scriUoree giornalista. Quanti conobbero cd amarono il cavalìere della democrazia fanno voli caldissimi affinchè Giosuè Carducci ci dia un Alberto )Iario intero e genuino dal punto di vista politico, che oggi, pur troppo, non è più quello ciel poeta senatore del regno, il quale dal lato artistico rimane il più adatto a scriverne. Non è il caso di rinssumere crucsliarticoli nella rubrica della Rivista delle Riviste. Quando saranno terminati li presenterà sinteticamente ai lettori della Rivista Popolare Ettore Socci, dcputnto della forte iUarenuna toscnn:i, che in una a mc ebbe la fortuna di essere discepolo, amico e collaboratore assiduo del Direttore della Lega della democrazia. N. C.
1.81 lllYISTA POPOL.UtE DI POLITIC-\LETTEltE E SCIE~ZE SOClALI Psicolo~ia sociale econaizioni ecmrnmic~a Ogni qualvolta si prenclc in esame un fallo qualsiasi, economico, polilico, r·cligio o o estetico presso un popolo anlico o modcl'no, si pl'cscnta suhilo come un pl'Oblema p1·clirninn1·cda risoh·erc: quale influenza vi abbia e e1·cilalo l'elemento qualilill i\ o della razza. 11 pai-lamcnlarismo può sollanlo f'unzionarc in modo soddisfacenle presso gli Anglosassoni i La rassegnazione e I' indiflercnza ai mali della vita sono p1·ivilcgio esclusivo clrgli Slavi ? La coslanza nei propositi è patrimonio dei popoli nordici, mrntre quelli del mezzodì sono e aranno sempre conlraddislinli da leggerezza e YOlubilità di spirilo, che li rcnclel'a11no sempre deboli e perclenli nelle lolle della vita? E così solo alcuni saranno suscettibili di iutcressarsi ai problemi mo,·ali e religiosi che lasciano invece indilferenli e scettici altl'i popoli '! Quale influenza rse1•citò la razza nella ,·iforma p1·otcstante? DoHemmo attraversare l'Allanlico per 11•oyar('nella maggiore intensità SYiluppnte le inizialirn intliricluali, mentre le nnzioni Ialine so110condannale a calcolal'e sempl'e sop1·a l'aiuto dello stato? E per queste ultime sarà sempre l'a1'le rap1wescntazionc delle bellezze esterne delle cose materiali destinata a godimento dei sensi, mentre i popoli scttentl'ionali la elevano ad espressione cli superiori concezioni morali? E si potrebbe continuare nelle antitesi o dHfc1·enzcche si vogliono trornrc fra le diverse rnzzc, cliffcrcnzc elle devono avel'C una causa, cd è crucsta che ha sempre affalicnto gli slorici cd ora i sociologi. Due questioni sempre grm•i tliviclono eruclli che ammellono la possibilit.ì e la l'eallù di una sociologia genelica fondata sullo studio elci passato llell't1manitil.l 1na è questione di metodo: quale posto spetta ai dati della elnogl'atìa accanlo ai l'isultali della i11vcslig·azioncstol'ica? 1,·a1tra è questione di clot1ri11a:quale azio11e esercitano lo spir·ilo collcllivo e lo spirilo i11di\iduale sui falli sociali? Si potè sper,u·c di risOl\'Cl'etali pl'oblcmi /IC· ccttando la di Unzione limtlamcntalc falla da Spenccr fra i faltori delln viLa sociale. J~gli li clislingue in l'al· tor•i esterni ccl i11lrr11i: i primi sono il clima, la lCl'l'a, In fauna, la llorn: i secondi sono i tralli intellettuali cd emozionali tlell'uomo. L'aulorc dei Principii di sociologici aggiunge che i primi hanno predominato nelle forme inferiol'i, i secondi nelle forme supel'iori della vila sociale. i\la se tale distinzione poteva chia rire i problemi per ciò che ha atlinenza ai faltori cieli.i prima categol'ia, è Intuitivo che le controversie e le dilTicoltàsi vr11go110acrumul,mclo pc1· ciò che si ril'el'isce all'altra classe dei fattori. La vita socialr è caratlel'izzata dalla costrinzionc: la condolla indil·i(luale è l'Ctta dalla conclotla collclliva più o meno slrcllamcntc. i.Uale forme più semplici della condotta collcllil·a banno propri fat101·iextl'asociali: e qui viene ad alfaccial'Si gignntc il problema della ,·azza a cui la scuola di Lombroso e Ferri dà tanta importanza; quale inllucnza ha l'elemenlo clnico sulla vita collettiva e sulln individuale? Secondo alcuni ogni popolo, come ogni uomo, avrclJhe avuto in so1·1cun'nnima propria, cioè delle qualitil, delle , irtù e elci dilclli che tarmo poi, nel corso della slo1•ia,la sua forza o la sua debolezza e ne determinano in vin genel'alc il modo clipPnsarc cd agil'e. In (fUCla lollt'l'ia \ i ill"tbbel'O stati i forlunali e i clCl'Clilti,quelli al'lllilli pr1· YillC(T<',quelli condnnnali a soccombere: gli uni destinati a svolgere scmpr·e IIUO\'l'cnc1·gir, altri a logol'.tr·i i11isfor•zi presso che vani e n r•ilol'ltare cmprc da capo. Anche lale eloltrina così fo1·mul11taha In sua p:11'lcdi li.1talismostorico, r finisce in 1111:il'ctlcsli11nzio11clclcologica. La lrama lii trurl leggiadro e isloriato laY0l'0 quale è l'Europa giova11e di FcrTcro è appunto coslituilà da fili rappresentanti i val'ii clementi etnici. Sollanto egli non si arresla ad an11unziareche la causa clellecause per cui la civiltà nordica è e sarà superiore alla Ialina, sln nella ,·azza; ma scaitando le spit•gazioni cli Hucklc e di Taine che lilli differenze alJl>ianoorigine nel clima, le nrolc co1111cllcrcon una divcrsil:ì organiclt fonclamentalc nella funzione ripro<lulliva. L'inglese e il nol'vrgesc so110scssualmrnle meno precoci e più f1•eddiche il l'ranccsr e lo spagnolo: in siffatta difft·1·e11zaorganica ~111la raclicc <li tulle - o quasi lultc - le altre clifTerenzcpsichiche tielle due razze. Contempol'ancamentc al Fcl'rcro e senza che l'uno scrittore conoscesse clcll'allr·o, Guslavo Le Hon in Francia anelò ce1·canelole difft>renli alliluclini degli Anglo-sassoni, dei 'fcclescbi e dei Latini verso il socialismo nei differenti carallcri etnici loro. QLtestipopoli an,'bbcro un'animn diversa, un'istintiva, incancellabile, ilTedullibilc tendenza di razza, pc1· cui gli uni sono essenzialmente individuali li e gli altri neg-ali ml ogni inizintirn, porer·i di interiori energie, tulio a pctlan<lo tlallo SL.1lo,so110f'alli e c1·cali per il socialismo di stato ctl il cesarismo. Lo scriltorc f'rancc e non si accinge a una riccl'ca così difficile quale quella della l'r'igiclitàe clcllc l'Clazioni sessuali - come pcnctral'c con piede sicuro in c1ueslisotterranei delln Yila rollt'lliva? - ma si limila a p1·occdCl'Cpiuttosto con apoftegmi: le istituzioni sono cr·eazioni delle l'azze, il regime polilico è un rnno costume cste1·io1·csenza influenza reale sull'animc elci popoli: qursla può essc1·c pc1· un momento coartala, ma finisce pc1· spezzare i vincoli, lrovai·e la sua slracta e sgombral'la eia ciò che l'ostruiva. Tullo sia per Ferrero nel.la maggiore o minore precocità e tendenza all'amore fisico: tutto sta nella razza, cllcc più semplicemente Le Hon. La razza, o le ,·azze? i\la che cosa sappiamo noi delle razze? Non è possibile cli affcl'lna1·ccrualchc cosa cli positivo sulle 1·azzc 111ocle1·11t• e le origini loro. i\'on esistono ,·azze JJUl'l'se non fra i sch·aggi. Fino a pochi an11isono scml)ra,·a che 11011radesse dubbio sulla csitenza (li una rnzza nr·ia od i11elo-cu1·openla quale a,TcblK' popolato l'Europa e in urfepoea l'dalivamcnlc 1·ecc11lc;rosicchi: la pa1·c11lelaf'ra GCt'lllani, Anglosassoni, Lali11i,Greci sarebbe slrcllissima. Oggi tale dollrina è scossa; e nll.'ipotcsi cli una derivazione comune dallo slipilc ario si vanno so,tiluendo allrc ipotesi. i\la sia ario o no il comune stipite delle popola-
RIVISTA POPOLAHEDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI ·l85 ' zioni europee, si deve 1·iconoscere che le popolnzioni di Europa hmlllo fra loro uua strelta parentela ctnicn, come d'altra parte si dovrà pure ammettere che le differenze nelle qualili1 morali che prescntnno, devono avel'le acquistate in epoche rcmotc_ma :11011 tanto che sia esclusa la possibilitù (li qualsiasi ricerca sulle cause che hanno clctcrminato questa piuttostocchè cruclla te1Hle11zanelle anime loro. In una parola attribuendo alla razza le energie clcgli uni e le insufficienze degli altri, alla razza inglese l'iniziativa, l'energia, la volontà e sopratntto il dominio su se stessi, cioè quella clisciplina interna cbc dispensa l'indt vlduo cli cercare delle guide fuori di se stesso, e alla razza latina l'abbandono passivo, l'istinto di essere governati, il bisogno di sentire il peso dell'autorità e della gerarchia, cruindi il servaggio burocratico e il cesarismo parlamentare snervnntc e dcmoralizzatore - segnare così, con una parola - la razza - gli eletti e i dannnti, è dire troppo e troppo J)oco, è chiudere le vie di salvezza alle società, come togliere la speranza alle scienze sociali di stabilire le leggi cli sviluppo elci popoli. Se noi convenissimo col Fcrrcro nrl riconoscere la frigidità come causa clclle cliflcrcnze psicologiche fra le razze - ccl egli è sempre lodevole cli non essersi, come il Le Bon, arrestato ad enunciare solo l'elcmeuto etnico come fattore cli differenze, ma (li avere proposto una causa cli queste - attribuiremo la frigidità al clima. L'Italia stessa che presenta dal 11orclal sud un certo sbalzo cli temperature, offre pu1·e notc,,oli (liffcrenzc sul grado cli sviluppo sessuale, snll'clà elcimatrimonii, sulla frequenza elcireali che hanno attinenza coll'amore o la clegencrazione cli esso. li Codice del llcgno clcllc Due Sicilie consielcrava in(i_ltliquesti argomenti da un punto cliverso delle leggi clcll'Italia settentrionale e in armonia al clima. E certo il clima clovè avere la sua influenza in tutta quella vila oscena che narTano le storie antiche clcgli antichi imperi cli Assiria e cl'Egillo, come cli Grecia, nello stesso modo che al clima si clevc ascrh·ere la natura clei rapporti sessuali presso i moclcrni orientali, come presso le popolazioni dell'Africa. Come si conducono sotto questo riguarclo gli Abissini, è ormai noto a Lutti; e come essi sono tutte le popolazroni clell'.Africa.La frigiclilà elci norclici si ricondurrebbe quindi a una causa più generale, a quella, cioè del clima; e perciò la ragione di 101·0superiorità morali e intellettuali sarebbe nel clima più rigido, come tanti hanno sostenuto. E la influenza disastrosa delle temperature calclc sul fisico come sul carattere morale è da tutti riconosciuto: gli Europei elle si sono stabilili al Brasile o nelle rcpubi blichc clcll'Amcl'icamc1·iclionalenon riescono per molto tempo a esercilarc le energie fisiche e morali della razza a cui .ippartcngono; la volontà come l'organismo si logorano, si fiaccano: l'operaio resiste alla p1·inrn generazione; ma la resistenza è nflievolit.i nei figli. Non si puù trarre esempio, per l'azione deleteria clcclimi caldi, dalle colonie inglesi come clalle romane, perchè queste come quelle si rinnovano continuamente. l veterani, dice Tacito, dopo alcuni nnni clisoggiorno ucllc colonie cercavano ritornare in patria, e quelli che restavano, lasciavano alla morte loro orl)Cle case cli figli. Da Roma partivano altri a sostituirli. Si sa cbc gli Inglesi ritornano clalle Indie ogni clue o tre nnni in patria, come in riposo. LE' su1)c1-fllt0insistere sull'influenza ciel clima nella psiche clellc razze, e come essa abbia pur parte in quella così detta frigidità sessuale. l\la sopra cotale argomento ci pare elle ancora non si abbiano sufllcienti indizi per valuta,·c esattamente e misurare in gradi le disposizioni erotiche clei varii popoli. Già la psicologia sociale è scienza ancora bambina e la rotherpscylìologie non ha ancora acquistata quella esattezza scientifica che è già propria della psicologia inclivicluale. Lazarus e la sua scuola sono ancora lontani da quei metodi di analisi che distinguono le indagini di Wundt, di Fccbner e di tanti altri, che hanno creato la psicofisica. Ciò che scrivono letterati intorno alla psiche del popolo cui appartengono, va generalmente tenuto in sospetto: essi propendono pei colori rosei: le descrizioni degli stranieri possono peccare di superficialità. Prenderemo il romanzo come quello che può aprire uno spiraglio di luce sopra un campo così vasto cd oscuro? Non ci potremmo affidare a glùda più pericolosa. Secondo i romanzieri francesi nessuna nazione sarebbe più corrotta che quella cli Francia; mentre invece una società pm'a, mite, cullata in un idealismo sentimentale appare traverso i racconti teclcschicd inglesi. Vi è certo clell'esagcrazio11cc, iel falso, ciel convenzionale nei francesi come in questi ultimi: insomma non è ['acile apprezzare le tendenze di uno elci più riposti sentimenti umani, quale è I' amore, 1)1·csso Llll popolo, nè vedesi come vi si possa arrivare. Le inchieste piÌI accu1·atc riescircbbcro a ben poco di sicuro, e tutti gli altri giuclizi non sono elle impressioni basate sopra appa1·cnzc; e spesso le apparenze ingannano. Ancorn ucl modo cli considerare e praticare l'amore, è necessario stabili1•ecrual parte spetti all'educazione e quale alla natura: cosiecbè se contro questa si è impotenti, possa per l'altra agire la pedagogia. Del l'esto intorno a quelle diverse disposizioni dello spirito dipcnclcnti tlalla frigiclità, così bene descritte da Fcrrcro, e nella eonclolta collettiva che ne deriva, presso i popoli nordici come presso i latini, temiamo che vi sia abitudine ad esagerare nel dire il bene presso quelli e il male presso noi. Che il male presso 11oiesista, è fuori di clubbio; ma staremmo sospesi uell'altribuirlo a mancamento cli razza piuttostocchè ad altre cause. Anzitutto non è comune a tutte le parti cl'Italia, come non è antico. E più proprio delle città che delle campagne, e da quelle va irradiando e clillonclenclosi in queste, contaminandole come lebbra: e torse non è eguale in tutte le regioni. Se in Italia oggidì vi è rilassamento di costumi e se le passioni prcnclono un sopravvento pericoloso nelle nostre consucllldini cli vita, in modo che lo spirito i_, sempre sotto un'ossessione erotica che scema le energie morali, non sarebl)e giusto sospetLm·cche scmJJre sia stato così, e che quì slia la clcbolczza (lella nostra razza. Non sono lontani i tempi in cui la vita patrinrcalc delle famiglie, un'educazione che Srt1·ù stata bigotta, nrn faceva larga pari(' alla gin-
!86 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI nastica e alle distrazioni, un ambiente meno saturo di mali esempi e di tentazioni annientavano o paralizzavano quegli eccitamenti in cui il giovine ora si incontl'a appena entra nella vita. La lettel'atul'a erotica nostrana è limitata e non uscì dai cel'chi di poclli oziosi letterati: il cicisbeismo non fu quello scandalo che si credette: l'antica galanteria non varcò i confini di un delicato e rispettoso omaggio alla donna. L' Italia imperiale fu fortemente corrotta: si ebbe allora una società che si deliziò nelle oscenità di Apuleio e Petronio: Firenze ricca e gaudente ebbe pure i suoi periodi di decadenza morale: ma dei fenomeni morbosi quà e là constatati e certi segni di malore che appaiono in questo momento non si possono prendere come le stimmate di una razza, le clebolezze costituzionali del suo carattere etico. D'altro lato se anche in Germania e in Inghilterra le apparenze stanno per un più elevato sentimento dell'amore e del pudore, è anche vero elle non vi mancano gli indizii che sotto la superncie idealista abbonda il marcio. Prendete la quarta pagina di un giornale tedesco è paragonatene gli equivoci annunzi con quelli cli un giornale italiano. E risaputo che Germania e Olanda sono i grandi mercati delle pubblicazioni di pornografia raffinata, clelle fotografie oscene. E il modo cli guardare la verginitù clella donna non attesta una superioritù morale elci Germani in confronto clei Latini. Non parliamo della vita viennese. Breve: si leggano i lamenti che muovono i cristiani sociali sul decadimento dei costumi in Germania; e parrebbe che la frigidità della razza germanica stia per finire sotto gli eccessi della sensualità o sia già finita, cosicchè dovrebbe poi seguire il livellamento di tutte le razze nelle qualità morali. Vero è però che quei cristiani sociali come gli antisemiti rimproverano questa clegenerazione ciel carattere tedesco agli Ebrei che non sarebbero soltanto gli sfrnttatori deJJa ricchezza nazionale ma i corruttori dei costumi e i grandi secluttori delle fanciulle, cosicchè inviando in massa gli Ebrei in Palestina, all'iclealismo germanico rispunterebbero le ali. A.dunque la cruestione così posta della frigiclitit è est1·emamente complessa e di valutazione difficile: anche dato che essa entri quale ingrediente nel carattere morale cli un popolo, è certo che in parte dipende dal clima, e in parte maggiore ancora eia altre cause. Si pensi agli assurdi a cui si andrebbe incontl'o se i fenomeni collettivi si ricluccsscro a cause così. semplici, come il clima o l'atteggiamento ciell'uomo verso la donna I come fare dipendere eia tali cause il rispetto degli Anglosassoni verso la legge e il forte sentimento delle libertà polilicbe? come attrilllùre a quelle il successo delle istituzioni rappresentative oltre la Manica e i traviamenti di esse presso le nazioni latine? Per Le Jlon il socialismo ,·eclr~ i.I trionlo, almeno temporaneo, presso i Tedeschi, avendo il caporalismo prussiano prcparnta Ja strada e avendo agito sull'anima intera ciel popolo, col sacrifìcio coattivo cieli' individuo alla comunità: ma già quì non si :iccenna più ali una causa clipcnclcnte clalla razza ma claJJacclucazionc. Invece gli Anglo-sassoni che per istinto sono avversi ad ogni allargamento delle funzioni dello stato e si mantengono essenzialmente indiviclualisti, sono e saranno relrattarii a qualunque forma cli socialismo. Nessuno dirit sul scrio che tali differenti impulsi dipendono dal clima o dalla frigidità, come clalla flora o dalla fauna. Il clima concorre a formare l'uomo, ma le qualità morali ed affettive di lui sono elaborate da varii fattori e disciplinate da molteplici freni. E in tutto cruesto vario lavorìo che si forma la psiche dei popoli: e parimenti l'intrecciarsi di questi fattori e freni ha la sua parziale influenza anche sul modo con cui rivelasi il sentimento amoroso. Ora questi fattori e freni sono variabili; si alterano, si moclificano, si perfezionano o degenerano, e ogni variazione ha il suo contraccolpo nella psiche collettiva. Difatti non è esatto di parlare di caratteri fissi e permanenti di un popolo, e non vi è espressione meno scientifica di quella pure adoperata senza risparmio, come l'elemento latino e l'elemento germanico, che si fanno muovere in contrasto sulla scacchiera della storia d'Italia e con cui si spiegano tutti i problemi delle nostre origini e vicende. La storia politica e giuridica cl'ltalia con simili frasi è presto composta, nello stesso modo cbe tutto nel passato e nel presente si rencle spiegabile senza anelare al fondo clelle cose. Fortunatamente alle espressioni: genio greco, latino, arabo, cristiano, ario, semita, ecc. che, per esempio, compongono la trama della Storia dell'umanità del Laurent, si comincia a dare il bando e la sociologia ne mostrerà definitivamente la 101·0 vacuità. I popoli mutano i loro caratteri secondo le condizioni mntcriali in cui si trovano: si sa così quello che erano gli lt'lanclesi e i pirati Sassoni in rapporto ai Germani e agli Scandinavi sedentari: si sa che cosa sono stati i primi coloni elci Far West americano paragonati alla popolazione regolare della Nuova Inghilterra: si sa egualmente che le disposizioni morali, domestiche e politicl1e cl'un popolo hanno subìte modi0cazioni più o meno radicali secondo che esso è stato sottoposto alle necessità cli emigrare. (Continua/. Prof. G. SALVl0LI. A PROPOSITO DELLE OTTO ORE Nei congressi di Seravezza e di Pisa, per la legge degli infortuni sul lavoro, parlando a proposito delle misure preventive, io asseriva che la prima misura preventiva era la limitazione del lavoro a 8 ore, di accordo con la fissazione di un minimum di salario; anzi, dissi di più: che cioè, nonostante che questa famosa legge sia desiderata, voluta da operai e da industriali, avrei preferito che prima di questa, si fosse stabilito per legge il maximum delle ore di lavoro e il minimum dei salari, per evitare che l'obbligatorietà. dell'assicurazione a spese dei padroni, si riflettesse sugli operai, o per il mezzo della diminuzione di mercede, u per quello dell'aumento della giornata di lavoro.
RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI 1.87 Al congresso di Pisa, a me che sosteneva la questione delle otto ore, dal lato igienico, si osservò che il valore igienico ce lo tiravo io. Per questo, e perchè le otto ore hanno, di questi giorni, fatto le spese a molti fogli, a proposito dell'articolo del Bebel, credo sia prezzo dell'opera vedere un po' se è o no eminentemente un bisogno igienico. • * • Non solo nel campo materiale, ma anche in quello intellettuale è dimostrato (l'Accademia di Medicina di Parigi se ne occupò per quasi un anno, nel 1886) che l'eccessivo lavoro, eccessivo così per la durata, come per la durezza, porta allo strapazzo (sur• menage). Ora, ammesso il surmenage, lo strapazzo, si viene a questa logica conseguenza : se ad un operaio, ad un individuo che fa un certo lavoro, fa bisogno di un determinato riposo proporzionale al lavoro che ha fatto, riposo, che io chiamerò medio, ad un altro operaio, ad un altro individuo che lavori es:igeratamente, occorre un riposo maggiore. Nè questo maggior riposo basterebbe, perchè mentre il lavoro moderato, non porterà come conseguenza che quella stanchezza, normale per chi ha eseguito un qualsiasi lavoro, stanchezza che si ripara col riposo medio, il sopralavoro, il lavoro eccessivo per durata o per durezza, porterà a un esaurimento fisico che non si potrà riparare con il riposo, ma che lascerà una impronta nell'organismo che in tal modo sarà indebolito, infiacchito. D'altra parte, la questione della durata del lavoro va collegata (se la si consideri dal lato fisio-patologico) con quella delle funzioni del!' organismo: ed è ovvio che l'apparecchio digerente funzionerà bene, se dopo il pasto si avrà quel riposo che è necessario per la funzione della digestione; che il sangue si rinnoverà sufficientemente se il cibo che si mangia sarà buono, in giusta quantità e ben digerito, che l'organismo si manterrà in buone condizioni se sarà ben sanguificato. Tutto questo non si avrà invece se dopo il pasto, subito o quasi. l'operaio dovrà riprendere un lavoro faticoso, o se un individuo dovrà mettere il proprio cervello al lavoro mentale, perchè quel sangue che occorre alla fatica del cervello o delle membra, viene sottrat~o allo stomaco che ne ha bisogno per compiere la sua funzione. E quando l'organismo non si mantenga in condizioni normali di resistenza, avremo, anzi abbiamo la predisposizione alle malattie; quando un organismo sia fiacco, lo vedremo più facilmente cadere vittima di un infortunio. Nè credo inutile un' altra considerazione: se i pasti sono troppo distanti fra loro, come accade quando la giornata di lavoro si protrae oltre le 8 ore (avvertite che in molti casi, l' oper·aio che ha I finito il lavoro, ha poi una o due ore da fare a piedi per recarsi a casa), se i pasti sono troppo distanti fra loro avviene che in certe ore, il lavoro si compie in uno stato di debolezza fisica che fa sentire maggiormente la fatica, che porta più facilmente allo strapazzo, e che nello stesso tempo si produce meno assai di ciò che si produrrebbe quando il corpo è riposato e nutrito . Nè escludo che lo strapazzo fisico e intellettuale possa essere causa di aumento nel contingente della delinquenza; è certo che nell'organismo indebolito, strapazzato, quel che ne soffre di più è il sistema nervoso e spMialrnente il cervello; la neurastenia cerebrale è il resultato ultimo cui giungono coloro che si sono sottoposti a un lavoro esagerato; dalla neurastenia cerebrale alla pazzia non c' e che un passo, e così si capisce come i Caserio, gli Acciarito, gli Angiol1llo etc., vengano piuttosto dalla classe degli operai che da quella dei borghesi. * * * Mi era proposto di scrivere intorno alle otto ore, solamente dal punto di vista igienico, ma non posso fare a meno di osservare che la limitazione del lavoro a 8 ore, ha importanza anche dal lato morale: osservazioni e statistiche dimostrano che dove maggiore è la durata del lavoro, maggiore è anche l'indice dell'analfabetismo. Ed è naturale: l'operaio che lavori soltanto 8 ore, può dedicare le altre alla educazione sua e dei suoi figli,· può avere oltre al riposo fisico, quel riposo mentale che lo mette in grado di affrontare i vari problemi sociali, da un punto di vista più elevato che non sia quello della vita vegetativa. Nè credo, come alcuni, che l'alcoolismo avrebbe ragione di aumentare la sua dannosa influenza, per la maggiore libertà degli operai : molti, anzi i più, si danno al bere per trovare un ristoro, sia pure illusorio, alla stanchezza fisica e morale, per dimenticar la tristezza della loro condizione. Ed ecco che veniamo, senza fallo, alla conclusione che la limitazione della giornata di lavoro a 8 ore, va legata alla fissazione del minimum di salario, perchè non basterà per l'operaio l'opportuno riposo, se non avrà il vitto sufficiente per qualità e quantità. Ma ora entrerei nel lato economico della questione, e quindi finisco, perchè a questo punto comincerebbe la mia incompetenza. D.r CALDERAI. /",,J~'-./"'-./-V-"\J"'-./ / J""-./....,_/'-./ ../'-./"'-../'\..,/"""\.~ È in corso di stampa e comparirà al pr·incipio del 1898 ima seconda edizione, ampliata e corretta del libro del Prof. Napoleone Colajanni sul Socialismo. Di questa vm·rà spedita una copia a tutti quegli abbonati che avranno sodisfatto anticipatamente il 1irezzo di abbonamento alla Rivista.
i88 RIVISTAPOPOLAREDI POLITICALETTEREE SCIENZESOCIALI IL CASO DREYFUS (leggendo la memoria di JJernard La;;;are) (l} Nasce il dubbio ricontando in che strano modo fu condotto il processo, si sviluppa lcggcncto i commenti della stampa e certi misteriosi paiticolal'i, diventa insistente innanzi al contegno del govcmo il quale - non lo si può negare - comincia anch'esso, a dubitare. Il capitano Dreyfus è colpevole ? Di errori giudiziari, è forse questo il primo ? Quale giudice può diTsi infalJibile ? Il giudice militare non resta sempre un giudice, e, quel che più importa, un uomo? Il signor Henry annunzia nel '94-,cbe s'eran rubati dei documenti, e cbe il ladro ne era un ufficiale secondo l'affermazione d'una te1•;;;a persona. Quindi il famoso bordereau, le prrizie calligraficbe, l'arresto ciel presunto colpevole, il processo. All'ultimo momento il Ministro mette fuori un documento, sul quale i giudici condannano - senz' altro, Questo documento, cbe non fu mostrato al difensore, era o no decisivo, e per il contenuto, e per la origine? A cbe tanta incertezza, a che tante discussioni se veramente esso costituiva una prova inl:onfutabile? Ed allora è logico dubitare, allora ogni onesto Ila il diritto ccl .il dovere di chiedere non grazie, non inchieste, ma una revisione del processo. Perchè, si noti, la questione riguarda noi tutti, elle pure non abbiamo a che fare con la Francia. Innanzi alla libertà minacciata, nlla libertà per la quale tutti dovremmo essei· eguali, doveva scomparire ogni pnrlito, ogni divisione di classe, ogni odio di razza. Eppme quante amare osservnzioni ! Il processo non si può rivedere, la pubblicitù del dibattimento è impossibile, per le complicazioni internazionali, che ne seguirebbero. In altri termini le ragioni dello stato son superiol'i ai dritti dcli' individuo. Quanta parte non ha avuto la stampa in codesto dramma I E qunlc arme terribile essa non è, tolta ai suoi onesti fini e con i suoi mezzi illuminati I Fanno 1·ibrczzo gli articoli della Libre parole, il prim0 gio1·- nale che annunziò il delitto ed il nome dell'accusato. ì.Ua Dreyfus è ebreo, appnrtienc alla ,·azza o(liata perchè invidiata: invidiata nella sun tenace pazienza, nella sua supcrbn rassegnazione, nella sua mcrnvigliosa vitnlità. Giudn I - grictano - stridente contraddizione, i concittadini di llenan. I Ogli di Napoleone, elle primo libcl'ò Jsrncle, i francesi i quali al Vecchio Errante, che aspettava nlla porta delln Costituente, pronto a riprcndcl'C la via, cd a errare, solitario, silenzioso, senza confol'to, gridarono : « riposati », i proclamntori elci dritti dell'1t0mo, non dovevano, sia pure in una trascul'abile lllinol'anzn, nella causa (!ella Giustizia, far (listinzioni. La conclusione? Le notizie m1mcnta110ogni giorno, misteri da tragedia, eia commectia non mnncano di (i),Chez Stork. 1897. Paris orn in ora, ma la soluzione non si fa vicina .... Leggo la memoria di uno scrittore così reputato come Bcrnarcl Laznre, leggo le lettere elle Dreyfus scrive al suo piccolo Paolo, pnssano - nera visione - gli studenti nnliscmiti e la folla hriaca, e le fantasticherie giungo110 fino nll' ultima delln Libre Parole sulla « torre di spionaggio » col telegrafo ottico che Matteo Dreyfus si sarebbe fabbricnta a Bcltort. « Conspuez, conspuez Drerfusl » G. PARATORE. Da un giornale umoristico La nostra Rivista non può, per ora, permetmettersi il lusso di riprodurre le caricature dei giornali umoristici ; può, però, ristampare le loro osservazioni, che talvolta nella loro briosa brevità riescono assai più efficaci dei lunghi e meditati articoli degli scrittori più seri e più riputati. Perciò oggi non abbiamo saputo resistere alla tentazione di far conoscere ai nostri lettori alcuni dei tanti argutissimi trafiletti e articoletti di cui va ricco l'ultimo numero (20 Novembre) del!' Uomodi Pietra di Milano. Taluni li riproduciamo tanto più volentieri in quanto che se fossero tradotti da noi in forma seria sarebbero certamente sequestrati. Eccoli quà: SCASSALA La cessione di Cassala è un fatto compiuto e l'Italia ne piange amaramente la perdità immatura. Cosa diventa la cessione di Nizza e Savoja, o quelJa dell'Alsazia e Lorena in confronto di questa cl.teci priva di una così preziosa conquista 1 Oh Cass11laC, assala, nessuno potrà mai cassarti dal nostro cuore! Come faremo adesso a vivere senza la quotidiaoa notizia: - Cassala è tranquilla! e senza quell'altra egualmente quotidiana: - I dervisci si concentrano intorno a Cassala 1 Di cosa ci occuperemo noi quando non avremo più da fo1·tiflcarla,da vettovagliarla, da farvi cambi di guarnigioni, da mandarvi le carovane di talleri f Per chi staremo in pena ad ogni ronzio di mosca, quando invece dei nostri buoni coscritti, vi saranno là degli inglesi e degli egiziani 1 Meno male che il Governo non l' ha ceduta ad occhi chiusi e senza le debite garanzie! Egli non è stato lì a stiracchiare sul valore delle provviste che c'erano in magazzino, e si è mostrato di manica larga anche riguardo al valore delle opere compiute in questi anni; ma dove non ba voluto cedere nemmeno di una linea, è stato sul nome del forte. Egli ha detto: « O voi conservate a questo forte glorioso il nome ancor più glorioso di Baraccbieri, oppure mandiamo a monte l'affare». E l'Inghilterra, la regina dei mari, sulle cui conquiste non tramonta mai il sole, dovette abbassare la testa e sottomettersi umilmente. Rhule Britannia ! Queste sì che sono vittorie ben più importanti di quelle
RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI -1.89 ,, che avremmo potuto ottenere dietro gli spalti di quel !orte; il quale per far onore al suo nome, si siederà un bel giorno su sè stesso, come quegli stracchini gdlati che le massaie preparano ad ogni onomastico del mar·ito e r.he sono causa infallibile di dissapori domestici! - IL GRAN LIBRO Non é quello del debito pubblico, quantunque l'autore abbia c;,ncorso ad ingrossarlo di parecchi fogli, ma il libro di Baracchieri di cui cominciano le recensioni. Anche noi M abbiamo ricevuta una copia col solito omaggio dell'autore e prima di metterla nella stufd abbiamo voluto darle una occhiata. Tanto, le molle le avevamo già in mano! Il libro si intitola: Come fu, come non fu, ed è dedicato agli italiani in ringraziamento dell'avergli forniti i mezzi di poterlo scrivere. Difatti senza i minchioni che si lasciaron prendere di tasca mezzo miliardo per l'impresa d'Africa, il ~ran genera 'e non avrebbe potuto farsi pestare cosi bene le coste, nè venirci poi a mostrare le lividure. Dalla dedica si passa alla prefazione, dove è detto che il gdnerale prevedeva l'esito sfortunato della sua impreRa, perchè nei pranzi trionfali offertigli in Italia prima della sua partenza, c'era stato un numero infinito di saliere rovesciate. Per non spaventare il paese, egli allora aveva preso le cose con spirito, ma in seguito aveva dovuto riconoscere la fatale influenza di quegli accidenti d'osteria. - Se ho un torto, egli scrive, uno solo, è stato quello di non aver dato le dimissioni dopo il primo banchetto! E difatti, se restava 'qui, Menelik poteva ben battersi .... il chitet a suo piacere! Non potendo seguire il generale riga per riga, diremo solamente che egli riesce a provare come due e due fanno quattro che è stata una cattiveria la nostra di credere che egli le abbia pigliate, men tre fu Menelik che nella furia di scappare sbagliò strada e gli venne proprio incontro producendo un po' di confusione, così che parecchi muli andarono perduti ed anche qualche cannone; ma i primi erano bolsi ed i secondi sarebbero scoppiati egualmente ai primi colpi! Quanto ai soldati caduti nel trambusto, erano contadini, che se non restavano in Africa, sarebbero poi morti in Italia di pellagra, sicché è stata una provvidenza! La conclusione del libro poi, è una trovata. Essa non è altro che il decreto della Corte dei Cònli colla quale si liquida all'autore una pensione di L. 8444,44 vita sua generai durante. Di tutti i libri che abbiamo letto in vita nostra, è questo il primo che si chiude in tal modo; anzi possiamo garantire che il novanta per cento degli autori avrebbero tralasciato di scrivere i loro libri, se invece che alla conclusione, avessero potuto mettere un decreto simile addirittura sul frontispizio. ............ LE CINOUEGIORNATEDI MILANO I veterani, i reduci, gli alunni dei ricreatorì laici, nonché gli esercenti di Porta Vittoria, stanno studiando il modo migliore per festeggiare nel 98 il cinquantesimo delle Cinque Giornate. Chi vuole un pellegrinaggio, chi i fuochi, chi la baracca del Gioppino, ecc., ecc. Non si sono ancora messi d'accordo! Eppure sarebbe così facile commemorare degnamente 1J· Cinque Giornate! Basterebbe esser buoni di farne altre cinque, e così cinque e cinque fanno dieci e la cavalla l' è nostra! ULTIMGIOR- NI Grande liquidazione di promesse J . ministeriali di tutta novità. Bonifiche a L. 3,95 - Acquedotti da L. 1,95 a 7,fJ5 - Ferrovie a Cent. 35 il chilometro e Stazioni a L. 2,95 la dozzina. Rivolgersi fino a tutto norembre a Sua Eccellenza rr;netti, Roma, Ministero dei lavori pubblici. Col 1° dicembre, presso il suddelto, Palazzo delle Ragnere, Merate. NONPI' UMALARIA mercè una semplice visita del dottor Prinetti, ministro dei lavori pubblici. Affrettare le domande, dovendo il medesimo lasciare presto la condotta di Roma per quella più tranquilla di Mera te. La Banca d'Italia, coll'animo profondamente angosciato, annuncia la prossi1Da partenzii. pel Montenegro di 4 MILIONI E MEZZO in oro rapiti per sempre, grazie ad alte influenze, al suo amore dì madre. S'invitano al trasporto funebre tutti coloro che in recenti occasioni imbandierai•ono le finestre o applaudirono l' inno montenegrino. Una Prece L'ARTE NELL'OPERADELLORIA (// propositodi una recentepubblicazione) (,i). Sarebbe interessante e importante per la storia del pensiero italiano studiare l'impulso originario impresso e il contributo portato alla letteratura economica italiana clalle opere del prof. A. Loria, che è per certo uno dei più geniali e profondi economisti che onorano la seconda metà cli questo secolo. Il momento però per tale critica non ci sembra ancora giunto, imperocchè la pleiacle degli scrittori che si raccolgono intorno al prof. Loria, come a maestro e duce, e il prof. J;,oria stesso, si trovano ancora nel periodo militante, nel fiore della vita e della attività scientifica. Quantunque crediamo necessario aspettare cl.te l'eCIUitàdel tempo rassereni le passioni politiche che hanno turbato il giuclizio clialcuni, pur grandi, a proposito dell'opera ciel Loria; tLLltavianon ci pare avventato clii-eche l'illustre pror: dell'Ateneo cliPadova, ove oggi si raccoglie tanto fcnorc di pensiero, ha direttamente tratto l'ispirazione e il nucleo vitale e le premesse clalle idee fondamentali storico-economiche eia! Marx. :uutuato dal grande agitatore tedesco il germe teconcio delle sue dottrine, ne ha in seguito continuato lo sviluppo, in parte presentamlolo sotto nuovi sprazzi cli luce, in parie a torto criticandolo e in parte ne- (1) La letteratura dell'esilio. Conferenza tenuta all'ac• cademia Virgiliana. Mantova. G. Mondovì, 11:97,
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